AGRICOLTURA: PRESENTATO LO STUDIO SUI DISTRETTI RURALI NELLE MARCHE
ANCONA, 2006-06-23 - “Il distretto rurale rappresenta una modalità attraverso cui tradurre le azioni da portare avanti sul territorio in termini di cooperazione tra settori produttivi e istituzioni”. Questa è per l’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Petrini, una delle opportunità legate alla creazione dei distretti rurali di cui si è discusso questa mattina ad Ancona, in via Tiziano, nella sala convegni di Palazzo Raffaello, sede della Regione Marche. Per l’occasione è stato presentato uno studio che ha avuto l’obiettivo di sperimentare una metodologia per l’identificazione di distretti rurali in cinque aree pilota delle Marche, ricadenti nelle province di Ancona e Macerata. Il lavoro, promosso dall’Osservatorio agroalimentare regionale, è stato cofinanziato dai GAL Colli Esini e Sibilla e realizzato dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria - INEA, con la collaborazione di un gruppo di qualificati docenti universitari, ricercatori e professionisti. Un confronto sui risultati dello studio che assume un interesse ancora maggiore nell’attuale fase di programmazione del futuro Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, da cui si attingerebbero i fondi per il finanziamento dei migliori progetti distrettuali. La Regione Marche ha da tempo avviato una riflessione sul tema dei distretti rurali, tenuto conto che la stessa legge di orientamento assegna alle Regioni il compito di individuare i distretti definiti “sistemi produttivi locali caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea, derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”. “Il distretto rurale – continua Petrini – è un modo per mettere insieme tutti gli interessi e dare a questi una forma compatibile alle potenzialità di sviluppo del territorio, coinvolgendo in questo modo più settori produttivi: agricoltura, ambiente, turismo, cultura. Il distretto rurale è un’occasione progettuale attraverso cui incidere anche su quello che è lo spazio locale con scelte forti e determinanti che riguardano anche la qualità ambientale e insediativa oltre che la capacità competitiva”. La logica di fondo del concetto di distretto rurale, cioè quella di una programmazione partecipata dal basso dello sviluppo locale, in un’ottica integrata e multisettoriale, è coerente con gli elementi quali l’integrazione, la partecipazione e la multifunzionalità, propri della politica di sviluppo rurale comunitaria.
Alla presentazione dello studio sono intervenuti anche i presidenti del Gal Colli Esini, Riccardo Maderloni, e del Gal Sibilla, Luciano Ramadori, il professor Francesco Adornato dell’Università di Macerata che ha parlato di “Agricoltura, governance e sviluppo locale”, il professor Renato Novelli dell’Università Politecnica delle Marche e Andrea Arzeni dell’INEA con una relazione sul percorso per l’identificazione del distretto rurale.
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