====== NOTIZIARIO DROGHE ====== Notizie quotidiane sulle droghe con attenzione alla situazione internazionale, alle diverse realta', ai traffici, all'andamento della "war on drugs", ai sistemi di produzione e di spaccio delle sostanze stupefacenti. Edito dall'Aduc, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori. Redazione: Via Cavour 68, 50129 Firenze Tel. 055.290606 - Fax 055.2302452 URL: http://droghe.aduc.it - Email: aduc@aduc.it Archivio settimanale Dal 17-03-2009 al 23-03-2009 n.12/2009 (Anno IX) ARTICOLI - Considerazioni sulla conferenza di Trieste - Perche' e (soprattutto) come e' possibile modificare la legislazione sugli stupefacenti - Conferenza di Trieste. Il mondo degli operatori è pronto a mettersi in gioco - Colombia. Vice presidente chiede la sospensione dei programmi antidroghe finanziati dagli Stati Uniti - Uso personale e 'scorta'. Commento alla sentenza della Cassazione n. 379/2009 NOTIZIE - Italia. Iss: un milione e mezzo di giovani a rischio alcool - Afghanistan. Emma Bonino: comunita' internazionale acquisti oppio - Italia. Scuola setacciata a Tarquinia, buco nell'acqua della GdF - Italia. Liguria, 1.500 morti ogni anno a causa dell'alcool - Usa. Il vizio delle dipendenze e' scritto nel Dna - Colombia. Il presidente Uribe auspica l'unione dell'America Latina nella lotta al narcotraffico - Italia. Condannato in appello per traffico, viene scarcerato per ritardi della Cassazione - Italia. Controlli antidroga nelle scuole, buco nell'acqua dei CC a Salerno - Usa. Texas. Storie di proibizionismo, prigione utilizzata per festini con droga - Usa. Leggi piu' repressive sulla marijuana non portano a ridurne consumo, disponibilita' o qualita' - Australia. Esperti delusi dall'Onu: ha scelto di continuare con la politica antidroga di Bush - Usa. Amministrazione Obama: si' a marijuana terapeutica - Italia. Tribunale: esame delle urine non sufficiente a dimostrare guida sotto effetto di stupefacenti - Italia. Cassazione: la 'scorta' di fumo e' ammissibile per chi lascia per mesi la civilita' - Falsificare Viagra rende piu' dell'eroina - Europa. Cresce il consumo di cocaina - Usa. Storie di guerra alla droga, Obama pronto a controffensiva in Messico - Italia. Bologna. I Verdi: aprire qui la prima narcosala in Italia ...IL PREZZO QUOTIDIANO DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA Dalle cronache locali, gli effetti della legislazione vigente in Italia. Durante la scorsa settimana sono stati riportati: - 60 arresti - 201,166 chilogrammi di sostanze stupefacenti sequestrati dalle forze dell'ordine dei quali: 121,832 kg di droghe leggere (marijuana, hashish e simili), 79,334 kg di droghe pesanti (eroina e cocaina) - 42 giorni di detenzione ARTICOLI 18-03-2009 Considerazioni sulla conferenza di Trieste Riceviamo e pubblichiamo Dai saloni del Palazzo della Stazione Marittima a Trieste arriva un importante slogan condiviso e sponsorizzato in primis dal sottosegretario Carlo Giovanardi e sottolineato dal presidente della Camera Gianfranco Fini: non esiste un diritto a drogarsi, esiste semmai un diritto a essere liberi dalla droga. Questo è stato uno dei concetti chiave della 5°Conferenza Nazionale sulla politiche antidroga, un impegno comune che possa coinvolgere pubblico e privato in collaborazione verso modelli di terapia che mettano al centro il pieno recupero della persona permettendole di recuperare un progetto proprio di vita con una maggior consapevolezza dei suoi limiti e valorizzazione delle sue potenzialità. Pur sostenendo in modo forte e determinato la contrarietà alla legalizzazione, ritenuta prima di tutto un dovere per contrastare la ‘cultura della morte’,(anche a Vienna 180 Paesi hanno firmato un documento che esprime un no secco alla liberalizzazione di qualsiasi tipo di droga) è stata fortemente ribadita la necessità di lavorare non solo sul versante repressivo. Risulta pertanto fondamentale interrogarsi sulle motivazioni che spingono giovani e non giovani, persone disagiate e professionisti, fasce di popolazione sempre più trasversali, ad avvicinarsi alle sostanze, ritenute purtroppo sempre più ‘normale’ sebbene esplicitamente e dichiaratamente illegali. Le notizie non fanno più scalpore, non esiste più quella sana paura della pericolosità di questo mondo che diventa invece sempre più attraente e a portata di mano. Pensiamo al commercio sul web dove il mercato delle sostanze è in continua espansione e costante aggiornamento; i tempi corrono sempre più veloci, ma è necessario riuscire a tenerne il passo, motivo per cui il sottosegretario Giovanardi e il capo del dipartimento antidroga il dott. Giovanni Serpelloni hanno preannunciato un aggiornamento delle tabelle ministeriali per poter includere anche le nuove spice drug già diffusissime nel paese e purtroppo ancora legali. La rivoluzione deve quindi necessariamente essere culturale, passando da ogni livello dell’odierna società, politici, mass media, scuola, professionisti di ogni genere, ma prima di tutto deve interessare la famiglia. È necessario che il primo veicolo di trasmissione di una nuova cultura, fondata su precisi contenuti valoriali, una chiara definizione del limite e una profondità relazionale importante, debba principalmente essere il nucleo familiare. I giovani d’oggi hanno bisogno di testimoni forti, portatori di quello stile di vita alternativo in modo credibile e costante. Ci sono realtà familiari frammentate, divise, all’interno delle quali si respira un clima “educativo” o di estremo controllo o di disinteresse assoluto, con la conseguenza di non aiutare il ragazzo ad apprendere modalità comportamentali ed emotive di approccio alla vita e alla realtà valide. Il rischio è quello di sfuggire alla noia lasciandosi trascinare nel vortice del consumismo, di quei modelli apparentemente vincenti e desiderabili ma vuoti di ogni significato che la società presenta alla ricerca solo dell’estrema prestazione. Questa è la battaglia che le Comunità terapeutiche oggi si sentono di intraprendere. Poter fornire ai giovani modelli alternativi, spazi di incontro e accoglienza all’interno dei quali poter crescere con la propria personalità in modo libero e critico. Portare avanti in questo modo il concetto dello sballo della normalità, invogliando i giovani a trovare soddisfazione e realizzazione in ciò che quotidianamente la vita ‘sana’ propone loro. La possibilità di mettere in gioco le proprie abilità, coltivare interessi nuovi, instaurare relazioni mature e di crescita… questo ciò che la terapia comunità vuole proporre, associato ad una presa in carico contemporanea dell’intero nucleo familiare. A seguito di questa conferenza (come preannunciato a Trieste dal sottosegretario Giovanardi) riteniamo perciò fondamentale che si adempia, in tempi brevi, alle sollecitazioni fatte quali fornire un aiuto alla comunità di recupero che sempre di più rischiano il fallimento, ricostruire un fondo nazionale per Ser.D. e Comunità oppure destinare un 1,5% dei finanziamenti statali per la sanità regionale ed infine potenziare l’aspetto educativo di prevenzione e diffusione di una nuova cultura in famiglia, nelle scuole e all’interno di tutte le agenzie educative (parrocchie, società sportive, centri di aggregazione…) Solo in questo modo non sarà più il diritto a drogarsi ad essere richiesto a gran voce nelle manifestazioni, ma sarà il diritto alla vita, una vita sana, fatta di scelte mature e improntata al vero e reale benessere. Simone Feder, Coordinatore Area Adulti Dipendenze Comunità Casa del Giovane Pavia 18-03-2009 Perche' e (soprattutto) come e' possibile modificare la legislazione sugli stupefacenti Pubblichiamo la relazione presentata dall'Avv. Carlo Alberto Zaina