====== AVVERTENZE ========================= Quindicinale telematico sulle politiche dei consumatori. Per conoscere ed aver coscienza dei propri diritti, per combattere le arroganze di ogni tipo. Edito dall'Aduc, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori Redazione: Via Cavour 68, 50129 Firenze Tel: 055.290606 - Fax: 055.2302452 URL: http://www.aduc.it Avvertenze numero 2008-18 del 15 Settembre 2008 In Internet: http://www.aduc.it/dyn/avvertenze/ In questo numero: - Editoriale. 899. Mezzo milione di euro al mese con le truffe ai telespettatori. Sanzioni dell'Antitrust http://www.aduc.it/dyn/avvertenze/index.php?ed=248 - Le petizioni dell'Aduc - Usi & consumi - News dal Mondo http://www.aduc.it/dyn/avvertenze/uec.php?ed=248 - Le iniziative http://www.aduc.it/dyn/avvertenze/iniziative.php?ed=248 - La scheda. LA GARANZIA DEI PRODOTTI A DUE ANNI A CARICO DEL VENDITORE http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=40777 - La pulce nell'orecchio. L'OCCHIO DEL PADRONE INGRASSA IL BUE … E (FORSE) DIMINUISCE LA BOLLETTA… http://www.aduc.it/dyn/pulce/art/singolo.php - MediCare? Giu' le mani dai bambini … cosa sara' la societa' del futuro?... http://www.aduc.it/dyn/medicare/art/singolo.php - Osservatorio Legale. Black out energia elettrica: per il risarcimento del danno ci si rivolge al Giudice amministrativo e non al Giudice di pace http://www.aduc.it/dyn/osservatoriolegale/art/singolo.php - MacroMicro Economia. Farmacie e parafarmacie: come 'lavora' la casta nobile e la reazione della neo-casta http://www.aduc.it/dyn/macromicro/art/singolo.php - Il Condominio. Il diritto di critica nel rapporto con l'amministratore di condominio http://www.aduc.it/dyn/condominio/art/singolo.php - Gli Articoli ------------------------------------------- Ricordiamo ai lettori che sul portale sono in lettura anche cinque settori con informazioni e consigli quotidiani, oltre ad un sito di consulenza finanziaria, tutti editi dall'Aduc: - Usi & Consumi http://www.aduc.it/ucquot/ucquot.html Notizie dall'Italia, Europa e dal mondo sulle utenze e consumi - Droghe http://droghe.aduc.it Notizie quotidiane sulle droghe con attenzione alla situazione internazionale, alle diverse realta', ai traffici, all'andamento della "war on drugs", ai sistemi di produzione e di spaccio delle sostanze stupefacenti. - Salute http://www.aduc.it/dyn/salute/ Uno spazio di informazione e discussione basato su un principio essenziale: solo l'individuo puo' disporre della propria salute. Oltre alla ricerca con le cellule staminali, alla clonazione, all'eutanasia e alla lotta al dolore, ADUC Salute informa su temi come fecondazione assistita, interruzione di gravidanza, tossicodipendenza, contraccezione, sessualita', etc. Ogni settimana viene edita una newsletter. - Investire Informati: informazione e consulenza finanziaria http://investire.aduc.it Ogni quattordici giorni viene edita una newsletter con tutto cio' che e' stato pubblicato nel periodo - Telecomunicazioni http://www.aduc.it/dyn/tlc i diritti degli utenti di tv, Internet e telefonia ------------------------------------------- EDITORIALE 899. Mezzo milione di euro al mese con le truffe ai telespettatori. Sanzioni dell'Antitrust Quasi 500 mila euro di fatturato in un mese. A tanto ammontano i ricavi della societa' Media Business Maker, l'organizzatrice di uno dei tanti quiz fasulli in onda su alcune tv: domande facili facili invitano a telefonare a numeri speciali 899 al costo di 15 euro a chiamata. A seguito di una nostra denuncia (1), la societa' palermitana e' stata condannata dall'Antitrust, per pratica commerciale scorretta, al pagamento di 80 mila euro di multa. Sanzionata anche Canale Italia, la tv su cui andavano in onda i pseudo quiz, 90 mila euro di multa. Il quiz incriminato, denominato Christmas-Game, ando' in onda tra il 7 dicembre 2007 e l'8 gennaio 2008. In quel periodo, per il solo quiz in questione, Media Business Maker ebbe un fatturato di 436 mila euro, complessivamente 745 mila euro. E quante sono le aziende italiane che si possono permettere un volume d'affari di mezzo milioni di euro derivanti da una singola iniziativa? Poche, rapportato all'anno fa circa cinque milioni di euro. Come definire le migliaia di imprenditori che tutti i giorni devono lottare con le banche per ottenere affidamenti di soli 10 mila euro? Citrulli? Basterebbe affittare dei numeri speciali da un gestore telefonico, uno spazio televisivo da un tv privata (che vista la quota di pubblicita' raccolta da Rai, Mediaset e Sky, venderebbero l'anima al diavolo per avere un po' di introiti) e truffare allegramente gli italiani in diretta televisiva. Tanto poi ci pensa il gestore telefonico al recupero crediti, addebitando il frutto di una condotta commerciale scorretta (se non illecita) sulla bolletta. In Italia e' andata avanti cosi' per anni, con le autorita' di controllo, dall'Agcom al ministero delle Comunicazioni, che lo hanno permesso. Dal primo ottobre entrera' in vigore un nuovo regolamento sui numeri speciali tipo 899 (che saranno disabilitati a tutti). Pero', migliaia di utenti che in questi anni hanno ricevuto bollette gonfiate, continuano a lottare coi gestori telefonici, che tentano con mezzi energici di ottenere il pagamento. E' urgente un intervento delle autorita' che stoppi queste pratiche e che faccia tabula rasa dei contenziosi in corso. E' urgente che, per evitare gli errori del passato, Agcom e ministero osservino quello che sta gia' accadendo. Molte attivita' che prima utilizzavano in modo truffaldino prevalentemente le numerazioni speciali della telefonia fissa, si stanno spostando verso i cellulari, con pseudo servizi (loghi, suonerie, chat, ecc.) attivabili inviando un semplice sms a numeri che iniziano per 48xxx. Le prime avvisaglie ci sono? Avremo controllori meno inetti rispetto al passato? (1) http://www.aduc.it/dyn/tlc/comu.php?id=204088 (Domenico Murrone) ------------------------------------------- LE PETIZIONI DELL'ADUC Sono quattro, e sul sito c'e' la documentazione che ne spiega i motivi e vi chiede di firmarle. Vi riportiamo uno stralcio di quanto troverete sul sito. ONU / VATICANO La petizione chiede al Segretario generale delle Nazioni Unite di modificare lo status del Vaticano, da "Stato non membro, Osservatore Permanente" con potere di voto, a Organizzazione non governativa con potere consultivo. http://www.aduc.it/dyn/holy PER LA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA RU486 La pillola che consente l'aborto farmacologico http://www.aduc.it/dyn/ru486 SPOT INDESIDERATI AL CINEMA La petizione chiede che al ministro dei Beni Culturali di intervenire sui gestori dei cinema si' che si impegnino ad indicare l'orario di inizio del film, e non quello di inizio della pubblicita'. http://www.aduc.it/dyn/cinema/petizione.html PER L'ABOLIZIONE DEL CANONE RAI La petizione rivolta a Camera e Senato chiede l'abolizione del canone/tassa Rai http://www.aduc.it/dyn/rai ------------------------------------------- USI & CONSUMI Notizie dal mondo MEXICO / Minacciate di scomunica le donne che abortiscono La Chiesa cattolica messicana potrebbe scomunicare "ipso facto" le donne che praticano l'aborto e chi le aiuta, dice Jose' Guadalupe Martin Rabago, arcivescovo di Leon nello Stato di Guanajato. Il prelato censura la sentenza del Tribunale Supremo che ha giudicato costituzionale la legge di depenalizzazione dell'aborto prima delle 12 settimane, varata a Citta' del Messico nell'aprile del 2007. L'arcivescovo si e' richiamato al Diritto Canonico spiegando che esistono due tipi di scomuniche: la prima attraverso una sentenza, la seconda quando le persone commettono un peccato per il quale sia prevista l'immediata scomunica. Ha escluso che nel suo Stato una legge come quella della capitale possa passare. L'arcidiocesi di Citta' del Messico ha confermato la norma citata da Martin Rabago. ITALIA / Multa per le rumorose campane di una chiesa Il giudice del tribunale di Chiavari ha condannato un arciprete a pagare 60 mila euro di risarcimento per danni biologici ad una signora che combatte contro le campane di una delle chiese del centro storico del Comune di Lavagna (Genova). Tre decibel oltre la media di tolleranza e la frequenza dei rintocchi hanno provocato un "danno biologico differenziale" del 7%, azzerando la vita sociale di questa signora. "Era difficile avere ospiti". "Non sono piu' andata dalla mia amica, mi veniva il mal di testa, la situazione era insopportabile". Le campane ora possono suonare solo la domenica per la messa, a Natale e Pasqua, al massimo per 20 secondi. Il risarcimento: 9 mila euro per danno biologico, 4 mila per danno morale, 46 mila per lesione del diritto ad una vita sociale, 2 mila euro all'anno per i 23 anni di disagio. Il procedimento ha preso il via nel 1985 e la chiesa e' da quattro anni che ha smesso di far suonare le campane. SPAGNA / Incidenti stradali mortali in calo: 'solo' 450 decessi, come mezzo secolo fa Nei mesi di luglio e agosto gli incidenti stradali hanno causato 450 morti. E' la cifra piu' bassa degli ultimi 44 anni, per di piu' con una grande differenza rispetto all'estate del 1964: allora i veicoli circolanti erano 2 milioni, oggi sono 30 milioni. La cifra del ministro degli Interni dice anche che ci sono stati 89 morti in meno in confronto all'estate del 2007, a conferma di una tendenza iniziata cinque anni fa. Merito della patente a punti introdotta nel 2006, e merito "delle campagne, della scuola, dei conducenti", ha ribadito il ministro Perez Rubalcaba. FRANCIA / Settimana scolastica di quattro giorni Al rientro a scuola, la novita' e' la settimana di quattro giorni, fortemente voluta da Sarkozy, contrario il ministro dell'Educazione Darcos, che pero' ha accettato l'idea presidenziale. Forse perche' piace alle famiglie, e dunque agli elettori. Ufficialmente si tratta di riformare la scuola dell'obbligo, incapace di rispondere ai bisogni di quel 15% di alunni che alla fine non riesce a leggere, scrivere a fare di conto in modo soddisfacente. Percio' l'obiettivo e' di ridurre della meta' le bocciature entro tre anni. E per farlo bisogna cambiare logica, dice il ministro. Non basarsi piu' sulle "zone" (d'educazione prioritaria), ma sull'insegnamento "individuale". Via le due ore del sabato, ne restano 24 (una buona media europea), e le due soppresse andranno a beneficio dei ragazzi in difficolta'. SPAGNA / Vodafone: un telefonino promesso e non concesso Un telefonino con tessera prepagata. Gratis. Senza impegni. Lo promette il sito di Vodafone: un telefono LG KU380, con riproduttore mp3 e macchina fotografica. Chi dubita, puo' averne conferma dal servizio d'assistenza ai clienti: e' una promozione, a zero euro, consegna in sei giorni. Alcuni consumatori che l'hanno richiesto, l'hanno ricevuto, centinaia d'altri no. Bonta' sua, Vodafone ha inviato ad alcuni di loro una mail dicendo che la richiesta era stata annullata. Ma senza dire il perche'. Cosi', l'associazione dei consumatori FACUA ha presentato un reclamo ufficiale alla societa'. "Abbiamo chiesto spiegazioni per capire se si sia stato un errore o una truffa". In ogni caso, l'operatore non potra' esimersi dal risarcire i consumatori visto che non ha ne' rettificato ne' dato spiegazioni. U.E. / Pesticidi: un'armonizzazione al rialzo discutibile Il primo settembre sono entrate in vigore le nuove norme comunitarie in materia di pesticidi negli alimenti. L'idea di partenza era buona: armonizzarne i residui su scala europea. Risultato? Una valanga di critiche da parte delle associazioni dei consumatori, due delle quali (Natuur en Milieu e PAN Europe) hanno fatto ricorso alla Corte europea. Il fatto e' che le regole finora applicate dai singoli Stati sono molto eterogenee: si va dai limiti severi di Germania e Austria a quelle estremamente blande dell'Europa dell'est. Con l'armonizzazione succedera' dunque che in Austria potra' essere rialzato il tasso massimo di pesticidi nel 65% dei casi rispetto agli standard attuali, e solo nel 4% dei casi dovra' essere ridotto. FRANCIA / Gli affitti calano nel 25% delle citta' In Francia alcuni affitti del settore abitativo privato risultano inferiori al 2007. E' un fenomeno nuovo, molto atteso dagli inquilini. Ma per ora concerne solo un quarto delle citta', tra cui Nizza, Marsiglia, Strasburgo, Limoges, constata l'Osservatorio Clameur. Altrove i prezzi continuano a salire, ancorche' meno in fretta. In citta' come Parigi, Tolosa e Brest gli aumenti rimangono sostenuti. MONDO / Ritirato computer difettoso della Sony Sony, gigante giapponese dell'elettronica, ritirera' 440.000 computer portatili Vaio per un errore che potrebbe causare surriscaldamento e il conseguente possibile cortocircuito con rischio di scottatura per l'utente. La societa' precisa che gli apparecchi difettosi della serie TZ sono stati prodotti tra maggio 2007 e luglio 2008, venduti in 48 Paesi. EUROPA / Prodotti contraffatti: il 25% dei consumatori li compra consapevole dei rischi La contraffazione causa ai produttori di beni di consumo europei un danno da 35 miliardi di euro l'anno: il 2% del fatturato. Lo indica uno studio della societa' di ricerche economiche Ernst & Young, che sull'argomento ha interpellato 2.500 consumatori e 27 produttori. Esso mostra come siano sempre piu' numerosi i consumatori che comprano articoli falsi pur essendone consapevoli o che addirittura lo fanno di proposito. Un consumatore su quattro dice d'aver comprato dei falsi sapendo dei rischi cui s'incorre. In quanto ai produttori, due terzi degli interpellati hanno subito episodi di contraffazione; il 67% parla dei rischi legati ai materiali scadenti e il 61% non esclude danni alla salute; il 48% teme ripercussioni finanziarie; il 74% intravede il coinvolgimento della criminalita' organizzata; il 79% e' convinto che a soffrirne siano anche l'ambiente e il mondo del lavoro. GERMANIA / Un tedesco su dieci aiutato dallo Stato: sussidi totali per 45 miliardi di euro In Germania un cittadino su dieci e' percettore di sussidio sociale. L'Ufficio statistico segnala che nel 2006, 8,3 milioni di cittadini hanno fruito del sistema d'integrazione al minimo, costato in tutto 45,6 miliardi di euro. Il sistema di sussidi comprende indennita' di disoccupazione, indennita' sociale o "Hartz IV", sussidio sociale, prestazioni a immigrati e a vittime di guerra. E' la prima volta che vengono pubblicati questi dati, percio' non e' possibile fare confronti con altri anni. Si puo' solo vedere che nel 2006 l'onere e' stato maggiore negli Stati-Regione come Berlino e nei nuovi Laender. Cosi', a Berlino i fruitori di sussidi sono uno su cinque, in Baviera uno su venti. USA / Allerta per 4 farmaci contro l'artrite L'Agenzia del farmaco FDA ha segnalato la necessita' di una maggiore attenzione rispetto al rischio di effetti collaterali gravi, legati a quattro medicinali contro l'artrite. Il rischio e' l'indebolimento del sistema immunitario e quindi la possibilita' di contrarre infezioni. Le specialita' nel mirino della FDA sono: Cimzia del belga UCB-Pharma; Humira di Habbott, Enbrel di Amgen, Remicade di Centocor -tutt'e tre laboratori statunitensi. SPAGNA / Attivazione servizi telefonici solo per iscritto "Si' si', ma mandatemelo per scritto". Potrebbe essere lo slogan della nuova crociata del ministero dell'Industria per impedire gli abusi delle societa' telefoniche. E infatti la Secretaria de Estado de Telecomunicaciones ha avviato un'ispezione tra i principali operatori, dopo i numerosi reclami degli ultimi mesi relativi a fatturazioni scorrette di servizi e offerte non contrattate dai clienti. Per questo e' stato deciso che, a partire da fine anno, gli operatori debbano inviare ai clienti un documento scritto per qualsiasi offerta o servizio stipulati telefonicamente dal centro d'assistenza al cliente. ITALIA / L'inflazione costa oltre mille euro La stima dell'aggravio di costi dovuti all'inflazione e' di 1.043 euro. E' quanto stima il rapporto Coop per il 2008 'Consumi e distribuzione'. dallo studio emerge che la maglia nera tra i Paesi del Vecchio Continente va all'Italia, preceduta dalla Germania. Questi secondo Coop-Ancc 'stanno peggio degli altri'. E non a caso in Italia oltre il 94% delle famiglie dichiara di aver modificato i propri acquisti alimentari, il 96% quelli di energia elettrica e il 50% ha modificato anche le spese mediche. Guardando i carrelli della spesa nel primo semestre 2008 tornano a crescere i consumi 'basic' (+2,5%). La stima Coop dell'inflazione alimentare italiana sara' a fine anno del +5,4%. ITALIA / Le polemiche fanno bene alla donazione degli organi E' boom di telefonate al numero verde dell'Associazione Italiana per la Donazione di Organi (Aido): 96 negli ultimi due giorni, contro una media di due o tre chiamate al giorni. Lo rende noto il presidente dell'Aido, Vincenzo Passarelli, dopo la pubblicazione, sull'Osservatore Romano, di un articolo sulla morte cerebrale. 'Da due giorni il numero verde dell'Aido e' tempestato da telefonate di cittadini che chiedono di fare donazioni'. Inoltre nessuno dell'1,4 milioni di soci dell'Associazione ha chiesto di revocare la dichiarazione di donazione. L'articolo pubblicato sul quotidiano della Santa Sede ha 'meravigliato' Passarelli: 'quando si parla di questi argomenti bisogna essere molto attenti perche' le parole usate possono essere pesanti come macigni e possono condurre a una serie di conseguenze'. La donazione organi, aggiunge, 'va affrontata con argomenti seri e alla luce di avanzamenti scientifici che al momento non ci sono'. C'e' invece la possibilita' per ogni cittadino di informarsi e verificare i risultati dei trapianti in termini di qualita' di vita e sopravvivenza dei pazienti. Questi dati sono infatti pubblicati dal 2005 dal ministero della Salute, sul sito del Centro Nazionale Trapianti: 'risulta per esempio - conclude - che la sopravvivenza a un anno dal trapianto e' dell'87% per il cuore e del 97,6% per il rene, mentre lavorano l'81% di coloro che hanno avuto il trapianto di fegato e il 92% di chi ha avuto un trapianto di rene'. CANADA / Sopravvalutato il vaccino antinfluenzale L'effetto benefico del vaccino antinfluenzale e' sopravvalutato, indica uno studio canadese che confuta la convinzione secondo cui esso dimezzerebbe la mortalita' tra la popolazione anziana. I buoni risultati dipendono invece dal fatto che sono le persone in buona salute a farsi vaccinare piu' di quelle male in arnese. Di solito, coloro che si vaccinano hanno cura di se', non fumano, bevono moderatamente alcol, fanno attivita' fisica sostiene l'epidemiologo Dean Eurich dell'Universita' di Alberta. La sua ricerca e' pubblicata su American Journal of Respiratory Medicine, e conferma i risultati di una recente ampia indagine Usa sullo stesso tema. G.BRETAGNA / Vaccino eterno contro l'influenza? Per proteggersi dall'influenza potrebbe non essere piu' necessario vaccinarsi ogni anno contro ceppi virali ogni volta diversi. E' la promessa di un super-vaccino che dura 'per sempre' e potrebbe rivelarsi un'arma efficace in caso di pandemia. I trial clinici sono cominciati all'universita' di Oxford (Gb): se i risultati saranno positivi, il siero potrebbe essere pronto all'uso nel giro di cinque anni, sperano i ricercatori. Al momento si tratta ancora di test su piccola scala: sono stati reclutati 12 volontari. Ma se il vaccino universale si dimostrera' prima di tutto sicuro, i trial verranno allargati. I sieri antinfluenzali attualmente disponibili agiscono scatenando gli anticorpi contro le proteine H e N sulla superficie del virus. Si tratta, pero', di un bersaglio che muta a seconda del ceppo virale: per questo i vaccini vanno adattati di volta in volta. E ogni anno e' necessaria una nuova iniezione. L'equipe britannica, guidata da Sarah Gilbert, ha cambiato strategia. Il prodotto allo studio e' basato sulle proteine interne, molto piu' simili fra loro anche fra differenti ceppi virali. E' 'costruito' utilizzando un virus del vaiolo reso innocuo, che serve a trasportare le proteine nell'organismo: la stessa tecnica usata contro la Tbc. Una volta che il virus ha invaso le cellule e ha iniziato a moltiplicarsi, le nostre cellule T imparano a riconoscere e distruggere le proteine ogni volta che le incontreranno. Se tutto andra' come sperano i ricercatori, "una volta ricevuto il vaccino - sottolinea la Gilbert - si e' immunizzati contro tutti i ceppi influenzali, un po' come accade per il morbillo. Non sara' piu' necessario vaccinarsi ogni anno, ma sottoporsi al massimo a richiami ogni 5-10 anni". Al momento anche due aziende - la britannica PepTcell e la svizzera Cytos - stanno lavorando a vaccini antinfluenzali universali. USA / Cresce la preoccupazione per il Bpa nelle bottiglie di plastica Cresce la preoccupazione per gli effetti del bisfenolo A (Bpa), sostanza chimica utilizzata per produrre stoviglie, contenitori per alimenti e bottiglie di plastica, compresi i biberon. Secondo uno studio condotto dall'universita' di Yale nel New Heaven (Usa), anche piccole dosi possono danneggiare la funzione cerebrale nei primati. I risultati confermano precedenti dati raccolti in esperimenti sui topi. Se la quantita' di Bpa che puo' passare dai contenitori nei cibi e nelle bevande rappresenta un rischio ambientale, e' ancora scientificamente controverso. Il nuovo studio rilancia ora l'allarme. L'equipe ha valutato gli effetti della continua esposizione a questa sostanza, considerano una dose quotidiana pari alla soglia massima da non superare secondo l'Agenzia Usa per la protezione dell'ambiente (50 microgrammi per chilo), in scimmie verdi africane, con un'eta' simile a quella di giovani adulti. Ebbene, il Bpa distrugge completamente la formazione di alcune fibre nervose in due aree chiavi del cervello: l'ippocampo e la corteccia prefrontale. E a loro volta le connessioni fra i neuroni cancellate influenzano l'abilita' cognitiva e l'umore. Sulla base di questi risultati, suggeriscono gli autori dello studio pubblicato su 'Pnas' (Proceedings of the National Academy of Sciences), il livello soglia di Bpa dovrebbe essere abbassato. ITALIA / Ministero Salute condannato per epilessia dopo vaccino Il Tribunale di Campobasso ha condannato il Ministero della Salute al risarcimento dell'indennizzo previsto dalla legge 210/92 a favore dei genitori di una ragazza, oggi 25enne, colpita all'eta' di 11 anni da 'epilessia mioclonica progressiva' in seguito di una vaccinazione obbligatoria anti epatite B. Il giudice Libera Maria Rosaria Rinaldi ha riconosciuto che la gravissima patologia che affligge la giovane e che l'ha ridotta ad uno stato vegetativo con 'deterioramento delle funzioni cognitive', sia riconducibile con 'elevata probabilita'' alla 'errata somministrazione della terza dose del vaccino'. In sostanza il Tribunale ha accertato il nesso di causalita' anche a seguito delle perizie effettuate da alcuni consulenti, tra i quali il professore Ferdinando Aiuti e l'immunologo Massimo Montinari. La famiglia della ragazza si era costituita in giudizio, assistita dall'avvocato Vincenzo Iacovino il quale ha sostenuto la correlazione tra la malattia contratta dalla ragazza e la vaccinazione seguita. Il Tribunale ha anche disposto che l'indennizzo sia pagato con la maggiorazione degli interessi e rivalutazione dalla data della domanda a quella del reale pagamento. USA / Le ex regine dei mutui statunitensi salvate dal governo federale E' il salvataggio di imprese piu' grande mai realizzato negli Stati Uniti. Freddie Mac e Fannie Mae, le due societa' che hanno in portafoglio o garantiscono circa la meta' dei mutui statunitensi (molti dei quali risultati inesigibili a seguito della crisi dei sub prime) sono state 'assorbite' dall'amministrazione federale. Nell'ultimo anno i titoli di Freddie e Fannie sono crollati a circa 14 milioni di dollari (complessivi). Valevano oltre 120 milioni di euro nel settembre 2007. ITALIA / Mille chili di rifiuti per ogni cittadino di Olbia nel 2007, a Belluno 396 "A produrre la maggiore quantita' di rifiuti nel 2007 e' stata Olbia (1.022 chili per abitante), dove probabilmente incidono anche gli effetti del turismo locale, seguita da Rimini (899) e Massa (892). La produzione di immondizia e' invece pari alla meta' della media nazionale a Vallacidro, sempre in Sardegna, seguita nella classifica dei capoluoghi di provincia piu' 'leggeri' da Belluno (396) e da Isernia (413)". Lo riferisce "Il Sole 24 Ore" che riporta un'indagine realizzata in 111 citta' italiane. MONDO / Effetto serra. Onu: ... almeno mangiate meno carne Se non volete rinunciare all'auto almeno mangiate meno carne per salvare il