Homepage >> Recensioni
“Sway” (Einaudi, Stile Libero Big – pag. 270; € 18) |
Zachary Lazar “Sway”
L’indimenticabile ritratto collettivo di una generazione di rock star, registi e visionari che in un crescendo di violenza e follia collettiva trasformò nel ’69 l’Estate dell’Amore nell’Estate dell’Orrore.
Ora divini ora ridicoli, spaventati o sfrontati, fragili e arroganti, bellissimi ma devastati, scavati dai vizi, dalle orge, dai demoni a cui hanno venduto l’anima, alcuni dei personaggi più iconici di un’epoca frequentano da vicino la morte, la rincorrono fino a toccarla. Gli aghi della tanatomania a pizzicare la pelle, le grandi utopie ad un passo dal tracollo. Kenneth Anger, Bobby Beausoleil, Charles Manson, Anita Pallenberg, Marianne Faithfull, i Rolling Stones. Rincorrono la morte fino a praticarla.
I Rolling Stones degli esordi sono grezzi bluesmen al servizio del padrone Brian, che conduce, detta, scrive, crea. I Rolling Stones di qualche anno dopo hanno il mondo giovanile ai propri piedi, hanno in Mick e Keith i nuovi leader e in Brian il peso morto. Si fanno, sperimentano suoni e sostanze, corteggiano il diavolo e scoprono reciproca simpatia. Si rifugiano in Marocco, ci trasferiscono le menti e le membra, Anita spazza via Brian finendo tra le braccia di Keith, Marianne è solo la ragazza trovata nuda dalla polizia in mezzo alla droga della casa di campagna di Keith nel Sussex, ama Mick e balla stonata ai ritmi carnascialeschi della musica nordafricana. Brian trova la pace in una morte assurda e senza colpevole. Mick e Keith suonano ad Hyde Park. Poi ad Altamont, con gli Hells Angels come servizio d’ordine. La storia del rock.
I capitoli del romanzo sono scombinati e danno al lettore una nient’affatto spiacevole sensazione di caos. Trasportato sul grande schermo dal regista giusto, un romanzo del genere avrebbe impatto visivo e sonoro non inferiore a quello di “I’m Not There” di Todd Haynes. Così ci si sente un po’ stonati scorrendo le pagine, risucchiati nella grande voragine visionaria aperta dalle pagine di Lazar, che sanno essere didascaliche e allo stesso tempo sognanti e vertiginose nel seguire il percorso spiraliforme con cui un’epoca cercò di distruggere se stessa. Consigliato a tutti gli animi posseduti dal maleficio del rock’n’roll e a chi sa guardare con la giusta ironia al Demonio in persona, che con il rock’n’roll pare non abbia mai nascosto di andare volentieri a braccetto.
|
Pierluigi Lucadei
|
Recensioni |
Articolo letto 1485 volte. |
il 11 Jun 2009 alle 22:17 |
|
|
|
|
|
|