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"Perché ci odiano" (BUR, 2006) |
Paolo Barnard "Perché ci odiano"
Perché esistono e qual’è la credibilità e l’efficacia dei paladini dell’antiterrorismo? La loro azione è servita a qualcosa o ha contribuito ad alimentare la stessa attività terroristica? Paolo Barnard, forte delle numerose esperienze come corrispondente estero per i maggiori quotidiani italiani, racconta nero su bianco l’altra verità in "Perché ci odiano" (BUR Futuro Passato 2006, € 9,60). Proprio come il titolo di una delle sue famose inchieste firmate per Report di Rai Tre - "L’altro terrorismo" - questo libro definisce, in un quadro agghiacciante, paesi come Stati Uniti, Israele, Gran Bretagna, Russia non per ciò che dicono ma per quello che fanno e hanno fatto negli ultimi decenni, cioè troppo spesso quello che la stampa ufficiale non ci ha raccontato. Da moderni eroi della lotta al terrorismo si trasformano, in circa 300 pagine, in terroristi patentati; per dare credibilità alle sue tesi Barnard utilizza il "metodo Chomsky", fornendosi cioè di prove documentali prodotte da agenzie e servizi appartenenti proprio ai paesi incriminati, parlando cioè di fonti di "parte colpevole" a rafforzare il valore documentale. Grazie a viaggi e contatti con fonti della diplomazia americana e britannica, ma anche alla disponibilità di documenti top secret dissecretati dopo decenni, il lavoro assume la massima credibilità e scardina luoghi comuni, verità spacciate e presunti dati di fatto. C’è il forte attacco alla lobby ebraica, rea di essere intervenuta pesantemente nella rappresentazione della questione israelo-palestinese tanto da favorire quasi una paralisi dell’intelletto in chi critica Israele, terrorizzato all’idea di essere accusato di antisemitismo. Responsabilità indiretta di questo atteggiamento è il senso di colpa naturale degli occidentali per l’Olocausto ma la parte colpevole è tutta sulle spalle delle classi intellettuali le quali hanno fatto passare l’idea che Israele si stia difendendo da una cacciata violenta, mentre la verità sta esattamente nel contrario: basta prendere in mano i diari dei primi sionisti di fine ‘800 per leggere chiaramente la volontà di conquistare violentemente la Palestina. Diffondere informazioni del genere nel circuito informativo sarebbe un lavoro troppo radicale (emblematica è la censura pressoché totale subita dal libro); la speranza sta nel dialogare con il popolo israeliano e nel sensibilizzarlo, facendo capire che il peggior pericolo antisemita è nei loro palazzi del potere, all’interno di una elite politica che si perpetua da 50 anni. La democrazia rigogliosa di Israele è cosmesi: un documento della Banca mondiale sullo sviluppo umano tra paesi occidentali ci dice che Israele è ultima in tutti gli indici tranne uno; non è una vera democrazia quella fondata sulla discriminazione della minoranza israeliana araba, su di una percentuale votante del 40% controllata con la logica del terrore e su di una sopravvivenza dovuta al sostegno economico degli Stati Uniti (100 miliardi di dollari). Nel libro, dominato dall’attacco a Israele, trovano posto anche le drammatiche storie di attentati, pulizie etniche e repressioni che hanno coinvolto americani e inglesi in Indonesia, Africa e America Latina, per non parlare dell’irrisolta questione delle violenze russe che ancora si perpetrano in Cecenia. La causa di sfiducia più forte è dovuta alla paralisi dei Paesi occidentali, per accettazione passiva, degrado culturale in un’esistenza commerciale, incapacità di opporsi a sistemi e a lobbies politiche, economiche e intellettuali. È necessario un segno di speranza, che viene dal potere dell’opinione pubblica, dalla consapevolezza crescente che attraverso battaglie civili e mobilitazioni è possibile "spaventare" anche grandi corporation (come hanno fatto addirittura gruppi di pensionati in Gran Bretagna nel caso Glaxo); strettamente connessa è la lotta alla censura, a cui viene in aiuto il più moderno strumento democratico a disposizione nella "guerra per la conoscenza", internet e i blog indipendenti.
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Francesco Serafini
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Recensioni |
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il 12 Dec 2006 alle 11:45 |
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