pianeta dal riscaldamento globale. L'allevamento di bestiame e' responsabile del 18% delle emissioni complessive di gas serra, piu' del settore trasporti cui e' attribuito "solo" il 13%. Questo' l'appello che domani rivolgera' al mondo Rajendra Pachauri, direttore dell'IPCC, il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, che lo scorso anno fu premiato a meta' con Al Gore con il Nobel per la pace nel 2007. Secondo Pachauri se rinunciare spostarsi in macchina puo' essere per molti quasi impossibile, ridurre il consumo settimanale di carne e' senz'altro piu' facile. La produzione di un chilogrammo di carne causa emissioni equivalenti a 36,4 kg di anidride carbonica. L'allevamento e il trasporto di animali inoltre richiede, per ogni chilo di carne, la stessa energia necessaria per mantenere accesa una lampadina da 100 watt per quasi tre settimane. ITALIA / A Bari volano gli autobus, a Cosenza le strisce blu Il caro vita fa mutare le abitudini degli italiani. L'aumento dei costo dei carburanti, per esempio, ha sicuramente contribuito al boom dell'uso dei mezzi pubblici a Bari dove nell'ultimo anno si e' registrato un piu' 17,7% di passeggeri per abitante. A livello nazionale la crescita media e' del 5,3%. E' quanto risulta dalle elaborazioni de Il Sole 24 Ore. Altro dato: Cosenza e' la citta' che in rapporto ai residenti ha il piu' alto numero di parcheggi a pagamento: 13,6 ogni 100 abitanti. FRANCIA / Virus influenzali resistenti ai farmaci Quest'anno l'epidemia influenzale dovrebbe essere "d'intensita' moderata", segnalano gli specialisti sul Bollettino epidemiologico settimanale pubblicato dall'Istituto di vigilanza sanitaria. Avvertono pero' che in Francia, come in altri Paesi, e' stata notata un'importante quota, tra i virus in circolazione, di ceppi del virus A (H1N1), che e' resistente all'oseltamivir, un farmaco antivirale specifico dell'influenza venduto con il nome di Tamiflu. Su circa 700 campioni di virus esaminati, il 44,2% si e' rivelato resistente in vitro al principio attivo del Tamiflu. GERMANIA / Un'azienda elettrica interra l'anidride carbonica che produce L'azienda elettrica Vattenfall Europe ha inaugurato un impianto pilota piuttosto controverso. E' una centrale di lignite, messa in funzione a Spremberg che, prima al mondo, anziche' buttare nell'atmosfera l'anidride carbonica (Co2), la sotterra. Procedimento: dopo la combustione i gas serra vengono separati, ridotti allo stato liquido, infine trasportati in magazzini sotterranei scavati nella Regione del Sachsen-Anhalt. ITALIA / Meridiana sanzionata dall'Antitrust per quasi un milione di euro L'Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato, nella riunione del 4 settembre 2008, ha deciso di sanzionare la societa' Meridiana per pratiche commerciali scorrette, comminando sanzioni per complessivi 970mila euro. Secondo l'Autorita' la societa' ha violato, con distinti comportamenti, il Codice del Consumo, con pratiche contrarie alla diligenza professionale idonee a falsare in misura apprezzabile le scelte economiche dei consumatori. In particolare l'Autorita' ha giudicato scorrette le pratiche relative a: 1) Rimborso delle tariffe Meridiana, nel sito internet per la prenotazione dei voli, inserisce il fuel surcharge, vale a dire il supplemento tariffario legato all'andamento del costo del carburante,all'interno della categoria tasse e oneri aeroportuali. Nello stesso sito internet della compagnia si precisa che “tasse e oneri aeroportuali sono sempre rimborsabili”. In realta' la voce fuel surcharge, essendo un elemento tariffario,viene rimborsata solo nell'ipotesi in cui il passeggero acquisti la tariffa FLEX e successivamente rinunci al volo, ma non in caso di tariffe promozionali. La pratica adottata da Meridiana, non permettendo di individuare con precisione i costi ai quali il consumatore va incontro nel caso di annullamento di un viaggio, e' stata dunque considerata scorretta in quanto suscettibile di indurre in errore i consumatori relativamente all'ammontare dei diritti di rimborso. Per questa pratica la sanzione e' stata pari a 220mila euro. 2) Polizza assicurativa L'Autorita' ha considerato scorretta anche la modalita' di adesione alla polizza assicurativa facoltativa (con un costo aggiuntivo di 10 euro) che scatta attraverso un meccanismo di silenzio-assenso: il consumatore che prenota su Internet, se non vuole la polizza, deve infatti rimuovere dalla maschera l'apposito segno grafico. Secondo l'Antitrust si tratta di una modalita' che puo' ingenerare confusione nel consumatore, inducendolo erroneamente ad acquistare un servizio accessorio e facoltativo, senza aver pienamente compreso, proprio a causa della selezione automatica, la sua natura accessoria e, di conseguenza, senza aver effettuato una scelta consapevole al riguardo. Per questa pratica la sanzione comminata e' di 270mila euro. 3) Compensazioni ai consumatori per i ritardi nei voli Secondo l'Antitrust, Meridiana, sul sito Internet omette di informare i passeggeri sui diritti riconosciuti dalla normativa interna e internazionale in caso di ritardo dei voli. Per quanto riguarda inoltre la tutela rafforzata prevista per i voli in continuita' territoriale (per ogni ritardo superiore ai 20', un credito di 15 euro da utilizzare per l'acquisto di un biglietto successivo), dall'istruttoria e' emerso che la societa' non rispetta gli obblighi vigenti ne' offre, ovviamente, un'adeguata informativa ai viaggiatori. Per questa pratica la sanzione comminata e' di 300mila euro. 4) Il programma di fidelizzazione “HI-FLY 2007/2009 L'Antitrust ha infine giudicato scorretta la pratica adottata da Meridiana nell'ambito del programma di fidelizzazione “Hi-Fly 2007-2009”. I consumatori che volevano aderire al programma di fidelizzazione dovevano infatti sottoscrivere una carta di credito cobranded: in questo modo da un lato alcuni consumatori non erano ammessi al programma, dall'altro vi erano costi e oneri la cui consistenza non era chiaramente indicata dalla societa'. Inoltre nel caso di emissione di biglietti premio Meridiana richiede il pagamento di alcuni costi quali il servizio di emissione del biglietto aereo, la fuel surcharge e la crisis surcharge, qualificandoli come tasse e oneri mentre invece si tratta di costi tipici del servizio di trasporto aereo. Per questa pratica la sanzione comminata e' stata pari a 180mila euro. ITALIA / Crac Volare e vendita ad Alitalia. Procura: ci fu corruzione Un anno e mezzo dopo il crac di Volare, Carlo Rinaldini (ndr, in seguito scomparso), commissario straordinario della compagnia aerea, Roberto Naldi, all'epoca vicepresidente di Volare Group ed Eduardo Eurnekian, socio di maggioranza dell'azienda, avrebbero dato vita a un accordo corruttivo finalizzato a favorire Alitalia nell'acquisto rispetto ad altre pretendenti. E' quanto emerge dall'avviso di chiusura delle indagini inviato dalla Procura di Busto Arsizio a 16 persone, accusate, a vario titolo, di corruzione, bancarotta, appropriazione indebita e frode fiscale. Nell'aprile del 2006, i tre si sarebbero accordati - si legge nel documento - "affinche' a fronte del promesso intervento finanziario a favore di Eurnekiana a favore delle societa' Pagnossin spa e Richard Ginori 1735 spa del Rinaldini, quest'ultimo gestisse la gara in modo da favorire la vincita di Alitalia, concorrente che Eurnekian prediligeva". "In tale contesto - continua l'avviso - Rinaldini consentiva a Naldi di accedere a informazioni riservate relative alla procedura di gara in corso che Naldi faceva pervenire al management Alitalia. Quindi Rinaldini, oltre a fornire suggerimenti ad Alitalia, sempre tramite Naldi in ordine alle modalita' di presentazione dell'offerta di acquisto, interveniva diminuendo arbitrariamente la differenza tra i punteggi assegnati dal proprio consulente ai piani industriali di Alitalia e AirOne, cosi' che il divario a favore di quest'ultimo concorrente non apparisse troppo ampio e potesse di conseguenza considerarsi compensato dalla migliore offerta economicamente formulata da Alitalia". ITALIA / Ferie estive con meno incidenti sulle strade Meno italiani sulle strade, tempi di percorrenza piu' veloci, diminuiti anche gli incidenti. Questi in sintesi, in termini assoluti, i risultati e il bilancio del traffico sulla rete stradale e autostradale presentato a Roma dall'Anas in occasione dell'esodo e controesodo 2008. Alla conferenza hanno partecipato l'Aci; Autostrade per l'Italia e Aiscat; l'Arma dei Carabinieri; la Polizia di Stato. 'I flussi di traffico registrati a luglio e agosto - ha detto il presidente dell'Anas Pietro Ciucci - sono stati inferiori rispetto allo scorso anno, con una media nazionale del -2/3% e punte del -10/15% in alcune tratte autostradali. Anche il dato generale sull'incidentalita' e' migliorato: in termini assoluti, in base ai dati della polizia stradale, nel bimestre luglio-agosto sull'intera rete nazionale, che e' di circa 30 mila chilometri, si sono verificati oltre 2 mila incidenti in meno rispetto al 2007, pari a una riduzione di circa l'8,5%. Il numero degli incidenti mortali si e' ridotto del 6,5%, anche se rimane comunque molto alto'. U.E. / Pubblica amministrazione: costa ad ogni italiano 5.420 euro La pubblica amministrazione costa a ciascun cittadino italiano 5.420 euro. Tra i principali competitori economici europei solo la Francia con 6.164 euro pro capite registra una spesa superiore alla nostra, anche se in termini di efficienza e di performance il pubblico impiego transalpino e' nettamente migliore del nostro. E' quanto emerge dall'analisi condotta dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha messo a confronto lo 'score' delle principali pubbliche amministrazioni europee. Dalla Cgia fanno sapere che la spesa di funzionamento totale e' data dalla sommatoria dei costi per il personale, dai costi per l'amministrazione e la gestione e quelli per gli interessi da pagare sul debito pubblico. Come dicevamo il costo totale piu' 'esoso' e' quello francese con un valore pro capite pari a 6.164 euro. Segue l'Italia con 5.420 euro, la Germania con 4.094 euro e, all'ultimo posto tra i principali paesi dell'Europa dei 15, la Spagna con soli 4.006 euro pro capite. 'Di fronte a questi risultati - commenta dalla Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - cio' che balza subito agli occhi non e' tanto il costo del personale italiano che con 2.784 euro pro capite e' ben al di sotto dei dati riferiti alla Francia, bensi' i costi per il funzionamento della macchina pubblica che, dopo la Francia, e' la piu' costosa tra i principali paesi Ue nostri competitori. Infatti se in Francia e' pari a 1.511 euro, da noi il costo si attesta sui 1.348 euro pro capite, mentre tutti gli altri paesi sono ben al di sotto di questo importo. Infine, ma questo non rappresenta certo una novita', paghiamo ben 1.287 euro pro capite di interessi sul debito pubblico contro gli 816 euro di Francia e Germania e i 374 euro della Spagna'. SPAGNA / Disparita' nella distribuzione della 'pillola del giorno dopo' In Spagna la prescrizione della pillola post-coitale ha un andamento a macchia di leopardo, denuncia la Federazione di pianificazione famigliare statale (FPFE). Semplificando, la mappa del Paese si divide in due: da un lato le Comunita' che nei loro centri sanitari prescrivono e forniscono gratis la "pillola del giorno dopo" (Andalusia, Aragona, Asturie, Cantabria, Castiglia e Leon, Navarra, Catalogna, Galizia, Estremadura); dall'altro, quelle che rilasciano la ricetta per comprare la pillola in farmacia a 20 euro, "un prezzo eccessivo" per adolescenti e persone a basso reddito. FPFE esige l'accesso organizzato e gratuito al contraccettivo; sostiene che la ricetta (non necessaria in Catalogna) causa un ritardo ulteriore in una procedura che e' d'urgenza; reclama centri specializzati aperti nel fine settimana e un protocollo per evitare che un medico obiettore ostruisca il procedimento. ITALIA / Caro energia in autunno: Nomisma stima un piu' 6% per il gas Tariffe della luce e del gas a rischio nuova stangata d'autunno: nel prossimo trimestre ottobre-dicembre le bollette del metano sono attese infatti mettere a segno un aumento del 6% mentre per l'elettricita' il rincaro dovrebbe attestarsi al 3,7%. Se la stima messa a punto da Nomisma Energia trovasse conferma dall'Autorita' per l'Energia, per le famiglie sarebbe in arrivo un nuovo aggravio da oltre 81 euro su base annua: le bollette della luce salirebbero infatti di oltre 18 euro l'anno mentre quelle del gas subirebbero un aumento superiore ai 63 euro. L'ultima parola sull'andamento delle bollette elettriche per l'ultimo trimestre dell'anno spetta comunque all'Authority per l'energia che, entro fine mese, dovra' rendere noto l'aggiornamento. Dal primo ottobre prossimo e per i prossimi tre mesi - spiega Davide Tabarelli, esperto tariffario di Nomisma Energia - le tariffe elettriche sono pero' attese registrare un incremento del 3,7 per cento. Un aumento che per una famiglia tipo, con 225 chilowattora consumati in un mese ed una potenza impegnata di 3 chilowatt, si tradurrebbe in una maggiore spesa annua di 18 euro su base annua con il costo del chilowattora in aumento di 0,66 cent a 18,6 centesimi. Sul fronte del gas, invece, l'atteso incremento e' ancora piu' consistente e si aggira sul 6 per cento. Vale a dire un aumento del costo del metro cubo che, per la stessa famiglia tipo (con consumi pari a 1.400 metri cubi di metano l'anno) comporterebbe un aggravio, sempre su base annua, di circa oltre 63 euro. Un metro cubo di metano costera' cioe' 4,5 centesimi in piu' a 80,2 cent. La spesa complessiva degli italiani per le bollette della luce e del gas potrebbe lievitare cosi' di 81,60 euro su base annua rispetto ai livelli attuali, spiega Tabarelli. Il nuovo rincaro si andrebbe ad aggiungere a quelli gia' scattati - spinti dal caro-petrolio degli ultimi mesi - nei trimestri precedenti. Per quanto riguarda l'elettricita' - spiega Tabarelli - le stime si basano sull'andamento dei prezzi di Borsa e dei costi per l'acquisto del gas, principale fonte per la produzione elettrica, mentre per il metano le previsioni sono elaborate in base agli 'automatismi tariffari legati a greggio e prodotti petroliferi'. 'Le stime riguardano quasi tutto l'intero periodo di riferimento per il prossimo aggiornamento dell'Authority', aggiunge l'esperto sottolineando che gli attesi rincari risentono fortemente dell'andamento delle quotazioni dell'oro nero. Gli aggiornamenti trimestrali si basano infatti - ricorda infine l'esperto - sulle medie dell'andamento delle materie prime dei 6 mesi precedenti per l'elettricita' e sui nove mesi antecedenti per quanto riguarda, invece, le tariffe del gas. Nel prossimo trimestre le bollette risentiranno cosi' in pieno delle fiammate del greggio che nei mesi scorsi ha visto il barile di oro nero sfondare record storici, spingendosi fino a quasi 150 dollari. AUSTRALIA / La genetica ha creato un'arancia poco calorica, ricca di fibre e che non sgocciola Arance che non sgocciolano e che si sbucciano in soli 35 secondi. Lo si deve alla ricerca australiana che modificando geneticamente il frutto, rendendolo piu' dolce, meno calorico e piu' ricco di fibre. Il prodotto per ora e' disponibile solo in alcuni supermercati inglesi. U.E. / Marcia indietro del Parlamento europeo sugli agrocarburanti Il Parlamento europeo ha deciso di limitare la quota di agrocarburanti nello sviluppo programmato delle energie rinnovabili, a beneficio di fonti meno controverse come l'eolico, il solare, l'idrogeno la biomassa. Gli eurodeputati si sono mostrati piu' esigenti della Commissione e dei singoli Governi, sia in tema di calendario che di contenuto. Vogliono fissare la barra delle energie rinnovabili al 5% fin dal 2015 e mettere un tetto del 4% agli agrocarburanti nel 2015 e del 6% nel 2020. In compenso, l'Assemblea vuole favorire l'auto elettrica, il cui orizzonte per ora sembra lontano. ------------------------------------------- LE INIZIATIVE DELL'ULTIMA QUINDICINA Calcio e violenza. Vogliamo chiudere gli stadi al pubblico? Mentre Trenitalia conferma di essere una schifezza incapace di gestire la pur minima emergenza Nel mare di bla bla calcistico che accompagna gli esordi del campionato nazionale e' esploso proprio quello che tutti facevano finta non esistesse piu': l'anacronismo e l'incivilta' su come e' organizzato lo show calcistico. Situazione in cui, ovviamente, vengono trascinate tutte le schifezze della nostra societa'. Nella fattispecie Trenitalia che, fornendo abitualmente nei periodi di punta un servizio passeggeri simile a quello bestiame, quando viene coinvolta in casi estremi (che tale e' per fortuna quello della tifoseria napoletana) da' il proprio contributo ad aggravare ulteriormente la situazione. Non si capisce perche', quando si e' consapevoli di aver a che fare con tifoserie violente e percio' irresponsabili, non si faccia cio' che abitualmente si dovrebbe, cioe' evitare di fornire l'occasione. Sembra quasi che il diritto del branco sia superiore a quello dell'individuo: per garantire il diritto della tifoseria napoletana a seguire i propri paladini a Roma, e' stato leso il diritto di ogni singolo che ha avuto a che fare con il "transito" di queste persone. Con il rischio che se venisse fuori una proposta di impedire a qualunque tifoso (anche singolo) di vedere la propria squadra, potrebbe essere considerata assennata. E' a questo che vogliamo arrivare, solo per garantire il diritto di branco/tifoserie che, come apprendiamo dalla stampa per il caso del Napoli, sono volute e caldeggiate a qualunque prezzo dal presidente di questa squadra? Per Trenitalia, invece, il gestore monopolista non ha trovato di meglio che vendere biglietti speciali senza garantire trasporto altrettanto speciale, incentivando la tifoseria napoletana ad espropriare passeggeri che erano gia' sul treno delle 9,24 da Napoli a Roma. Su questo, la senatrice Donatella Poretti ha presentato un'interrogazione parlamentare ai ministri dell'Interno (Roberto Maroni) e delle Infrastrutture e Trasporti (Altero Matteoli) http://www.aduc.it/dyn/parlamento/noti.php?id=231449 Alitalia. Sindacati a Canossa Ma quale piano industriale da verificare, ma quale etica industriale da sollecitare, ma quale reazione durissima! La verita' e' che oggi i sindacati andranno all'incontro con il governo come Enrico IV ando' a Canossa: con la cenere in testa e in ginocchio. Cosa diranno di nuovo rispetto al piano del precedente governo? Nulla, perche' il piano Fenice scarica su tutti, lavoratori Alitalia compresi, i debiti e monopolizza tratte aeree rendendo onerosi i costi dei biglietti a scapito degli utenti e, a prezzi stracciati, regala la compagnia alla "cordata italiana". Cosa andranno a contrattare se tutto e' stato stabilito? La nuova Alitalia c'e', il trasferimento dei debiti stabilito, gli esuberi, cioe' i licenziati, definiti. Cosa faranno, uno sciopero? Tratteranno su quanti "esuberi" potranno usufruire della cassa integrazione per il maggior periodo previsto? Si fara' un po' di sceneggiata, lo mettiamo nel conto. Purtroppo, lo diciamo con amarezza, i sindacati hanno perso la funzione di un tempo: tutelare i propri iscritti e aprire a nuove prospettive il mondo del lavoro. Oggi, per la maggior parte sono centri di potere e come tali hanno un obiettivo primario: la conservazione di se stessi. Alitalia e i saldi Ecco la vignetta di Giannino http://www.aduc.it/dyn/giannino/giannino_base.php?id=231458 Alitalia. Svendita differita Svendita differita per Alitalia. Potremmo cosi' definire l'attuale situazione della "nostra compagnia aerea". Tolti i debiti, qualsiasi societa' diventa appetibile e, infatti, gia' tre compagnie aeree, Air France, Lufthansa, British, sono interessate all'Alitalia. E chi non lo sarebbe? Dell'accordo fallito, tra il governo Prodi e l'Air France, si e' detto che era un'acquisizione (sindacati), anzi, una svendita (governo Berlusconi). A noi l'attuale proposta sembra una svendita differita. La cordata di imprenditori italiani, non usi al mestiere nel settore dei trasporti aerei, fa quello che hanno sempre fatto nelle condizioni storico-politiche del momento: profitto. Nulla di nuovo all'orizzonte, potremmo dire. Oggi qualcuno l'ha scoperto e se ne lamenta, scoprendo l'acqua calda. A nostro avviso non ci sono imprenditori di destra e di sinistra, ci sono impresari che fanno i propri affari e nel caso di Alitalia li stanno facendo alla grande. Quando verra' il momento di incassare gli utili non se ne faranno, giustamente, scrupolo. Dunque se converra', fra un anno o piu', vendere Alitalia al miglior offerente, lo faranno sicuramente. Si sostiene che la cordata e' vincolata a non vendere l'azienda per cinque anni ma, ci risulta, che questo e' un accordo interno ai soci (lock-up) non una clausola imposta dal governo. Se tutti i soci saranno d'accordo, la cessione di Alitalia a una compagnia "straniera" si potra' fare. Insomma si tratta di una svendita differita. Oggi politicamente non conviene, domani (con la scarsa propensione alla memoria degli italiani) si fara'. Chi ci avra' guadagnato saranno i "capitani coraggiosi", chi perde e perdera' saranno gli utenti. Marketing telefonico selvaggio: ora le sanzioni Vuoi abbonarti a Sky? Perche' non passi a Wind? Diventa cliente Fastweb! Scegli Tiscali! Da anni gli utenti italiani ricevono telefonate da parte di venditori di aziende, fastidiose, inopportune, ma soprattutto illecite. Ora con alcuni provvedimenti, il Garante della privacy ha vietato l'uso dei data base illeciti, stabilendo che anche le societa' che usavano i dati raccolti senza consenso non hanno rispettato la legge sulla privacy. Speriamo che le societa' responsabili siano sanzionate adeguatamente, anche con multe commisurate alla gravita' del comportamento e che dissuadano effettivamente dal continuare con comportamenti illeciti. Finora non e' stato cosi'. Sara' la volta buona? Rsa (residenze sanitarie assistenziali): cosa fanno i Comuni per non pagare! Interrogazione Intervento della Senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico Secondo la vigente normativa, la spesa relativa al pagamento delle rette di permanenza nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA) per soggetti con handicap permanente grave o ultra- sessantacinquenni non autosufficienti, e' ripartita per il 50% a carico del S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale) e per il restante 50% a carico dei Comuni, con l'eventuale compartecipazione dell'utente secondo i regolamenti regionali o comunali. Questo, come piu' volte segnalato dall'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), non succede quasi mai! Numerose famiglie che devono far soggiornare un proprio congiunto in una RSA, sono costrette a pagare l'intera spesa richiesta o a vedersi negato il rimborso di quanto indebitamente pagato. La questione e' normativamente intricata: la legge 328/2000 prevede che i Comuni possano chiedere un contributo percentuale secondo i parametri ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) riferiti alla "situazione economica del solo assistito". In realta' assistiamo ad una violazione continua e prolungata di questa legge 328/2000. I Comuni richiedono il pagamento dell'intero 50% della retta, che per legge dovrebbe essere da loro pagata, giustificandosi con i motivi piu' assurdi, come l'assenza dei regolamenti comunali finalizzati ad individuare la situazione economica dell'assistito o la mancata adozione di un d.p.c.m. (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) finalizzato ad "evidenziare la situazione economica del solo assistito" (qui si sfiora il paradosso giuridico: l'inerzia della Presidenza del Consiglio dei Ministri comporterebbe la disapplicazione di una legge ordinaria). Ma non basta: in caso di insufficienza del reddito dell'assistito, viene chiesto ai congiunti di quest'ultimo il pagamento di parte o dell'intera retta sulla base della legge 1580 del 1931 - Nuove norme per la rivalsa delle spese di spedalita' e manicomiali... legge abrogata da norma uguale e contraria che espressamente esclude tale possibilita'. Per far luce su questa vicenda e permettere a tutti coloro che usufruiscono delle strutture RSA di avere i giusti rimborsi, insieme al collega Marco Perduca, abbiamo depositato un'interrogazione rivolta al Ministro del lavoro, salute e politiche sociale, per sapere quali provvedimenti di indirizzo e controllo intenda adottare al fine di garantire l'esatta applicazione della vigente normativa e la cessazione di queste prassi illegittime. Qui