Come si fa a dare addosso a Mara Venier? Lei è la signora della domenica, lei è stata la donna di Renzo Arbore per anni, lei è cosi morbida e burrosa, lei è bionda ma non stordita, lei è elegante ma borgatara, chic e coatta al tempo stesso. We love you, Mara. Perché con una schizofrenia degna dei migliori killer border line ci propini interviste a star hollywoodiane e alle tette di Carmen Di Pietro, intervisti ministri su tematiche quali la salute e l’ambiente e ci fai venire lo sguardo da Triglia-Valerini-Marini grazie alle ipnosi di Giucas Casella. Sei anche così brava, Mara, ad architettare ad arte la sfuriata televisiva che cattura audience, che ti incolla davanti al teleschermo, che ti fa esibire un sofisticato ed intellettuale distacco tale che improvvisamente ti senti un Nobel appagato nel poter affermare che “Zequila è un deficiente”. Ora, Zequila sarà anche un deficiente, ma quando il teatrino che viene messo su dagli autori di un programma degenera ed assume toni e contenuti pesanti, la stima e il rispetto per un format che si barcamena fra il trash e l’intrattenimento cade, e cede il passo a tristezza e rassegnazione, miste ad una buona dose di pietismo. Non siamo mica cretini, capiamo che se due campioni del neurone “in vacanza da una vita” come “Er Mutanda Zequila” e “Mr. Pappalardo Ricominciamo” vengono messi davanti ad una telecamera è perché dietro c’è la chiara intenzione di scatenare un uragano, di creare una tempesta di volgarità e cattivo gusto da far impallidire tutta la fenomenologia dei reality. E’ l’ipocrisia nascosta dietro al copione di uno show che deve far riflettere, e le persone responsabili di tali tele-risse sono gli autori e i curatori del casting, coloro che con una telefonata in più e una in meno chiamano a rapporto personaggi dai quali si esige qualcosa di ben preciso.
Da sottolineare ad esempio la scelta, per certi versi inversa di ospitare nello stesso show della baruffa un intimo momento di evangelizzazione ad opera dell’ex-tintobrassiana Claudia Koll. Qualsiasi cosa fosse chiesta da Mara alla favolosa ragazza, lei rispondeva inserendo nel discorso il nome di Gesù Cristo. Ora, non è che vogliamo vedere il marcio e il sospetto ovunque, ma i recenti fatti relativi al buon Padre Fedele ( colui che ha convertito la pornostar Luana Borgia ) ci vanno ben guardare da commistioni fra sacro e profano, fra cristianità e spazzatura televisiva, anche perché, se proprio vogliamo chiudere il cerchio rispetto alla domenica da dimenticare targata Venier, lo stesso Zequila in quel di Samanà urlava ai quattro venti, ops microfoni, di aver sognato Giovanni Paolo II che lo teneva per mano, il tutto fra una telecamera, un cocco marcio e una tetta siliconata della David.
Complimenti allora alla redazione di Domenica In per la scelta di tutti questi ospiti, con il rimpianto che se la trasmissione fosse andata in onda dopo l’entrata in vigore della legge sulla legittima difesa forse avremmo assistito ad una bella sparatoria: purtroppo ci siamo accontentati della solita tele-rissa: che palle.
Domenico Marocchi