INVITO ALLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME “LA PRIMULA NERA”
(Firenze, Casa della Creatività, 23 maggio 2009, ore 17)
Chi è Paolo Bellini, l’uomo che nel 1992 si recò in Sicilia mentre la mafia uccideva Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, qualificandosi come inviato dei carabinieri, trattando con Antonino Gioè, braccio destro di Totò Riina? Bellini - emiliano, un passato in Avanguardia nazionale – e Gioè discussero a lungo di un possibile baratto fra la mafia e lo Stato: la restituzione di quadri rubati in cambio di favori carcerari ai boss condannati al maxiprocesso.
Da quei dialoghi Cosa nostra prese lo spunto per una stagione stragista che colpì Firenze, Milano e Roma, il patrimonio artistico italiano, fra maggio e luglio del 1993: 10 morti e 106 feriti. Innumerevoli le tele pittoriche, gli affreschi e le sculture di grandissimo pregio andate in frantumi e risultate irrecuperabili.
Verrà presentato per la prima volta a Firenze sabato prossimo, 23 maggio 2009 “La Primula nera. Paolo Bellini, il protagonista occulto di trent’anni di misteri italiani”, il libro scritto dal giornalista Giovanni Vignali che prova a fare luce su una delle figure più inquietanti della fase di passaggio fra la Prima e la Seconda Repubblica: il 1993 appunto. Accanto a Vignali ci saranno la portavoce dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli, e Francesco Nocentini, giornalista del Tirreno, autore di pubblicazioni su Gabriele Chelazzi, il magistrato che indagò a lungo su questi fatti, prima della sua morte.
Nel libro, che ripercorre le vicende giudiziarie di Bellini, emerge una novità sconvolgente: il bandito e Gioè discussero a lungo di colpire gli Uffizi con un blitz. Ai magistrati il killer ha confermato: «E’ vero, volevo rubare un Raffaello e darlo a Giovanni Brusca, perché lo usasse per far ottenere benefici carcerari al padre, Bernardo». Bellini colloca con precisione questo quadro, segno evidente c’erano già stati sopralluoghi nel museo fiorentino, per individuarlo; era stato varato un progetto per per trafugarlo, ed erano stati stanziati 200 milioni di lire per il ladro, qualora fosse stato arrestato, per permettergli di «farsi la galera senza parlare». Insomma, un vero e proprio piano operativo, di cui sinora non si era mai saputo nulla.C’è un’inchiesta ancora aperta sui presunti mandanti occulti di quella stagione di morte e terrore. E’ la quinta: i precedenti quattro filoni di indagine sono stati tutti archiviati, compreso quello che vedeva sospettato il killer emiliano. I familiari delle vittime, da sempre in prima linea, protestano: «Perché è stato revocato il regime 41 bis, il carcere duro, a implicati che potrebbero dire la verità su cosa accadde quell’anno?». “La Primula nera. Paolo Bellini, il protagonista occulto di trent’anni di misteri italiani. L’omicidio Alceste Campanile. La strage alla stazione di Bologna. Le bombe della mafia nel 1992-93. Il nord Italia nella morsa della ‘ndrangheta” (Giovanni Vignali, pubblicato da Aliberti editore, 272 pagine, 17 euro) verrà presentato alla Casa della Creatività a Firenze, presso il Chiostro di Santa Maria Maggiore, via Santa Maria Maggiore numero 1, sabato 23 maggio, a partire dalle ore 17,00.
L’ingresso è libero.