il testo dell'interrogazione: http://www.aduc.it/dyn/parlamento/docu.php?id=231702 Prezzi e grida Prezzi in picchiata alla produzione e in impennata al consumo. Che fare? Oltre all'allarme sull'aumento dei prezzi, occorre capire perche' i prezzi di alcuni prodotti, per esempio petrolio e grano, diminuiscono all'origine e non alla fine del percorso. Fare appello a qualche autorita' affiche' vigili, cioe' intervenga, sui prezzi e' una presa in giro per i consumatori. Se non si liberalizza il mercato questi problemi saranno ricorrenti. Facciamo un esempio. E' noto che il prezzo del carburante puo' diminuire se si razionalizza la distribuzione finale; ebbene questo puo' avvenire, come succede all'estero, anche con la liberalizzazione degli impianti. La grande distribuzione potrebbe scontare 8-10 centesimi al litro se avesse la possibilita' di collocare le istallazioni all'interno della propria area commerciale ma a questa soluzione si oppongono i piccoli benzinai; le Regioni, inoltre, impongono norme, come, per esempio, l'allineamento degli impianti alla sede stradale, che rendono difficile altre soluzioni. A questo problema si aggiunge il fatto che i fornitori, cioe' i petrolieri, agiscono in regime di sostanziale monopolio il che non induce a favorire una diminuzione dei prezzi dei carburanti. Dunque strillare perche' i prezzi sono aumentati serve a poco se chi governa non cambia le regole e libera il Paese dalla morsa delle corporazioni. I gestori Tlc non possono chiedere penali per recesso anticipato neppure alle imprese: lo conferma l'Agcom I gestori di servizi di telecomunicazioni non possono addebitare penali neppure alle piccole e medie imprese, in caso di recesso anticipato dal contratto. Lo ha stabilito l'Agcom, chiarendo in modo definitivo l'interpretazione della legge 40/07 (Bersani) (1), confermando quanto sosteniamo da tempo (2): nessuna penale e' dovuta ne' dai clienti residenziali ne' business. Invece, operatori di telefonia (Telecom, Vodafone-Tele2, Bt Italia, Fastweb, Tim, Wind, 3 Italia, Tiscali, ecc.), di reti televisive (Sky, Mediaset premium, LA7, ecc.) e di comunicazioni elettroniche hanno e continuano ad addebitare esose penali a studi professionali, piccole imprese o cooperative, associazioni, artigiani, negozi, bar e ristoranti. Una strategia praticata da tutti gli operatori che con questo balzello cercano di dissuadere migliaia e migliaia di imprese dal cambiare gestore, imprigionandole con la minaccia di dover pagare i canoni fino a scadenza naturale del contratto o penali di 400 euro o piu'. Segnalazioni in tal senso ci giungono numerose. Purtroppo non possiamo rilevare ancora una volta, in quest'ambito, la totale assenza delle associazioni di imprese (3), che poco si curano dei disagi creati ai loro associati dalle compagnie telefoniche. Consigliamo agli utenti (imprese e non) che ricevessero addebiti impropri di agire immediatamente con una raccomandata ar di messa in mora, in cui si intima lo storno delle cifre non dovute http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=111051 (1) L'Autorita' ha ritenuto che le specifiche tutele …, in caso di recesso, si applichino anche agli utenti non residenziali che non godono di un sostanziale potere negoziale e che, quindi, si limitano a sottoscrivere clausole predisposte dal contraente “forte”. Anche questi utenti, infatti, tra i quali figurano numerose piccole e medie imprese, sono limitati nell'esercizio di qualsiasi rilevante potere di trattativa in quanto, nell'aderire al contratto, possono solo procedere alla mera accettazione di tutte le clausole contrattuali, al pari del singolo consumatore. http://www2.agcom.it/default.aspx?message=viewdocument&DocID=2448 (2) Tlc e legge Bersani. Durata dei contratti. Lo stato dell'arte http://www.aduc.it/dyn/osservatoriolegale/art/singolo.php?id=225210 (3) Disservizi telefonia e aziende. L'Aduc sopperisce alle carenze delle associazioni di imprese. Svegliatevi, l'economia e' cambiata!! http://www.aduc.it/dyn/tlc/comu.php?id=229482 Alitalia e regione Lazio. Continuare il disastro? Sara' una nuova forma di federalismo? Potrebbe essere cosi' interpretata la proposta del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, di partecipare alla "cordata" dei "capitani coraggiosi" per la "salvezza" dell'Alitalia. Se cosi' fosse potremmo pensare ad un intervento anche della provincia di Roma o della stessa Capitale. Forse e' il caso di ricordare al presidente Marrazzo alcuni dati: 1. Nel 2007 Alitalia ha chiuso il suo diciannovesimo bilancio in passivo (su venti anni). 2. In 10 anni l'Alitalia e' costata allo Stato, cioe' a noi contribuenti, qualcosa come 5 miliardi e 187 milioni di euro, cioe' circa 10 mila miliardi delle vecchie lirette, tra ricapitalizzazioni e prestiti, cosi' ripartiti: * Governo Prodi 1998: ricapitalizzazione aperta agli azionisti terzi per 3.000 miliardi di lire (1.549 milioni di euro); * Governo Berlusconi 2002: aumento di capitale per 1.432 milioni di euro; * Governo Berlusconi 2004: prestito ponte di 400 milioni di euro; * Governo Berlusconi 2005: aumento di capitale per 1 miliardo e 6 milioni di euro e il ricorso al mercato obbligazionario per oltre 500 milioni, con la promessa dell'utile nel 2006 (quell'esercizio si è chiuso in rosso per 626 milioni di euro!!!); * Governi Prodi 2008: prestito ponte di 300 milioni di euro; * Governo Berlusconi 2008: il prestito ponte di 300 milioni viene trasformato in ricapitalizzazione (l'esercizio 2007 si e' chiuso in rosso per 495 milioni di euro!). 3. Nel 2001 una azione Alitalia valeva 8,5 euro, oggi vale 0,4 euro. Tutto questo e' stato il risultato della partecipazione disastrosa dello Stato in Alitalia. Il presidente Marrazzo si vuole sostituire allo Stato? Per fare che, continuare il disastro? Ci permettiamo un consiglio: pensi al piano sanitario, a quello dei rifiuti e dei trasporti e predisponga un piano di riconversione degli "esuberi". Al termine della legislatura manca solo un anno e mezzo! Lavavetri e Sindaci/sceriffo. Per il Tar non si ha diritto a contestarli Intervento della Senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico Il TAR Toscana ha emesso la sentenza nel "caso lavavetri" (1), dichiarando il ricorso inammissibile perche' l'attivita' di lavavetri non e' "giuridicamente riconosciuta". La vicenda. Il 25 agosto 2007 il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, emetteva una ordinanza con cui creava un nuovo reato: "fare il lavavetri". Una ordinanza illegale e illegittima, contro cui ho iniziato un giudizio innanzi al Tar perche' ne dichiarasse l'illegittimita'. Il giorno prima dell'udienza, dopo esser stato "cassato" dalla Procura della Repubblica che archivio' tutti i procedimenti in corso, il Sindaco sostitui' l'ordinanza con una seconda in cui, eliminato il "reato di lavavetri", vietava a chiunque "nelle strade cittadine e agli incroci semaforici, di avvicinarsi agli automobilisti, durante talune fasi della circolazione per offrire attivita' di pulizia vetri o fari dell'automezzo e aspettarsi, in conseguenza l'elargizione di danaro". Anche contro questa ordinanza e' stato fatto ricorso avanti al TAR. Il motivo del ricorso era per la tutela del principio di legalita': un Sindaco non puo' creare norme penali, ne' attribuirsi poteri che non gli appartengono. Non puo' -in pratica- giocare a fare lo sceriffo in barba alla legalita' e ai poteri che la legge gli conferisce: oggi sono illegali i lavavetri, domani i matrimoni con gli extracomunitari, e dopodomani? La sentenza del Tar Toscana lascia allibiti. Il Tribunale dichiara inammissibile il ricorso poiche' non esiste "il lavoro" di lavavetri. Le motivazioni sono a dir poco inverosimili: 1 - il Tribunale nega che esista il lavoro di lavavetri e dunque, non essendo una "attivita' lavorativa giuridicamente riconosciuta", nessuno puo' agire in giudizio contro l'ordinanza fiorentina. Ma non e' proprio cosi', in Italia -almeno cosi' dovrebbe essere- tutto cio' che non e' vietato dalla legge e' consentito. Dunque poiche' nessuna legge vieta di svolgere il lavoro di lavavetri, tale attivita' e' legittima. Del resto lo stesso regolamento comunale di Firenze prevedeva che i lavavetri per esercitare il loro mestiere dovessero chiedere una autorizzazione (autorizzazione da me richiesta e negata poiche' non "prevista nelle linee programmatiche adottate attualmente dall'Amministrazione Comunale"). 2 - Il TAR spiega che fare il lavavetri non e' un lavoro poiche' i lavavetri non hanno un tariffario. Si legge nella sentenza: "Tale non riconducibilita' (ad una attivita' lavorativa) e' comprovata anche dal fatto che alla pulitura del parabrezza o dei fari, da parte del cosiddetto "lavavetri" non consegue un obbligo di corrispettivo di danaro da parte dell'automobilista e, comunque, quand'anche questi elargisca una somma di danaro per tale pulizia, detta somma riveste mero carattere di liberalita' non sussistendo, peraltro, al riguardo alcun tariffario". 3 - Infine, spiega il Tar, che bisogno c'e' dei lavavetri quando esistono gli autolavaggi? Letteralmente si legge: "Del resto, esistono apposite strutture (garage, stazioni di servizio, ecc.) debitamente autorizzate al lavaggio di automezzi". Lavare un intero veicolo e' un lavoro, lavarne una parte no. Mah! Questa sentenza, purtroppo, si inserisce armonicamente in un trend iniziato dal Sindaco di Firenze: un Comune si puo' sottrarre ai principi di legalita' e certezza della pena che sono alla base dell'ordinamento italiano, usando poteri di polizia. Trend poi proseguito da altri Sindaci, fino a diventare obiettivo dell'attuale Governo, al fine di regolamentare situazioni di disagio sociale con metodi sproporzionati e inutili. La sentenza, infine non fa vincere il Sindaco di Firenze sconfiggendo me, ma crea solo uno sconfitto: lo Stato di diritto. Sto valutando coi miei legali se ricorrere al Consiglio di Stato. (1) Qui la sentenza: http://www.aduc.it/dyn/documenti/20080905-sentenzaTarToscana.doc Qui tutti i comunicati sull'argomento: http://www.aduc.it/dyn/ricerca/?ricerca=lavavetri&tipo=comu Parcheggio del Pincio. Lettera di Mastrantoni ad Alemanno Roma, 5 Settembre 2008. Sulla questione "parcheggio del Pincio si', parcheggio no", il segretario dell'Aduc, Primo Mastrantoni, ha inviato una lettera al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Ecco il testo. Signor Sindaco, il parcheggio sotterraneo del Pincio rischia di fare la fine di quello sulla teca dell'Ara Pacis: dieci anni per completarla e 14 milioni di euro spesi, il doppio del tempo e del costo previsti e una incredibile leggerezza nell'individuare il sito che una analisi dell'area in questione (storica, archeologica, geologica e geotecnica) poteva evitare. Un monumento allo spreco e all'incapacita' di comprendere il senso della Roma barocca e della sua unicita' e dell'importanza e grandiosita' del mausoleo di Augusto. Si rischia di fare il bis. E' vitale considerare l'area in questione in tutti i suoi aspetti. Non solo, quindi, il Pincio e la sottostante piazza del Popolo, ma anche la porta Flaminia, piazzale Flaminio, via Flaminia, le mura Aureliane, il Muro Torto, villa Borghese, le stazioni della metropolitana e della ferrovia Roma-Viterbo, il parcheggio di villa Borghese, tutti concentrati in poche decine di metri. Il quadro e' grandioso, del pari deve essere l'intervento. Solo in un quadro unitario di valorizzazione e sistemazione dell'insieme descritto si puo' pensare al "parcheggio del Pincio". Altrimenti ci si limitera' ad una accomodatura, un infelice intervento di rattoppo, un imbruttimento di un'area che ha bisogno di ben piu' profondi "respiri" urbanistici. Petrolio, benzina e gossip Ecco la vignetta di Joshua Held http://www.aduc.it/dyn/vignetta/vignetta_base.php?id=231968 Aumenti Tim-Vodafone. Autorita' inefficaci, al cittadino non rimane che farsi giustizia da solo Si preannuncia il solito delirio che avra' come vittima, come spesso accade, i consumatori. Agcom e Antitrust nei giorni scorsi avevano avviato 'indagini' per verificare se gli aumenti comunicati tramite sms dai gestori mobili Tim-Telecom Italia e Vodafone fossero regolari. Avevamo auspicato ue prima che l'immagine dei prodotti italiani sia legata alla contraffazione e alla adulterazione. A sostegno della nostra richiesta era intervenuta la senatrice Donatella Poretti con una interrogazione nella quale sollecitava il piano sanitario di controllo chiesto da noi. (2) (1) http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=229836 (2) http://www.aduc.it/dyn/parlamento/docu.php?id=230423 Alitalia e Regione Lazio. La sberla a Marrazzo Sulla partecipazione della Regione Lazio alla cordata per il "salvataggio" di Alitalia si e' espresso l'amministratore delegato di banca Intesa, Corrado Passera, che ha dichiarato 'non e' previsto l'ingresso di entita' non private', che equivale a un no secco alle avance fatte dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, il quale si era speso nei giorni scorsi per una partecipazione azionaria dell'ente locale. Che dire? Un sberla al governatore laziale. Urgono alcune considerazioni. Perche' il presidente Marrazzo prima di fare una proposta del genere e convocare un Consiglio regionale sull'argomento, non si e' fatto un giro di telefonate? A cosa sono servite le dichiarazioni e i solenni impegni quando le possibilta' di una tale operazione appariva agli occhi di tutti come non poco probabile ma impossibile? Farsi sbattere la porta in faccia non e' il massimo dei po dimenticati. Per finire, in mezzo all'asfalto dissestato c'e' una fontanella che, seppur da ammirare perche' raro esempio di servizio pubblico idrico in una citta' molto avara da questo punto di vista, butta acqua in continuazione, cioe' non c'e' un sistema di apertura e chiusura per l'erogazione dell'acqua, ma un gettito permanente di acqua potabile che e' un monumento allo spreco idrico. Acqua che, grazie all'asfalto deformato di cui sopra, si deposita in grandi pozze che spesso, per transitare, possono solo essere guadate... guadare una pozza di acqua potabile non e' il massimo in un'amministrazione che fa del risparmio idrico uno dei propri fiori all'occhiello. Anche su questo degrado di piazza della Vittoria chiediamo spiegazioni e interventi, altrimenti saremo costretti a ricorrere alla magistratura, sperando di mandare in galera i responsabili. Alitalia. Sindacati, che disastro! Fino a qualche giorno fa sollecitavano "l'etica industriale", volevano "verificare il piano industriale", minacciavano "una reazione durissima". Oggi si atteggiano a salvatori della Patria. Firmiamo per salvare l'Alitalia, dicono, invece vanno a Canossa con il capo cosparso di cenere e battendosi il petto, come avevamo previsto (1). Dopo essere stati una delle cause del declino dell'Alitalia, supportando rivendicazioni che hanno contribuito a collocare fuori mercato la "compagnia nazionale", ora tentano di salvare capra e cavoli, accettando le imposizioni (per il bene della Patria, ovviamente!) e ponendo condizioni fuori mercato, della serie: il lock-up deve essere un vincolo contrattuale (e che vuol dire? semmai dovrebbe essere una condizione posta dal Governo!) e chiedendo di essere coinvolti, insieme agli enti locali, nella gestione della Nuova Alitalia (esattamente e' quello che hanno fatto da decenni, con i risultati noti). Vero e' che se non facessero un po' di manfrina perderebbero tanti iscritti, ma se errare e' umano perseverare e' diabolico, intendendo diabolico come la conservazione di se stessi. (1) http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=231456 Prostituzione. Non e' con l'ipocrisia che si risolvono i problemi. No alla spazzatura sotto il tappeto Intervento della senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico Punire e fare la faccia feroce con le prostitute di strada non è la soluzione per risolvere il fenomeno della prostituzione. Occorre intervenire prevedendo regole che integrino nel tessuto sociale e lavorativo chi sceglie di prostituirsi per mestiere. Cosi' l'ho gia' previsto in un disegno di legge presentato col sen. Marco Perduca (1), rifacendomi a quanto accade da anni in altri Paesi europei, con risultati concreti contro quelle criminalità efferate che nel nostro Paese godono (e continueranno a godere, secondo il Ddl del Governo) di impunità di fatto. La soluzione del Governo e' tipica di chi vuol nascondere la spazzatura sotto il tappeto. La prostituta/spazzatura -non interessa se per scelta o perché schiava- se é chiusa in casa non crea problemi, poco importano la sua condizione igienico-sanitarie, i suoi diritti e le sue tutele, basta non vedere. La mancanza di regolamentazione giuridica e fiscale equivale anche a nessuna tutela previdenziale e lavorativa, anche per chi esercitera' questo mestiere in una casa di propria proprieta'. Mentre non si capisce perché affittare una casa a chi si prostituisce per mestiere, debba comportare il rischio di favoreggiamento. La pezza sembra proprio non sia meglio del buco! Quando il ddl del Governo arriverà in Parlamento darò battaglia in questo senso, proponendo soluzioni adeguate e di respiro europeo. Solo una regolamentazione potra' separare la prostituzione coatta e minorile da quella volontaria, fornendo tutele e diritti e garantendo un efficace contrasto a quella criminalita' nazionale e internazionale che sullo sfruttamento e riduzione in schiavitu' di chi si prostuisce, realizza oggi floridi guadagni. (1) http://www.aduc.it/dyn/parlamento/arti.php?id=227244 Alitalia. I finti padroni privati vanno penalizzati col non-uso: viaggiatori, non volate Alitalia! E come potevamo noi pensare che non ci fosse l'inghippo, dietro tanta foga nel gridare no a Marrazzo, l'ambizioso presidente della regione Lazio che voleva buttarsi nel business della 'nuova Alitalia'? Respinto sdegnosamente dai grandi soci privati al grido "non passa il socio pubblico"..... l'inghippo infatti c'e'. In modo diretto o indiretto nella Cai, la societa' che sotto la supervisione di Banca Intesa e del Governo avra' in dote le parti buone della disastrata Alitalia, ci sono enti locali abruzzesi, toscani e liguri. Tra i soci della Cai figura anche la Finanziaria di partecipazioni e investimenti, controllata dalla Salt di Marcellino Gavio, quello delle autostrade, ma che vanta tra i soci anche camere di commercio, comuni e province abruzzesi e pure la camera di commercio di Roma. Nel capitale della Salt, che ha in pancia l'autostrada Sestri-Livorno, troviamo la finanziaria del comune di Lucca, una sorta di Iri denominata pomposamente Lucca Holding che si autodefinisce "strumento cardine attraverso il quale il Comune di Lucca realizza la sua attivita' di controllo e di indirizzo strategico nei confronti delle societa' controllate e/o partecipate". Nel capitale di Salt, poi, ci sono il Comune e la Provincia di La Spezia, le camere di commercio di Lucca, Genova e La Spezia. Che l'operazione "salviamo l'Alitalia" fosse una mezza porcheria, dove al grido "non passa lo straniero" si giustificano le peggio cose, lo avevamo denunciato, come avevamo denunciato l'interventismo del presidente Marrazzo. Ma la continua menzogna e' un insulto non piu' tollerabile. A ristabilire un minimo di regole potrebbe pensarci l'Ue. Noi speriamo che a punire l'arroganza della politica e la cecita' dei sindacati sia il non-volo dei consumatori-contribuenti italiani che hanno pagato e pagheranno i costi di un'operazione inutile per il trasporto pubblico italiano, utile solo alla facciata 'italica' sventolata da chi ha obiettivi non sempre nobili. Pincio e galoppatoio. I parcheggi della discordia Archiviato, per ora, il parcheggio del Pincio, si parla dell'ampliamento dell'attuale parcheggio di villa Borghese (Galoppatoio). Vorremmo ricordare che un progetto di ampliamento di questo parcheggio gia' c'e': 200 posti in piu', aree destinate ai pullman e agli autobus del Comune. La discussione sa molto del provincialismo che alberga nelle menti di chi pensa a soluzioni solitarie senza considerare il complesso della struttura urbanistica in cui si agisce. E' vitale considerare l'area in questione in tutti i suoi aspetti. Non solo, quindi, il Pincio e la sottostante piazza del Popolo, ma anche la porta Flaminia, piazzale Flaminio, via Flaminia, le mura Aureliane, il Muro Torto, villa Borghese, le stazioni della metropolitana e della ferrovia Roma-Viterbo, il parcheggio di villa Borghese (Galoppatoio), tutti concentrati in poche decine di metri. L'insieme e' grandioso, del pari deve essere l'intervento. Solo in un quadro unitario di valorizzazione e sistemazione dell'insieme descritto si poteva considerare il "parcheggio del Pincio". Pensare solo ad un ampliamento di un parcheggio esistente (Galoppatoio) significa limitarsi ad una accomodatura di un'area che ha bisogno di ben piu' profondi "respiri" urbanistici. Aduc – Osservatorio Firenze. Un altro, ulteriore ed eterno scandalo: piazza San Marco. Degrado e pericolo "Aduc – Osservatorio Firenze" continua il suo viaggio nelle brutture che gli amministratori consentono in questa citta'. Oggi e' la volta di piazza San Marco. Importante perche' sede dell'omonima chiesa e museo, della segreteria dell'Universita' e prospiciente la galleria del David di via Ricasoli, una delle maggiori attrazioni artistico-turistiche della citta' e d'Italia. Questa piazza e' in degrado per il manto stradale e per il giardino. Per fortuna i pochi esercizi commerciali che vi si affacciano sono molto discreti e consentono di non dover usare aggettivi superlativi per le sue condizioni. Ma l'impatto e la vivibilita' sono terribili. Il manto e' tutto un dissesto con toppe messe a caso su un pavimento a mattonelle grandi dissestate e fuori posto, che rendono pericoloso anche l'attraversamento pedonale e ciclistico, con molto probabili inciampi e relativi capitomboli. Automobili parcheggiate in modo selvaggio, davanti alla chiesa (dove mai si e' visto un verbale dei vigili sui relativi cruscotti, quasi fosse una sorta di zona franca per piu' o meno tacito accordo fra i frequentatori abituali del chiosco e le autorita'), e nelle fermate degli autobus. Un semaforo con tempistiche sballate che penalizzano e intasano inutilmente il passaggio pedonale. Il clou e' il cosiddetto giardino e relative aiuole. Letamaio dissestato che ha gia' subito recenti interventi con tanto di presenzialismo dell'assessore comunale all'Ambiente Claudio Del Lungo, con garanzie di interventi sul verde, poi effettuati ma sbagliati e abbandonati a se stessi e, sopratutto, all'inevitabile degrado che deriva dalla presenza di centinaia di piccioni e frequentatori (molto occasionali perche' e' alto il turismo di passaggio) che, in presenza di degrado, non sono molto invitati ad esser ligi. Pensare che piazza San Marco e' una delle "porte" verso il centro storico (la vicina via della Dogana e' parcheggio temporaneo di torpedoni i cui turisti transitano tutti da questa piazza), meta turistica del rosso bus a due piani che scorazza i turisti per le zone importanti, fa venire l'angoscia di vivere in una citta' in cui si ha l'impressione che gli amministratori non la amino e, soprattutto, non la vivano. Chiediamo chiarimenti e interventi urgenti, altrimenti ci rivolgeremo alla magistratura. Immigrazione e discriminazione razziale. 