Stefano Tessadri “Malocuore”
«Certe persone non impazziscono mai. Che vita orribile devono vivere!» (Charles Bukowski)
In Malocuore il Far West assume i colori della campagna pavese. Con un’affascinante sequenza di ballate da saloon, Stefano Tessadri ci porta dentro un mondo tutto suo, sospeso nel vuoto o concreto, amorevole e violento, sempre fascinoso, in cui la normalità finisce per mischiarsi inevitabilmente con la follia. L’apertura è affidata alla divertente Pappagallo, ritratto impietoso e riuscito di un qualsiasi dongiovanni di provincia («profilo gitano e andatura di pantera/aspetto da corsaro parlata da poeta/vampiro in un romanzo che scoppia di passione/grigia e triste sagoma di disillusione»). Nell’irresistibile Gli Ammazzacommissari Tessadri racconta – con l’andatura caracollante del Tom Waits di Rain Dogs – la storia di una cricca di bifolchi che decidono di uccidere il sindaco del paese («gli ammazzacommissari/un’ora da Milano/per un aratro nuovo/sbudellano un cristiano»). Il Sabbato è una messa nera che rimanda a Capossela, celebrata per sconfiggere la morte e andata in deriva verso l’apocalisse («comincia con squarci nel cielo/colore del fuoco/che consuma già il cero/annuncia il calar della sera/le pratiche oscene/l’empia preghiera/ma non basterà»).
Quella di Tessadri è la poesia della paranoia e del delirio: «il mattino ha l’oro in bocca/ma la notte con l’argento trucca/ed io non so più a chi dar ragione/se alle voci dentro ai muri/o agli insetti di metallo scuri/o ai ratti che di guerra portano l’orror»; «per quelli della mia razza/la sorte è sempre la stessa/siam fortunati come i cani in chiesa durante la messa»; «provi dolore e piacere/mentre ballan le streghe/in una danza che poi/no non servirà/la morte di morte/non morirà».
Dentro Malocuore trova posto anche una rilettura di De Andrè (Ballata degli Impiccati) che si intona a tutto il resto con eccezionale facilità. Contribuisce anch’essa a creare quell’atmosfera da western anni Sessanta che risuona per tutto il disco; non è un caso che tra i ringraziamenti figurino Sergio Leone, Tex Willer e Kit Carson. Due le eccezioni: In ogni cosa, ballata zingara tesa verso la nostalgia per un amore passato; l’autoironica La parte migliore di me, che chiude l’album con piano e voce da ubriaco innamorato.
Etichetta: Novunque Brani: Pappagallo / Gli Ammazzacommissari / Girotondo / Il Circo Manicomiale / Ballata degli Impiccati / Señor Comandante / Malocuore / In ogni cosa / Il Sabbato / Malagueña Salerosa / La parte migliore di me Produttori: Stefano Tessadri & Gianluca Fasteni
Chi è Stefano Tessadri? Nato a Milano nel 1974, Tessadri da adolescente si appassiona agli strumenti musicali (pianoforte, chitarra e fisarmonica principalmente) e dai sedici anni inizia a misurarsi col la scrittura di canzoni. Gli anni Novanta sono caratterizzati da una lunga gavetta nei club e nei teatri del nord Italia, dove presenta spesso le proprie canzoni mischiate con cover dei grandi della canzone d’autore, Conte, De Andrè, Cohen. Nel 2002 è tra i primi aderenti ad una delle realtà più interessanti del panorama musicale italiano: Il Caravanserraglio, laboratorio musicale che vede protagonisti diversi artisti della scena cantautoriale. A maggio 2004 pubblica il suo primo album, Dietro ogni attesa (La Matricola/Venus), che vanta collaborazioni importanti quali Ares Tavolazzi al basso e Tiziano Tononi alle percussioni. Nella stagione successiva (2004/2005), molti concerti ed alcune soddisfazioni personali come l’apprezzamento di Gianni Mura, firma del quotidiano La Repubblica. Nel 2005 inizia a lavorare al secondo album, decidendo di cambiare atmosfere, etichetta e gruppo di lavoro. L’album, Malocuore, esce a maggio 2006 su etichetta Novunque.
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