alla tavola rotonda sulla Legislazione, presieduta personalmente dal Sen. Carlo Giovanardi, alla quale ha partecipato tra gli altri il dr. Giuseppe Amato - Procuratore della repubblica di Pinerolo - svoltasi venerdì 13 Marzo alle ore 15 nell'ambito della conferenza sulle tossicodipendenze di Trieste, che ha visto la partecipazione di una ed interessata platea. L'intervento dell'Avv. Zaina, nostro collaboratore, è stato particolarmente apprezzato nella parte in cui vengono proposte nuove ridefinizioni delle figure sanzionatorie della lieve entità e dell'ingente quantità. Desidero proporre un approccio che, rispetto ad alcuni temi concernenti l’attuale testo del dpr 309/90, si caratterizzi per la totale assenza di influenze ideologiche e, per converso, si connoti per essere esclusivamente frutto della mia quasi trentennale esperienza professionale. Partiamo da una considerazione ovvia, al limite della banalità, la legislazione in materia di stupefacenti – come d'altronde qualsiasi altra espressione normativa – può, ma soprattutto deve essere migliorata. Tale fine deve essere tenacemente perseguito allo scopo di adeguarla - sempre più – non tanto e non solo rispetto al sentire comune, giacché in questo modo si correrebbe il rischio di governare contingentemente e puramente le emergenze e gli umori delle piazze, quanto piuttosto in relazione ai principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico. Ho, quindi, in tale ottica, ritenuto di poter individuare quelle che sono – nella quotidianità forense – quelle zone di ombra che maggiormente suscitano, negli operatori del diritto, contrasti e conflitti, sia teorici, che concreti e che comportano spesso – pur attenendo al medesimo petitum – l'emissione di pronunzie che, quindi, appaiono tra loro caratterizzate da profili di patente contraddittorietà e minano – vieppiù – il principio della certezza del diritto. L’esperienza forense e giurisprudenziale specificamente maturata, in special modo negli ultimi trenta anni, ha, infatti, dimostrato come una precipua parte della commissione di reati nel nostro paese sia legata direttamente od indirettamente al traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope. Si pensi, ad esempio, alla circostanza che molti gravi delitti contro il patrimonio trovano la loro genesi nella condizione di tossicodipendenza dei loro autori e che taluni di questi fatti criminosi – nell’alveo della loro commissione - degenerano in altrettanto gravi episodi penalmente rilevanti contro la persona. Si pensi, anche, poi, a completamento del ragionamento all'ormai endemico fenomeno delle stragi del sabato sera, che vede protagonisti giovani, i quali si pongono al volante di auto e motoveicoli, non solo sotto l’effetto dell’alcool, ma, numerose volte, dopo avere assunto quantitativi importanti di droghe sintetiche. Le conseguenze che derivano dagli incidenti stradali, cagionati in simili frangenti, sono enormi sia sotto l’indubbio profilo morale, che in relazione ai costi sociali che ne conseguono. Tale complessiva situazione, senza dubbio, si aggrava costantemente, sia per la sempre maggiore diffusione nel tessuto sociale di condotte prettamente anomiche (si pensi alla progressiva e continua riduzione dell’età di primo approccio alle droghe da parte dei giovanissimi ed al fatto che sempre più personaggi insospettabili – colletti bianchi - rientrano nel concetto di assuntori di stupefacenti), sia per la sofisticata evoluzione degli strumenti di raffinazione di materia prime, elaborazione, composizione e sintesi di nuovi composti e reagenti di natura chimica, che vengono posti in circolazione. Quest’ultimo aspetto appare particolarmente inquietante (non che i primi due non lo siano) perché attesta come le organizzazioni criminali abbiano compreso, molto prima dello Stato la necessità e l’opportunità di investire sul piano scientifico per giungere a sempre nuove evoluzioni di prodotti in grado di rispondere ad esigenze di un bacino di utenza sempre in costante “evoluzione”. Per venire ai giorni odierni, la stessa sistematica della L. 49/06, come più volte ho avuto modo di sottolineare, dimostra come si sia preferito il ricorso ad un intervento emergenziale di “rattoppo” su un tessuto preesistente già male in arnese (una sorte di veste di Arlecchino) piuttosto che dare corpo ad un intervento profondo, meditato, magari anche impopolare, ma che tenti di risolvere alle radici le contraddizioni che quotidianamente emergono nell’applicazione forense della legge. Si dovrebbe, quindi, intervenire a modifica dell'attuale testo del T.U. sugli stupefacenti, nelle seguenti direzioni. ... Continua: http://droghe.aduc.it/zaina-relazione-trieste.pdf Carlo Alberto Zaina 19-03-2009 Conferenza di Trieste. Il mondo degli operatori è pronto a mettersi in gioco Riceviamo e pubblichiamo Al termine dei lavori della Conferenza di Trieste riteniamo opportuno mantenere vivo il dibattito al fine di non rendere inutile il lavoro svolto. Al di là delle relazioni scientifiche, delle ipotesi di lavoro, della carenza di risorse, ciò che davvero ci portiamo dietro dai giorni di Trieste è una rinnovata fiducia negli operatori che ogni giorno si spendono senza riserve nei servizi. Il clima di collaborazione, di apertura, di serena condivisione che si è creato tra i partecipanti alla Conferenza, sia del pubblico che del privato sociale, rappresenta a nostro avviso il miglior risultato possibile. Abbiamo assistito ad un confronto acceso, non appiattito dietro posizioni di convenienza, ma neanche imbrigliato dietro rigide impostazioni ideologiche. Un segnale chiaro: nonostante tutte le criticità che l’attuale situazione presenta, il mondo degli operatori è pronto comunque a mettersi in gioco per strutturare percorsi condivisi, unica reale possibilità di contrasto alle dipendenze ed al narcotraffico. Crediamo che da questo risultato occorra partire, senza ulteriori indugi. E’ necessario tradurre in fatti concreti il lavoro svolto a Trieste e le dichiarazioni di intenti che, da più parti, si sono sollevate con chiarezza inedita. E, a tal fine, riteniamo importante la costituzione di un tavolo di confronto interregionale permanente, con il coordinamento del Dipartimento Nazionale e la partecipazione degli operatori del pubblico e del privato sociale, al fine di superare le problematiche relative all’applicazione dell’accordo Stato Regioni e dell’Atto di Intesa, o comunque per recuperarne i contenuti, approfondirli, ridefinirli e soprattutto mettere in campo le necessarie strategie al fine di una loro omogenea declinazione sui territori. Abbiamo infatti apprezzato la disponibilità delle Regioni, manifestata durante la prima giornata di lavori, che va opportunamente accompagnata e sostenuta. Riteniamo inoltre maturi i tempi per la definizione realmente condivisa di un Piano Nazionale di azione per le dipendenze che tenga conto delle diverse esigenze emerse a Trieste. Esigenze che riguardano in primo luogo le problematiche proprie delle dipendenze, dai nuovi stili di consumo al riconoscimento dei servizi innovativi, dalle politiche di prevenzione alla corretta gestione della grave emergenza educativa, dalla cronicità alle problematiche relative al recupero ed al reinserimento lavorativo e sociale. Uno strumento di lavoro che però abbia ben presente anche la grave carenza di risorse economiche, che sta portando al collasso l’intero sistema di contrasto alle dipendenze, dalle Comunità ai Servizi per le Dipendenze, dal carcere ai servizi sociali. Tutto infatti potrà avere un senso ed un significato rinnovato solo se, preventivamente, sarà operata la scelta coraggiosa di impegnare almeno l’1,5% della spesa sanitaria di ogni