'CheBanca!' e' razzista e illegale perche' non vende i propri prodotti agli extracomunitari "Siamo spiacenti, ma non vendiamo prodotti agli extracomunitari, nemmeno se residenti in Italia da lungo tempo". Sono piu' o meno queste le parole con cui un consumatore che si e' rivolto poi all'Aduc si e' visto respingere la propria richiesta di acquisto di un prodotto finanziario commercializzato da CheBanca! Il nostro consumatore, extracomunitario che vive da tempo in Italia, e' coniugato con cittadino italiano e lavora qui' da due anni; allettato da questo prodotto invia online -come richiesto- tutta la documentazione necessaria, ma si vede negare il prodotto. Chiede spiegazioni e riceve la seguente mail: “Buongiorno Signor xxx xxxxx, Desideriamo informarLa che CheBanca! non sottoscrive i propri prodotti per persone extracomunitarie, indipendentemente dagli anni di residenza in Italia. In futuro potrà capitare che questa indicazione verrà ampliata anche a cittadini extracomunitari. Restiamo a disposizione, Cordiali saluti Luca Vaccari, Servizio Clienti CheBanca!" Un po' increduli, benche' il consumatore non avesse alcun motivo per raccontarci fandonie, ci interessiamo direttamente della vicenda chiamando il call center di CheBanca!. L'operatore “si occupa personalmente” della nostra richiesta, e dopo qualche minuto di attesa ed essersi confrontato con i propri responsabili, ci comunica che e' effettivamente cosi': CheBanca! vende i propri prodotti solo a cittadini italiani o a cittadini comunitari che vivano in Italia da almeno tre anni; in ogni caso, non vende mai prodotti agli extracomunitari! E' tutto scritto in una circolare interna della banca, che non puo' assolutamente inviarci. Il comportamento di questo istituto di credito e' grave e illegale. Secondo la legge italiana chiunque "[...] si rifiuti di fornire beni o servizi offerti al pubblico ad uno straniero soltanto a causa della sua condizione di straniero o di appartenente ad una determinata razza, religione, etnia o nazionalità" compie un atto di discriminazione razziale (art. 43 del testo unico in materia di immigrazione d.lgs. 286 del 1998). Il nostro consumatore, e chiunque si venga a trovare in situazioni simili, puo' rivolgersi al giudice del luogo in cui vive e proporre, anche personalmente senza bisogno di un legale, una azione civile contro la discriminazione, con la quale chiedere al giudice la cessazione del comportamento discriminatorio ed il risarcimento del danno. In caso di condanna da parte del giudice –inoltre- l'impresa che si e' resa colpevole di comportamenti discriminatori, qualora abbia ricevuto benefici e agevolazioni economiche o fiscali da parte dello Stato o delle regioni, se li vedra' revocare d'ufficio, cosi' come verranno revocati eventuali contratti di appalto attinenti all'esecuzione di opere pubbliche, di servizi o di forniture. Nei casi piu' gravi l'amministrazione puo' anche disporre l'esclusione del responsabile per due anni da qualsiasi ulteriore concessione di agevolazioni finanziarie o creditizie, ovvero da qualsiasi appalto. E' proprio il caso di dirlo: Che Banca! Alitalia. Redde rationem Redde rationem per Alitalia. Potremmo citare il versetto del Vangelo: rendimi conto della tua amministrazione, perche' non potrai piu' amministrare. Un dramma per il personale, certo. Nel 2001 dicevamo che l'Alitalia correva verso il precipizio, ora il baratro e' arrivato. Di chi la colpa? Non certo degli utenti che hanno continuato a pagare biglietti carissimi per tratte monopolistiche, ma di partiti e sindacati, ognuno interessato a coltivare il proprio orticello, fregandosene del campo (Alitalia) che andava in malora. Chi si preoccupava dei 19 anni, su 20, di bilancio in rosso? Nessuno, o meglio qualche sfigata associazione di consumatori. Chi elargiva allegramente soldi pubblici (5 miliardi e 187 milioni di euro in 10 anni) per turare le falle della "nostra compagnia di bandiera"? I partiti e relativi governi, da Prodi a Berlusconi (1). Il bello, o brutto, e' che oggi gli stessi partiti e sindacati, responsabili del disastro, si atteggiano a salvatori della patria, dicono: vogliamo salvare la "nostra compagnia di bandiera", vogliamo salvare l'italianita' di l'Alitalia (ci ricorda Antonio Fazio, gia' governatore della Banca d'Italia, che voleva salvare l'italianita' delle banche), vogliamo salvare 20mila posti di lavoro! Ora, o si mangia la minestra o ci si butta dalla finestra. Il bello, o brutto, e' che nessuno straccia tessere, di partito e sindacato, e manda al quel paese i propri dirigenti. Cosi' e'. (1) http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=225183 Le tempere che usano i bambini sono velenose? Chiarimenti al ministero e interrogazione Le tempere per dita a uso infantile continuano a mostrare pecche, sia nella loro composizione sia come etichettatura. Il laboratorio cantonale di Basilea (Svizzera) ha condotto un test su 15 confezioni, di cui 9 insieme al laboratorio del Cantone di Argovia (1) Risultato: il 60% non ha superato il test. E' vero che c'e' un miglioramento rispetto al 2005 e al 2006 quando le inadempienze furono del 93% e 88%, ma Basilea ha deciso che la situazione impone di ripetere il test anche l'anno prossimo. Questa volta le critiche riguardano la scarsa informazione sulle sostanze usate per conservare il prodotto e su quelle "amare" che dovrebbero scoraggiare i bambini dal leccarsi le dita. In piu', sono stati esaminati due altri gruppi di sostanze non adatte ai giocattoli: gli ftalati (presenti al limite massimo in due set) e le nitrosamine (oltre il massimo consentito in tre campioni). Abbiamo quindi posto il problema al nostro ministero del Welfare (in cui e' inglobato il Dipartimento della Salute) perche' ci chiarisca la situazione italiana. Nei prossimi giorni la sen. Donatella Poretti presentera' un'interrogazione in merito. (1) http://www.nzz.ch/nachrichten/panorama/basel_kantonslabor_fingerbarben_1.828342.html Privatizzazione alitaliana Ecco la vignetta di Joshua Held http://www.aduc.it/dyn/vignetta/vignetta_base.php?id=232597 Contraffazione alimentare. Perche' il ministro Zaia sbaglia. Alcuni consigli L'attivita' del ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, per cercare di contrastare la contraffazione alimentare e per cercare di abbassare i prezzi dei prodotti al dettaglio, e' notevole e, caso per caso, criticabile o accettabile (1). E' di oggi, sul Quotidiano Nazionale, un'intervista del nostro ministro dove, a precisa domanda del giornalista sul rischio di frodi alimentari, Zaia dice "esistono casi.... dove si contrabbandano alimenti contraffatti o avariati come il formaggio. Ma qui siano di fronte a comportamenti da Codice Penale. E contro chi attenta alla salute pubblica servono sanzioni molto piu' severe". E' cosi' il nostro ministro ha risolto il problema delle contraffazioni: sanzioni molto piu' severe! Sai quanto si spaventeranno i delinquenti che immettono sul mercato prodotti contraffatti... quasi come i narcotrafficanti che di penne severissime ne hanno a disposizione ovunque nel mondo e continuano a inondare ovunque con le loro merci illegali. Quello che dice Zaia e' preoccupante, perche' significa che nel nostro Governo non ci sono politiche per contrastare un fenomeno in forte ascesa come la contraffazione alimentare. I Nas dei Carabinieri e le altre autorita' di polizia preposte sono quindi l'unico riferimento e, siccome il Governo ha anche tagliato loro i fondi, oltre quello che gia' fanno ci sembra molto difficile che possano andare. La giustizia, che dovrebbe essere l'altro punto cardine delle politiche di Zaia, e' quella che e', civile e penale, per cui i delinquenti, ammesso che le varie autorita' di polizia li pizzichino, sara' altrettanto difficile che riescano ad ottenere una condanna equa in tempo utile. Quello che manca, nelle parole e nella politica del Governo, e' l'unica cosa possibile contro la contraffazione: mercato, informazione e prevenzione. Mercato. Ridurre la fiscalita' e semplificare produzione e commercializzazione, si' da far crollare i prezzi, favorire maggiore offerta e rendere poco invitante il business clandestino. Informazione. Campagne per sfavorire l'acquisto di prodotti di dubbia provenienza anche se presumibilmente interessanti nel prezzo. Campagne che in parte gia' vengono fatte con la promozione del 'made in Italy' ma che, evidentemente, visto che il mercato delle contraffazioni ha sempre un maggiore seguito, non e' sufficiente e, probabilmente, non basta che siano basate sull'italianita' nel prodotto. Dovrebbero anche concentrarsi sulle caratteristiche degli stessi perche' i consumatori siano in grado da se stessi di fare scelte salubri e oculate. Prevenzione. Difficile migliorarla quando le autorita' preposte sono a confrontarsi coi tagli economici che il Governo ha messo in atto. Ma, pur in questa difficolta', siamo sicuri che, nella suddivisione delle specifiche autorita' di polizia, le suddivisioni di competenze siano all'altezza della situazione o continuino a seguire schemi di quando questi problemi erano marginali? Del resto, l'invasione dei prodotti a basso costo dai mercati asiatici e' fenomeno abbastanza recente e lo stesso ministro Zaia ha piu' volte fatto notare che la possibilita' che vengano usati per le coltivazioni prodotti da noi vietati perche' pericolosi, e' molto alta. Ci domandiamo se le suddivisioni degli organici e delle competenze siano all'altezza di questa nuova situazione. Non ci sembra. Questi sono alcuni modesti consigli che offriamo sul piatto al ministro delle Politiche Agricole, perche' ne faccia tesoro. Per far fronte ai problemi, crediamo sia sbagliato mostrare solo la mascella dura della legge come fa lui. (1) http://www.aduc.it/dyn/ricerca/?ricerca=zaia&tipo=comu Gli inutili salvataggi di Volare e Alitalia: costi per i consumatori, benefici privati non sempre leciti Un salvataggio in piccolo, analogo a quello di Alitalia, ci fu nel 2004, quando il Governo di centro-destra evito' il fallimento della compagnia aerea Volare Web, facendo perdere soldi e tempo a migliaia di viaggiatori (che avevano gia' acquistato i biglietti e che non sono mai stati rimborsati). La giustificazione fu: dobbiamo tutelare l'occupazione. Successivamente, con una procedura non regolare, come gia' ha stabilito il Consiglio di Stato, Volare fu ceduta ad Alitalia. Ora un'inchiesta della magistratura di Busto Arsizio svela che la vendita fu anche 'viziata' di aspetti penalmente rilevanti: un accordo corruttivo finalizzato a favorire Alitalia nell'acquisto rispetto alle altre compagnie pretendenti, essenzialmente AirOne. La procura ritiene di avere le prove della corruzione che coinvolse ex dirigenti di Volare e il commissario straordinario nominato dal governo (quest'ultimo avrebbe favorito Alitalia in cambio di finanziamenti alle proprie imprese... attento Fantozzi...). Interessi non leciti di imprenditori entrarono in ballo in un salvataggio che costo' ai consumatori, senza un effettivo risanamento: servi' solo a portare nella pancia della gia' decotta Alitalia una compagnia agonizzante. Succede. In nome di nobili fini si producono le peggiori disgrazie. Cosi' in nome della tutela dei posti di lavoro o dell'italianita' di un'azienda, si mettono in pratica salvataggi che finiscono per favorire interessi privati non sempre leciti, pagati dai contribuenti. Purtroppo tutti ingredienti, imprenditori coinvolti in un'avventura 'aerea' per avere tornaconti in altri ambiti, ampiamente presenti nella gestione del caso Alitalia. Zecche sui treni. Colpa di cani e gatti? Come nascondere le proprie inefficienze prendendosela coi piu' deboli L'amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, per cercare di giustificare che diversi convogli sono infestati dalle zecche, non ha trovato di meglio che giustificare col fatto che dipenderebbe dal trasporto di cani e gatti nei vagoni dei passeggeri. E per questo ha ipotizzato il divieto assoluto del trasporto di questi animali, vagoni speciali per la tradotta o vaccinazione ad hoc. A parte l'ignoranza dell'ad Moretti, che non sa che certe vaccinazioni per i cani e gatti sono gia' obbligatorie, che questi animali prendano il treno o meno (ovviamente stiamo parlando di quelli legali e registrati e non di quelli non-registrati), per cui basterebbe che i suoi dipendenti applicassero la legge... il capo di Trenitalia non sa di cosa parla, cioe' parla a vanvera. Se il problema dell'infestazione dei treni fosse la presenza di cani e gatti (che non ci sembrano poi cosi' tanti....), altrettanti e molto piu' gravi problemi di infezioni li avrebbero le milioni di famiglie italiane che hanno in casa un animale domestico. Ma non ci sembra che il problema sussista, anzi, sembra proprio che chi abbia in casa un animale domestico e' a rischio inferiore di infezioni rispetto alla media. E' evidente che Mauro Moretti, non sapendo che dire, rispetto ai buchi della propria organizzazione in fatto di igiene, spara a vanvera, cercando di fare effetto su un immaginario collettivo che probabilmente appartiene alla sua mentalita' animal-fobica, ma che per fortuna la stragrande maggioranza degli italiani sa essere tutta sua e non la realta' del loro quotidiano. Moretti, pulisca le carrozze per bene, licenzi quelle aziende che lo fanno male e pensi a far funzionare un sistema ferroviario che corre seri pericoli di sopravvivenza. Certo c'e' sempre il metodo Alitalia che tutto lava, ma attenzione alle apparenze... e alle zecche. Prostituzione e nuova legge. Il Governo alfiere dell'ìpocrisia e delle non-soluzioni Intervento della senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico Fa effetto sentire il ministro della Pari Opportunita', Mara Carfagna, che, nel presentare il ddl approvato dal Governo per contrastare la prostituzione, dice "Mi fa orrore, non comprendo chi vende il proprio corpo...". Fa effetto perche' proviene da una persona che e' stata nel mondo dello spettacolo (e non mi sembra abbia fatto opera di pentimento), dove il proprio corpo viene venduto come base dell'offerta. Non si tratta certamente di una vendita per rapporti sessuali, ma che questa vendita poi possa ispirare sessualita'... negarlo e' bendarsi gli occhi, ipocrisia. La medesima che ammanta tutto il disegno di legge, dove l'operazione base e' nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Le prostitute vengono lasciate a se stesse, colpendo solo il mercato che si manifesta agli occhi dei benpensanti di passaggio. Benpensanti che come il presidente della commissione giustizia del Senato, Filippo Berselli, non negano di essere stati svezzati al sesso dal rapporto meretricio (chissa' se per strada o in una casa chiusa...). E' l'Italia dei quaquaraqua che si ritrova in questo disegno di legge, con le solite vittime, cioe' i piu' deboli, quelli che non devono esistere per la legge e se esistono per l'umaninta', e' bene che vivano nella penombra, senza diritti da affermare e rivendicare, senza protezione che non l'istinto di sopravvivenza, istinti contro il quale il potere, se violi la legge e sei ancora piu' debole, cioe' extracomunitaria, ti rispedisce nell'inferno da cui sei scappata invece che aiutarti a inserirti civilmente nella nostra societa'. Povera ministra Carfagna, che ho avuto occasione di difendere e apprezzare in altre situazioni (1), e' proprio finita nelle mani dei papponi dei tempi delle case chiuse. Per la prostituzione, invece, occorre intervenire prevedendo regole che integrino nel tessuto sociale e lavorativo chi sceglie di prostituirsi per mestiere. Cosi' l'ho gia' previsto in un disegno di legge presentato col sen. Marco Perduca (2), rifacendomi a quanto accade da anni in altri Paesi europei, con risultati concreti contro quelle criminalità efferate che nel nostro Paese godono (e continueranno a godere, secondo il Ddl del Governo) di impunità di fatto. La mancanza di regolamentazione giuridica e fiscale delle prostitute, equivale a nessuna tutela previdenziale e lavorativa, anche per chi esercitera' questo mestiere in una casa di propria proprieta'. Mentre non si capisce perché affittare una casa a chi si prostituisce per mestiere, proprio perche' il disegno di legge del Governo incentiva la prostituzione al chiuso, debba comportare il rischio di favoreggiamento. L'ipocrisia fa da padrona in tutti gli ambiti di questo ddl. Comunque, ci rivedremo in Parlamento, dove il mio impegno legalizzatorio e umanitario e' garantito. (1) http://blog.donatellaporetti.it/?s=carfagna (2) http://www.aduc.it/dyn/parlamento/arti.php?id=227244 Immigrati irregolari senza cure? Un pericolo sanitario per tutti. Interrogazione Quanto accaduto a Treviso nei giorni scorsi puo' apparire una routine della quotidianita', ma non lo e', perche' e' un precedente molto pericoloso per la salute di tutti coloro che abitano in Italia. Vediamo i fatti. Una ragazza ghanese di 20 anni, immigrata irregolare e senza fissa dimora, dopo un intervento abortivo in un ospedale pubblico, riconosciuta dai funzionari di polizia li' in servizio, e' stata arrestata per violazione della legge Bossi-Fini. Il provvedimento e' stato convalidato dalla magistratura, che ha emesso un ordine di allontanamento dal territorio italiano. Un pericolo: - perche' le donne immigrate irregolari abortiranno clandestinamente, con tutto cio' che comporta per la salute individuale e pubblica: le statistiche ufficiali non a caso ci indicano in aumento questo fenomeno rispetto ad un trend generale di diminuzione degli aborti clandestini e degli aborti in generale; - perche', per esempio, se un clandestino ha una malattia infettiva e non si cura per paura di essere espulso, prima o poi infettera' qualcuno anche non clandestino e non immigrato. Negli Usa, dove riguardo a leggi restrittive sull'immigrazione ne sanno e ne fanno molto piu' che da noi, e' vietato dalla legge l'ingresso dei funzionari dell'immigrazione negli ospedali. Vogliamo farci cosi' male solo per soddisfare i pruriti xenofobi di alcuni amministratori? Poniamo il quesito al ministero del Welfare, preannunciando che nei prossimi giorni la senatrice Donatella Poretti presentera' un'interrogazione in merito. Alitalia. Scioperi e blocchi a Fiumicino, e' contro gli utenti. Chiesto il risarcimento. Interrogazione parlamentare I blocchi all'aeroporto di Fiumicino del personale e i 40 voli cancellati sono contro gli utenti. Se i lavoratori del settore vogliono protestare lo facciano con i loro interlocutori, vale a dire governo e sindacati. Che c'azzeccano gli utenti? Questi lavoratori, sindacalizzati o meno, ritengono che prendendo per il collo l'utente riescono a ottenere soddisfazione alle loro richieste. A cosa servono queste manifestazioni di forza che provocano disservizi, soprattutto all'utente? Perche' contrapporre i diritti del cittadino-consumatore a quelli del cittadino-lavoratore? Abbiamo piu' volte fatto proposte per creare sinergie tra le rivendicazioni sindacali e il rispetto delle esigenze dell'utente. La risposta e' stata la riproposizione di metodi che risalgono ai primi del '900. Siamo stanchi di essere vessati. Chiediamo al ministro degli Interni, Roberto Maroni, di intervenire per individuare le responsabilita' penali del blocco di un servizio pubblico e alle compagnie aeree e alle societa' aeroportuali di accollare il costo del disservizio ai partecipanti ai blocchi e di riversarlo agli utenti danneggiati. Ad ognuno le proprie responsabilita'. Una interrogazione parlamentare in merito sta per essere presentata al ministro dell'Interno da parte della sen. Donatella Poretti, per far luce sulla responsabilita' della interruzione di servizio pubblico all'aeroporto di Fiumicino. Immigrazione e discriminazione razziale. CheBanca! fa marcia indietro dopo l'intervento dell'Aduc Grazie alla nostra denuncia (1), l'istituto di credito CheBanca! ha cambiato idea e dal 18 novembre consentira' anche agli stranieri extracomunitari di acquistare i propri prodotti, come ha dichiarato la stessa banca al quotidiano L'Unita' di oggi, giustificando la grave vicenda con "problemi logistici" che avrebbero impedito loro di contrarre con extracomunitari. Quali potrebbero essere questi problemi logistici? Si consideri che il prodotto richiesto era una banalissima carta di credito ricaricabile, denominata “Conto Tascabile”, utilizzabile solo nei limiti delle somme in essa caricate (2). Immaginiamo cosa serva per stipulare il contratto: - carta d'identita', codice fiscale, e, per stranieri, passaporto e permesso di soggiorno. L'identificazione dello straniero non puo' dunque essere un problema “logistico”, ne' ostacolare il contratto, considerato che chi ha carta d'identita' e permesso di soggiorno sia stato ampiamente controllato dalle Questure; documentazione finanziaria, come ad esempio dichiarazione dei redditi, buste paga ecc. Nessun pericolo economico per la banca dunque, tanto piu' che con questo tipo di prodotto non si puo' “andare in rosso”. Crediamo quindi che, resasi conto di essere stata smascherata nella sua politica commerciale razzista e illecita, CheBanca! ha fatto marcia indietro. Solo quattro giorni fa, al consumatore che si era rivolto all'Aduc e che ha dato il via alla nostra denuncia, con riferimento al diniego di contrarre con gli stranieri faceva sapere che: “In futuro potra' capitare che questa indicazione verra' ampliata anche a cittadini extracomunitari”. Un futuro condizionale che grazie alla nostra denuncia si e' subito realizzato. L'accaduto rimane comunque di estrema gravita': situazioni simili vanno combattute, rendendole note e ricorrendo alla tutela giudiziaria. Per questo motivo invitiamo chiunque a farci segnalazioni in merito. (1) http://www.aduc.it/dyn/immigrazione/comu.php?id=232590 (2) http://www.chebanca.it/CheBancaWeb/Active/allegati/Fogli-Informativi/conto-tascabile.pdf Alitalia e blocco dei voli. Chi paga i danni ai passeggeri? Interrogazione Intervento della Senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico I blocchi all'aeroporto di Fiumicino del personale e i 40 voli cancellati dello scorso 11 settembre sono contro gli utenti. Non sono certo questi ultimi gli interlocutori per i problemi occupazionali che gli attuali dipendenti hanno con la trasformazione dell'Alitalia, eppure, come puntualmente avviene in questo ambito, le vittime sul campo sono sempre gli utenti finali. Quanto accaduto lo scorso 11 settembre all'aeroporto di Fiumicino e' grave. L'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori) ha gia' chiesto per parte sua al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di intervenire. Per questo, con il senatore Marco Perduca, ho rivolto al ministro Maroni un'interrogazione per sapere se intenda adottare opportuni provvedimenti per far luce sull'interruzione di pubblico servizio verificatasi a Fiumicino l'11 settembre 2008, perche' chi ha ricevuto danni possa poi valersene. Qui il testo dell'interrogazione: http://www.aduc.it/dyn/parlamento/docu.php?id=232916 ------------------------------------------- LA PULCE NELL'ORECCHIO Articoli e riflessioni con il preciso scopo di mettere il dubbio -con l'informazione- sulla solidita' di diffuse certezze o distrazioni sui nostri consumi o sui servizi di cui usufruiamo di: Annapaola Laldi L'OCCHIO DEL PADRONE INGRASSA IL BUE … E (FORSE) DIMINUISCE LA BOLLETTA… In tempi di vacche magre, quali stiamo vivendo, posso comprendere benissimo che qualcuno non capisca immediatamente il significato del detto: "L'occhio del padrone ingrassa il bue"… Scherzi a parte, per capirlo anche ora basta sostituire il termine "bue" con "trattore", "autotreno", o piu' semplicemente "automobile", senza, e' ovvio, disdegnare le motociclette e le biciclette, insomma, ogni mezzo di trasporto (e/o di lavoro) che ha bisogno di essere tenuto in perfetta efficienza per svolgere bene la sua parte. Ma, appunto, suggerisce il vecchio adagio, chi ha l'interesse a mantenere il mezzo in perfetta efficienza, avendo occhio per i minimi segni di disagio o di cedimento del mezzo? Non certo una persona prezzolata, che puo' anche svolgere stancamente e ottusamente il suo lavoro, ma solo ed esclusivamente il proprietario che di quel mezzo ha davvero bisogno e vi ha investito sopra un certo capitale che deve almeno rientrare. Ma questo detto, in ultima analisi, puo' essere utilmente applicato anche in un modo piu' ampio, cioe' in ogni campo in cui si renda necessario un controllo attento della gestione delle nostre risorse. E' questo, per esempio, il caso dei consumi nelle utenze domestiche e personali (acqua, gas, luce, telefonia e quant'altro), di cui troppo spesso ci ricordiamo solo quando arrivano bollette esorbitanti, o ci sparisce d'un sol colpo il credito che pensavamo di avere ancora in abbondanza, che so, sulla scheda del cellulare, scoprendo con piu' o meno grande raccapriccio che siamo andati sotto di una bella cifra… Dal telefono … Personalmente, come ho gia' riferito in una mia noterella del 1.10.2006 (http://www.aduc.it/dyn/pulce/art/singolo.php?id=156057), cerco di seguire l'andamento della situazione, il che, in questi ultimi tempi, mi ha portato a rendermi conto, per esempio, che, nella mia economia, due gestori telefonici erano diventati di troppo. E cosi', nella noia del pomeriggio di ferragosto, ho tagliato la testa al toro (tanto per rimanere in sintonia col bue di cui sopra) e ho disdetto il secondo gestore che, conti alla mano, ormai mi costava quanto, se non piu', di Telecom. Devo precisare che, da quando, nell'ottobre 2000, feci il contratto col secondo gestore, non ho mai voluto sganciarmi da Telecom, perche' ritengo che, nel caso di un reale guasto sulla linea, solo questa compagnia possa intervenire come si deve. Ho quindi declinato sempre fermamente le offerte del secondo gestore di passare a prezzi stracciati esclusivamente ad esso, spengendo l'entusiasmo delle grida di giubilo che mi arrivavano dal call center: "Signora, ho il piacere di darLe una bella notizia: da oggi Le e' possibile disdire del tutto Telecom …". Anzi, devo dire che questa reiterata insistenza, ha contribuito ad accelerare la mia decisione di lasciarlo del tutto. Ma i motivi concreti, economici, gia' li avevo presenti. In primo luogo, la delusione, dopo appena due o tre mesi, di vedere inserito lo scatto alla risposta, la cui assenza era stata una delle molle dell'adesione al secondo gestore, e poi, specialmente dal 2007, l'aumento delle tariffe che, nel mio non vasto traffico telefonico, hanno raggiunto o superato quelle normali di Telecom. La quale, osservando bene la sua bolletta, ha un piccolo asso nella manica, che non avevo preso nella giusta considerazione: fornisce infatti gratuitamente mezz'ora di traffico interurbano e un'ora di traffico locale. Quando me ne sono resa conto, ho voluto provare, facendo alcune telefonate col 1033, e, nel lungo periodo (circa un anno) ho visto che per me era una soluzione buona. Premesso che, per fortuna, non ho mai subito prepotenze da nessuno dei due gestori (salvo un tentativo di Telecom di appiopparmi un servizio non richiesto fra il 1991 e il 1992, prontamente rintuzzato e non piu' replicato), devo dire che anche il distacco dal secondo gestore e' stato del tutto indolore. Avevo telefonato, il 15 agosto, per conoscere la prassi della disdetta e, superata la resistenza della signora all'altro capo del filo che chiaramente -e dal suo punto di vista anche giustamente- voleva trattenere la cliente, ho saputo che potevo effettuarla seduta stante e senza penali. Detto fatto. L'unico disguido, se cosi' si puo' dire, e' consistito nella mancanza dello sms di conferma della disdetta, che mi era stato annunciato, ragion per cui, dopo aver continuato a digitare per una quindicina di giorni il 1033, come suggeritomi, ho richiamato il servizio clienti e, poi, per ulteriore sicurezza, mi sono imbarcata nella ricerca, attraverso il 187, di una voce umana che mi rassicurasse sul fronte di Telecom. Non e' stato semplice ne' immediato, perche' le tante opzioni che ho scelto sono risultate risponditori automatici, finche', in un modo che non so riferire, sono approdata a un operatore in carne ed ossa che mi ha dato l'informazione chiave: fare il numero 800 254232 che fornisce (con risponditore automatico) il nome della compagnia che gestisce il servizio telefonico locale e interurbano del la nostra utenza. Di li' a un paio di giorni, ma si era gia' all'8 settembre, mi e' anche arrivata una lettera di Telecom (datata 19 agosto!), che mi dava conferma del mio -come dire?