Teramo per Jannacci
di PGC
Sul palco del Teatro Comunale c’è ancora l’aria aristocratica di Paolo Conte, quando si schierano ad arco i musicisti. Meno pubblico, niente caccia al posto, nessuno è venuto per moda. Nessuno mi ha detto vengo anch’io. Ma per Jannacci ci vuole orecchio, e non tutti se lo meritano. Ed è subito Milano. Parole strascicate, incastrate, quasi fuse. Spesso incomprensibili per lo slang stretto. Come ubriache, ma penetranti ed ellittiche. Sublime carta vetrata. Non fa fatica, l’argenteo Enzo, a farsi accettare con le canzoni… Pezzi di vita. Giovanni telegrafista, Vincenzina e la fabbrica, Sei minuti all’alba… Vedi la Milano degli anni Sessanta, ne senti pungente la nostalgia. Le case-ringhiera, quando giocava il Rivera. Quando la vita l’è bela l’è bela… E l’avvenire un buco nero in fondo al tram. Alla fine arriva Bartali, come non t’immagini. Un’altra Danson Metropoli. Perché con quest’orchestra come si fa a sbagliare, c’è anche Jannacci jr. Come sarà cupo il giorno che spariranno questi rompicoglioni. Pi-ri-pi-rì…..Pi-ri-pi-rì…. più Jannacci che PGC
|