Intervista al geologo prof. Emanuele Tondi
Camerino, 16 aprile 2009 – “Come mai la città de L’Aquila, indicata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ad alta pericolosità sismica, è stata classificata in zona due, cioè di media pericolosità, nella Carta della Classificazione Sismica?”
E’ l’inquietante interrogativo posto stamattina dal Prof. Emanuele Tondi, geologo, docente del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino, nel corso di un seminario tenuto agli studenti del corso di laurea in Scienze Geologiche, dal titolo "Terremoti e rischio sismico: prime considerazioni sull'evento sismico de L'Aquila”
Lo abbiamo incontrato per approfondire meglio la questione. Professore, vuole spiegarci cosa si intende per zona 1 e zona 2 e qual è la differenza tra la Carta della Pericolosità Sismica e quella della Classificazione Sismica?
Nella Carta della Pericolosità Sismica, (redatta nel 2004 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e pubblicata nel 2005), si vede chiaramente che la zona assiale dell’Appennino, al centro della quale si trova proprio L’Aquila, è una delle zone più pericolose, da un punto di vista sismico, della penisola italiana.
Dalla Carta della Pericolosità Sismica deriva la Carta di Classificazione Sismica, (dal 1998 di competenza regionale), strettamente correlata alle norme tecniche di costruzione in zone sismiche. Nella carta si individuano, tramite appositi criteri stabiliti da una legge nazionale, 4 zone che raggruppano le diverse aree di pericolosità sismica: la zona 1 è la più pericolosa e comprende accelerazioni al suolo che vanno da 0,250 a 0,275. Tutta la zona (di colore viola nella carta della pericolosità sismica riportata in pagina successiva, ndr) dell’Italia centrale dovrebbe essere quindi zona 1.
Ma, se si osserva la carta della Classificazione Sismica, si vede che non è così.
Inspiegabilmente, la Carta della Classificazione Sismica che, come dicevo, è legata alle norme tecniche per le costruzioni sismiche, posiziona L’Aquila in zona 2, quindi in una zona di pericolosità media, quando in realtà la pericolosità è alta.
A L’Aquila quindi sono state e vengono utilizzate, per la costruzione degli edifici, le stesse norme tecniche utilizzate in città nelle quali il terremoto non rappresenta un grave pericolo: qualcuno deve spiegare agli Abruzzesi, e a tutti noi, come mai.