- ritorno all'ovile. …al gas… Quando scrissi la noterella dell'ottobre 2006, avevo nel mirino Toscanagas che anche nell'estate mandava bollette salate per consumi presunti troppo elevati. Alla lettera di protesta che inviai alla societa' in quel periodo non ho mai avuto risposta diretta. Tuttavia le cose si sono evolute nel senso da me auspicato, vale a dire e' stato finalmente attivato il servizio di autolettura del contatore che, dopo un inizio un po' traballante, adesso sembra funzionare bene. Infatti, nelle ultime due bollette ho pagato il consumo effettivo da me segnalato. Pero' in questa societa', che ha subito fra il 2006 e il 2007 una fusione con l'ENI (quella del canone a sei zampe) e ora si chiama Toscana Energia, c'e' ancora, come dire, qualcosa che non funziona a dovere. Me ne sono accorta il mese scorso, quando poco prima del fatidico ferragosto, mi e' tornata indietro una lettera che avevo inviato al suo indirizzo fiorentino diligentemente ricopiato dalle loro istruzioni. Si trattava della opposizione alla comunicazione dei miei dati personali di base ad altri gestori/venditori, che avevo inviato il 23 luglio. Sorvolando sul passo di lumaca della missiva che aveva coperto i circa 40 chilometri di distanza da Firenze a casa mia in almeno 19 giorni, quello che mi colpi' fu l'assenza di segnalazione del motivo per cui la lettera mi era tornata indietro: sull'etichetta regolamentare di "Poste italiane", debitamente siglata e datata (24 luglio 2008) dal portalettere, non vi era, infatti, alcuna casella barrata. L'indirizzo era esatto; perche', dunque, la lettera non era stata recapitata? Una telefonata a quell'indirizzo mi fece inciampare in un centralinista a dir poco maleducato (o semplicemente incavolato, non so) che mi forni' di malagrazia un numero diretto, a cui non rispose nessuno. Trovai maggiore gentilezza alle poste e potei raggiungere cosi' telefonicamente il numero dell'ufficio che smista la corrispondenza in quella parte della citta'. Fu una cosa anche simpatica. Mi rispose la responsabile che, mi disse, stava proprio per inforcare il suo motorino e andare a quel fatidico indirizzo di Toscana Energia per chiarire il problema che stava alla base della posta respinta al mittente. Se capii bene, a quell'indirizzo non accettavano la corrispondenza (non so per quale motivo), che, fino a una certa data del mese di luglio, era stata dirottata alla sede di Pistoia. Ma adesso era finito quel contratto e le poste avevano cominciato a recapitarla li' dov'era indirizzata, dovendola pero' ritornare al mittente per il permanere del rifiuto della societa' di accettarla. E si fosse trattato solo di lettere semplici come la mia! Il fatto grave era che c'erano di mezzo anche raccomandate e plichi che di sicuro contenevano nuovi contratti in abitazioni situate in stabili di nuova costruzione, che, per non so quali inghippi, non ritrovavano la strada del mittente e, a rigore, avrebbero dovuto essere mandati al macero. La signora mi chiese di avere pazienza e di richiamarla dopo ferragosto per avere informazioni certe. Che effettivamente ricevei, verso il 20 agosto, con la notizia che il problema era stato risolto e che, finalmente, l'indirizzo in questione avrebbe accettato la corrispondenza, assumendosi l'onere (bonta' loro! -ma questo lo dico io) di smistarla ai diversi uffici di Toscana Energia s.p.a., che e' una cosa, e Toscana Energia Clienti, che e', per carita', una cosa tutta diversa (ma perche' le loro complicazioni le devono pagare gli utenti? Boh!). E in effetti la lettera/opposizione rispedita, con annessa protesta per il disservizio precedente, dovrebbe essere arrivata a destinazione (quantomeno non mi e' tornata indietro). …alla luce Due righe sole per confermare che, per ora, continuo a non avere problemi col nuovo contatore elettronico. Ho verificato, e' vero, un certo rialzo del consumo a meta' estate, ma, prima di dare la colpa all'ENEL, ho voluto controllare se, per caso, il vecchio frigorifero (21 anni compiuti ad aprile!) non fosse in procinto di scioperare. Ho scoperto che era proprio cosi' e quindi, prima che mi piantasse brutalmente in asso, facendomi spendere inutilmente anche piu' soldi per la bolletta, l'ho sostituito approfittando della facilitazione fiscale prevista dalla finanziaria. Era proprio quello che ci voleva. Sulla lievitazione delle bollette, naturalmente a parita' di consumi, non posso dire niente, ma solo constatare che essa esiste e si rende ben percepibile di anno in anno. A quando, almeno, l'abolizione dell'IVA sull'imposta di consumo, sull'addizionale, eccetera? Togliere di mezzo questa mostruosita' sarebbe gia', oltre che logico e giusto, una discreta boccata d'ossigeno per gli utenti. (a cura di Annapaola Laldi) ------------------------------------------- MEDICARE? Politiche della salute. Informazione, dubbi sul mondo scientifico e sui problemi globali di: Giuseppe Parisi Giu' le mani dai bambini … cosa sara' la societa' del futuro?... "solo chi ha vissuto le multinazionali del farmaco dall'interno ne ha chiara l'inaudita potenza". (Loris Jacopo Bononi - Pfitzer Farmaceutica ) Giovane universitario, come tanti altri, ci spostavamo tra le corsie, osservavamo tanti pazienti, sovente con "altalene" che attraversavano la vita,una volta tra le corsie di Geriatria, e mezz'ora dopo nelle corsie di pediatria. Non era cosi' semplice respirarne l'enorme valenza che vibrava tra le cliniche dei piani differenti, almeno non tutti lo avvertivamo. Oggi alla luce di una differente esperienza, abbiamo compreso che la ricerca farmacologica in ambito pediatrico attuata dalle multinazionali, soffre soprattutto per la peculiarita' degli aspetti clinici pediatrici. In parole piu' semplici, se e' potenzialmente difficile "creare" e quindi investire capitale e risorse umane per elaborare un "formula chimica" e quindi il farmaco, lo e' molto di piu' se lo stesso deve essere creato per i bambini. E' semplicemente pura verita' che nell'oceanica farmacopea, solo meno del 30 % di tutti i farmaci e' sostanzialmente utile, il resto e' la risultanza di fenomeni di marketing che non hanno riscontro se non nella logica del business . In ambiti pediatrici, il distacco tra utilita' e marketing si fa piu' ampio. Una delle piu' importanti metodologie di marketing, messe in azione e gestite dalle multinazionali del farmaco, e' la messa in scena di "nuove patologie" che non hanno riscontri in un approccio razionale al paziente. Qualche settimana fa, mentre leggevo, sono traballato dalla sedia: l'EMEA -l'Agenzia di controllo europea sui farmaci– aveva approvato l'uso del Prozac per i bambini. Il Prozac, chiamato anche "pillola della felicita'", sostanzialmente e' una molecola chimica della famiglia degli antidepressivi. Negli ultimi 30 anni il consumo di queste molecole per la Felicita', non si e' centuplicato, bensi' milluplicato. Recentemente The Guardian, quotidiano severo e decisamente autonomo, asseriva che se si analizzassero le acque dell'acquedotto di Londra, nelle stesse acque che dissetano milioni di abitanti adulti e bambini, si scoprirebbe una quantita' industriale di molecole chimiche, tra le quali spiccherebbe per la maggior presenza il Prozac. Il segnale lanciato da The Guardian e' molto chiaro. Oggi, in Italia, il Prozac puo' essere prescritto anche ai bambini. Noi abbiamo deciso di parlarne con degli esperti, con qualificati professionisti riuniti in diversi ambiti e gruppi che fanno capo al portale http://www.giulemanidaibambini.org, che da anni seguono attentamente le vicende che, piu' che dell'incredibile, hanno sottostanti risvolti da film dell'horror. Abbiamo intervistato il dottor Luca Poma, giornalista scientifico, e portavoce dell'associazione "Giu' le mani dai bambini". D - Buon giorno, grazie per la sua disponibilita', ci vuole dire che cosa sta accadendo? R – esistono strategie per medicalizzare sempre piu' il disagio dei bambini, e questo lo troviamo inaccettabile. Gli interessi delle multinazionali del farmaco sono molto ben rappresentate, anche in Italia all'interno delle nostre istituzioni, la 'capacita' di fuoco' di queste aziende – attente innanzitutto ai profitti – e' davvero elevata. Come ebbe a dire Loris Jacopo Bononi, gia' elemento di punta della Pfitzer, "solo chi ha vissuto le multinazionali del farmaco dall'interno ne ha chiara l'inaudita potenza". Siamo comunque convinti che la partita vada giocata non tanto sul "vietare" qualcosa, quanto sull'informazione per una scelta consapevole. Il grande lavoro che stiamo facendo da quattro anni a questa parte e' quello di sensibilizzare le famiglie, informarle dei rischi di queste terapie a base di psicofarmaci, dell'inutilita' di strategie terapeutiche "tampone" che non risolvono nulla. Su questo piano siamo vincenti, la percezione del problema in Italia e' radicalmente cambiata nell'ultimo periodo, con buona pace del business di big pharma, il cui marketing sui bambini –su questi temi- sta trovando meno in Italia. Ma bisogna continuare, e tenere altissima la soglia di vigilanza sul problema. D – Alcuni dirigenti dell'Istituto Superiore di Sanita' sostengono nei convegni che in Italia si prescrivono molti meno psicofarmaci che in altri Paesi del mondo. E' vero? R - Non certo per merito loro, non solo, perlomeno. "Giu' le Mani dai Bambini" fa il suo ingresso sulla scena italiana quando l'ISS era prossimo a rendere disponibile il modulo di consenso informato che le famiglie devono firmare prima di poter somministrare lo psicofarmaco al proprio figlio: mancavano la meta' degli effetti collaterali "perche' –dicevano alcuni- e' inutile scrivere tutto, tanto la gente non legge". Incidentalmente, gli effetti avversi non segnalati erano i piu' gravi. Ebbene, dal momento che per stessa ammissione del'ISS quei documenti erano il frutto di un anno e mezzo di lavoro del loro staff, delle due l'una: o i funzionari sono corrotti, e non ho motivo di pensarlo, oppure –ed e' piu' probabile– sono cosi' appiattiti su certe posizioni da non rendersi neppure conto della direzione che rischia di prendere l'intera questione. Per questo ultimamente nell'ambiente accademico alcuni hanno preso a chiamarli "piccoli notai dell'Adhd": il loro interesse –questo perlomeno e' quello che traspare dalle azioni di diversi tra questi personaggi– e' quello di mantenere lo 'status quo' ed applicare alla prescrizione di psicofarmaci ai bambini quel grado di prudenza sufficiente a non rendersi ulteriormente attaccabili dall'opinione pubblica. D - Psicofarmaci solo nei casi estremi, e sotto stretto controllo medico? R - Queste sono chiacchiere, frasi fatte che abbiamo sentito mille volte, utili per la propaganda, per dipingersi come "accorti e prudenti". Il dirigente di un organismo sanitario di controllo mi ha confessato pochi giorni fa via e-mail di essere convinto che con le prescrizioni di psicofarmaci relativamente basse in Italia "si sta negando l'accesso agli psicofarmaci a bambini che ne trarrebbero giovamento". Quando sento queste cose inorridisco, come se lo psicofarmaco fosse la soluzione ideale per bambini con problemi del comportamento. D - l'Agenzia Italiana del Farmaco come si comporta? R - l'EMEA ovvero l'Agenzia Europea del Farmaco, che 'curiosamente' dipende dalla Direzione Generale Industria e non dalla dirigenza della Sanita', ha deliberato su richiesta della casa produttrice Ely Lilly la possibilita' di somministrare il Prozac a bambini di otto anni. Lasciamo per un istante da parte le valutazioni di merito afferenti la decisione di somministrare un potente psicofarmaco in cosi' tenera eta', e concentriamoci sulla reazione dell'AIFA. D – dottor Poma! per favore mi dica che sono confuso …. : l'Italia ha recepito questa raccomandazione? R - … di fronte alle proteste nostre e di altre ONG, i vari funzionari di ISS ed AIFA hanno alzato le braccia al Cielo…. dicendo che "trattandosi di una delibera Europea non si poteva fare nulla". Questo e' falso: il Codice Farmaceutico -che e' la legge dello Stato che regola i rapporti in tema di farmaci tra i produttori, tra l'Italia e l'Unione Europea- dice molto chiaramente all'articolo n. 43 che l'AIFA "in caso di rischio potenziale grave per la salute pubblica puo' non approvare il rapporto di valutazione sul farmaco, il riassunto delle caratteristiche del prodotto, l'etichettatura od il foglio illustrativo predisposti, comunicando la motivazione approfondita della propria posizione a tutti gli altri Stati membri interessati e all'industria richiedente", avviando di fatto un contenzioso o richiedendo comunque misure piu' restrittive. Noi abbiamo sollevato questo problema con l'AIFA, e non dico che loro non sono riusciti a far valere principi di maggiore prudenza: dico che neppure ci hanno provato! D – ma cosa mi dice dottor Poma? E' vergognoso! Non si puo' giocare con la vita degli altri, ancor piu' dei bambini! Quindi non ci hanno nemmeno provato??? Dottor Poma, lei sa bene che una recente revisione delle ricerche scientifiche sul Prozac ha provato che e' poco piu' efficace di una pillola di zucchero…. Come commenta questa notizia comparsa su prestigiose pubblicazioni scientifiche? R - Il Prozac e' stato definito da alcuni medici come una "fabbrica di malattie", tanti sono i potenziali effetti collaterali. Lo si assume, e poi si ha necessita' di altri medicinali per proteggere il fegato, perche' e' potenzialmente epatotossico, altri per il cuore, per evitare complicazioni cardio-circolatorie, altri per il problema dell'induzione al suicidio, etc. Come si possa autorizzare l'uso di una molecola del genere su un bambino di otto anni e' un mistero. D – si', e' un mistero che dovremmo farcelo spiegare dai nostri politici…. Adesso spostiamoci sulla iperattivita' dei bambini, la cosiddetta Adhd. E' una malattia? R - Che ce lo provino. Ad oggi nessun marcatore biologico dell'iperattivita' e' mai stato individuato, non esiste alcuna prova certa che l'essere distratti, agitati ed incontrollabili -in nessuna forma ed intensita'– sia una malattia di origine biologica. Tutti gli studi che tendevano a provare questa circostanza sono stati successivamente confutati per grave pregiudizio editoriale. Un esempio tipico sono le ricerche effettuate con il supporto della "neuroimmagine" che volevano provare che la struttura cerebrale dei bimbi iperattivi sarebbe differente da quella dei bambini normali: peccato che si siano 'dimenticati' di evidenziare che i bimbi usati per questi esperimenti erano gia' in cura con psicofarmaci, con il risultato che non sapremo mai se le lievi differenze riscontrate a livello cerebrale siano imputabili alla presunta malattia od al farmaco stesso, che com'e' noto altera l'equilibrio neurologico. Tutte le ricerche citate 'a pappagallo' dalle associazioni genitoriali favorevoli alla somministrazione di psicofarmaci ai bambini, sono parziali, frutto di un'impostazione preconcetta, non sono veramente indipendenti dagli interessi dei produttori, ed infine sono scientificamente confutabili. E comunque, per ognuna di esse se ne possono citare due che sostengono esattamente il contrario, quindi –come minimo– la prudenza su questi temi dovrebbe essere la parola d'ordine. D - Se non e' una malattia, cos'e'? R - Vorrei precisare che non dobbiamo commettere l'errore di derubricare a semplice "vivacita'" certi problemi di comportamento: un bambino che non sta seduto per piu' di 10 minuti, che prende a forbiciate i compagni, insulta la maestra, si arrampica sulle tende, scappa dai genitori ad ogni occasione, urla al cinema e tira giu' a calci gli scaffali dei supermercati non e' solo "un po' vivace". Vede, chi sostiene questo, oltre che esporsi alle facili –ed in questo caso del tutto comprensibili- critiche degli 'sponsor' della soluzione farmacologica, non rende soprattutto un buon servizio al bambino stesso: certi disagi vanno comunque presi in carico. La domanda seria da porci casomai e': "che tipo di risposta noi adulti diamo a questo disagio". Ovvio che se diamo retta agli imbecilli che preferiscono non intervenire mai in alcun modo sul bambino, lasciamo la strada aperta a coloro che ritengono di poter risolvere tutto sedando il bambino con una molecola psicoattiva. Ma esiste una corretta contemperazione tra la necessita' di risolvere un disagio e la necessita' di non drogare un organismo in via di sviluppo: la scienza ha molto da dire senza bisogno di somministrare uno psicofarmaco ad un minore, e sono tanti i protocolli non farmacologici scientificamente testati e risultati efficaci. L'ADHD –secondo il parere dei nostri medici e specialisti- e' "una costellazione aspecifica di sintomi": l'iperattivita' e' infatti un sintomo presente in oltre duecento vere patologie, come dimostrano centinaia di ricerche scientifiche sistematicamente ignorate o sottovalutate dagli organismi di controllo sanitario, ben selezionate e ripubblicate dal Prof. Claudio Ajmone, che –tra i primi nel nostro Paese a studiare ed approfondire il fenomeno– giustamente non si stanca mai di porre l'accento sull'imprescindibile necessita' di 'saper differenziare', invece che correre dietro alle mode e fare di tutta l'erba un fascio con una facile diagnosi psichiatrica che tranquillizza le coscienze di alcuni, deresponsabilizzandoli. Ha ragione Bill Carey, pediatra di un'umanita' straordinaria ed eccezionale professore universitario in Usa, quando ci mette in allerta dai pericoli del metodo "quick-fix" americano, le "soluzioni facili ai problemi complessi". D – Dottor Poma, alcune ricerche sull'iperattivita' puntano il dito sugli effetti nefasti della televisione come 'baby-sitter' dei piu' piccoli… R - Questo e' un altro spunto interessante: i bambini che guardano due o piu' ore di televisione al giorno sono destinati ad avere seri problemi di concentrazione ed iperattivita' da adolescenti, fino al 40% in piu' della norma. Questi sono i risultati di uno studio scientifico svolto in Nuova Zelanda analizzando la salute e i comportamenti di piu' di mille bambini, pubblicato sulla rivista scientifica americana 'Pediatrics'. L'iperattivita' in questo caso e' generata dall'eccessiva velocita' dei "frame", i fotogrammi che si alternano con i continui e rapidissimi cambiamenti di scena, e che stimolano eccessivamente i delicati cervelli in formazione. "Questi bambini sembrano diventare intolleranti nei confronti di qualsiasi attivita' a ritmo piu' lento, quale lo studiare, l'andare a scuola, il giocare con i compagni'', si legge nello studio. Ebbene, mi chiedo come queste realta' possano essere cosi' sistematicamente e colpevolmente ignorate da alcuni. E' davvero folle e semplicistico –dinnanzi ad uno scenario cosi' complesso– ricondurre tutti i tipi di iperattivita' sotto l'unica etichetta di "ADHD", e' scientificamente assurdo: chi oggi lo fa, non si rende conto che consegna il proprio nome al ridicolo, agli occhi della scienza futura. D - Ma lo psicofarmaco ha comunque degli effetti, quindi non e' inutile. Se lei fosse medico, dottor Poma, lo prescriverebbe? R - Io sono un giornalista scientifico e non un medico, ma conosco numerosi medici e psichiatri che non lo prescrivono e non lo prescriverebbero mai, come so per certo che nemmeno Lei lo prescriverebbe dottor Parisi. Sono tutti intelligenti i medici che lo prescrivono e tutti 'oscurantisti medioevali' i loro colleghi che non lo prescrivono? Non penso. D - Mentre per l'ISS non e' cosi'? R - Per l'ISS, e per una parte della comunita' scientifica, questi psicofarmaci "curano", e questo e' quanto si legge sui loro protocolli. Anche in questo caso mentono, perche' gli stessi produttori quando sono messi alle strette ammettono che si tratta di farmaci che garantiscono un certo beneficio solo sul sintomo. In questo caso, specialisti "sono piu' realisti del Re", ovvero piu' organicisti delle stesse aziende farmaceutiche. Come ci ha ricordato in una bellissima intervista video il prof. Giorgio Antonucci, decano della psicoanalisi in Italia, il business ha sempre avuto bisogno dei suoi "paggetti", pronti a stracciarsi le vesti ed a squittire rumorosamente dinnanzi a chiunque metta in discussione la loro autonomia nel prescrivere qualunque cosa, che faccia bene o meno. E' cosi' che va da che mondo e' mondo, non dobbiamo certo stupirci. D - E' stato recentemente messa in risalto, nelle cronache nazionali italiane, la situazione della scuola e gli invadenti tentativi di "medicalizzazione del disagio": sono sempre piu' frequenti i casi di bambini irrequieti e distratti che vengono etichettati "iperattivi" ed indirizzati dalle famiglie -su segnalazione della scuola- ai servizi di neuropsichiatria infantile per cure a base anche di psicofarmaci. Lei dottor Poma mi conferma queste circostanze? R - Anche se il fenomeno e' agli inizi, e' un fatto, tanto che c'e' un'inchiesta della magistratura in corso proprio in questo periodo a Bologna, ma il fenomeno interessa anche altri capoluoghi. Ci sono associazioni favorevoli alla somministrazione di psicofarmaci: sono genitori che li cercano e li danno ai propri figli. Questa e' una scelta giuridicamente legittima se sono prodotti autorizzati al commercio, ancorche' discutibile sotto altri profili. Questi genitori, presi dal sacro fuoco della "propaganda", si aggirano per le scuole o comunque coinvolgendo insegnanti nei loro "corsi di formazione", durante i quali spiegano che "l'ADHD e' una malattia e si cura con psicofarmaci". La scuola e' sempre stata un'anticamera della prescrizione, in tutti i Paesi dove i produttori hanno avviato programmi di marketing sul territorio, e ci sarebbe da approfondire l'eventuale "buona fede" di questi genitori, che negli USA ricevono lauti finanziamenti dalle multinazionali del farmaco. Spesso –ma non sempre– si tratta di famiglie che sono approdate allo psicofarmaco per disperazione, in assenza di soluzione alternative efficaci. Ma ci sono anche tanti altri genitori con bambini iperattivi che hanno trovato soluzioni differenti, perche' di questi si parla poco? Recentemente abbiamo attivato un altro sito, insieme con i