BUSSAVAMO CON I PIEDI
Appunti e immagini di una migrazione. Dall’entroterra ascolano verso la Romagna e la Toscana. Sabato 28 aprile è stata presentata ad Ascoli Piceno la monografia “Bussavamo con i piedi” di Pietroneno Capitani (Piétre de Vejelì). Racconta le condizioni di vita dei mezzadri dell’entroterra ascolano a metà del XX secolo e le loro migrazioni verso la Romagna e la Toscana. Presso la libreria Rinascita di Ascoli Piceno, in Piazza Roma, è acquistabile tale pubblicazione e fino al 5 maggio è visitabile anche la mostra fotografia.L’autore è riuscito già solo con il titolo “Bussavamo con i piedi” e con la galleria fotografica a raccontare un pezzo della nostra storia, caratterizzata da grandi sofferenze, da un uso oculato delle risorse e da appassionate conquiste per arrivare a migliori condizioni di vita.Per molti anni, nelle nostre zone come in altre, la maggior parte della popolazione era soggetta al potere del padrone (proprietario terriero) il quale affidava ad un colono ed alla sua famiglia il proprio podere. Si instaurava così un rapporto di “mezzadria” dividendo, tra le parti, spese e raccolti, restando il potere in capo al padrone, il quale in qualsiasi momento ed anche senza giustificato motivo, poteva cacciare dal terreno il colono e la sua famiglia. Questi ultimi quindi, sia a causa del contratto di mezzadria e sia per la forte subordinazione, dovevano in più occasioni dell’anno recarsi dal padrone per omaggiarlo. I coloni portavano in regalo i prodotti della propria attività agricola, a volte anche privandosi di beni indispensabili al proprio sostentamento. Ecco perché veniva usata l’espressione “bussare con i piedi”. Le mani erano occupate a sostenere i molti doni (“u presénte”) e allora si era costretti appunto a bussare alla porta del padrone con i piedi.Negli anni ’50 molte famiglie dell’entroterra ascolano emigrarono in Toscana, a cavallo delle Province di Siena e Firenze nei paesi di Certaldo e San Gimignano, alla ricerca di migliori condizioni di vita. Lasciato il paese di origine ed abbandonato il contratto di mezzadria acquistarono un proprio podere e crearono nuove opportunità per le loro famiglie. Questi emigranti hanno avuto la forza di tentare strade nuove e si sono perfettamente inseriti nei paesi toscani che li hanno accolti. Nello scorso mese di aprile, a Certaldo, per ricordare questo pezzo di storia, i Comuni di Certaldo, Ripatransone e Cossignano hanno organizzato un incontro rievocativo nel corso del quale è stata presentata la pubblicazione di Pietroneno Capitani ed è stato sottoscritto un protocollo d’intesa per rafforzare i legami di amicizia che hanno legato questi territori. Luigi Del Prete
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