regione per il contrasto alle dipendenze. In tal senso attendiamo un primo segnale di buona volontà nell’immediata ricostituzione del Fondo di Lotta alla Droga, oggi drammaticamente confluito nei fondi della Legge328. Un’operazione scellerata che ha di fatto annullato tutte le politiche di prevenzione sui territori, sino ad oggi basate esclusivamente sulle risorse del fondo per la lotta alla droga. Ci attendono sfide difficili, impegnative, complesse, ma non per questo possiamo sottrarci alle grandi responsabilità che ci impongono la sofferenza e la povertà delle dipendenze, e le ancora troppe morti per droga. Una responsabilità che riteniamo debba essere affrontata in solido, senza tentennamenti, al di là delle sigle e delle ideologie. Ciascuno con il proprio ruolo, nella diversità degli approcci e delle metodologie, ma convinti che nessuno da solo può farcela. E sarà proprio la ricchezza delle nostre diversità, se accompagnata da una concreta volontà di mettersi in discussione, a rendere possibile un’azione sinergica e finalmente efficace di contrasto alle dipendenze. Mimmo Battaglia, Presidente FICT 22-03-2009 Colombia. Vice presidente chiede la sospensione dei programmi antidroghe finanziati dagli Stati Uniti Il vice presidente della Colombia chiede che gli Stati Uniti interrompano i finanziamenti antidroghe. Francisco Santos, intervistato dal quotidiano El Tiempo, ha dichiarato che dovrebbe essere interrotto il "Plan Colombia" di Washinghton, perche' e' troppo alto il prezzo pagato da Bogota'. "Il Plan Colombia ha raggiunto il suo obiettivo, ma ora non e' piu' necessario. Il presidente e il ministro della Difesa non mi ascoltano, ma il costo pagato dal nostro Paese e' troppo grande", ha dichiarato Santos. Il Plan, lanciato nel 2000 come programma di emergenza contro i traffici di droghe, ha elargito fondi per 1,3 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti hanno finanziato il programma nella lotta alle droghe, per l'eradicazione dei campi, e per combattere i cartelli delle droghe e i gruppi paramilitari ribelli affiliati ai gruppi criminali. "Non siamo solo amici degli Stati Uniti. Il nostro e' il solo Paese latino americano con una immagine positiva degli Stati Uniti, ma siamo trattati male e con politiche antiquate", ha continuato Santos. Santos, ex giornalista, ha aggiunto che il Plan e' stato importante in un momento storico, ma i costi politici sono stati alti, criticando anche i fondi stanziati per contrattisti privati. I commenti alle dichiarazioni di Santos non sono stati positivi. "E' imprudente che siano rilasciate queste dichiarazioni, su un soggetto particolarmente delicato, senza prima essersi consultati con altri Organi", ha dichiarato l'ex ministro della Difesa Marta Lucia Ramirez. Anche l'ex capo della polizia, Louis Ernesto Gilibert, non ha condiviso le dichiarazioni del vice presidente. "Dovrebbe esserci una strategia unitaria con il Governo degli Stati Uniti, perche' i risultati si sono visti". Katia Moscano 23-03-2009 Uso personale e 'scorta'. Commento alla sentenza della Cassazione n. 379/2009 Cassazione: non è reato fare "scorta" di droga a patto che si sia costretti a restare per mesi lontani dalla "civiltà". Questa in sintesi la notizia riportata dai mezzi di informazione alcuni giorni fa. Proponiamo di seguito il commento alla sentenza dell'avv. Carlo Alberto Zaina. La attuale dizione dell’art. 73 co. 1 bis del dpr 309/90, che rende concreta e, dunque, recepisce <>. E’ questo il testuale passaggio decisivo della sentenza n. 379 del 12 Febbraio 2009, pronunziata dalla Sesta Sezione della Suprema Corte, in riferimento alla sempre più tribolata e tormentata vicenda concernente la annosa ricerca di un corretto inquadramento – nel contesto del sistema sanzionatorio del T.U.stup. – nonché di una coerente interpretazione giuridica della condotta di detenzione di sostanze stupefacenti. Non è il caso di ripercorrere il travaglio giurisprudenziale e dottrinale che affligge quello che, a parere di chi scrive è uno dei punti nodali (se non – addirittura - quello prodromico e pregiudiziale) del sistema normativo-repressivo, che dovrebbe governare la circolazione delle sostanze psicotrope nell’alveo sociale. Giovi, però, osservare, proprio per la assoluta decisività che la soluzione del tema, riguardante la punibilità o meno della detenzione, riveste (non tanto e non solo in senso stretto, ma soprattutto in relazione alla complessa e successiva struttura di interventi che la questione-droga impone) che appare necessario ed ineludibile operare con chiarezza ed al riparo da false ipocrisie. Il legislatore (e comunque chiunque si parroci al problema) deve, infatti, nella specifica ipotesi in esame, avere il coraggio di separare il giudizio etico, da quello giuridico. Va, quindi, riconosciuta, in modo netto ed onesto, l’esistenza ontologica di questa discrasia, di questo irrimediabile dualismo, che appare - sin dalla notte dei tempi - assolutamente irreversibile. La norma giuridica è, infatti, destinata – per definizione - ad operare, sovente, su di un piano del tutto distinto e per nulla necessariamente coincidente con quelle valutazioni culturali, morali o religiose, fatte proprie dalla società destinataria del precetto legislativo al momento della promulgazione di quest’ultimo. Aderire a questa posizione, riconoscendo, quindi una patente autonomia del “sentire giuridico” e della sua concreta attuazione, rispetto a valori educativi e di puro eticità non significa affatto – come taluno erroneamente afferma – propendere per una legalizzazione dell’uso delle droghe, o, tesi ancora più ignobile, mostrarsi sensibili propugnatori di una indiscriminata diffusione delle stesse. Non vi è chi non veda l’ovvietà della osservazione (morale) per la quale l’uso di stupefacenti non costituisce, né potrà mai costituire, un modello comportamentale accettabile, sul piano sociale e, in pari tempo, come tale descritta condotta concretizzi un grave pericolo alla salute, valore costituzionale, inteso sia in senso diffuso (quindi pubblico), sia in senso individuale (quindi privato). Va, però, detto che esiste- naturalisticamente e costituzionalmente – il diritto del singolo vivente, ove capace di intendere e volere, cioè consapevole, ad autodeterminarsi in maniera libera. Tale facoltà appare intangibile, sino a che il consequenziale ed eventuale comportamento, pur non assurgendo a livello di reato, non configuri attentato all’ordine pubblico o lesione del buon costume. Su tale premessa, quindi, si deve concludere che sino a che non dovesse venire promulgata una nuova e diversa legge in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope, la quale – giungendo al censurabile estremo dell’ablazione piena e totale del principio di autodeterminazione del singolo e, quindi, del sacrificio della libertà di ciascuno di noi – sancisse la punibilità e la rilevanza penale anche della detenzione di qualsiasi quantitativo di sostanza stupefacente, qualificando tale condotta come configurante un vero e proprio reato, il compito del giudice non potrà che indirizzarsi nel senso di una corretta esegesi della attuale e vigente fonte normativa. Il giudice, quindi, in ambito di decriptazione della portata della condotta detentiva, dovrà utilizzare necessariamente per la propria delibazione – secondo l’orientamento che si va ad esplicitare – l’insieme dei parametri oggettivi e soggettivi che l’art. 73 co. 1 bis offre e descrive – seppure in via generale -. In quest’ottica, quindi, il principio ratificato dalla Corte – nella fattispecie di cui alla sentenza – si pone, dunque, quale indubbio ed autorevole ausilio, nel senso testè prospettato, perché integra un serio