Le Centrali cooperative puntano sul valore aggiunto di questi processi produttivi con vantaggi per i soci, per i consumatori e per l’ambiente
e chiedono misure specifiche nel nuovo Piano di sviluppo rurale
Ancona, 17 novembre 2007 – La cooperazione agricola e forestale, che si è già strutturata in una decina di Organizzazioni di prodotto che rappresentano l’80% della produzione agricola marchigiana di vino, cereali, latte, ortofrutta, carni, produzioni biologiche, punta ora all’integrazione nei progetti di filiera, unico strumento in mano all’agricoltura per recuperare peso economico nel rapporto con il mercato. Delle opportunità offerte dall’organizzazione di mercato in filiera e delle necessità delle cooperative e delle imprese di settore si è parlato durante il convegno “La cooperazione nei progetti di filiera”, promosso dalle Centrali cooperative delle Marche, Agci, Confcooperative, Legacoop, Unci, che si è svolto all’hotel Klass di Castelfidardo (An) con la partecipazione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Petrini.
“Poniamo l’accento sull’importanza di questi strumenti – ha detto Teodoro Bolognini, responsabile Legacoop Agroalimentare e Forestale –, che hanno bisogno di crescere sul piano imprenditoriale, organizzativo e che permetterebbero di aumentare i vantaggi per i produttori soci, per il consumatore e per l’ambiente in cui operano. L’organizzazione in filiera, infatti, oltre che favorire l’innovazione, permette di garantire una maggiore qualità del prodotto e rispetto per l’ambiente e, soprattutto, una maggiore sicurezza alimentare e un migliore controllo sul prezzo del prodotto”.
Secondo le Centrali cooperative, ha spiegato Mauro Scattolini, responsabile Confcooperative Fedagri Marche, “lo sforzo delle cooperative agricole e forestali di organizzarsi in filiera dovrebbe essere accompagnato e assecondato dalle risorse del nuovo Piano di sviluppo rurale attraverso il finanziamento di progetti multibando, una consulenza che copra le molteplici esigenze della filiera e una conseguente premialità nei confronti di chi si impegna nel progetto riservando una quota specifica di risorse, speriamo 50 dei 400 milioni del Psr, e una maggiore percentuale di contributo pubblico a chi parteciperà al progetto”.
Le produzioni di filiera potranno coinvolgere anche il settore delle bioenergie e troveranno sostegno da parte del Psr, come ha confermato l’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Petrini. “La filiera è la parola magica del Piano di sviluppo rurale – ha detto Petrini –, che permette di produrre una migliore economia di scala anche in un territorio come il nostro in cui le dimensioni delle aziende sono più piccole. Attraverso il Psr noi premiamo chi, virtuosamente, decide di stare insieme”. Petrini ha ricordato che “il Psr dovrebbe ottenere il via definitivo dalla Commissione europea entro l’anno. Noi, come altre Regioni, abbiamo dovuto fare delle modifiche in pochi giorni su richiesta di Bruxelles e questo ci costringerà a rivedere e migliorare, nel prossimo anno, alcuni interventi. Come struttura regionale, ci stiamo comunque organizzando per migliorare i sistemi di pagamento e stiamo cercando di favorire il passaggio alle Province nella gestione dei fondi del Psr”.