32ma America's Cup.

L'Italia e l'America's Cup
a cura di Pietro Lucadei

 

 

-Per ogni evento che si organizza - c'è una città che si trasforma
Tra gli aspetti più belli della 32ma America’s Cup c’è quello del viaggio, attraverso il quale la Coppa si fa conoscere in tutta Europa e, contemporanemente, entra in contatto con culture e tradizioni diverse e nuove. Dall’estate 2004 l’America’s Cup si è corsa a Marsiglia, Valencia e Malmö e tra due settimane sarà a Trapani.
I lavori e la logistica legati al successo delle regate sono immensi, indipendentemente da dove si svolga l’evento. In passato l’America’s Cup e la Louis Vuitton Cup erano legati ad un solo luogo il che rendeva le cose più semplici.
Il nuovo formato della 32ma America’s Cup prevede che sia Valencia, in Spagna, ad ospitare la 32ma edizione nel 2007 e che otto su 13 Louis Vuitton Act complessivi, si corrano in quella città. Ma le altre città europee che ospitano l’evento, vogliono anche loro organizzare qualcosa di unico e di caratteristico e questo comporta un grande lavoro per gli organizzatori.
Per gli Acts di Trapani, ad esempio, un pool dell’organizzazione si è trasferito nella città siciliana a febbraio scorso per seguire i lavori.
 “Abbiamo iniziato a seguire il progetto in loco all’inizio dell’anno ed eravamo solo in due”, ha detto Jean-Pierre Maffe, Direttore dell’evento a Trapani. “Adesso arrivano ogni giorno persone nuove da Valencia e Malmö, e per gli Acts saremo a pieno regime.”
Sin dall’inizio è stato chiaro che era necessario interagire con le autorità locali, regionali e centrali per poter effettuare per tempo i lavori nel porto.
 “Era importante che ognuno fosse consapevole dell’importanza e della grandezza dell’evento che stavamo mettendo in piedi”, dice Maffe. “Si tratta di un progetto molto impegnativo che andava iniziato subito”.
Il progetto è enorme perché riguarda la trasformazione del porto commerciale e di quello peschereccio. È uno dei tanti poteri dell’America’s Cup: da Freemantle ad Auckland fino a Valencia, Malmö e adesso Trapani, la Coppa ha sempre funzionato da catalizzatore per il cambiamento, la modernizzazione, lo sviluppo.
 
“Le persone sono molto contente e curiose; le modifiche ed i lavori portati a termine in soli otto mesi, avrebbero richiesto 20 anni, senza la pressione della Coppa”, continua Maffe.
“I Trapani Louis Vuitton Acts sono stati l’occasione ideale per trasformare e riabilitare delle aree cittadine. Ci sono enormi potenzialità per il turismo in quest’area della Sicilia ma le persone devono prima vedere ed essere informate di posti come Erice, Segesta, la Riserva dello Zingaro ecc prima di svilupparne le potenzialità. Si tratta di un importante passo in avanti per tutti. La zona è bellissima, la gente generosa ed aperta, il cibo favoloso e tutti hanno lavorato duramente per far sì che questo evento sia un successo e io credo che lo sarà”.
Nonostante i lavori siano iniziati con grande anticipo, c’è ancora da fare nelle settimane finali che precedono il 29 settembre, primo giorno di regata. Sono quasi ultimate le basi dei team mentre i container e gli yacht sono stati scaricati dalla nave cargo. Nel frattempo, si pavimentano le strade, si montano tende e decorazioni. Trapani, insomma, si fa bella per l’appuntamento con l’America’s Cup! ( 2005-09-18)

-L'Italia e l'America's Cup
Un paese passionale per due volte ad un passo dalla Coppa...
L’Italia ha una lunga e appassionata relazione con l’America’s Cup, contrassegnata dallo stile e dall’entusiasmo tipici del Bel Paese. Entrata in America’s Cup con Azzurra nel 1983, l’Italia ha corso due volte il Match di Coppa. Subito dopo la vittoria di Alinghi nel 2003, si è parlato di tanti possibili challenger italiani, addirittura 12, ma solo tre di questi sono riusciti a prendere forma e concretezza, diventando sfidanti ufficiali per i Louis Vuitton Acts, per la prossima Louis Vuitton Cup e, possibilmente, per il 32mo Match del 2007.

L’interesse nei confronti della Coppa è cresciuto enormemente da quando Raul Gardini disse: “In Italia non ci sono né gli uomini né i mezzi per poter sperare di vincere la Coppa”. Nonostante ciò, Gardini presentò la sua sfida al San Diego Yacht Club nel novembre del 1988 con la risolutezza del campione: “Entriamo in America’s Cup per vincere. Non vedo quale altro tipo di approccio potremmo avere”.
 
L’undici marzo del 1990, il primo dei cinque Mori di Venezia (ITA 1) scese in acqua con una cerimonia indimenticabile, diretta dal regista Franco Zeffirelli e musicata da Ennio Morricone. Nel maggio del 1991 gli italiani vinsero il Campionato del Mondo Classe America’s Cup con Paul Cayard al timone. Nell’aprile 1992 affrontarono i kiwi nella finale della Louis Vuitton Cup. La barca neozelandese (NZL 20) era davanti per 4-1. Paul Cayard protestò, accusando i kiwi di non utilizzare il bompresso in maniera regolare. La giuria accettò la motivazione e tolse un punto alla barca neozelandese, portandola a 3-1. Sfruttando il disagio psicologico che questa punizione aveva causato ai kiwi, Cayard e l’equipaggio italiano riuscirono a rimontare e a vincere la Louis Vuitton Cup.
 