tentativo di porre chiarezza sullo specifico argomento. Essa, infatti,, al contempo, aiuta a desumere – senza falsi moralismi - che l’odierno sistema normativo sancisce alcuni precisi principi. Riconosce al singolo soggetto la facoltà di detenere sostanza stupefacente. Va detto, onde evitare equivoci e malevoli interpretazioni, che non si tratta, nel specifico, di un vero e proprio diritto soggettivo (né una ipotizzazione del genere sarebbe ammissibile o tollerabile), quanto piuttosto della individuazione di una situazione di fatto, in presenza della quale il soggetto risulta insuscettibile di sottoposizione a sanzione. Affrontando questioni analoghe, la giurisprudenza di legittimità si è interrogata sulla circostanza che, in siffatta ipotesi, si sia in presenza di vera e propria causa di giustificazione, assimilabile a quelle previste dall’art. 50 e segg. c.p. . Una lontana pronunzia (Cass. Sez. VI, 28-01-1994, Zaccardo, Mass. Pen. Cass., 1994, fasc.6, 92) ebbe ad affermare che “per effetto del d.P.R. 5 giugno 1993 n. 171, emanato in dipendenza del referendum abrogativo in materia di stupefacenti, l'acquisto, l'importazione e la detenzione di sostanze stupefacenti per esclusivo uso personale non costituiscono più attività illecite, ma si configurano, piuttosto che come cause di giustificazione, come condotte alternative e distinte dalle corrispondenze azioni illecite poste in essere per uso diverso da quello personale”, facendo, in tal modo, rientrare l’uso personale nel più ampio istituto di diritto sostanziale. Pare di potere ragionevolmente sostenere che risulta di tutta evidenza e non pare, certo, revocabile in dubbio la circostanza che il meccanismo scriminante – nel caso di specie – operi in modo e su presupposti assai simili a quello ravvisabile nei casi delle cause di giustificazione, proprio perché, a seguito di un giudizio di fatto, può essere escluso che nello specifico, sia ravvisabile in relazione all’elemento materiale (la condotta), un profilo di antigiuridicità. Va, infatti, osservato che la condotta materiale (detenzione) in sé, infatti, ove valutata in astratto, appare- in origine - illecita, ma che siffatta situazione, penalmente rilevante, viene rimossa (e modificata) dalla verificazione di una condizione espressamente sancita ex lege. Pur escludendo, in nuce, la sussistenza di una presunzione pro reo – iuris tantum - di non illiceità della condotta detentiva, non si può, peraltro, affermare che sussista un’inversione del relativo onus probandi, nel senso che permane a carico dell’accusa il dovere di dimostrare il profilo di illegalità della condotta valutata in concreto, operando – se del caso – a contrario rispetto la tesi difensiva. Questo assunto è stato confermato proprio dalla Sez. VI, che, con la sentenza del 2-04-2008, n. 27330 (rv. 240526) , ha stabilito che “…in materia di stupefacenti, il superamento dei limiti quantitativi massimi previsti dall'art. 73, comma primo - bis, lett. a), del d.P.R. n. 309 del 1990, come modificato dalla L. 21 febbraio 2006, n. 49, non vale ad invertire l'onere della prova a carico dell'imputato, o ad introdurre una sorta di presunzione, sia pure non assoluta, in ordine alla destinazione della droga detenuta ad un uso non personale, imponendo al giudice soltanto un dovere accentuato di motivazione nella valutazione del parametro della "quantità", nel caso in cui essa risulti normalmente non confacente ad un uso esclusivamente personale sulla base di nozioni tossicologiche ed empiriche di cui sono espressione le tabelle ministeriali”. Non modifica sostanzialmente il regime che si è venuto a creare sotto la spinta dell’esito del referendum del 1993, il quale abrogò l’allora esistente parametro normativo esimente di natura quantitativa, costituito dalla dose media giornaliera (d.m.g.). Si ebbe, così, la patente conseguenza di lasciare alla discrezionalità del giudice la valutazione dell’offensività penale della condotta singolarmente esaminata. Determina la equiparazione sostanziale, ai fini valutativi in questione, fra tutti i canoni indicati nel novellato art. 73 co. 1 bis dpr 309/90, i quali dispiegano, quindi, concreta precisa valenza probatoria e, dunque, bene possono elidere mere presunzioni di responsabilità. Va detto, pertanto, in proposito, che il profilo meramente ponderale viene, così, a perdere definitivamente quel carattere di assoluta prevalenza – quasi un prius intangibile - che svuotava di pregnanza, finendo per annullarle sul piano del significato concreto, quelle altre e diverse previsioni che, invece, il legislatore aveva – seppure incidentalmente – previsto, all’ipotetico fine di temperare sul piano soggettivo l’asprezza di fondo della legge. ** ** ** In concreto, dunque, la Corte – una volta investita delle questione in forza del ricorso proposto dall’accusa pubblica – attribuisce carattere di decisività ad un paradigma (quello concernente le circostanze di rinvenimento dello stupefacente e di confezionamento dello stesso) che viene ritenuto, quindi, come di pari dignità rispetto a quello meramente ponderale. Tale archetipo viene, così, ad assumere una rilevanza talmente notevole, da potere, di per sé, superare quella concezione che – strictu sensu – vedeva nella “non esiguità della quantità di droga detenuta dalla persona”, il criterio di giudizio tranquillizzante per addivenire all’affermazione od all’esclusione della responsabilità del singolo. Così opinando, si addiviene, pertanto, ad una effettiva valorizzazione di fattori (intimamente connessi alla condotta), i quali presentano un carattere spiccatamente soggettivo e che, parimenti, permettono di fotografare l’azione – oggetto di indagine - nel suo complesso, quanto meno con un’ottica di sufficiente attendibilità. Altro profilo della pronunzia, che appare meritevole di considerazione riguarda la ritenuta plausibilità della tesi della “precostituzione di una scorta per uso personale da parte dell’imputato, assuntore di droghe leggere”. La costituzione di un quantitativo destinato a soddisfare nel tempo i bisogni del soggetto – la cd. scorta – è sempre stata, infatti, sino ad oggi, considerata azione affatto sussumibile nel novero dell’impunità. Sia sufficiente rammentare la notissima pronunzia delle Sez. Unite, 21-06-2000, n. 17 Primavera, in Cass. Pen., 2001, 69, la quale fra i tanti aspetti affrontati, giungeva a sancire che “ai fini dell'applicazione della causa di non punibilità costituita dall'uso personale di stupefacenti, non si può prescindere da una valutazione della quantità di sostanza detenuta, in considerazione del rischio di cessione a terzi correlato all'accumulo di essa” Con tale affermazione, quindi, il Supremo Collegio conferiva indubbia e decisiva prevalenza al pericolo (anche solo) teorico di degradazione della condotta detentiva in cessione pur se episodica, ed anche in assenza di elementi che – in concreto – potessero dimostrare, giustificare o riscontrare tale timore. Ora, invece, la Corte formula un giudizio certamente più adeguato alle realtà che di volta in volta si formano oggetto di valutazione. Qui la sentenza: http://droghe.aduc.it/20090323-cassazione-possesso.pdf Carlo Alberto Zaina -------------------------------------- NOTIZIE 17-03-2009 Italia. Iss: un milione e mezzo di giovani a rischio alcool Un milione e mezzo di giovani tra gli 11 e i 24 anni, in Italia, sono a rischio alcol, e l'allarme e' piu' acuto tra le ragazze. E' quanto risulta dal rapporto dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto superiore della sanita', diretto da Emanuele Scafato. Tra gli 11 e i 18 anni sono a rischio il 22,4% dei ragazzi e il 13% delle ragazze, tra i 19 e i 24 il 25,3% dei ragazzi e il 