sindacati CISL e CGIL e con le tre piu' rappresentative associazioni genitoriali italiane, CGD, AGE ed Agesc, a riprova che la maggioranza dei genitori italiani e' con noi: www.scuolaprotetta.it, dove insegnanti e famiglie possono iscriversi gratuitamente ad un corso di formazione a distanza su queste tematiche, perche' l'informazione completa e corretta e' la chiave di tutto, ed e' il migliore "antifurto" anti-abuso. D - Ma esistono davvero soluzioni alternative efficaci? R - Certamente si', come ho detto prima la scienza ha moltissimo da dire prima di dover somministrare uno psicofarmaco ad un bambino. Ma gli "sponsor" della soluzione farmacologica hanno imbrogliato le carte per anni, sostenendo in totale mala fede l'equazione "psicofarmaco = scienza", e tutto il resto quindi non vale nulla. Abbiamo smascherato questa bugia, traducendo in italiano centinaia di ricerche scientifiche sull'argomento, pubblicate sul nostro portale http://www.giulemanidaibambini.org Noi comunque ci occupiamo di fare informazione, non di indicare "soluzioni alternative", prova ne sia che riceviamo migliaia di lettere da genitori che ci chiedono di indicargli uno specialista che non usi psicofarmaci ma mai l'abbiamo fatto, non vogliamo "consigliare amici", non desideriamo cadere anche noi nella trappola del conflitto d'interesse come le nostre controparti: noi diamo informazioni sul problema, dati scientifici resi in linguaggio divulgativo, poi i genitori scelgano in totale liberta'. D - Tuttavia e' opinione comune che lo psicofarmaco –ancorche' rischioso– agisca quasi immediatamente, mentre altre soluzioni terapeutiche sono magari efficaci, ma solo nel lungo periodo. R - Intanto bisogna valutare qual e' il prezzo a medio-lungo termine di quest'effimero sollievo. E poi la scienza nuovamente ci e' d'aiuto per smascherare le bugie, i luoghi comuni, le teorie spacciate per verita' assolute: non sono pochi gli studi che hanno provato che dopo alcuni anni di terapia i farmaci utilizzati per l'ADHD non sono piu' efficaci della terapia comportamentale. Il National Institute of Mental Health (NIMH) ad esempio ha osservato 600 minori con ADHD. Lo studio concluse che -prendendo a campione un solo anno- il trattamento farmacologico -o la combinazione di trattamento farmacologico e terapia comportamentale- agivano meglio che non la sola psicoterapia. La stessa analisi su tre anni di follow-up ha indicato pero' che i farmaci "non hanno un effetto benefico" se confrontati con la sola terapia comportamentale, ed addirittura che il loro impatto potrebbe essere negativo a causa degli effetti collaterali, e che comunque "non sono stati osservati benefici dalla combinazione di farmaco e trattamento comportamentale rispetto alla sola terapia psicologica". Il co-autore dello studio, il Professor William Pelham dell'Universita' di Buffalo, ha dichiarato che "non ci sono particolari indicazioni positive per il lungo periodo circa l'assunzione dello psicofarmaco piuttosto che non assumere alcuno psicofarmaco", e che gli analisti avevano sopravvalutato l'impatto positivo dei farmaci nella prima fase dello studio. Chissa' come mai gli 'sponsor' dello psicofarmaco si "dimenticano" sempre di citare questi dati, ed anche le rare volte che li citano –e penso in questo caso all'Istituto Superiore di Sanita'– non li traducono poi in fatti applicandoli nelle proprie linee guida. D - Molti, moltissimi soldi in gioco, quindi, al punto da far passare l'etica in secondo piano? R - Forse si'. E' uno dei business del futuro, anzi, gia' del presente, che solo grazie un'attenta e faticosa opera di vigilanza sta venendo in parte contenuto nel nostro Paese. Il dibattito sull''epidemia' di ADHD si e' infuocato anche sulle piu' prestigiose riviste scientifiche. 'Nature' ha pubblicato un intervento al vetriolo sugli interessi economici che si nascondono dietro al boom di diagnosi e trattamenti di questa presunta patologia pediatrica. Steven Rose, del Department of Life Sciences della Open University, ha attaccato alcuni colleghi dicendo: "Se non ci rendiamo conto che viviamo nel mondo reale e qual e' la situazione nella quale questi psicofarmaci vengono venduti, acquistati, prescritti e somministrati, allora ogni dibattito di natura etica sara' sempre senza senso. La presunta incidenza dell'ADHD e' un po' troppo 'ballerina': meno dello 0,1 per cento in Gran Bretagna prima del 1990, e ora tra l'1 e il 5 per cento, elevatissima in Australia e Islanda, bassa in altri Paesi. Sono diagnosi spesso discutibili, le evidenze sono carenti. E intanto le vendite di farmaci a base di metilfenidato solo in Gran Bretagna sono passate dalle circa 2000 confezioni del 1991 alle circa 300.000 di oggi. Fa pensare che ci sia sotto qualcosa di piu' della moda, o no?". Considerazioni sagge e realistiche, queste di Rose. D – Si', certo. A proposito dell'incidenza di questa presunta malattia sul territorio italiano le discussioni sono accese. Voi avete dati precisi? R - I dati sono quelli ufficiali delle varie ricerche, e fanno inorridire solo a citarli: uno studio condotto in due regioni del centro Italia ha evidenziato una prevalenza pari al 3.6%; un altro studio con i pediatri della citta' di Torino ha dato una prevalenza del 2,52%; uno studio del 2002, lo 0,43%; uno studio, condotto nelle scuole di Firenze e Perugia, ha individuato un 3,8% di casi; a Roma sono stati condotti due studi pediatrici, nel 1999 e nel 2003, nel primo la prevalenza e' stata del 1,51%, nel secondo lo 0,91%; lo studio di Cesena del 2003 -condotto dai servizi territoriali su una popolazione di 11.980 soggetti di eta' compresa tra 7 e 14 anni– ha dato una prevalenza di disturbi dell'1,1%, e potremmo citare molti altri dati contraddittori. Ma e' scienza o e' una lotteria? D - In occasione della Giornata Mondiale dell'Infanzia delle Nazioni Unite, il Presidente della Repubblica On. Giorgio Napoletano ha insignito "Giu' le Mani dai Bambini" della "Targa d'Argento" come riconoscimento alla vostra attivita' ed ai meriti sociali della vostra campagna di sensibilizzazione. Come avete appreso la notizia? R - Tramite una lettera dello stesso Presidente. Un'emozione indescrivibile per tutti i volontari coinvolti in questo progetto, un onore grande ed inaspettato. Anche un peso in termini di responsabilita', che non vogliamo e non dobbiamo deludere. La nostra e' una campagna di vigilanza e di denuncia anti-abuso, ma dai forti contenuti culturali: la nostra azione mira soprattutto a far riflettere noi adulti sulle modalita' di interazione con i piu' piccoli, e sul tipo di mondo e di societa' che stiamo per lasciare in eredita' ai nostri bambini. Forse sbaglio, ma mi azzardo ad immaginare che sia stato quest'aspetto a sollecitare l'attenzione del Presidente della Repubblica, prima ancora che non gli aspetti squisitamente 'clinici' del nostro lavoro. D - Perche' ha scelto di dedicarsi a questa battaglia? R - Un gruppo di amici ha detto 'NO' a qualcosa che ci piaceva poco, ed ha deciso di non stare a guardare e di fare qualcosa al riguardo, perche' non basta indignarsi, se poi non si passa all'azione. Siamo tutti fermamente convinti della necessita' di continuare a promuovere questa battaglia. Lo dobbiamo ai tanti Marco, Giovanni, Luisa, Angela che in qualche modo proteggiamo senza che neanche loro lo sappiano, ed al sacrosanto diritto di questi bimbi ad essere "diversi". Grazie per l'intervista a Voi di Aduc. Parisi - grazie molto alle sue informazioni dottor Poma. ------------------------------------------- OSSERVATORIO LEGALE Osservatorio quindicinale di approfondimento giuridico. Leggi e sentenze, italiane ed europee, in materia di diritto dei consumatori di: Claudia Moretti Black out energia elettrica: per il risarcimento del danno ci si rivolge al Giudice amministrativo e non al Giudice di pace Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21765 del 2008) stabilisce il giudice competente per il risarcimento del danno da black out di energia elettrica. Se gia' le cause per importi modesti sono antieconomiche allo stato attuale nella giustizia ordinaria (avvocato, contributo unificato, tempo nelle cancellerie ecc...), lo sono a maggior ragione in quella amministrativa! Il quesito era gia' stato sollevato e risolto dalle Sezioni Unite della Corte nell'ordinanza n. 13887 del 2007, con la quale si decideva che spettasse al giudice amministrativo stabilire responsabilita' ed eventuali risarcimenti da attribuirsi in capo al gestore concessionario del servizio pubblico di gestione della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, nei casi di abbassamento di tensione. La vicenda era partita da alcuni utenti che, in occasione del black out occorso il 27 e 28 settembre 2003, si erano rivolti al giudice di pace di Chiaravalle Centrale (CZ) per chiedere il risarcimento dei danni subiti, secondo le generali regole in materia di competenza e giurisdizione previste dal nostro ordinamento. Regole secondi cui, a fronte di un danno subito, tanto piu' se all'interno di un rapporto contrattuale quale quello in materia di somministrazione dell'energia, si procede di fronte al giudice ordinario competente per valore. Il gestore si e' difeso invocando l'esistenza e l'applicazione di alcune materie per le quali, la classica distinzione fra diritti soggettivi (nascenti appunto da un danno subito o da un contratto) - su cui decide il giudice ordinario - e interessi legittimi (quelli che si fanno valere nei confronti dell'amministrazione che agisce nell'ambito dei suoi poteri discrezionali) - su cui decide il giudice amministrativo, non vale piu'. Esiste infatti la cosiddetta "competenza esclusiva" per la quale alcune materie, ove e' coinvolta la pubblica amministrazione, sono interamente devolute a Tar e Consiglio di Stato. Fra queste vi sono anche le decisioni giudiziali in merito "le controversie in materia di pubblici servizi relativi a concessioni di pubblici servizi... ovvero relativi a provvedimenti adottati... dal gestore di un pubblico servizio in un procedimento amministrativo disciplinato dalla legge n. 241/90 con esclusione di quelli concernenti indennita', canoni ed altri corrispettivi" (art. 33 e 35 del d.lgs 80/98 e successive riforme). Dunque, sostiene la Corte di Cassazione, a prescindere dalla natura privata del soggetto chiamato in causa, il fatto che si tratti di un esercente un pubblico servizio, lo rende soggetto che determina la giurisdizione del giudice amministrativo. Non si applicherebbe invece quella esclusione che, almeno sugli aspetti piu' propriamente contrattuali, concernenti appunto indennita', canoni e "altri corrispettivi" che garantisce all'utenza un giudice ordinario. Ma come mai un risarcimento del danno da black out non puo' esser compreso proprio in quegli "altri corrispettivi" che consentirebbero di fatto al cittadino di farsi giustizia? La risposta che la Cassazione fornisce e' in apparenza ineccepibile, se non fosse che i suoi risvolti sia teorici che pratici, in termini di certezza del diritto e della possibilita' concreta per l'utenza di ottenere giudizialmente quanto gli spetta, sono gravi e costituiscono le premesse per una impunita' di fatto del gestore inadempiente o negligente. Sostiene infatti la Corte che, il black out non deriva da un'inadempienza contrattuale tout court, ma da scelte discrezionali dell'ente preposto che ha il compito di gestire tutta la rete nazionale, anche ricorrendo all'abbassamento della tensione, in favore della conservazione di una riserva energetica che possa occorrere in emergenze particolari. Insomma, in altre parole, il cittadino utente e contraente in una fornitura di un pubblico servizio, laddove subisca un danno per una ingiustificata sospensione del servizio deve: - adire il Tar; - ivi affrontare l'istruttoria sulla legittimita' dell'operato discrezionale del gestore in merito al black out stesso, rischiando non solo di non veder un centesimo di risarcimento (per il danno che pur ha subito!), ma anche, in caso di istruttoria favorevole al gestore, di pagare tutte le ingenti spese di un giudizio al Tar comprese le spese di istruttoria stessa! Ci pare che in tema di pubbliche forniture, evidentemente ancora una volta occorre "subire" piu' che "agire": quando si ha a che fare con i disservizi o danni cagionati dalla pubblica amministrazione (e i suoi concessionari) come dire... meglio che il cittadino chiuda un occhio. E se questa non era l'intenzione della Corte di Cassazione, sicuramente questo ne e' l'effetto, sia teorico che pratico. ------------------------------------------- MACROMICRO ECONOMIA Come macro e micro economia incidono sulle nostre tasche di: Domenico Murrone Farmacie e parafarmacie: come 'lavora' la casta nobile e la reazione della neo-casta Ci sono caste e caste. Caste nobili (baroni universitari) e plebee (precari della scuola) (1), caste chiassose (tassisti e camionisti) o con un approccio larvato (ordine dei medici). La casta delle farmacie appartiene sicuramente alla nobilta' delle corporazioni italiane. La strategia per mantenere i privilegi e' infatti larvata, silenziosa, istituzionale. Quella delle parafarmacie, casta di recente costituzione, invece, ricorre ad un argomento tipico di tutte le corporazioni povere: la tutela dei posti di lavoro. La vendita dei farmaci secondo Bersani e Sacconi Le prime due lenzuolate di Bersani avevano scalfito il potere assoluto delle farmacie in fatto di distribuzione di medicinali. Hanno permesso a circa due mila parafarmacie di aprire i battenti e vendere medicine che non necessitano di prescrizione medica. Il cambio di maggioranza ha bloccato la terza lenzuolata che prevedeva la possibilita' di vendere nelle parafarmacie anche medicine che necessitano di ricetta. Il perno della riforma Bersani era la presenza del farmacista anche nelle parafarmacie. Su questo il ministro era stato irremovibile: la classica aspirina me la deve consegnare un laureato. Il nuovo governo ha idee differenti. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a giugno disse che per i farmaci da banco il farmacista non era indispensabile. A luglio, il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, da' un quadro piu' dettagliato delle intenzioni del governo: - le liberalizzazioni sulla vendita dei farmaci varate dal ministro Bersani non sono state efficaci; - nel momento in cui la grande distribuzione e' tenuta a cedere il farmaco alla presenza di un farmacista, anche questi grandi sconti non sembrano cosi' evidenti; - le parafarmacie … erano state pensate come una graduale distruzione dell'identita' della farmacia come presidio sanitario a 360 gradi, credo che questo sia un gioco che non e' possibile accettare. Concetto chiaro. Le farmacie non devono avere surrogati (le parafarmacie). La vendita dei farmaci da banco e' possibile anche senza farmacista. E a luglio e' stata depositata da esponenti della maggioranza un disegno di legge al Senato, in linea con le dichiarazioni di ministro e sottosegretario (2). Molto ambiguo. Dalla lettura del testo depositato si potrebbe pensare che se approvato i consumatori avrebbero vantaggi: la possibilita' di acquistare prodotti come l'aspirina in molti piu' punti vendita e a prezzi inferiori, visto che non e' indispensabile la presenza di un farmacista. Altra possibile interpretazione e' che gli esponenti dell'attuale maggioranza abbiano preparato un trappolone per le parafarmacie e per i consumatori. Il giochetto sarebbe: abolire l'obbligo del farmacista, ma ridurre al minimo le medicine vendibili fuori dalle farmacie. Ecco cosa dice il primo articolo del disegno di legge: La distribuzione delle specialità medicinali sul territorio è riservata in esclusiva alle farmacie aperte al pubblico, salvo quelli previsti al comma 5 (che potrebbero essere, appunto, solo farmaci molto blandi: aspirina e similari). COME 'LAVORA' LA CASTA NOBILE E LA REAZIONE DELLA NEO-CASTA La strategia delle farmacie. La resistenza della corporazione dei farmacisti ai decreti Bersani e' stata composta, istituzionale, come si addice ad una casta nobile, ma fortissima. Ha lavorato sotto traccia in attesa di condizioni politiche piu' favorevoli. Naturalmente la casta deve dare l'impressione di svecchiarsi, affinche' possa rendere un servizio essenziale al Paese, quindi qualche concessione occorre farla: si' alla vendita dell'aspirina senza farmacista in altri punti vendita, si' a qualche nuova farmacia. La reazione delle parafarmacie. I rappresentanti delle parafarmacie, i cui titolari sono quasi tutti farmacisti, sono preoccupati. Se passa la riforma, rischiano di chiudere due mila parafarmacie che occupano cinquemila persone, dicono le associazioni del settore, poi richiamano anche concetti come il venir meno della possibilita' di scelta per il consumatore. Abbiamo l'impressione, in realta', che il consumatore sia strumentalizzato. La casta delle parafarmacie e' sulla difensiva. Non accetta la sfida a tutto campo, e rifiuta la vendita di farmaci senza l'obbligo della loro presenza, invece di puntare sul fatto che il consumatore, quando ha necessita' di un consiglio e di maggiori garanzie, preferira' rivolgersi ad una parafarmacia, piuttosto che ad un supermercato. Anziche' credere nell'apertura del mercato, tenta di difendere i privilegi acquisiti da poco. C'e' da comprenderli, ma non e' cosi' che una casta plebea la spunta su una casta nobile. Non e' cosi' che si scalfiscono equilibri che permettono privilegi per alcuni a scapito della maggioranza. Purtroppo, della sindrome da casta e' affetta tutta la societa' italiana. Corporazioni nobili e plebee tutte protese a difendere l'esistente, nessuna proiettata al futuro. (1) Baroni universitari e insegnanti: come la casta nobile sfrutta la casta precaria http://www.aduc.it/dyn/macromicro/art/singolo.php?id=195191 (2) Disegno di legge d'iniziativa dei senatori Gasparri e Tomassini Disposizioni normative in materia di medicinali ad uso umano e di riordino dell'esercizio farmaceutico http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=309187 (3) La teoria dei giochi e la rivoluzione liberale http://www.aduc.it/dyn/macromicro/art/singolo.php?id=164314 ------------------------------------------- IL CONDOMINIO Quindicinale sui diritti di proprietari e inquilini di: Alessandro Gallucci Il diritto di critica nel rapporto con l'amministratore di condominio Alla fine del mese di luglio la Cassazione ha emesso una sentenza (la numero 31596 del 2008) che, complice il periodo vacanziero alle porte, non ha sollevato piu' di tanto clamore. Se questa stessa sentenza fosse stata emessa in un altro periodo dell'anno, sarebbe stata la classica notizia dal titolo forte per giornali e telegiornali (o forse lo e' stata ma in pochi ad agosto guardano la TV) con titoli del tipo "Se l'amministratore non si comporta bene potete mandarlo a quel paese!" o ancora "Lecito insultare l'amministratore di condominio!" . Se cosi' non e' stato, meglio, altrimenti prima di ritenere lecito questo comportamento pensiamoci su due volte. Per valutare la portata di questa sentenza, sono necessarie un paio di considerazioni preliminari. Innanzitutto va detto che in Italia, per come e' strutturato il sistema giurisdizionale, le pronunce di un giudice (Cassazione compresa) non vincolano gli altri giudici per i casi analoghi che in futuro dovranno essere affrontati e giudicati. Non c'e', insomma, quel c.d. precedente vincolante che spesso riecheggia nella nostra memoria al pensiero di qualche telefilm americano. Praticamente uniformarsi non e' obbligatorio, ma per tutta una serie di ragioni -prima fra tutte l'uniformita' di giudizio- consigliabile. In secondo luogo, nel caso specifico che andremo ad approfondire, semplificare dicendo che insultare l'amministratore non e' reato e' fuorviante. Con cio' si vuole dire che non si e' sicuri di non subire un'azione penale. Non e' stata approvata una norma che consente questo comportamento. Infatti, i giudici hanno ritenuto applicabile la causa di giustificazione del diritto di critica, ma una lettera o una frase ingiuriosa espressa fuori da un determinato contesto puo' comunque portare a una condanna, in quanto l'applicazione della causa di giustificazione viene valutata in modo discrezionale dal giudice. Entriamo piu' nello specifico. L'insulto, solitamente, puo' essere espresso in pochi modi: per lettera, in un colloquio, con un gesto (es. gesto ad ombrello, dito medio alzato, ecc.). Quando l'insulto e' diretto ad una persona presente, l'autore del fatto incorrera' nel delitto di ingiuria (art. 594 c.p.). Se, invece, l'insulto e' comunicato ad almeno altri due soggetti e diretto ad una persona assente, il colpevole incorrera' nel delitto di diffamazione (art. 595 c.p.). In linea generale (salve alcune ipotesi piu' gravi) si tratta di reati giudicati dal Giudice di Pace e perseguibili solo se viene sporta querela dalla persona offesa dal reato. La succitata sentenza del Supremo Collegio affrontava il caso di un condomino che indirizzava una lettera ad un amministratore criticandolo in modo aspro. Ma quali erano le parole ingiuriose rivolte all'amministratore di condominio? Dalla sentenza si desume che il condomino aveva accusato l'amministratore "… di usare in modo improprio, illegale ed arbitrario i poteri di amministratore e dichiarando falsita'…". Lo stesso condomino era stato querelato per ingiuria ed anche per diffamazione, in quanto la lettera era stata portata a conoscenza degli altri condomini. In primo grado il Giudice di Pace aveva condannato il condomino, che, invece, in secondo grado era stato ritenuto non punibile per il delitto di ingiuria ma condannato per quello di diffamazione. Giunti al giudizio di Cassazione, l'imputato e' stato assolto in quanto, con riferimento alla critica rivolta all'operato dell'amministratore, e' stato statuito "che cio' si possa fare anche usando frasi certamente aspre perche' e' fuori dubbio che a ciascun condomino spetta il diritto di controllare i comportamenti dell'amministratore e di denunciare eventuali riscontrate irregolarita'". A questo comportamento, pero', va posto un limite, ossia non vi deve essere aggressione alla sfera morale della persona, ma "… una censura soltanto delle attivita' svolte come amministratore". Infine, per quanto riguarda la discrasia tra assoluzione per ingiuria e condanna per diffamazione, adottata nel giudizio d'appello, la Quinta Sezione della Corte di Cassazione ha affermato che "cio' che non si comprende e' la decisione in ordine alla diffamazione consistita nella distribuzione della lettera ai vari condomini. Anche il delitto di diffamazione e' infatti scriminato quando sia espressione del legittimo esercizio del diritto di critica e, quindi, le considerazioni svolte a proposito del delitto di ingiuria si sarebbero dovute ritenere valide anche per il delitto di diffamazione". Come dire che non fa differenza parlar male di una persona di fronte a lui o alle sue spalle; basta che non si degeneri nell'insulto gratuito. Solo da questa brevissima illustrazione di uno degli aspetti del diritto di critica, si comprende come si versi in un settore del diritto molto delicato e controverso, dove spesso le convinzioni personali dei giudici ed anche il contesto sociale nel quale vanno ad operare incidono in modo tale da non poter permettere di dare un giudizio uniforme e certo al concetto di critica. E' chiaro, allora, che il titolo del giornale non possa che essere necessariamente sintetizzatore di un discorso molto piu' complesso. Bisogna stare attenti prima di lasciarsi andare a critiche che qualche volta potrebbero essere considerate degli insulti. Come dire, uomo avvisato… ------------------------------------------- LA SCHEDA PRATICA LA GARANZIA DEI PRODOTTI A DUE ANNI A CARICO DEL VENDITORE Il codice del consumo (d.lgs.206/05), agli articoli dal 128 al 135, regola la garanzia legale sui beni di consumo venduti ai consumatori. La norma originaria e' il d.lgs. 24/2002 attuativo della direttiva 1999/44/CE che ha modificato il codice civile introducendo gli articoli dal 1519 bis al 1519 nonies, poi abrogati ed inglobati dal codice del consumo stesso. Tale garanzia di legge copre tutti i vizi di produzione e di conformita' presenti sui beni di consumo acquistati dai consumatori per due anni, prevedendo precisi adempimenti a carico del venditore. Essa funziona parallelamente, affiancandovisi come alternativa, all'eventuale garanzia del produttore relativa allo specifico bene, garanzia che invece e' regolata da un contratto. Nel caso quindi in cui si manifesti un difetto sul bene, e' opportuno fare una scelta tra due strade, rappresentate