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“L’amore non è bello” (Ghost Records, 2009) |
Dente “L’amore non è bello”
Etichetta: Ghost Records / Venus Brani: La presunta santità di Irene / Incubo / A me piace lei / Voce piccolina / Buon appetito / La più grande cosa che ci sia / Sole / Parlando di lei a te / Quel Mazzolino / Sempre uguale a mai / Finalmente / Vieni a vivere / Solo andata
Cos’ha questo Dente di così speciale perché nei canali giusti (riviste specializzate, radio di nicchia, etc) ultimamente non si faccia altro che parlarne bene o molto bene? Nulla di speciale, diciamolo. Niente di particolarmente originale caratterizza queste tredici canzoncine costruite su una chitarra acustica e su una flebilissima voce che, se al primo ascolto richiama molto alla lontana Lucio Battisti, alla lunga stanca e fa storcere il naso. Il tema dell’album è l’amore, preso di taglio con crudeltà e sarcasmo. Ci sono due o tre canzoni francamente deliziose: l’opener ‘La presunta santità di Irene’ con quei primi versi («questa donna non è una donna/questa donna è un miracolo») che sono i più folgoranti dell’intero lavoro e i fiati che donano alla cavalcata nella malinconia un tocco di epicità che non guasta; ‘Parlando di lei a te’, ballata per organo piena di nostalgia e di semplicità struggente («e quando io cammino accanto a lei/con le sue braccia intorno al collo/io mi sento meglio»); e poi ‘Vieni a vivere’, probabilmente il momento migliore dell’album, capace di riaggiornare la lezione del primo Carboni con versi di tenerezza domestica («a nido d’ape o lisca di pesce facciamo una casetta tutta come ci pare/mettiamo il letto sul pavimento ché al mal di schiena ci pensiamo nell’aldilà/…/poi fumiamo le sigarette ché a casa nostra non ci vengono mamma e papà/mangiamo tutte le scatolette beviamo birra andiamo a fare la spesa al discount») che fanno della felicità una questione di quattro mura, un tetto e due cuori innamorati. Che poi viene quasi naturale parlare bene di queste canzoncine, tanto sono simpatiche e piacevolmente innocue, ma anche gli estimatori non possono negare che dopo il terzo ascolto inizi a venire tutto a noia. Anche la tromba e il leggero tocco d’elettronica, che colorano delicatamente alcuni passaggi, anche la voglia di fare il verso a Bugo senza averne la genialità o, a seconda dei punti di vista, la stupidità. ‘Incubo’, ‘Quel Mazzolino’, ‘Finalmente’ non sono all’altezza dei brani citati in precedenza e rendono l’ascolto altalenante, tra momenti in cui si applaude e altri in cui viene voglia di togliere il cd dal lettore. Da più parti si è sentito pronosticare che il 2009 sarà l’anno di Dente, così come il 2008 è stato l’anno di Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica), tra l’altro presente nei cori di “L’amore non è bello”: inutile dire che il pronostico non ha ragione d’esistere nel momento in cui in Brondi tutto è di altro spessore, testi, carisma, energia, capacità di turbare e destabilizzare e difficilmente un exploit come quello di “Canzoni da spiaggia deturpata” potrà ripetersi in tempi brevi. “L’amore non è bello” è un disco di canzoni pop come ce ne sono tanti, solo fatto con quell’aria scanzonata e pieno fino all’orlo di quell’estetica indie che tanto piacciono ai canali giusti.
David Cresta
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Redazione
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il 15 Mar 2009 alle 23:33 |
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