10,4% delle ragazze. Considerato che la media nazionale delle consumatrici a rischio e' inferiore all'8 per cento, appare evidente che le giovanissime sono le piu' colpite da questa emergenza. "Questo ci induce a una riflessione che spesso manca a livello di decisioni politiche per elaborare regolamentazioni che dovrebbero impedire ai piu' giovani di avvicinarsi al rischio. Stiamo lasciando che queste generazioni imparino a costruirsi la vita, le relazioni, il divertimento su una molecola, quella dell'alcol". Una "normalizzazione del bere" che non e' stigmatizzata e che purtroppo si accompagna al consumo di altre sostanze. "I ragazzi usano l'alcol per euforizzarsi, e quando inizia l'effetto depressivo ricorrono alla cocaina. C'e' una carenza di informazione tra i giovani che purtroppo ha portato a un incremento degli alcoldipendenti che hanno iniziato da giovanissimi". Sono 61mila gli alcoldipendenti in italia, e quasi il 10% ha meno di 29 anni: ma non esistono trattamenti specificamente "tarati" per i giovani consumatori. "Si spendono 169 milioni di euro per la pubblicita' di bevande alcoliche, mentre la legge 125 per la prevenzione spende un milione di euro l'anno: non c'e' un fondo per la prevenzione ne' per la ricerca, non c'e' un finanziamento finalizzato che potrebbe essere introdotto con una semplice tassa di scopo, come si fa per le sigarette", lamenta Scafato. L'alcol e' la prima causa di morte dei giovani in italia: circa 2.800 l'anno, un ragazzo su 4, muoiono per un incidente alcol-correlato. 17-03-2009 Afghanistan. Emma Bonino: comunita' internazionale acquisti oppio Per pacificare e ricostruire l'Afghanistan e' necessario 'rifocalizzare le priorita' ' della comunita' internazionale e mettere in primo piano la questione oppio che nutre la corruzione dilagante nel Paese. Ne e' convinta Emma Bonino, vicepresidente del Senato, intervenuta al convegno 'Verso un nuovo Afghanistan', organizzato dalle ambasciate di Afghanistan, Australia, Canada e Paesi Bassi in collaborazione con il ministero degli Esteri italiano e ospitato nella sede diplomatica canadese a Roma. 'E' illusorio pensare di mettere ordine in Afghanistan senza risolvere il problema della droga. Ma non basta sostituire le colture di oppio con quelle di banane o melograni. Bisogna soprattutto tentare nuovi progetti e sperimentazioni innovative'. Per esempio, si chiede la leader radicale, 'non potrebbe la comunita' internazionale comprare tutto l'oppio afghano, anche a prezzo di mercato? Cosi' spenderemmo molto meno di quanto si fa ora per la ricostruzione e si potrebbe produrre la morfina, per i Paesi occidentali ma soprattutto per quelli in via di sviluppo, Afghanistan compreso dove ancora si compiono interventi chirurgici senza anestetico'. KAMIKAZE UCCIDE 8 PERSONE IN ATTENTATO CONTRO AGENTI ANTIDROGA - Un terrorista suicida travestito con un'uniforme da poliziotto si e' fatto esplodere davanti ad una stazione di polizia nel sud dell'Afghanistan uccidendo otto persone e ferendone numerose altre. Lo ha reso noto Daoud Ahmadi, portavoce del governo della provincia di Helmand dove e' avvenuto l'attentato, aggiungendo che l'obiettivo erano agenti dei reparti antidroga. Il terrorista, che indossava una cintura esplosiva sotto i vestiti, ha tentato di entrare nel quartier generale della polizia di Lashkargah, ma e' stato fermato dalle guardie di sicurezza e si e' fatto esplodere dopo una breve colluttazione. Fra le vittime vi sono poliziotti e civili. L'attentato e' avvenuto mentre un gruppo di agenti dell'antinarcotici stavano partendo in missione. "L'obiettivo dell'attacco erano le forze di polizia antinarcotici e cio' dimostra ancora una volta il legame fra talebani e la mafia della droga", ha commentato Ahmadi. La turbolenta provincia meridionale di Helmand e' la maggiore area di coltivazione di oppio del Paese, e una delle principali zone di azione dei talebani. 17-03-2009 Italia. Scuola setacciata a Tarquinia, buco nell'acqua della GdF Passato al setaccio dalla Guardia di Finanza, con l'ausilio di unita' cinofile, l'Istituto scolastico superiore di Tarquinia, in provincia di Viterbo. I controlli, finalizzati a prevenire e reprimere lo spaccio di sostanze stupefacenti tra gli studenti, oltre che agli spazi esterni dell'edificio, sono stati eseguiti in tutti i locali, aule comprese. All'operazione ha preso parte anche il comandante provinciale delle fiamme gialle, colonnello Paolo Occhipinti. Il sopralluogo e' durato un paio d'ore. Secondo il preside dell'Istituto Nicola Guzzone 'non sono emersi fatti rilevanti'. 'L'Isis di Tarquinia e' una scuola sicura e a misura di studente - ha detto il preside - e i risultati dei controlli della Guardia di Finanza ci hanno confermato che il nostro ambiente studentesco e' sano'. Il preside ha infine annunciato che, in collaborazione con la Guardia di Finanza di Tarquinia, in futuro, saranno realizzate nuove iniziative 'al fine di eliminare alla radici ipotetiche situazioni di rischio'. Amen. 17-03-2009 Italia. Liguria, 1.500 morti ogni anno a causa dell'alcool L'alcool provoca ogni anno in Liguria 1.500 morti, 270 ricoveri ogni 100 mila abitanti sono direttamente collegati all'alcol, e 10 riguardano ragazzi al di sotto dei 14 anni. I dati sono stati resi noti nel corso del convegno 'Emergenza Alcol in Liguria' organizzato dall'Azienda ospedaliera universitaria 'San Mzartino' e dalla Societa' Italiana Alcologia. Fra le patologie causa di decessi legate all'alcool, ha precisato il professor Gianni Testino, Membro del direttivo nazionale della Societa' Italiana di Alcologia, il 50% sono malattie del fegato, il restante 50% riguarda altre patologie internistiche e tumori, alla mammella soprattutto. Poi ci sono gli incidenti stradali, quelli sul lavoro, i suicidi. Il dato piu' allarmante riguarda il forte incremento dei ricoveri ospedalieri nella fascia di eta' fra i 12 e i 17 anni (+ 110% nelle femmine). Nell'eta' maggiormente produttiva, dai 35 ai 55 anni, si registrano 560 ricoveri ogni 100.000 abitanti nei maschi e 200 nelle femmine. Ottimi risultati, ha spiegato il professor Testino , si stanno ottenendo dall'integrazione tra i servizi territoriali e quelli ospedalieri e l'inserimento nel percorso terapeutico delle associazioni che attraverso la creazione dei 'gruppi' garantiscono il raggiungimento della motivazione a smettere di bere e soprattutto garantiscono la continuita' dell'astensione. Si e' cosi' assistito ad un incremento del 50% del numero di astensioni, ad una riduzione globale del 50% dei ricoveri e ad una riduzione globale del 20-30% dei trapianti di fegato. In alternativa alle sanzioni per i reati derivanti dall'uso dell'alcool promuovere attivita' socialmente utili collegate al settore. La proposta e' del sottosegretario Carlo Giovanardi. La proposta e' stata definita fattibile da Giovanardi: 'E' una possibilita' gia' prevista per le droghe e potrebbe essere estesa all'alcool' ha affermato. 