dalle due garanzie suddette, valutando le condizioni contrattuali di quella del produttore rispetto a quelle fissate dalla legge e valide per tutti i beni di consumo. Tra le due garanzie possono esserci molte differenze, in termini economici e temporali, e la convenienza puo' cambiare a seconda del caso (tipo di difetto, momento in cui si manifesta, efficienza dei centri di assistenza, etc. etc.). Cambia anche la controparte a cui riferirsi. Per la garanzia contrattuale del produttore e' responsabile quest'ultimo nonche', rispetto ai singoli interventi, il centro di assistenza convenzionato. Per la garanzia di legge, invece, di fronte al consumatore/acquirente e' responsabile il venditore, che puo' ovviamente poi rivalersi entro un anno sul produttore o sul distributore del bene. Per cautelarsi verso venditori che ignorano (in buona fede o meno) la garanzia biennale di legge a loro carico, e comunque per affrontare al meglio gli inconvenienti legati alla presenza di difetti o malfunzionamenti sui propri acquisti, e' bene che il consumatore sia -e si mostri- ben informato sulle regole e su tutti i passi a sua disposizione. Quando si puo' utilizzare La garanzia di legge riguarda la vendita di beni di consumo al consumatore fatta nell'ambito dell'attivita' professionale o imprenditoriale del soggetto venditore, ditta, negozio, fabbrica, etc. Sono escluse le vendite tra privati, pur se consumatori, o tra ditte (*). I beni di consumo coperti sono tutti quelli mobili, anche da assemblare, tranne i beni oggetto di vendita all'asta, l'acqua ed il gas non confezionati e l'energia elettrica. La garanzia e' applicabile anche ai beni usati, limitatamente pero' ai difetti NON derivanti all'uso normale della cosa tenuto conto del tempo di pregresso utilizzo. Per i beni usati, inoltre, il venditore puo' prevedere una limitazione temporale della durata della garanzia non inferiore ad un anno. Cio' avviene frequentemente, ed anzi spesso il venditore prevede una propria garanzia, contrattuale, piu' dettagliata di quella di legge. E' opportuno che tale garanzia, se esiste, sia oggetto di valutazione prima di effettuare l'acquisto. Approfondimenti sul punto si trovano sulla scheda GARANZIE SUI BENI USATI http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=142783 (*) Nota: Per gli acquisti fra privati o tra ditte (acquisto con fattura intestata ad una ditta con partita iva) sono applicabili le generiche disposizioni del codice civile (art.1490 e segg.) che dispongono una garanzia di un anno a carico del venditore a fronte di "vizi che rendano il bene inidoneo all'uso o ne diminuiscano il valore". In questo caso la contestazione deve essere fatta entro otto giorni dalla scoperta dei vizi, e la prova e' sempre a carico dell'acquirente. Contano molto le condizioni di vendita sottoscritte, nonche' -soprattutto per i beni usati- lo stato del bene al momento dell'acquisto. I difetti "coperti" Sono oggetto della garanzia i vizi di produzione (malfunzionamenti, difetti del bene, etc), fatti rientrare dal codice nel piu' generale concetto del vizio di conformita' del bene rispetto al contratto di vendita. In generale, si presume che il bene NON sia conforme al contratto quando: - non e' idoneo all'uso al quale serve abitualmente un bene dello stesso tipo; - non e' conforme alla descrizione fatta dal venditore (o riportata sulla confezione) e non possiede le qualita' del bene che eventualmente il venditore abbia presentato al consumatore come campione o modello; - non presenta le qualita' e le prestazioni abituali di un bene dello stesso tipo che il consumatore puo' ragionevolmente aspettarsi, tenuto conto della natura del bene e delle eventuali dichiarazioni pubbliche (pubblicita', etichette) fatte dal venditore o dal produttore; - non e' idoneo all'uso voluto dal consumatore e comunicato al venditore al momento dell'acquisto. In parole povere, sono contestabili sia i tipici vizi di produzione, quindi tutti i difetti che rendono il bene inservibile (rotture, malfunzionamenti, etc.), sia i tutti i generici vizi di non non conformita' : oggetto diverso da quello pattuito, assenza di caratteristiche promesse dal venditore, scritte in etichetta o fatte presenti dal consumatore al momento dell'acquisto, difformita' rispetto alla pubblicita' o alle "normali" aspettative del consumatore (un'apparecchiatura elettronica che non "colloqui" in italiano, per esempio), etc. Si considera difetto anche quello che deriva dall'imperfetta o errata installazione del bene quando tale attivita' sia compresa nel contratto di vendita ed sia stata effettuata dal venditore o da terzi sotto la sua responsabilita'. Stessa cosa nel caso in cui l'installazione, concepita per poter essere fatta anche dal consumatore, sia stata da questi effettuata in modo non corretto a causa di carenza delle istruzioni di montaggio. La garanzia non si applica: - quando il venditore puo' dimostrare che il consumatore era a conoscenza del difetto e/o della mancanza, oppure non poteva ignorarlo con l'ordinaria diligenza; - quando il difetto dipende da istruzioni o materiali forniti dal consumatore o da sue responsabilita' (interventi sul bene, uso incauto, etc.); - quando il venditore puo' dimostrare che non era a conoscenza delle dichiarazioni pubbliche inerenti il bene oppure che la decisione di acquistare il bene non e' stata influenzata dalle stesse; - quando il venditore puo' dimostrare che le dichiarazioni pubbliche (pubblicita', promozioni, etc,) sono state adeguatamente corrette in modo da essere correttamente conoscibili al consumatore PRIMA dell'acquisto. Diritti del consumatore In caso di difetto di cui sopra il consumatore ha diritto al ripristino, senza spese (**), della conformita' del bene mediante riparazione o sostituzione con un bene analogo oppure, in casi particolari, ad una riduzione del prezzo fino ad arrivare alla risoluzione del contratto. In caso di difetti di conformita' rispetto al contratto (articolo diverso, caratteristiche mancanti, etc, vedi sopra) il rimedio classico e' la risoluzione del contratto, dato che non si tratta di vizi eliminabili con una riparazione o una sostituzione. Il principio e' quello generico fissato dal codice civile, la risoluzione del contratto per inadempienza. In tutti gli altri casi, o comunque quando vi e' una rottura o un malfunzionamento, Il consumatore puo' scegliere tra la riparazione o la sostituzione. Se pero' il rimedio scelto (tipicamente la sostituzione) risultasse per il venditore eccessivamente oneroso rispetto all'altro, questi potrebbe lecitamente cercare di deviare il consumatore verso la soluzione alternativa. L'eccessiva onerosita' si ha quando il rimedio scelto dal consumatore comporta un costo eccessivamente alto per il venditore rispetto a quello relativo all'altro rimedio, tenendo conto sia del valore del bene (senza difetti) sia dell'entita' del difetto stesso, ed anche dell'eventualita' che la soluzione alternativa sia pienamente risolutiva e non causi problemi al consumatore. Esempio tipico: difetto su un'auto a fronte del quale il consumatore chiede la sostituzione della stessa quando il difetto e' facilmente riparabile senza inconvenienti per il consumatore. In tale ottica un difetto che rende il motore totalmente inutilizzabile cambia molto le cose rispetto ad un piu' "semplice" malfunzionamento delle frecce, per completare l'esempio. Le riparazioni o sostituzioni devono essere effettuate in un congruo termine di tempo e non devono arrecare inconvenienti al consumatore. Se il rimedio si rivela impossibile da attuare, eccessivamente oneroso (in termini di disagio e danni, anche relativi all'attesa) o non risolutive, e' possibile chiedere al venditore la risoluzione del contratto. La valutazione di questi casi e' in parte soggettiva. Se per esempio si e' chiesta una riparazione e passano mesi senza ottenere nulla oppure se si sono tentate inutilmente diverse riparazioni, e' bene passare alla richiesta di sostituzione (se possibile) o direttamente alla risoluzione del contratto. In alcuni casi, tipicamente quando il difetto e' lieve, al posto della risoluzione contrattuale si puo' ottenere una riduzione del prezzo. A fronte di difetti di lieve entita', infatti, la risoluzione non e' possibile per legge. NOTE: - (**) la gratuita' degli interventi di riparazione o sostituzione riguarda sia le spese inerenti la mano d'opera ed i materiali come anche le spese di spedizione del bene. - niente impedisce alle due parti (consumatore e venditore) di trovarsi d'accordo su una soluzione "intermedia", che puo' essere per esempio la sostituzione con un bene non identico ma dello stesso tipo o la consegna di un buono acquisto. E' bene che il consumatore sappia, pero', che queste proposte sono rifiutabili, da considerarsi come "patteggiamenti" da fare magari per evitare di impegnarsi in successive controversie. La legge, infatti, prevede altro. - e' bene distinguere la contestazione del vizio dal ripensamento o ad un proprio errore di acquisto. Se si e' sbagliato a scegliere articolo o se ci si e' ripensato, quando possibile e' bene esercitare il recesso (per acquisti a distanza o fatti fuori dai locali commerciali del venditore), entro 10 giorni lavorativi. Il recesso non e' esercitabile in caso di acquisto fatto in negozio, quindi in caso di proprio errore puo' essere ragionevole accettare un buono acquisto. Come agire: tempi e modi Sono coperti i vizi manifestatisi entro due anni dall'acquisto (consegna del bene); il consumatore ha due mesi di tempo dalla scoperta per contestarli al venditore, quindi in realta' la prescrizione finale e' di 26 mesi. Il vizio che si manifesta nei primi sei mesi dalla consegna del bene puo' essere presunto, ovvero NON grava sul consumatore la prova della sua presenza sul bene al momento dell'acquisto. La prova invece grava sul consumatore quando il vizio di manifesta successivamente oppure quando il consumatore non possa dimostrare di aver opportunamente contestato nei termini. Detta prova consiste normalmente in una dichiarazione scritta rilasciata –a seconda del caso- da un tecnico od addirittura da un perito, o comunque da qualsiasi documento che possa "certificare" che il danno e' collegato ad un vizio preesistente, gia' presente sul bene (magari "latente") al momento dell'acquisto. Ogni considerazione in merito e' inevitabilmente generica e puo' cambiare di volta in volta a seconda del caso specifico. E' quindi molto importante conservare lo scontrino di acquisto per almeno 26 mesi, e mostrarlo al venditore in caso di contestazioni. Il dato importante e' la data di acquisto, pur se lo scontrino fosse generico nella descrizione (meglio ovviamente se non lo e'). In mancanza puo' andare bene anche una ricevuta di pagamento (copia assegno, scontrino bancomat o carta di credito, etc.), oppure una ricevuta fiscale. Ottima documentazione di acquisto e' la fattura, a patto ovviamente che NON sia intestata ad una ditta (con relativa partita iva) ma ad un privato consumatore. E' sempre consigliabile iniziare con un tentativo amichevole e bonario fatto recandosi direttamente dal venditore. Alla minima traccia di una non obiettiva "resistenza" (una cosa e' la fondata contestazione delle nostre rimostranze, un'altra e' l'evasiva negazione del diritto, il mostrare di non conoscere la legge, la citazione di fantomatici termini scaduti magari relativi al recesso o al cambio merce, oppure il frequentissimo scarico della responsabilita' ai centri di assistenza del produttore, etc.) e' bene mostrarsi decisi e sicuri e far capire subito che si conosce la legge, minacciando di mettere tutto per iscritto in modo da poter agire anche legalmente. Se ancora non si ottiene nulla e' bene passare alle vie piu' formali, riportando schematicamente tutte le contestazioni in una lettera di messa in mora per poi tentare, come primo passo successivo, una conciliazione dal giudice di pace o presso la locale camera di commercio, munendosi nel frattempo di tutta la documentazione necessaria. Queste le istruzioni a cui attenersi: Scheda pratica LA MESSA IN MORA http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=111051 Nota importante: Come gia' detto la garanzia di legge e' alternativa a quella del produttore che normalmente e' presente sui beni di largo consumo. In alcuni casi (per esempio quando e' difficile collegare il problema ad un vizio o comunque il vizio si manifesta molto tempo dopo l'acquisto) la garanzia del produttore puo' essere piu' conveniente e piu' rapidamente risolutiva. E' bene sempre dare un'occhiata al contratto per capire quale sia la strada piu' conveniente e adatta al caso, tenendo presente che la strada potrebbe anche essere cambiata successivamente (non sempre agevolmente, in realta', dipende molto dal caso). Link utili - Codice del consumo: http://www.aduc.it/dyn/sosonline/leggienorme/legg_mostra.php?id=119126 - Schede informative sul sito del Ministero dello sviluppo economico: http://www.attivitaproduttive.gov.it/GaranziePostvendita/index.htm Versioni precedenti a cura di Katia Moscano e Domenico Murrone (Rita Sabelli) ------------------------------------------- ARTICOLI Il silenzio della Pubblica Amministrazione Claudia Moretti Abbiamo gia' avuto modo di occuparci del problema dell'utenza di fronte al muro delle amministrazioni italiane, consigliando una via pratica e stragiudiziale alla risoluzione del problema, quale la messa in mora. Vediamo quali siano gli obblighi dell'amministrazione, cosa e' possibile fare nel caso in cui, nonostante le intimazioni formali, persista l'illegittimo comportamento dell'ufficio, quali siano i rimedi giudiziali al problema. Il silenzio della P.A. Esistono tre tipologie di "silenzio" della P.A. Una prima categoria poco diffusa, il cosiddetto silenzio assenso che si ha quando, secondo una previsione normativa espressa, l'amministrazione, non rispondendo entro i tempi previsti ad una istanza del cittadino, la accetta ed il provvedimento si conclude (un esempio e' il rilascio del nulla osta al ricongiungimento familiare richiesto allo Sportello Unico per l'Immigrazione dai cittadini extracomunitari). Una seconda categoria e' quella del silenzio rigetto, che si ha quando, sempre grazie ad una espressa norma di legge, l'amministrazione, non pronunciandosi nei termini su un'istanza di un cittadino, definitivamente la rifiuta. La terza categoria, la piu' ampia, e' quella del cosiddetto silenzio inadempimento, ossia quello piu' comune, secondo cui l'amministrazione non intende ne' accettare ne' rifiutare la domanda, ma e' semplicemente inadempiente. La normativa sul procedimento amministrativo. Di recente e' stata riformata la normativa che regola in generale il procedimento amministrativo e in tale sede si e' riformulato l'art. 2 della legge 241 del 1990 che merita riportare per esteso perche' disciplina compiutamente e sinteticamente la materia dei tempi e termini entro i quali l'amministrazione si deve pronunciare per iscritto. Art. 2. Ove il procedimento consegua obbligatoriamente ad una istanza, ovvero debba essere iniziato d'ufficio, la pubblica amministrazione ha il dovere di concluderlo mediante l'adozione di un provvedimento espresso. Con uno o piu' regolamenti adottati ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro competente, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica, sono stabiliti i termini entro i quali i procedimenti di competenza delle amministrazioni statali devono concludersi, ove non siano direttamente previsti per legge. Gli enti pubblici nazionali stabiliscono, secondo i propri ordinamenti, i termini entro i quali devono concludersi i procedimenti di propria competenza. I termini sono modulati tenendo conto della loro sostenibilita', sotto il profilo dell'organizzazione amministrativa, e della natura degli interessi pubblici tutelati e decorrono dall'inizio di ufficio del procedimento o dal ricevimento della domanda, se il procedimento e' ad iniziativa di parte. Qualora non si provveda ai sensi del comma 2, il termine e' di novanta giorni. 4. Nei casi in cui leggi o regolamenti prevedono per l'adozione di un provvedimento l'acquisizione di valutazioni tecniche di organi o enti appositi, i termini di cui ai commi 2 e 3 sono sospesi fino all'acquisizione delle valutazioni tecniche per un periodo massimo comunque non superiore a novanta giorni. I termini di cui ai commi 2 e 3 possono essere altresi' sospesi, per una sola volta, per l'acquisizione di informazioni o certificazioni relative a fatti, stati o qualita' non attestati in documenti gia' in possesso dell'amministrazione stessa o non direttamente acquisibili presso altre pubbliche amministrazioni. Si applicano le disposizioni dell'articolo 14, comma 2. Salvi i casi di silenzio assenso, decorsi i termini di cui ai commi 2 o 3, il ricorso avverso il silenzio dell'amministrazione, ai sensi dell'articolo 21-bis della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, puo' essere proposto anche senza necessita' di diffida all'amministrazione inadempiente, fintanto che perdura l'inadempimento e comunque non oltre un anno dalla scadenza dei termini di cui ai predetti commi 2 o 3. Il giudice amministrativo puo' conoscere della fondatezza dell'istanza. E' fatta salva la riproponibilita' dell'istanza di avvio del procedimento ove ne ricorrano i presupposti. (1) Articolo modificato dall'articolo 2, comma 1, lett. b), e dall'articolo 21, comma 1, della legge 11 febbraio 2005, n. 15 e, successivamente, sostituito dall'articolo 3, comma 6-bis, del D.L. 14 marzo 2005, n. 35, convertito con modificazioni , dalla legge 14 maggio 2005, n. 80. L'amministrazione non ha, invece, l'obbligo di pronunciarsi per iscritto in presenza di provvedimenti divenuti inoppugnabili, oppure nei casi di istanze volte alla revoca di precedenti atti, salvo che siano ancora in decorrenza i termini per l'impugnazione degli stessi. I rimedi e gli adempimenti stragiudiziali. Seppur in teoria la nuova normativa ha abolito la diffida formale prevista fino al 2005, occorre tener presente che per il giudizio occorrono prove documentali che attestino gli accadimenti e l'inadempimento. La giurisprudenza del Consiglio di Stato ha inoltre comunque ritenuto necessaria la diffida tramite ufficiale giudiziario, non ritenendo sufficiente la mera raccomandata ar. E cio' per evitare i silenzi "automatici" che facciano poi decorre i termini per l'impugnazione a scapito dell'interessato stesso. In primo luogo occorre avere la prova della richiesta originaria effettuata con la data e il timbro di ricezione, in caso non la si possegga e' importante effettuare una richiesta di accesso agli atti del procedimento amministrativo volta ad avere le carte che comprovano la data del protocollo dell'ufficio. Una volta trascorsi i termini previsti dalla legge per quel particolare procedimento oppure i 90 giorni previsti dalla l. 241 del 1990 (termine generale entro cui l'ufficio e' tenuto a concludere il procedimento) si consiglia comunque di procedere con una intimazione per raccomandata ar di messa in mora di sollecito del provvedimento richiesto: http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=111051 (specifico in materia di immigrazione: http://www.aduc.it/dyn/immigrazione/arti.php?id=165528) L'azione al TAR contro il silenzio inadempimento. Il comma 5 dell'art. 2 stabilisce le modalita' di ricorso al Tar nel caso in cui l'amministrazione non si pronunci, fuori dai casi del silenzio assenso o rigetto normativamente previsti. Termini per ricorrere Una volta decorso il termine (specificamente individuato o quello generale dei 90 giorni) previsto per la conclusione scritta del procedimento, -in teoria senza diffida- si puo' impugnare il silenzio inadempimento dell'amministrazione. L'impugnazione puo' esser effettuata durante tutta la durata dell'inadempimento ma comunque non oltre un anno dalla scadenza dei termini suddetti. Se si intende riproporre una nuova istanza di avvio del procedimento la si puo' fare ma si rinuncia implicitamente a far valere al Tar il precedente silenzio inadempimento. Procedura Il legislatore ha introdotto nel 2000 un procedimento piu' snello per risolvere il problema dell'inerzia della Pubblica amministrazione, prevedendo all'art. 21 bis della legge n.1034 del 1971 (legge che regola il funzionamento e le procedure dei Tar) Art. 21-bis. I ricorsi avverso il silenzio dell'amministrazione sono decisi in camera di consiglio, con sentenza succintamente motivata, entro trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito del ricorso, uditi i difensori delle parti che ne facciano richiesta. Nel caso che il collegio abbia disposto un'istruttoria, il ricorso e' deciso in camera di consiglio entro trenta giorni dalla data fissata per gli adempimenti istruttori. La decisione e' appellabile entro trenta giorni dalla notificazione o, in mancanza, entro novanta giorni dalla comunicazione della pubblicazione. Nel giudizio d'appello si seguono le stesse regole. In caso di totale o parziale accoglimento del ricorso di primo grado, il giudice amministrativo ordina all'amministrazione di provvedere di norma entro un termine non superiore a trenta giorni. Qualora l'amministrazione resti inadempiente oltre il detto termine, il giudice amministrativo, su richiesta di parte, nomina un commissario che provveda in luogo della stessa. 3. All'atto dell'insediamento il commissario, preliminarmente all'emanazione del provvedimento da adottare in via sostitutiva, accerta se anteriormente alla data dell'insediamento medesimo l'amministrazione abbia provveduto, ancorche' in data successiva al termine assegnato dal giudice amministrativo con la decisione prevista dal comma 2. Secondo tale normativa, dunque, i tempi giudiziali sono scadenzati in modo tale da costringere la pubblica amministrazione a pronunciarsi rapidamente e senza ulteriori ritardi, pena la nomina di un commissario che si sostituisca alla stessa nel compimento dei doveri del proprio ufficio. Oggetto del giudizio sul silenzio amministrativo E se il Tar riconosce l'inadempimento dell'amministrazione, cosa puo' fare? Puo' solo dichiararlo con sentenza e intimare alla stessa di provvedere, oppure puo' decidere nel merito dell'istanza originaria stessa? Secondo la nuova formulazione della norma di cui all'art. 2 comma 5, il giudice amministrativo puo' conoscere della fondatezza dell'istanza. Dopo che sul punto si sono alternati in passato difformi orientamenti giurisprudenziali, di recente il Consiglio di Stato ha posto alcuni punti fermi sull'argomento, in seguito alla novella del 2005. Il Tar si pronuncia sull'istanza (decidendola nel merito) solo in casi particolari, ossia nei casi di attivita' "vincolata" della P.a. Si tratta di tutti quei casi in cui l'amministrazione decide fuori dalla propria discrezionalita' amministrativa e applica piu' o meno "meccanicamente" le leggi. Per esempio, si tratta di un'attivita' vincolata il rinnovo di un permesso di soggiorno in presenza dei requisiti previsti dalle leggi in materia (contratto di lavoro ecc...), mentre non lo e' una procedura di espropriazione per pubblica utilita' (che implica valutazioni complesse e accertamenti preclusi al giudice). Usa. Peer to peer: per evitare critiche Comcast pone il limite al traffico mensile Red (Punto-Informatico.it) La connettivita' e' una risorsa limitata per le infrastrutture dei provider, al via il contingentamento. Comcast, uno dei principali gestori in banda larga Usa, accusato dai propri clienti di bloccare le connessione Peer to peer in modo arbitrario, impone ai propri utenti flat una soglia di traffico mensile: non potranno eccedere i 250 GB, in caso contrario, verranno raggiunti da un richiamo con cui l'operatore intimerà loro di darsi una regolata. In questo modo, rende trasparente le regole. Ma ... Leggi tutto Di chi sono le licenze di Ariadsl? Red (Corriere.it) Nella scorsa primavera una societa' umbra, a sorpresa, fu quella che si aggiudico' il maggior numero di licenze WiMax che ha portato, complessivamente, 136 milioni nelle casse dello Stato. La Ariadsl, si sapeva, faceva capo ad un imprenditore israeliano trapiantatoa a Silicon Valley, Davidi Gilo, ma nella a leggere alcune carte, sembra che sia Goldman Sachs, la grande banca d'affari, a controllare il tutto. Leggi tutto Privacy. Cgil e Confindustria all'unisono: non punire le societa' di call center ... e i consumatori? Domenico Murrone Dopo la delibera del Garante sulla Privacy sulle telefonate selvagge a casa degli utenti senza alcuna autorizzazione, scatta il solito ritornello: non e' possibile punire le irregolarita', ne risentirebbe l'occupazione nei call center. A invocare clemenza o impunita', quasi all'unisono il sindacato Slc-Cgil e l'associazione delle societa' di call center, Assocontact-Confindustria. 