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Pompeo Mecozzi

In ricordo di Pompeo Mecozzi

16/07/2008 - È passato un mese dalla triste scomparsa di Pompeo Mecozzi, cospicuo fondatore e fautore dell’associazione marchigiana di Mar del Plata, tra i primi sodalizi della Regione creati nel Paese, del quale è stato per ben venticinque anni anche vicepresidente nonchè collaboratore entusiasta con autentico spirito di volontariato nelle più svariate circostanze.
Uomo onesto e generoso, Pompeo ha saputo honorare la sua terra di origine con il lavoro, la imprenditorialità e l’attacamento alla famiglia. La sua storia di vita è semplice, ma piena di significati e certamente comune a tanti emigranti italiani.
Cresciuto in una famiglia di contadini che viveva nelle strettezze e primogenito di nove frattelli, Pompeo, era nato ad Amandola in prov. di Ascoli Piceno (oggi Fermo)  il 2 agosto 1925. Il suo padre Enrico  - Cavaliere di Vittorio Veneto -  era invalido della 1ma guerra mondiale e quindi oltre a frequentare la scuola ha dovuto adoperarsi sin da piccolissimo negli ardui mestieri della campagna e non solo. In mezzo alla terra delle mille colline e delle vallate ubertose Pompeo trascorse i primi anni della sua gioventù. Ma le voci che parlavano di una terra promessa d’oltreoceano, suonavano intensamente nelle orecchie del giovane ‘amandolese’. Perciò non appena i cannoni della Grande Guerra si sono spenti, Pompeo, portatore dello spirito avventuriero di ogni emigrante e pronto alle sfide, decisse l’espatrio in Argentina con la promessa ai suoi genitori di rientrare in pochi anni. Arrivò a Buenos Aires il 11 novembre 1949 a bordo della ‘Francesco Morosini’ e nonostante la lingua, non trovò grandi difficoltà per inserirsi immediatamente  nel mondo del lavoro della grande urbe. Certamente che i primi tempi risultarono duri e di tante privazioni, ma la voglia di progredire e la volontà erano definitivamente più forti.  Iniziò da cameriere presso il bar dell’ippodromo ‘porteño’ e contemporaneamente in alcuni noti ristoranti ed alberghi dell’epoca.
In tanto nelle ore libere prendeva lezioni sulla riparazione e installazione di impianti elettrici, che col tempo diventerebbe una delle attività preferite. Allo stesso modo che tanti emigranti procurò aiutare i suoi genitori con delle rimesse.
Nel ‘52 arrivò Irene, la sua moglie, anche Lei originaria di Amandola. E quindi c’era bisogno di farsi la casa, avere una famiglia. Proprio in quegli anni li viene offerto il contratto di lavoro per il montaggio degli impianti elettrici in un edificio di nove piani nella città di Mar del Plata, distante 400 km della capitale argentina, dove questo tipo di opere si sviluppavano velocemente.  Fondò quindi la sua propria ditta P. Mecozzi & Cia, senza che abbandonase il suo primo mestiere a Buenos Aires. Ma poi la grande espansione del settore edilizio lo ha spinto a trasferirsi definitivamente alla fiorente città balneare asieme alla moglie e ai sui due piccoli figli. E qui trovò tanti italiani, molti corregionali con i quali fecce particolare amicizia. In poco tempo, Pompeo è riuscito a costruirsi la sua propria abitazione in un quartiere caratteristico marplatense.  I tempi erano favorevoli, il luogo meraviglioso, la vita in famiglia serena, ma la piena felicità non c’era. La nostalgia per il natío loco, i genitori, i frattelli, gli amici, era sempre presente nella mente e nel cuore di Pompeo. Dall’altra parte non dimenticava in assoluto che ne aveva un impegno assunto da portare a compimento. Quindi dopo tredici anni di assenza, fece il suo primo rientro in Italia in compagnia della famiglia al completo. L’incontro con i cosanguinei è stato emotivo, gioioso, festivo. L’aria dei sibbilini, il profumo della terra bagnata, del fieno appena tagliato, gli mancavano ed in ogni successivo ritorno al suo paese natio, Pompeo provava un’immenso piacere, la perfetta armonía,’ la somma felicità possibile dell'uomo ... ‘ secondo Leopardi.
All’inizio degli anni ‘60 intraprese un’altra attività che abbracciò con notevole passione: la gastronomia. Studioso entusiasta della cucina italiana in particolare, appresse l’arte del buongustaio nel famoso ristorante del Hotel Vita, che apparteneva ad una famiglia di marchigiani qui approdati nel primo dopoguerra. Poi decisse di farsi strada da solo nel mestiere e quindi acquistò uno spazioso locale nelle vicinanze del lungomare ed aprì una tavola calda - “BellMar -, che riscosse grande successo nelle stagioni estive per un quarto di secolo. Nei lunghi inverni marplatensi invece, si dedicò all’edilizia, tentativo pure che gli è stato pienamente favorevole raggiungendo lo sviluppo d’un piccolo quartiere nei dintorni della città.
Pompeo era convinto che le nostre tradizioni, le nostre usanze, i nostri valori più cari, potranno essere preservate e quindi tramandate alle future generazioni in quanto ci sia la volontà ferma di diffonderle e sostenerle. Infine ideali di vita che ha saputo onorare e trasmettere a tutti coloro che abbiamo avuto occasione di conoscerlo ed aprezzarlo.
Grazie Pompeo.Ti ricorderemo con affetto. Riposa in pace.


Unione Regionale Marchigiana di Mar del Plata


 Redazione 

Cronaca e Attualità

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