17-03-2009 Usa. Il vizio delle dipendenze e' scritto nel Dna Schiavi di alcol, nicotina, oppioidi, cocaina e perfino eroina per colpa di una dozzina di pezzetti del Dna. Dna che in Italia come altrove puo' farti finire in carcere grazie alle politiche repressive sulla droga. Chi non resiste all'ebbrezza regalata dalle libagioni, si accende una sigaretta dopo l'altra, non rinuncia allo spinello o non riesce a dire addio alla polvere bianca, da oggi puo' puntare il dito contro il Dna. Ricercatori statunitensi hanno, infatti, scoperto che le stesse aree genomiche di 11 cromosomi sono legate a questi 'vizi'. In uno studio che verra' pubblicato ad aprile su 'Nature Reviews Genetics' i ricercatori dell'University of Virginia Health System e dell'University of Michigan (Usa) presentano gli ultimi risultati nella comprensione della genetica della dipendenza. "Gli studiosi di dipendenze hanno gia' evidenziato il legame tra alcuni geni e le dipendenze multiple - spiega lo psichiatra Ming Li - Cosi' stiamo cercando di restringere il campo a specifici obiettivi genetici. Una volta individuate le esatte variazioni genetiche e i meccanismi molecolari, potremo creare trattamenti piu' efficaci, addirittura personalizzati, per le persone 'schiave' di diverse sostanze". Nella ricerca, condotta da Li e dalla psichiatra Margit Burmeister, sono indicate le specifiche posizioni genomiche su 11 cromosomi collegate alla dipendenza da alcol, nicotina, cannabis, cocaina ed eroina. "Il confronto tra i picchi per la dipendenza da sostanze in precise posizioni dei cromosomi conferma che le vulnerabilita' genetiche alle dipendenze da diverse sostanze in parte si sovrappongono", dice Li. Non solo. Alcune varianti di geni differenti sono gia' state associate alla dipendenza da piu' sostanze stupefacenti. "L'esatta natura delle varianti genetiche e il loro funzionamento, pero', sono ancora sconosciuti", ammonisce il ricercatore, che evidenza la necessita' di ulteriori studi. 18-03-2009 Colombia. Il presidente Uribe auspica l'unione dell'America Latina nella lotta al narcotraffico Il presidente colombiano, Alvaro Uribe, e' in visita ufficiale in Honduras da dove ha chiamato a raccolta tutti i Paesi dell'America Latina affinche' si alleino contro il narcotraffico. Un'attivita', ha sostenuto, che "attenta alla sicurezza" di tutto il continente. E poiche' il Paese che piu' soffre per la morsa della violenza legata al traffico di droghe e' il Messico, ha chiesto che lo sforzo collettivo sia diretto a sostenere l'Esecutivo di Felipe Calderon. "Tutti dobbiamo aiutare il Messico e appoggiarlo in questa grande battaglia, e noi, con tutti i paesi centroamericani che soffrono questo flagello, l'unica cosa che possiamo fare e' aiutare, lavorare in modo coordinato", ha sostenuto Uribe, secondo quanto informa il quotidiano messicano El Universal. A questo proposito, Uribe ha avvertito che l'unica garanzia di successo nella lotta al narcotraffico e' affrontare la lotta "fraternamente". "E' necessario che tutti cooperiamo. Il terrorismo non ha cuore, il terrorismo non seleziona, il terrorismo manca di lealta'", ha sostenuto il presidente colombiano, lamentando che "un giorno uccide in Colombia, ma domani o dopodomani, quando si sente in difficolta', uccide piu' in la' della frontiera con la Colombia". "Tutti insieme dobbiamo sconfiggerlo". Riferendosi al suo Paese, Uribe ha riconosciuto che, sebbene siano stati fatti dei progressi nella lotta al narcotraffico, molto resta ancora da fare. Cosi', ha calcolato in "centomila ettari" la superficie di coltivazioni di droga. La lotta alle droghe, ha insistito, ha bisogno "dell'aiuto degli Stati Uniti e dell'aiuto di tutta la comunita' internazionale". Se in Colombia non ci fosse il narcotraffico "le guerriglie sarebbero sparite da tanto tempo" e "non avremmo avuto il paramilitarismo", ha assicurato. 18-03-2009 Italia. Condannato in appello per traffico, viene scarcerato per ritardi della Cassazione La mancata celebrazione del processo in Corte di Cassazione ha portato alla scarcerazione, per decorrenza dei termini, di G. M., di 30 anni, di Gioia Tauro, ritenuto dagli investigatori appartenente ad una famiglia di narcotrafficanti. La vicenda e' stata riportata ieri dal quotidiano 'Calabria Ora'. L'uomo, che si trovava agli arresti domiciliari, era stato condannato, il 27 marzo 2007, a sei anni e quattro mesi di reclusione dalla Corte d'appello di Reggio Calabria a conclusione del processo denominato 'Coscion' per traffico di stupefacenti. Dopo cento giorni, la Corte d'appello ha depositato le motivazioni, ma l'udienza in Cassazione, ha riferito il legale di G.M., Guido Contestabile, e' stata fissata solo per l'11 marzo scorso, cinque giorni prima della scadenza dei termini di carcerazione. L'udienza, pero', e' stata rinviata al 25 maggio a causa di un difetto di notifica e questo ha fatto scattare la liberazione di G.M. Quest'ultimo era stato arrestato nel luglio 2004 dopo che la compagna di un uomo ucciso in un agguato a Gioia Tauro, Marcello Maria, aveva parlato di un traffico di 14 chili di cocaina. 'Le regole - e' stato il commento dell' avv. Contestabile - ci sono e vanno rispettate. Questa scarcerazione e' figlia del rispetto rigoroso delle norme processuali cui tutti sono sottoposti'. 18-03-2009 Italia. Controlli antidroga nelle scuole, buco nell'acqua dei CC a Salerno Al via da ieri mattina i controlli antidroga nelle scuole di Sala Consilina, in provincia di Salerno, da parte dei carabinieri della locale Compagnia agli ordini del comandante, capitano Domenico Mastrogiacomo, col supporto dei militari del Nucleo cinofili di Pontecagnano e la utilizzazione di due cani, Ciro e Turbo. Si e' cominciato dall'Itis 'Girolamo Gatta', in via Carlo Pisacane, e si continuera' nei prossimi giorni con gli altri istituti scolastici. L'operazione di controllo, che rientra nell'ambito dei servizi di contrasto all¨uso di sostanze stupefacenti, fenomeno, purtroppo, assai diffuso nel Vallo di Diano, si e' conclusa senza che sia stata rinvenuta la ben minima quantita' di droga. Leggi anche: http://droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=19407 18-03-2009 Usa. Texas. Storie di proibizionismo, prigione utilizzata per festini con droga Per circa quattro mesi la prigione Montague County Jail, in Texas, e' stata piu' che una struttura di detenzione luogo di ritrovo in cui si tenevano festini a base di sesso, droga e Rock and Roll. Lo ha scoperto il nuovo sceriffo, Paul Cunningham, giunto in sostituzione dello sceriffo Bill Keating, rimosso con una serie di accuse, tra cui quella di aver avuto rapporti sessuali con alcune detenute. Gli ispettori hanno accertato che nella prigione si tenevano con una certa regolarita' dei veri e propri festini ai quali oltre allo sceriffo partecipavano uomini e donne: musica a volonta', poltrone reclinabili, droghe di varia natura, sesso piu' o meno libero. In questa prigione, che dista un centinaio di chilometri dal confine con l'Oklahoma, in passato vi erano state alcune evasioni. Nell'ultimo periodo invece nessuno e' piu' scappato. 18-03-2009 Usa. Leggi piu' repressive sulla marijuana non portano a ridurne consumo, disponibilita' o qualita' Secondo la ricerca commissionata dall'American Civil Liberites Unione ed eseguita dall'Universita' di Washinghton, l'inasprimento delle pene per il possesso della cannabis non porta ad una riduzione del consumo, disponibilita' o qualita' della stessa. "L'aumento degli arresti per possesso dimostra che il proibizionismo non funziona. Malgrado gli arresti, e' calato il prezzo della marijuana, mentre la potenza e' aumentata. Nell'ultima decade e' aumentato il consumo", si legge nella relazione. "Circa il 50% degli arresti per droghe eseguiti dal 1992 sono connessi alla marijuana, con una grande percentuale di afro americani. I costi sociali dell'attuale politica sono molti alti, cosi' come si vede una riduzione di alcuni diritti civili, l'affollamento dei tribunali, le raziali disparitia' di trattamento rispetto alle origini degli arrestati. Tutto cio' mina la fiducia degli accusati per il sistema giudiziario". Di contro, il rapporto rivela che la decriminalizzazione del possesso di piccole quantita' di marijuana non conduce ad un aumento del consumo e dei crimini connessi alla sostanza. "Non ci sono prove che la decriminalizzazione avvenuta in alcuni Paesi sia stata la causa dell'aumento del consumo e dei crimini. Diversi studi rivelano che l'inasprimento minimo delle pene ha un impatto minimo sul tasso di consumo, e che la decriminalizzazione in alcuni Stati non aumenta il consumo". 