'Il recente intervento del Garante della Privacy dimostra come, senza gradualita' e scelte oculate e di fronte a committenti irresponsabili che non si curano di verificare la correttezza dei servizi forniti, intervenire sul tema del teleselling porta con se' problemi occupazionali non secondari' , dichiara Alessandro Genovesi, segretario nazionale di Slc-Cgil. E Assocontact-Confindustria. Trentamila posti di lavoro a rischio, come possibile conseguenza della delibera del Garante per la Privacy che vieta l'utilizzo di banche dati nelle attivita' di telemarketing. Dopo anni di inutili avvertimenti, un'autorita' annuncia misure concrete contro le societa' che hanno massacrato le cene e la tranquillita' di milioni di italiani, nonne e adolescenti compresi (a cui hanno pure rifilato servizi telefonici e non solo non richiesti)... che si deve fare? Tutelare l'occupazione nei call center? E perche'? Per permettere a societa' come queste di continuare a fare il lavoro sporco per conto dei colossi telefonici o di Sky? Cosi' che sia sempre la massa indifferenziata dei consumatori a pagare le magagne e i profitti dei furbi? E' gia' successo. I casi di Volare Web, di Alitalia, dei numeri speciali 899 gridano vendetta. Con le autorita' e il governo che a volte sono solo stati latitanti, in altri casi addirittura promotori delle fregature. Francia. Remunerare le donazioni di ovociti? Martine Perez Sono sempre piu' numerose le francesi che vanno in Spagna o in Belgio a comprare ovociti per rimanere incinte. In Francia, la legge impone la gratuita' e l'anonimato delle donazioni. Le leggi francesi di bioetica hanno sempre considerato il corpo umano non in vendita, e hanno posto come principio assoluto la gratuita' e l'anonimato delle donazioni, che si tratti di sperma, ovociti, sangue, midollo osseo, organi... Non tutti Paesi osservano queste stesse regole. La discordanza tra i nostri precetti e quelli di altri Paesi d'Europa solleva dubbi sui nostri principi morali. La situazione e' particolarmente tesa in materia di donazioni di ovociti poiche' un numero crescente di francesi si reca in Spagna, in Belgio o addirittura in Gran Bretagna per "comprare" le preziose cellule, difficili da ottenere in Francia. Numerosi esperti francesi pensano che la prossima revisione delle leggi sulla bioetica, prevista nel 2009, dovrebbe essere l'occasione per dibattere la questione. Di fronte all'attuale situazione inestricabile, molti di loro sono favorevoli alla remunerazione delle donatrici. Il dono di ovociti permette a una donna che non ha piu' l'ovulazione, o perche' in menopausa precoce o a causa di una malattia, di poter restare eventualmente incinta. Si tratta, schematicamente, di fecondare l'ovulo (donato) con lo sperma del marito o del compagno della paziente interessata, e di reimpiantarle l'embrione cosi' ottenuto. La difficolta' sta nel trovare donatrici di ovociti. In effetti, se la donazione di sperma e' semplice, quella degli ovociti e' piuttosto complicata. La donatrice volontaria deve subire un trattamento di stimolazione delle ovaie, essere sottoposta a prelievi di sangue e ad ecografie, infine subire il prelievo di ovociti sotto anestesia o sedazione per via transvaginale. In Francia la legge prevede la possibilita' del dono, purche' gratuito. Secondo l'Agenzia di biomedicina, alla fine del 2006 c'erano 1.100 coppie in attesa di ovociti mentre, nello stesso anno, ne avevano beneficiato solo 228 donne ed erano nati un centinaio di bambini. Il periodo d'attesa oscilla tra i sei mesi e i cinque anni. Tenuto conto che generalmente occorrono numerosi tentativi di fecondazione in vitro prima di restare incinta, si puo' immaginare l'impazienza delle coppie. "Principi etici aggirati" In Spagna, cosi' come in Belgio, la legge e' piu' flessibile. Nulla impedisce alle giovani donne di "vendere" i loro ovociti. Nella sola Catalogna, nel 2006 sono state realizzate 5.000 donazioni di ovociti, una buona parte delle quali e' andata a beneficio di donne francesi colpite da sterilita' d'origine ovarica. Le donatrici sarebbero studentesse retribuite, sia originarie della Spagna, sia provenienti da Paesi dell'Est. Su alcuni siti Internet si legge che una fecondazione in vitro con donazione di ovociti costa 5.000 euro, tutto compreso. "In Francia abbiamo dei grandi principi generosi e poi c'e' la realta'", spiega il professor Michel Tournaire (ospedale Saint-Vincent de Paul, Parigi). "Credo che dobbiamo avere un vero dibattito sul tema, accettando di guardare la realta' cosi' com'e'". Del resto, con un'eta' sempre piu' tardiva del desiderio di gravidanza, il bisogno di ovociti rischia d'aumentare ancora. "Le donne aspettano troppo a lungo prima di restare incinte e cio' accresce i rischi d'infertilita' d'origine ovarica", precisa il professor François Olivennes (Parigi). "L'esperienza dei Paesi stranieri mostra che solo la retribuzione permette di migliorare le donazioni. Se ci si fissa sui nostri principi di non remunerazione, s'instaura de facto una selezione per denaro tra coloro che hanno i mezzi per pagarsi le donazioni in Spagna o altrove, e le altre. Il problema e' che se si compensano le donazioni di ovociti, poi sara' difficile mantenere la gratuita' delle donazioni di sperma, di midollo osseo, del sangue..." Per il professor Marie-Guy Cous (ostetrico, Nantes), la questione ci ha sorpassato. "Penso che in Francia si debba rivedere la questione degli ovociti. Bisogna riflettere su cio' che si constata tutti i giorni. I nostri principi etici vengono aggirati passando per l'estero". La professoressa Sylvie Epelboin ritiene che la campagna fatta l'anno scorso dall'Agenzia di biomedicina in favore della donazione di ovociti vada nella giusta direzione, e che sarebbe ragionevole valutarne anzitutto le ricadute. Infine, pur ammettendo che quello degli ovociti e' un problema reale, il professor Israel Nisand (Strasburgo) pensa che la remunerazione non sia la soluzione. "Sarebbe meglio riflettere sul dono dedicato: una donna potrebbe beneficiare direttamente della donazione di ovociti di una persona vicina -sorella, cugina, amica- in un quadro molto rigoroso. Cio' metterebbe a rischio l'anonimato, ma rispetterebbe il principio di gratuita'". Resta da vedere se il legislatore sapra' essere capace, senza ipocrisie, di gestire il tiro alla fune tra la realta' e i nostri generosi principi etici. Call center selvaggi: continuano le violazioni, nonostante i provvedimenti del Garante Red In un articolo su Punto Informatico Gilberto Mondi racconta di un paio di telefonate ricevute: operatori di call center, fingendo di cercare le signore Pesci e Delfini, tentano di attaccare bottone e poi vendere il prodotto o servizio di turno. Potrebbe essere questa la nuova strategia dei call center. Per evitare che gli utenti denuncino la violazione della privacy al Garante, si finge di sbagliare numero. Il fatto che i 'padroni' dei call center continuino a violare le regole, e' la conferma che non temono i provvedimenti delle autorita', che hanno armi veramente spuntate. Leggi tutto: http://www.aduc.it/dyn/tlc/%22http://punto-informatico.it/2396790/Telefonia/Commenti/spam-telefonico-vincono-cattivi.aspx%22 Telecom Italia: gli azionisti premono per una svolta. Commenti Red Telecom Italia e' a una svolta. Il titolo della societa' e' ai minimi, poco piu' di un euro ad azione, la meta' rispetto alle quotazioni di inizio 2008, e solo un terzo rispetto ai circa tre euro che quotava durante il 2004. Gli azionisti di Telco, la societa' che controlla il gestore telefonico, sono impazienti di vedere i risultati dell'opera di Franco Bernabe', l'amministratore delegato a cui hanno affidato il compito del risanamento finanziario e gestionale dell'ex monopolista. Sia Telefonica, il socio spagnolo, che le imprese italiane che furono coinvolte per salvaguardare l'italianita' dell'azienda (Benetton -Sintonia, Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e altri) hanno fretta, perche' il crollo delle quotazioni, influira' negativamente sui loro bilanci. Di seguito una serie di articoli che approfondiscono le manovre in corso. Corriere della Sera Telecom, il pressing di Telefonica Alierta a Roma: vedrà Letta, Tremonti, Scajola, Romani e Calabrò. Punta a un direttore generale. Il nodo Tim Brasil Key4biz Alierta (Telefonica) incontra mezza Italia. Ma Telecom Italia deve agire, dando luogo ad azioni concrete di rilancio. Le opzioni possibili Ansa Piccoli azionisti Telecom: scorporare rete e venderne il 40% Per ridare appeal al titolo Telecom, secondo Asati, l'associazione dei piccoli azionisti di Telecom, il management dovrebbe pensare allo scorporo della rete e alla possibilita' di cederne fino al 40%. In una lettera al presidente Gabriele Galateri, l'associazione 'chiede delle iniziative per supportare il titolo'. Non piu' vendita di asset ma solo 'quote di minoranza in asset domestici, ovvero l'identificazione di partner interessati a entrare nel capitale della societa' che sviluppino e gestiscano tali asset (ad esempio la rete)'. Tra le proposte di Asati 'scorporare e aprire al mercato fino al 40% di una parte rilevante dell'azienda, che possa essere considerata una utility domestica', mentre a medio termine il management dovrebbe 'lavorare su nuovi business per alzare il margine operativo lordo complessivo'. Financial Times - Radiocor Telecom venda le torri: Bernabe' anticipi i Benetton Apparentemente Atlantia sta considerando l'ipotesi di vendere le proprie 300 torri di comunicazione a Dmt, in cambio di una consistente partecipazione nella societa'. Manovra che metterebbe Dmt in una posizione di forza per l'acquisizione delle migliaia di torri di Telecom Italia, nel caso in cui venissero messe in vendita dal nuovo Piano industriale". E' lo scenario tracciato da Paul Betts nella sua European View sul Financial Times, in cui sottolinea che "se le voci estive si riveleranno corrette, Gilberto Benetton potrebbe aver deciso di prendere direttamente in mano" il dossier Telecom. "Con gli asset legati alle torri valutati 15 volte gli utili, mentre Telecom in Borsa quota a un misero multiplo a una cifra una simile operazione potrebbe risultare molto attraente per tutti gli azionisti scontenti". In assenza di altri fattori in grado di placare il mercato, secondo il Ft la vendita delle torri - operazione effettuata almeno dieci anni fa dai big Usa - potrebbe quindi rivelarsi una via percorribile per l'a.d. di Telecom, Franco Bernabe'. Se tuttavia Bernabe' ha davvero deciso di seguire questa strada nel Piano che sara' presentato entro novembre, secondo Betts "farebbe meglio a muoversi rapidamente per riuscire a prendersi il merito dell'operazione, anziche' lasciarlo" ad azionisti come i Benetton e i Fossati. Il Ft ricorda che l'ipotesi di vendere le torri era gia' stata presa in considerazione e poi scartata dal "predecessore di Bernabe'" e sottolinea che "il management del gruppo non sembra ancora completamente convinto", anche se Telecom "difficilmente avra' altre opportunita' per mostrarsi al tempo stesso intelligente e generosa con i propri azionisti". Betts ricorda infatti che la compagnia sta affrontando non solo "le normali sfide portate dal forte rallentamento dell'economia", ma anche "il ribollire dello scontento di alcuni dei suoi principali azionisti". Tra cui, naturalmente, gli spagnoli di Telefonica, che secondo alcuni mostrano segni di impazienza e che ora devono fare i conti "con una minusvalenza teorica di circa 2,5 miliardi". Nicotina senza dipendenza, e topolini senza pace Luca Borello Riceviamo e pubblichiamo. Una ricerca statunitense ha dimostrato che la nicotina non crea dipendenza fisica. A determinare la difficoltà nella cessazione dell'abitudine non sono fattori legati alla chimica della sostanza, ma psicosociali. Secondo gli studiosi, fumare una sigaretta agisce come rinforzo di un'esperienza piacevole, o come risarcimento in situazioni spiacevoli: è il fattore ambientale e comportamentale, insieme al significato attribuito al consumo, ad alimentare la dipendenza. I tabagisti sanno bene come la sigaretta possa rappresentare tanto un premio meritato (ad esempio dopo aver finito un lavoro, o aver fatto sesso), quanto una sorta di risarcimento minimo garantito per riequilibrare o smussare gli angoli di un'esperienza poco piacevole (perdere il treno, ricevere una brutta notizia). La sigaretta, anche nella gestualità con cui viene fumata, sottolinea una situazione, uno stato d' animo, iconograficamente un modo d'essere. Uscire a fumare una sigaretta con qualcuno equivale a ribadire un rapporto di confidenza, oppure a volerlo instaurare. Andare a fumare una sigaretta da soli è una strategia utile a prendere tempo, a ritagliarsi un momento di pausa, di raccoglimento. Fumare la prima sigaretta al mattino serve a sancire l'inizio della giornata, magari a darsi coraggio. Fumare lavorando aiuta a concentrarsi su quello che si sta facendo, perché tutte le distrazioni vengono assorbite dall'automatismo del gesto. Insomma, la sigaretta è una parte di chi la fuma. Un elemento imprescindibile della sua identità. Per questo è difficile smettere: perché è come rinunciare a una parte del proprio corpo, del proprio spirito. Una parte molto utile e a cui ci si affeziona, per quanto dannosa possa risultare. Aneddoto personale: una delle volte che, chissà perchè, ho provato a smettere (e ho resistito eroicamente per quasi due giorni), ho rinunciato quando, tornando a casa alla sera, ho scorto in lontananza, nel buio, l'insegna luminosa di un distributore di sigarette. La scritta “T”, avvolta in quel blu rassicurante, mi è apparsa come una nave a un naufrago, scatenando una cascata di reminiscenze legate alla mia personale epica di tabagista: la ricerca spasmodica di monetine, i pellegrinaggi estivi o notturni alla ricerca di un tabaccaio, l'esultanza e il senso di soddisfazione nell'udire il tonfo compatto del pacchetto di droga che cade nel cassetto del distributore. Mi è venuta la malinconia. La malinconia di un amore che si è dovuto ingiustamente troncare. Ho ricominciato seduta stante. E mi sono sentito bene. Ora, cosa aggiunge di nuovo questa sensazionale ricerca? Sembrerebbe molto, invece nulla. A parte un po' di topi di laboratorio torturati in più (purtroppo sì: il tutto si basa su esperimenti su topi). La nostra società medicalizzata e deterministica non riesce ad accettare che una questione come il consumo di “droga” sia in realtà determinata da elementi relativi, soggettivi e culturali. Abbiamo bisogno di formule matematiche, di rapporti causa effetto a cui sia impossibile sottrarsi. In realtà gli studi più avanzati sul consumo di sostanze (alcuni dei quali hanno ventanni e colpevolmente non sono stati mai tradotti in italiano) hanno da tempo messo in luce che la chimica di una “droga” conta solo fino a un certo punto, e che in condizioni socioculturali diverse, persino gli esiti psicotropi possono essere differenti: gli effetti di una droga sono socialmente appresi, non solo chimicamente determinati (si veda ad esempio Becker, Knipe, Zinberg). Lo stesso concetto di “dipendenza” viene messo in discussione, almeno nella sua intrinseca problematicità: a seconda del contesto e dell'epoca, alcune “dipendenze” sono stigmatizzate, altre indifferenti, altre ancora promosse (per citare solo gli autori più celebri Courthwright, Lindesmith, Peele, di nuovo Knipe; in italiano Verga). La “dipendenza” vera, quella contro cui i “tossici” combattono per uscire dal “tunnel”, non è mai fisica (sebbene sia originata, per alcune sostanze, dalla tolleranza; e sebbene possa causare forti malesseri psicosomatici) ma psicologica, e culturale. Ed è influenzata anche dalla percezione che la società “astinente” ha del “drogato”: è infatti la società a stabilire quale dipendenza sia più dannosa, e perché; ed è la società a identificare chi sia “tossico”, e perché, al di là del danno reale che il “drogato” causa a sé stesso o ad altri. Ecco perchè sostenere che, in determinate circostanze, è possibile utilizzare sostanze come l'eroina in maniera controllata (senza cioè compromettere la “normalità” delle relazioni o del lavoro), sembra assurdo, al limite della connivenza con il narcotraffico: in realtà è vero, come dimostrano gli studi del King's College di Londra sponsorizzati dalla JRF, o quelli dell'Università di Amsterdam sulla cocaina. Il fatto che sia possibile, chiaramente, non significa che sia semplice o auspicabile: è possibile andare a 300 allora in autostrada e sopravvivere, ma è meglio non farlo. Insomma, lasciamo perdere i poveri topi da laboratorio: sulle droghe possono dire poco che già non si sappia, a voler cercare bene, e per davvero, senza pregiudizi morali o ideologici. Luca Borello e' ricercatore e documentalista su sostanze e dipendenze Bernat Soria: "Sul mio corpo decido io, non la Chiesa ne' nessun partito" Rosa a Marca Il ministro della Sanita', Bernat Soria, ha detto che il Partido Popular diffonde "calunnie" quando paragona la sua proposta di riflettere sulla legalizzazione del suicidio assistito al "liquidare le persone a carico della previdenza sociale", come ha fatto il portavoce del PP, Esteban Gonzales Pons, domenica scorsa. In un'intervista a Cadena SER, Soria ha sottolineato che "in Spagna e' completamente legale il diritto a non soffrire, a non avere dolore", e ha osservato che "ci sono persone le quali pensano che le decisioni sul corpo di qualcuno appartengano a una chiesa, a un partito politico; invece no, sul mio corpo decido io. E questo lo sostiene molta gente, non solo i socialisti". Il titolare della Sanita' ha sostenuto che i cittadini devono sapere che "possono morire senza dolore", e che in Spagna e' legale sia l'applicazione della "sedazione terminale", il cui protocollo permette ai pazienti incurabili di congedarsi dai propri famigliari ed evitare qualunque sofferenza fisica, sia la "limitazione dello sforzo terapeutico". Su quest'argomento, il ministro ha evocato il caso di Inmaculada Echevarria, la donna di Granada affetta da distrofia muscolare che aveva chiesto la disconnessione del respiratore che la manteneva in vita e che, dopo l'accoglimento della sua richiesta, e' morta nel marzo del 2007 in un ospedale pubblico di Granada. Per Bernat Soria, una volta verificato che il paziente non chiede di morire perche' depresso o perche' afflitto da un'altra sofferenza psichica, "ha il diritto di dire -non desidero prendere questa pasticca- o -non desidero restare attaccato a questo ventilatore- e l'obbligo del sistema sanitario e' d'applicare i diritti dei pazienti". Su questa stessa linea, il ministro ha spiegato che esistono delle circostanze in cui "un cancro, una malattia terminale, che comportano una grande tortura, provocano una situazione in cui il paziente soffre molto e finisce per morirne". "E quelli fra noi che, per ragioni professionali o famigliari, hanno visto da vicino queste situazioni, sanno che non c'era diritto. E non solo non c'era diritto, ma che in Spagna e' del tutto legale non soffrire, non patire dolore", ha ribadito. Bernat Soria ha voluto mettere in chiaro che l'obbligo del Governo e' di garantire al paziente il diritto di scegliere, "e che nessuno venga a imporre dal di fuori. Bisogna garantire questo diritto in un quadro normativo e legale, e far si' che sia esteso a tutti i cittadini. Il tutto va in una linea di ampliamento dei diritti e del rispetto dei diritti", ha concluso. Angelique Flowers: la sacralita' della morte atroce, soffocata dalle proprie feci Pietro Yates Moretti "Quello che voglio dopo sedici anni di una dolorosa malattia e ora anche di cancro, e' semplicemente una morte tranquilla senza dolore. Ma poiche' l'eutanasia e' stata proibita in Australia, questo mio diritto mi e' ora negato". Queste alcune delle parole nel video-appello che prima di morire la scrittrice Angelique Flowers ha rivolto al Primo ministro australiano Kevin Rudd. Flowers e' morta lo scorso 19 agosto dopo una lunga battaglia contro il morbo di Chron ed una breve ma dolorosa battaglia contro un tumore al colon. Nonostante il tentativo di reperire una sostanza letale per porre fine al dolore, Flowers e' morta di una morte atroce, soffocata nelle proprie feci. . "Non credo nello stoicismo. Ammetto liberamente di non essere un'anima coraggiosa che sopporta il dolore e continua come niente fosse", dice la scrittrice. "Ammiro profondamente le persone che riescono a superare le avversita' e le loro sofferenze. Ma io non sono cresciuta grazie alla mia malattia, e non sono diventata una persona migliore grazie ai suoi tormenti." "Finalmente, abbiamo un primo ministro come Kevin Rudd, un politico ma anche una persona. Un uomo con una coscienza che ha avuto la forza di chiedere scusa alla nostra popolazione indigena, l'integrita' di ratificare il protocollo di Kyoto. Prego il Governo laburista di continuare a far pulsare quel cuore che ha dimostrato di avere e di assicurare che l'eutanasia sia nuovamente legale. La legge non permette che i cani soffrano come me prima di una inevitabile morte. Sarebbero sottoposti all'eutanasia. Evidentemente, la legge attuale valuta la mia vita meno importante di quella di un cane". "Sono stata derubata del mio vivere e del mio morire", dice la donna. "Quando vorrei passare quei pochi giorni o momenti preziosi che mi rimangono con le persone che amo, devo invece isolarmi, prendere appunti e trovare risposte, fare ricerche (su come ottenere una morte meno atroce). Se l'eutanasia fosse legale, avrei potuto terminare i miei giorni nel modo da me scelto, trovando pace prima di lasciare questo mondo, e non panico e maggiore sofferenza". Nel video Flowers mostra indignazione verso la professione medica, specialmente per la sofferenza che l'hanno costretta a subire. Flowers ha consegnato il film al medico Philip Nitschke e alla sua associazione Exit International, che ha avuto modo di incontrare durante le sue ricerche. Il fratello Damian ha spiegato che, nonostante le pesanti dosi di morfina e altri antidolorifici, la donna ha sofferto fino all'ultimo istante. E' stato lui a tenere per ore una scodella vicino alla bocca della sorella, mentre vomitava le sue feci. "La morte e' stata atroce", ha spiegato Damian. "Avrebbe potuto avere una morte molto diversa, salutare le persone che amava, ed andarsene in tranquillita'... Come puo' tutto questo essere giusto? Come puo' una societa' credere che i pazienti terminali debbano essere costretti a soffrire morti atroci?", si chiede il fratello. Intanto, il leader dei Verdi Bob Brown ha annunciato che introdurra' al Senato australiano una nuova proposta di legge per la legalizzazione dell'eutanasia dopo la trasmissione del video. La proposta di legge mira ad abolire il Commonwealth Euthanasia Laws Act, la legge federale con cui nel 1997 fu sospesa la legge dello Stato del Northern Territories con cui era stata appena legalizzata l'eutanasia volontaria attiva. Il testo modifica un altro progetto di legge introdotto dallo stesso Brown a febbraio, il Rights of the Terminally Ill Bill. Una commissione del Senato aveva gia' preso in esame la proposta di Brown, con i senatori laburisti disponibili a sostenerla qualora vi fossero alcune modifiche. L'introduzione del nuovo testo "coincide con la straordinaria supplica al Governo laburista di Rudd di introdurre una legge sull'eutanasia da parte della scrittrice di Melbourne Angelique Flowers", ha spiegato il senatore Brown. "Il coraggioso appello di Angelique dovrebbe far vergognare i politici australiani che ignorano come l'80 percento dei cittadini siano favorevoli alla legalizzazione dell'eutanasia e fiancheggiano gli incalliti sostenitori della politica del 'sappiamo cosa e' bene per te'", ha detto. ------------------------------------------- La rivista Avvertenze e' gratuita, ma i contributi sono graditi. Se ci credete utili, sosteneteci con l'adesione di Euro 25,00 o un contributo a scelta: ccpostale 10411502 oppure cc bancario 7977 Abi 06160 Cab 02817 Cin O - coordinate bancarie IBAN IT11O0616002817000007977C00 oppure tramite carta di credito, direttamente dal portale dell'associazione https://ssl.sitilab.it/aduc.it/ ------------------------------------------- ------------------------------------------- legge sulla privacy. Se non sei interessato a ricevere le nostre notizie, visita la pagina http://www.aduc.it/dyn/adesabb/rem-avv.html -------------------------------------------