una biografia giornaliera dell’Italia che pesa sempre di più
IL COMMENTO -Chiara Poletti
La mia giornata è formata da 24 ore. 30 minuti al giorno dedicati al mangiare, 8 ore per dormire e il resto della giornata, lavoro. La domenica pausa. Da oggi, compreso nel pacchetto week-end ci infileremo 48 ore di tempo prolungato senza respirare, nutrirsi, dormire per riuscire a leggere la nuova veste de La Repubblica, gli arretrati della più aggiornata attualità, accumulati all’ingresso insieme al postino sfiatato dal peso. Se prima La Repubblica era un “bell’abito da sera”, da leggere tranquilli alla luce del crepuscolo, adesso è la “Reggia di Versailles”. Una regina di carta piena di grandi firme, con le nuove sezione de Le IDEE (ieri ha scritto addirittura il presidente francese!!) che diventa doppia. Si chiama infatti R2, Repubblica Due che in effetti, anche se la sigla è un po’ “occultante” (R2 ricorda la P2 ma solo nell’estetica figurativa ma senza riferimenti etici o politici) vuole dire in sostanza, che ogni giorno in edicola comprerò due quotidiani al prezzo di uno: la cronaca più importante si è ristretta, per dare più spazio ad un secondo giornale al centro di approfondimenti e immagini più grandi. Insomma, con la nuova veste de la Repubblica si farebbero 50 copie del Foglio!
La grafica invece, è rimasta quasi la stessa, anche se i box, le didascalie e l’impaginazione ha un colore più grigio azzurro e più spazioso; più spazi bianchi che ricordano il Corriere della Sera. I contenuti del giornale, già nella vecchia veste erano simili al settimanale, come a suo tempo aveva pensato di creare Eugenio Scalfari, ma così si rischia di trovarsi fra le mani, un mensile, un saggio quotidiano, una monografia delle 24 ore.
E già la vecchia veste della Repubblica era difficile da leggere integralmente. Anche se, in effetti, quando si legge un giornale, a differenza di un libro, non a caso si dice sfoglio del quotidiano. Molti cittadini, al bar o in ufficio, danno un’occhiata e via... poi a casa, si prende un buon libro, e si parte per altri viaggi “più classici”. Tuttavia, Repubblica è un libro cartaceo, e oggi ancor di più. E tutto questo innesca dei sentimenti: invidia per chi è capace di leggere questa nuova veste di Repubblica, e sconforto. Perchè sfido chiunque, fidelizzato con Repubblica o “Repubblico-filo” a non scoraggiarsi. Il direttore Ezio Mauro nel suo editoriale di prima pagina, ha presentato in breve e con chiarezza, la logica del cambiamento: il paese si evolve e la società si evolve. Ogni giornale deve avere una sua identità, parlare al paese, e non ai politici. Ecco allora, l’idea di non vedere giornali omologati, tutti con le stesse inclinazioni polemiche che riguardano la camera dei deputati con rapporto di scala 1:250.000.000 rispetto ai problemi dei cittadini. Tutto legittimo. Tuttavia il dubbio rimane. Internet, il web, e i blog d’autore stanno subentrando ai linguaggi di comunicazione che un tempo copriva la carta stampata; ma le notizie, proprio per questa inflazione, tendono sempre di più ad essere brevi, in pillole, formato tv. Viviamo nella società dell’immagine, dicono tutti i sociologi della comunicazione. Ecco allora che Repubblica tv, o Repubblica.it diretta da Vittorio Zucconi, sono molto seguite. E ben fatte. Tuttavia, se lo spazio web è infinito, ma il tempo libero è sempre di meno, c’è un parossismo di fondo. Nonostante il web abbia spazi di scrittura infiniti, non serve affatto a discernere una scala “etica” di conoscenza- informazione-importanza. E dunque la stampa, si dovrebbe comprimere, aggiornare, “affrescare” per immagini, parlare per capitoli, non divergere ancora di più. Le pagine di Repubblica, invece sono aumentate, invece di stringersi, mentre la scuola, la vera comunicazione “frizzante” e aggiornata, è il bignami. Dunque, la grande società di massa, ne sarà scontenta, scoraggiata, e forse disorientata. Forse. Sono deduzioni.
Tuttavia, resta una benigna invidia non tanto per chi scrive, ma per chi riesce a leggerlo. Forse, chi ha tempo, lavori compatibili, oppure di chi è pagato per fare l’intellettuale. La vecchia veste grafica si leggeva in circa 3 ore e già per chi lavora 7 ore al giorno era difficile. Poi, c’è la Domenica de la Repubblica, che già era ricchissima prima. Detto questo, ricomincio e finisco. Repubblica è in qualche modo, un’informazione che tratta la politica e la società con tagli spesso filosofici ed estetici (in senso sempre filosofico) e non succederebbe certo che docenti, professori, giornalisti, abdicassero; ma per quelli come mio padre, forse qualcosa cambierebbe, e non vorrebbe questo Ezio Mauro. Questa nuova formato di Repubblica è una torre di Babele e straordinariamente scritto in italiano, ma non più adatto a chi lavora 10 ore al giorno. Il giornalista esperto di sociologia cinese Federico Rampini, forse capirebbe.