19-03-2009 Australia. Esperti delusi dall'Onu: ha scelto di continuare con la politica antidroga di Bush Dopo mesi di incontri tra i vertici dell'Onu e' stato creato un "nuovo piano antidroghe". La politica della Commissione anti narcotici prevede che ci si occupi non solo dei traffici, ma anche delle cure per la tossicodipendenza. Ma ci sono gia' controverse interpretazioni del programma, infatti per alcuni esperti non ci sono sostanziali novita' rispetto alla vecchia politica. Ricordiamo che negli ultimi dieci anni l'obiettivo era di liberare il mondo dalle droghe. Per il dottor Alex Wodak, del centro antidroghe dell'ospedale St. Vincent di Sidney, la politica dell'Onu e' sbagliata. "I traffici mondiali degli stupefacenti ammontano a oltre 300 miliardi di dollari americani l'anno, e se cio' fosse riferito ad un singolo Paese, questo si posizionerebbe al 21esimo posto tra le economie mondiali". Mike Trace, presidente dell'International Drug Policy Consortium, che ha partecipato come osservatore alle riunioni dell'Onu, ha dichiarato che sperava che la commissione adottasse una politica sulla riduzione del danno, strategia gia' adottata da altre Agenzie dell'Onu, rimanendo deluso dalle conclusioni. "Il tono generale della riunione era di congratulazioni sui successi raggiunti. Tutti affermavano quanto fossero stati positivi i programmi degli ultimi dieci anni, chiedendo di rinnovarli per la prossima decade", aggiunge Trace. Il cambio di Amministrazione negli Stati Uniti e' arrivato troppo tardi per poter influenzare la politica di questa ultima riunione Onu. "Molta della politica adottata risale ancora a quella di Bush. Nelle ultime settimane ci sono stati alcuni approcci diversi, ma comunque sempre tardivi per influenzare le recenti decisioni", conclude. Sandeep Chawla, dell'Unodc, ritiene che i nuovi obiettivi della Commissione non significhino un nuovo approccio al problema. "Concordo che non ci siano state clamorose svolte, ma c'e' stata la dichiarazione in favore della riduzione del danno, l'abbandono dell'utopia di una societa' senza droghe, e il riconoscimento che le droghe siano un problema sanitario". Ma rimangono i dubbi su cosa concretamente significhino questi nuovi programmi. Alcuni Paesi, tra cui l'Australia, ritengono che in concreto non prevedano programmi di distribuzione delle siringhe o simili programmi alternativi, risultati efficaci. Al termine del summit dell'Onu, rimangono le domande e i dubbi sull'applicazione dei programmi decisi. 20-03-2009 Usa. Amministrazione Obama: si' a marijuana terapeutica Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha annunciato che non saranno piú perseguiti dalla legge i dispensari che forniranno marijuana a persone che soffrono di cancro e altri seri disturbi. La decisione, scrive il Los Angeles Times, rappresenta un'importante presa di distanza dalla politica della tolleranza zero dell'amministrazione Bush verso l'utilizzo di sostanze stupefacenti in campo medico. 20-03-2009 Italia. Tribunale: esame delle urine non sufficiente a dimostrare guida sotto effetto di stupefacenti Il Tribunale di Savona ha assolto un automobilista savonese finito sotto processo per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti perche', secondo i giudici, il test delle urine non e' sufficiente per affermare che un automobilista abbia guidato sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. 'Tracce di cannabis e cocaina restano nelle urine molto piu' a lungo di quello che si possa ritenere: fino a 27 giorni i cannabinoidi e fino a tre giorni la coca' ha scritto nella sua perizia di parte un medico del Sert di Savona. Per questo motivo, come scrive oggi Il Secolo XIX, i giudici savonesi hanno accolto l'opposizione al decreto penale di condanna di un automobilista che era stato denunciato per aver guidato sotto l'effetto di droga, situazione scoperta dopo che era stato sottoposto ad una serie di accertamenti medici al San Paolo dopo un incidente stradale avvenuto nel 2006. L'avvocato difensore, Gianfranco Nasuti, e' riuscito a ribaltare la situazione contestando le modalita' del test ospedaliero, considerato 'impreciso e insufficiente'. 20-03-2009 Italia. Cassazione: la 'scorta' di fumo e' ammissibile per chi lascia per mesi la civilita' Non è reato fare "scorta" di droga a patto che si sia costretti a restare per mesi lontani dalla "civiltà". E' quanto in sostanza ammette la Cassazione che ha confermato l'assoluzione di un pastore che nel Trentino era stato bloccato con oltre 50 dosi di hashish e marijuana mentre seguiva il proprio gregge di pecore nella transumanza. Nonostante la consistente quantità di stupefacente e di principio attivo, in base alla quale non sarebbe stato possibile sostenere che si trattava di "uso personale", in udienza preliminare il pastore si era difeso spiegando, in pratica, che non aveva altra scelta. Costretto a circa due mesi di vita nei campi, lontano dalle "comodità" cittadine (tra le quali la dose quotidiana di hashish), si era portato dietro una quantità adeguata al periodo. In sostanza, una "scorta personale". Il giudice, basandosi sulle "circostanze di fatto" testimoniate dal verbale di sequestro, dalle quali si poteva evincere che sebbene si trattasse di una quantità eccessiva era pur sempre finalizzata all'uso personale e non allo spaccio. Tutta la sostanza infatti era conservata in un unico barattolo, nell'auto del pastore (un tempo le greggi in transumanza si seguivano a cavallo, ma a tutto c'è un limite). Ma alla procura della Repubblica di Trento la sentenza di proscioglimento non è andata giú e il pm ha presentato ricorso in Cassazione. I giudici della sesta sezione penale peró, con la sentenza 12146, hanno confermato l'assoluzione sottolineando, in particolare, che "per la sanzione penale non è sufficiente la sussistenza di un solo parametro, come il superamento dei limiti di quantità" previsti dalle tabelle della legge Fini-Giovanardi. In conclusione, è credibile che "l'imputato, abituale assuntore di droghe leggere, abbia precostituito una scorta per uso personale" in vista del "lungo periodo di permanenza solitaria in campagna e in montagna dove doveva recarsi per le attività connesse alla transumanza delle greggi di pecore". Insomma, piú lungo è il viaggio e piú la scorta di "fumo" puó essere consistente. "Continuano le sentenze tombali volte a scardinare la legge Fini-Giovanardi". Lo ha dichiarato Luigi Camilloni, presidente dell'Osservatorio Sociale, in riferimento alla sentenza 12146 della Cassazione che "giustifica" la scorta di hashish e marijuana che un pastore aveva con se' mentre stava per partire con le greggi per la transumanza. "E' la terza sentenza 'stupefacente' - si legge nella nota diffusa da Camilloni - dopo quella della legittimazione dell'uso della droga in comitiva all'interno delle auto e della giustificazione per gli adepti alla religione rasta che permette di poter fumare tranquillamente anche 10 grammi al giorno di erba". "Finalmente - conclude Camilloni - questa sentenza svela perche' ad Heidi i monti le sorridono e le caprette le fanno ciao". 20-03-2009 Falsificare Viagra rende piu' dell'eroina Nel 2008, le dogane tedesche hanno sequestrato oltre un milione di farmaci contraffatti, soprattutto pasticche di Viagra. Il fatto e' che i trafficanti di droga hanno ampliato i loro affari con prodotti sanitari perche', secondo gli esperti, i loro guadagni aumentano anche di 2.000 volte rispetto al classico mercato delle droghe. Cocaina ed eroina costano sempre di meno, e danno un margine di guadagno molto inferiore a quello del Viagra contraffatto, riferisce Telegraph. Un chilo di sostanza attiva per produrre pillole contro l'impotenza e' ottenibile gia' a 35 euro, dunque i guadagni sono superiori a quelli ricavabili dalle droghe pesanti. Senza contare che si corrono meno rischi e che le eventuali sanzioni sono piu' lievi. 