di PGC
Con tutta la casa sopra, il negozio di Vacchi non c’è più.
Operazione chirurgica lampo, quella in via Cairoli. Come se un gigantesco elicottero USA, di quelli verdastri a due pale, si fosse portato via un grosso dado a forma di casa, sradicando pure le fondamenta. Delle case (erano due, appoggiate tra loro) resta lo stampo a colori del lato nord.
L’angusta soffitta giallina, tre rampe e mezza di scale, due camere rosa pallido sovrapposte, il gabinetto sul pianerottolo, la cucina (pardon, il tinello – marron, alla Paolo Conte ) a piano terra coi tubi dell’acqua divelti. Già richiusi lo squarcio nero del camino (quante befane…) e i fori dei travi.
Tracce di vita. Denudate.Interrotte.
Di recente forse no, ma dovevano essere case molto vissute, ad osservarne gli strati di vernice, le scrostature, le ombre consumate, lo zoccolo ad olio delle scale, le piattine della luce inchiodate sul rosa che giungevano a comodini, il gabinetto volante a mezza scala, le nicchie a muro per sfruttarne lo spessore…
Del piano terra si vede poco, il pavimento di zolle di calcinacci.
Delle bombole di Vacchi resta appena l’odore di gas.
Ma è immaginazione. Come tra le auto in sosta non vedremo più l’apetta che le trasportava.
12.03.’07 PGC