Ascoli P., 2006-05-09 - Il 28 e 29 Aprile a Lignano Sabbiadoro si sono svolte le finali del Gran premio nazionale di kata di judo dove per la prima volta la Fijlkam ha conferito ai vincitori nei singoli kata, cinque, il titolo di Campione d’Italia.
La coppia marchigiana formata dagli azzurri Giuseppe de Berardinis e Roberto Paniccià, entrambi tesserati pressi l’Ad Judo Cento Torri di Ascoli, ha vinto l’Oro ed il titolo di Campioni d’Italia nel Kime no Kata, ovvero forme del combattimento reale, mentre si classificava al secondo posto guadagnando l’Argento nel Ju no Kata, forme dell’armonia.
“Tutte le cinque coppie titolari della Nazionale italiana di Kata di Judo – ha riferito Giuseppe de Berardinis -, già selezionate e guidate dal Consigliere federale, il professor Stefano Stefanel e presenti in ognuna delle cinque prove della gara hanno conquistato il primo posto. Stefanel all’inizio di ogni prova aveva avvisato tutti che se una coppia qualsiasi si fosse classificata prima, e ovviamente davanti ad una delle coppie della nazionale presente sarebbe stata inserita nella rosa della Nazionale, ma non è accaduto. Una seconda coppia, quella del Veneto degli azzurri Mainenti e Faccioli si è aggiudicata l’Oro nel Kodokan Goshin Jutsu, modello della Difesa personale del Kodokan e il Bronzo nel Kime no Kata. La coppia azzurra del Lazio Volpi e Calderini vince l’Oro nel Ju no Kata, mentre l’altra coppia azzurra sempre Laziale Calderoni e Ripandelli vince l’Oro nel Katame no Kata, forme dei controlli, nel Nage no Kata, Forme dei Lanci, vince la coppia azzurra dei fratelli Grandi Alberto e Nicola, Veneti ma tesserati in Friuli”.
“Sono abbastanza contento per questo risultato – ha proseguito l’ascolano de Berardinis - che almeno prima della gara, teoricamente, appariva piuttosto scontato. Già nel 2004 nella seconda edizione del Gran premio nazionale ad Ostia avevamo vinto l’Oro nel Kime no Kata, inserito per la prima volta tra le prove e poi riproposto solo quest’anno, mentre lo scorso anno alla Terza edizione del Gran premio ad Alghero ci siamo classificati al secondo posto nel Ju no Kata, anche lì inserito per la prima volta. Abbiamo saputo dimostrare che con lo studio serio e continuo, legato poi a periodi di pratica in Giappone, anche da Club notoriamente “poveri” per praticanti e per disponibilità economiche, si possono ottenere buoni risultati e ho il piacere di affermare che sia ormai riconosciuto dalla moltitudine di amici e i simpatizzanti che abbiamo in Italia e fuori, fatta eccezione per le Marche. Sono molto contento anche per i miei giovani allievi che possono in questo modo credere e non solo sperare che anche se in provincia con tanto impegno e seri insegnanti ogni ostacolo può essere superato e si possono raggiungere ugualmente mete ambite al pari di altri che vivono in centri più importanti, con mezzi superiori e con maggiore visibilità”.
“Dal 2005 in Nazionale – ancora de Berardinis -, riconfermati per il 2006 parteciperemo al secondo Campionato europeo di kata di judo che si terrà a Torino il prossimo 21 e 22 Ottobre, non è poco anche se è solo l’inizio, con serietà e serenità andremo avanti come sempre, mi piace ricordare che lo scorso anno a Londra abbiamo vinto l’argento sempre nel Kime no Kata. Nei Kata oltre a tanto judo, c’è bisogno di esperienza di vita trascorsa, è necessaria maturità; non si va a combattere contro qualcuno da battere dove alla fine puoi farcela se ce la metti tutta o se sei fortunato, si impara a dare il massimo in collaborazione con qualcuno altro per ottenere il miglior risultato insieme, si studia sempre in coppia, quindi l’affiatamento è una delle carte vincenti, e non è sempre così facile… si lavora per anni ed anni con un altro individuo; si impara a passare sopra a tante cose, a collaborare sul serio, si diventa più comprensivi, più calmi. Prima della gara conta tantissimo il tuo insegnante, lo studio e l’allenamento che si è fatto negli anni precedenti, durante la gara la cosa più importante ritengo sia solo l’ottimale atteggiamento mentale, in dieci minuti ti giochi anni e anni di duro lavoro. La cosa bella e terribile è che ogni esecuzione viene diversa dalle altre.. a volte peggiore, spesso migliore, per questo si può migliorare con tanto studio e pratica, poi, alla fine in gara conta solo quello che vedono i giudici, e può essere proprio un bel problema, quando vedono errori che non hai fatto…; cinque giudici giudicano la tua performance, ti danno un punteggio e stilano una graduatoria; per molti non è facile accettare di essere giudicati così da altri, è veramente un continuo mettersi in discussione, nelle mani altrui”.
“Ringrazio – ha concluso il judoka Ascolano - profondamente tutti i miei insegnanti ed amici che mi hanno sempre spinto ad andare avanti su questa strada e qualcuno che oggi non è più tra noi, cercherò sempre di dare il mio meglio e di fare la cosa giusta”.