21-03-2009 Europa. Cresce il consumo di cocaina Cresce in Europa il consumo della cocaina. Sempre più attraente anche per cittadini 'insospettabili', con una normale vita sociale e lavorativa e di ceti sociali tra i più diversi. Il consumo, dagli anni '90, è cresciuto soprattutto in Spagna e Inghilterra. Ma è praticamente raddoppiato anche in Italia. L'allarme arriva dai dati del Rapporto legato al progetto 'Eugloreh 2007', co-finanziato dall'Unione europea, coordinato dal ministero del Welfare e dall'Istituto superiore di sanità e presentato oggi a Roma. La cocaina, ha spiegato Luciano Vittozzi, dirigente di ricerca dell'Iss ideatore del progetto europeo Eugloreh, "è una delle droghe più diffuse dopo la marijuana. Oggi, tra gli europei di età compresa tra 15 e 34 anni, il 5,3% l'ha provata almeno una volta nella vita. La novità è che è sempre più diffusa anche in ambienti considerati sani. Non appartiene più alla marginalità". Il consumo di 'polvere bianca', in Italia, è raddoppiato in poco meno di un decennio: l'ha utilizzata almeno una volta il 3% della popolazione contro l'1,5% del 2000. In Spagna, invece, dagli anni '90 ad oggi si è passati dal 3% al 5% e in Inghilterra dal 1% al 5%. In controtendenza, con una riduzione del consumo, solo Grecia e Olanda dove però il consumo ha riguardato sempre meno dell'1% della popolazione. 23-03-2009 Usa. Storie di guerra alla droga, Obama pronto a controffensiva in Messico L'America lungo il confine con il Messico assomiglia sempre più a quella di «Non è un paese per vecchi», il libro di Cormac McCarthy trasformato nel film da Oscar che ha svelato la realtà della violenza del narcotraffico locale. E la Casa Bianca, preoccupata dai massacri messicani che si estendono anche sul lato americano della frontiera, lancia la controffensiva: il presidente Barack Obama ha pronto un vasto piano d'attacco ai cartelli della droga, che coinvolgerà un gran numero di agenzie federali statunitensi. L'intelligence Usa ha definito di recente la violenza per il narcotraffico in Messico la seconda minaccia alla sicurezza più grande per gli Usa, dopo il terrorismo islamico. E dopo settimane di studi e di scambi d'informazioni con le autorità di Città del Messico, rivela il Washington Post, Obama ha deciso di varare quella che si presenta come la prima vasta iniziativa della nuova amministrazione sul tema della sicurezza interna. I dettagli saranno annunciati nei prossimi giorni, ma secondo le anticipazioni Obama si appresta a mobilitare un esercito di agenti federali, nuove tecnologie e anche dispositivi militari sviluppati per la guerra al terrorismo. Bloccare i traffici di armi, munizioni, granate e denaro che alimentano i cartelli messicani sarà la priorità e gli Usa la metteranno in atto anche schierando ai posti di frontiera apparecchiature in grado di compiere sofisticate analisi sui veicoli che passano il confine. I servizi segreti lavoreranno di più con i colleghi messicani, mentre il capo degli Stati Maggiori, ammiraglio Mike Mullen, ha discusso di recente a Città del Messico anche il possibile ruolo del Pentagono. Obama nei prossimi giorni manderà un terzetto di pezzi grossi dell'amministrazione a Città del Messico, a incontrare gli esponenti del governo del presidente Felipe Calderon: si comincia mercoledì con il segretario di Stato Hillary Clinton, seguita nei giorni successivi dal ministro della Giustizia Eric Holder e dal ministro della Sicurezza interna Janet Napolitano. A metà aprile sarà infine la volta dello stesso Obama recarsi in visita da Calderon, per discutere la situazione. L'America è sempre più inquieta per le notizie che arrivano da oltreconfine, dove dall'inizio del 2008 le vittime legate a guerre di droga risultano 7.200, tra cui circa 200 decapitate lo scorso anno. La violenza ha ormai da tempo invaso anche le regioni meridionali degli Stati americani lungo il confine. California, Arizona, New Mexico e Texas hanno tutti registrato impennate di criminalità legate al narcotraffico messicano, in particolare sequestri di persona eseguiti nell'ambito della guerra tra bande. Ma crescono anche regolamenti di conti e omicidi legati ai soldi della droga, come quelli crudamente documentati da McCarthy nel proprio romanzo, ambientato al confine con il Messico nella contea di Terrell, in Texas. Il narcotraffico messicano non era tra le maggiori priorità di Obama durante la campagna elettorale e finora sembrava destinato a un posto secondario, rispetto alla crisi economica e le guerre in Iraq e Afghanistan. Ma pressioni da parte del Congresso e analisi d'intelligence hanno spinto la Casa Bianca a riconsiderare il fenomeno. Uno studio del Pentagono sui rischi per l'America nei prossimi 25 anni alla fine del 2008 ha inserito tra gli scenari d'emergenza la possibilità che Messico o Pakistan finiscano nelle mani di narcotrafficanti o di terroristi. L'allarme è stato giudicato eccessivo per il Messico dalla stragrande maggioranza degli esperti, ma insieme a una serie di reportage giornalistici ha creato una nuova attenzione per i massacri legati al controllo del gigantesco mercato del narcotraffico. In Nord America, stando alle stime, il giro d'affari sarebbe di 65 miliardi di dollari l'anno. (Sole 24 Ore) 23-03-2009 Italia. Bologna. I Verdi: aprire qui la prima narcosala in Italia Aprire, primi in Italia, una 'narcosala', lezioni di educazione alle droghe e al sesso a scuola e ripristinare il 'drop-in' di via Sabatucci. Sono alcune delle idee della lista 'Bologna citta' libera' che alle elezioni candida a sindaco Valerio Monteventi. A proporle il consigliere comunale dei Verdi, confluito nel nuovo soggetto, Roberto Panzacchi, introducendo il convegno 'Alternative al proibizionismo', in programma domani sera nella Sala Bianca di Palazzo d'Accursio. La narcosala (o 'stanza del buco', come la chiamarono a Torino quando il sindaco Chiamparino prese in considerazione l'idea) e' gia' utilizzata in molti paesi: 'E' un'evoluzione del Sert: e' un sala dove i tossicodipendenti possono iniettarsi eroina, ma controllati e censiti, senza trovarsi abbandonati a loro stessi in strada'. Una soluzione, ha continuato Panzacchi, 'che ha funzionato molto bene dove e' stata sperimentata' e che potrebbe essere ripetuta a Bologna, dove 'ci sono i titoli e le competenze, ma manca la volonta' politica'. Un'assenza di regia istituzionale sul tema che, secondo il consigliere verde, ha portato anche alla chiusura dell'esperienza del 'drop-in' in via Sabatucci, 'un day hospital pensato per cinquanta persone e che ne ha richiamate piu' del doppio'. Per 'Bologna citta' libera', pero', questa virata proibizionista sta facendo abbassare la soglia di attenzione: 'Proibire la droga non significa farla scomparire', ha continuato Panzacchi, spiegando che 'sono in crescita i malati di Hiv e stanno ricomparendo malattie che pensavamo sconfitte'. All'incontro di domani, in diretta sul sito della lista, parteciperanno, oltre a Panzacchi, la psicologa del Sert Beatrice Bassini, Piero Capone dei Radicali Italiani, Maria Laura Valente del comitato Libera Pratello e Bruno Pompa, art director del circolo Arcigay del Cassero. ----------------------------- NON DARE PER SCONTATA LA NOSTRA ESISTENZA. Senza il sostegno economico di persone come te non saremmo in grado di informarti. 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