Per la prima volta dal 1970, quando iniziarono le sfide multiple all’America’s Cup, una barca italiana correva il match di Coppa. Gli italiani persero contro America³ di Bill Koch (una sola regata vinta per appena 3 secondi). Per quanto vicine fossero le regate (America³ ha vinto per 0:30, 1:58, 1:04 e 0:44), gli italiani subirono la superiorità del Defender.
 
Gardini aveva fallito nel suo obiettivo sportivo ma era riuscito ad inculcare nel cuore della gente la passione per l’America’s Cup; passione che risaliva ad un decennio prima. Nel marzo del 1981 alcuni soci dello Yacht Club Costa Smeralda di Porto Cervo s’incontrarono a Milano per organizzare una sfida. Alcuni mesi più tardi nacque il consorzio ‘Sfida Italiana America’s Cup 1983’ in rappresentanza dello Yacht Club Costa Smeralda. Il Principe Karim Aga Khan, Gianni Agnelli, Beppe Croce, Gianfranco Alberini e Vincenzo ‘Cino’ Ricci, acquistarono il 12-Metri Enterprise (US 27) e nell’ottobre 1981 il designer Andrea Vallicelli ricevette la commessa per disegnare Azzurra, costruita poi nel cantiere di Pesaro. A luglio 1982 ci fu il varo della barca che navigò contro Enterprise prima di raggiungere Newport. Lo skipper Cino Ricci scelse Mauro Pelaschier come timoniere.
 
Tra lo stupore generale, Azzurra raggiunse le semifinali della Louis Vuitton Cup finendo terza dietro Australia II (futura vincitrice) e Victory 83. Il successo della campagna di Azzurra fece in breve il giro d’Italia.
 
Le prestazioni di Azzurra, unitamente al clamore suscitato dalla vittoria australiana, ebbero importanti ripercussioni in Italia. Nel 1987, infatti, si annunciarono quattro sindacati ma per evitare di disperdere le risorse, alla fine si decise per due sfide. A Freemantle, Australia, si presentarono dunque il consorzio di Azzurra II (che aveva costruito 3 yacht), in rappresentanza del circolo della Costa Smeralda e il Consorzio Italia (che varò due barche) in rappresentanza dello Yacht Club Italiano di Genova.
 
Il sindacato di Azzurra fu investito da polemiche e rivalità interne mentre quello di Italia perse la sua seconda barca. A peggiorare le cose, nessuno dei team italiani si sentiva a proprio agio nelle acque agitate di Freemantle e fu così che entrambi fecero le valigie prima delle semifinali. Italia, timonata da Tommaso Chieffi finì settima mentre Azzurra, con Mauro Pelaschier al timone, terminò undicesima su 13 concorrenti.
 
La deludente partecipazione del 1987 smorzò gli entusiasmi nei confronti della Coppa e ci volle la grinta di Raul Gardini perché l’Italia tornasse a parlare di America’s Cup. La tragica scomparsa di Gardini nel 1993 lasciò un vuoto anche nelle fila dei challenger per l’edizione 1995. Nel 1999, però, Patrizio Bertelli si fece avanti con la sua nuova e aggressiva Prada Challenge.
 
Nel 2000 Luna Rossa (ITA 45), timonata da Francesco de Angelis, arrivò in finale e ancora una volta tutta l’attenzione si concentrò sulla barca italiana nell’ultimo girone della Louis Vuitton Cup. Luna Rossa fece una vera e propria battaglia contro AmericaOne (USA 61) timonata da Paul Cayard. Non scoraggiato dal 4-3 a favore degli americani (al meglio di nove prove, chi arriva a 5 vince), de Angelis pareggia i conti e poi vince l’ultimo, magistrale incontro per soli 17 secondi. Gli italiani di Prada erano riusciti ad eliminare gli americani dall’America’s Cup, cosa mai successa dal 1851!
 
Sfortunatamente per gli italiani, il Defender neozelandese si rivelò un avversario troppo forte e lasciò Prada a zero nel Match finale dell’America’s Cup.
 
Nel 2002 si presentano ad Auckland due team italiani: Prada Challenge sempre guidato da Patrizio Bertelli, e Mascalzone Latino Challenge, condotto da Vincenzo Onorato. Mascalzone Latino (ITA 72) timonata da Paolo Cian non arrivò ai quarti di finale della Louis Vuitton Cup. Luna Rossa (ITA 74), con Francesco de Angelis, fu eliminata nelle semifinali da Peter Gilmour e il suo team OneWorld (USA 67).
 
La delusione di quella campagna non ha comunque smorzato l’entusiasmo italiano per la Coppa. Per l’edizione 2007 si sono infatti iscritti ben tre team e alla fine di settembre li vedremo in gara nelle acque di Trapani insieme con gli altri nove challenger ufficiali. +39 Challenge, Luna Rossa Challenge e Mascalzone Latino-Capitalia Team correranno in casa, applauditi e sostenuti dall’appassionato pubblico dell’America’s Cup. J.T./ba
 
-Sindacati italiani ufficialmente iscritti alla 32ma America’s Cup in ordine di sfida: +39 Challenge, Luna Rossa Challenge, Mascalzone Latino-Capitalia Team.

-Progetti di sfide mai realizzate: Toscana Challenge, Lombardia Challenge, Nautor Challenge, IACC City, Sailing Planet/Coppa America a Valencia, Marco Polo Challenge, Magic Sailing Team, Italian Challenger. ( da: americascup.com)

 

Sport, 2005-09-20