2ª Festa del Cinema di Roma: tra defezioni illustri e scelte impegnate
È “Juno” di Jason Reitman ad aggiudicarsi il premio Marco Aurelio come miglior film di questa seconda turbolenta edizione della Festa del Cinema di Roma: dimenticate per una sera le solite diatribe a distanza sull’asse Venezia–Roma (l’eco di Marco Muller, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, è sempre stato percepibile) e le ripetute polemiche per le illustri defezioni di tante star hollywoodiane date per certe a promuovere i propri film, “Juno” è stato scelto come film vincitore della kermesse perché in grado di suscitare «un'ondata di emozioni fra i componenti della Giuria con l'accoglienza del pubblico che ha reso tale reazione ancora più tangibile», come recita esplicitamente la motivazione. Il film di Reitman racconta la storia di un'adolescente alle prese con una gravidanza non desiderata che affronta la situazione in un modo decisamente anticonvenzionale: il personaggio di Juno è magistralmente interpretato da Ellen Page, ma è l’intero cast di attori che presenta una storia convincente, narrata da un regista di talento come Reitman, capace di sviluppare anche degli interessanti e gradevoli spunti comici. Il premio speciale della giuria è andato invece ad “Hafez” dell’iraniano Abolfazl Jalili, film innovativo e davvero apprezzato non solo dalla giuria ma anche dal pubblico in sala soprattutto per l’inusuale commistione di poesia, ritmo e simbolismo che nel film svelano il contrastante dualismo fra l’amore per la comunità e l’amore verso Dio. Hafez, con uno stile di narrazione finora inesplorato che esalta la componente mitica del racconto, ci mostra come la forza dell’uomo si opponga al fanatismo delle tradizioni religiose, narrando una vicenda che non può che instaurare fin da subito un forte legame con la quotidianità e l’attualità politica e religiosa dell’Islam. Nella sezione Première è stato premiato “Into the wild” del regista – attore Sean Penn, mentre una menzione speciale è andata al film di Silvio Soldini “Giorni e nuvole”. Il premio Marco Aurelio al miglior interprete maschile è stato assegnato a Rade Sherbedgia per “Fugitive Pieces” di Jeremy Podeswa, premiato per il coraggio e l’umanità del suo personaggio, deciso ad aiutare un ragazzino in difficoltà nonostante ciò lo esponga a dei notevoli rischi. La giuria popolare inoltre, composta da 50 membri e presieduta da Danis Tanovic, ha conferito il premio Marco Aurelio come migliore interprete femminile a Jiang Wenli, proclamata migliore attrice all’unanimità e protagonista del film cinese “Li chun–And the spring comes” di Wei Gu; il film racconta il sogno di una maestra di canto di trasferirsi a Pechino e cantare l'opera, nonostante le resistenze che incontra e i divieti burocratici: “Le sue eccezionali doti di attrice – si legge nella motivazione - le consentono di identificarsi completamente con il personaggio interpretato. Ci presenta il personaggio di una donna che deve fare i conti con una realtà bloccata, da cui si sente soffocare, riuscendo a non esserne sopraffatta. Il personaggio di Wang Cailing esprime la sofferenza dell'artista frustrata che trova il coraggio di seguire una strada diversa. Jang Wenli - termina la giuria - costituisce il fulcro della storia e esprime grande eleganza e fascino”. Si conclude così la seconda edizione della Festa del Cinema di Roma, una seconda edizione che doveva sancire il definitivo salto di qualità di una kermesse cinematografica che ambiva a raggiungere l’agognato livello degli altri festival internazionali (non solo Venezia ma anche Cannes, Berlino e Toronto) inaugurata l’anno scorso nel migliore dei modi e che sembra invece regalarsi quest’anno una manifestazione leggermente sottotono, flagellata dalle numerose defezioni delle star americane, attese a Roma e che hanno invece disertato la Festa del Cinema con le motivazioni più disparate. Tornano in mente le profetiche parole del sindaco del cinema Walter Veltroni, che sul red carpet stile Hollywood della serata inaugurale ripeteva ai numerosi giornalisti e fotografi accorsi di aspettare per i trionfalismi la serata conclusiva e di incrociare le dita affinché tutto andasse per il meglio… Veltroni propheta in patria.