32ma America's Cup.
32ma America's Cup.
Dalla Svezia alla Sicilia.
-Dalla Svezia alla Sicilia.
Malmö e Trapani. Difficile immaginare due posti più lontani come
sede di un evento velico e non solo per la distanza geografica, quanto per il
diverso carattere: tanto silenziosa, ordinata e rigorosa la città svedese,
quanto chiassosa, colorata e piacevolmente caotica quella siciliana.
I Trapani Louis Vuitton Acts sono tra gli eventi più importanti mai organizzati in loco e la popolazione è estremamente eccitata e curiosa all'idea di assistere e partecipare alla grande kermesse della vela. In quasi tutti i negozi e le case c'è un poster dell'America's Cup!
Per quanto riguarda l'area operativa, la zona che ospiterà le basi dei team è quasi ultimata. La M/V Schippersgracht è attesa per mercoledì e le operazioni di scarico inizieranno nel fine settimana. I team attendono l'arrivo della nave cargo per posizionare le proprie basi temporanee.
Il Foredeck Club e l'America's Cup Park cominciano a prendere forma.
L'area è leggermente più vasta che a Malmö, dal momento che occupa per intero il bacino a ferro di cavallo del porto di Trapani. Le basi dei team sono a Sud mentre l'America's Cup Park, gli uffici organizzazione, il Race Committee, il Foredeck Club e il Media Centre sono sul lungomare che abbraccia il porto.
Anche per i velisti il cambio di sede comporta degli stravolgimenti. Le acque di Trapani sono, infatti, più aperte rispetto a quelle dell'Øresund, e la profondità è diversa. In caso di maestrale forte, ad esempio, si formerà facilmente un'onda importante.
Dopo un lunedì coperto e grigio con alcuni piovaschi, il tempo è decisamente migliorato oggi e la temperatura si aggira intorno a 30 C°, molto più vicina a quella di Valencia che a quella di Malmö! Le previsioni parlano di tempo soleggiato e tiepido per tutta la settimana seguente. Se venite direttamente dalla Svezia ... non dimenticate la crema solare!
-Valencia…Trapani.
Mascalzone Latino-Capitalia Team è tornato al lavoro a pieno ritmo a Valencia in vista degli atti di Trapani.
È iniziato lunedì 12 settembre lo stop-over in preparazione degli appuntamenti di fine settembre. In programma per il sailing team -riunito al completo e guidato, come sempre, da Vasco Vascotto e Flavio Favini- una fase intensa di allenamenti a bordo di Mascalzone Latino Ita 66 e, successivamente, anche alcune regate di allenamento con altri team.
Nel frattempo una parte dello shore team lavorerà a Trapani per il montaggio della base e per la preparazione di Mascalzone Latino Ita 77, in arrivo direttamente da Malmo.
-I "tripulantes" di +39: la professione dell'andare in barca a vela.
Sembra passato un attimo dalle giornate di inizio giugno quando, a ridosso dell'act
valenciano, stavamo chiedendoci come sarebbe stato il confronto con gli avversari
e quale sarebbe stato il nostro livello di preparazione dopo l'inverno passato
in Sicilia e le modifiche fatte alla barca. Ed ecco che siamo già pronti
a "mollare gli ormeggi" per Trapani, la sede scelta per gli Atti 8
e 9!
Premetto che non ho voglia di fare bilanci sulle regate appena concluse in Svezia
perché è meglio lasciarli alle nostre riunioni interne o a chi,
avendo osservato dal di fuori, ha avuto una visuale migliore per potere esprimere
giudizi, anche se non nascondo una certa dose di soddisfazione per come le cose
sono andate...
E poi la cronaca della regata preferisco lasciarla a televisione e carta stampata
che, più o meno con cognizione di causa, sono gli organi deputati a riportare
quello succede in acqua.
Vorrei usare questo spazio mensile per raccontarvi quello che sulla Gazzetta
dello Sport o sul Giornale della Vela difficilmente troverete.
Quindi vi anticipo già che dal prossimo mese mi piacerebbe, uno alla
volta, provare a far chiacchierare i miei compagni di avventura facendogli raccontare
la loro storia personale e di velisti per farveli conoscere meglio e vi assicuro
che ci sarebbe materiale sufficiente per la sceneggiatura di un film!
Il vantaggio di fare la Coppa sta proprio nella possibilità di cogliere
certi aspetti e sfumature dei protagonisti che emergono solo vivendoci insieme
tutto il giorno e tutti i giorni. Per esempio, chi di voi non si è mai
chiesto chi siano i personaggi che vedete a bordo di +39, da dove vengano, quali
esperienze sportive e di vita abbiano avuto prima della Coppa America e soprattutto
se siano davvero così diversi da chi tutti i giorni salta in macchina,
imbocca la tangenziale Ovest di Milano e si va fare le sue belle otto ore di
ufficio?!
Mi è sempre piaciuto fare paralleli tra chi esercita una professione
tradizionale e chi fa lo sportivo professionista, e sono assolutamente convinto
che ci siano molti più punti in comune di quanto ci si possa aspettare.
Una delle domande più ricorrenti che mi viene fatta da chi non conosce
nei dettagli il mio sport è: "Ma voi che state esattamente per due
anni e mezzo in giro per il mondo oltre ad andare in barca a vela... cosa fate?!?".
Domanda più che legittima, se si considera che l'andare in barca a vela
è, nell'immaginario collettivo, un'attività ricreativa, da tempo
libero, prevalentemente estiva e difficile da pensare come un lavoro a tempo
pieno, anzi pienissimo... Spesso la gente comune è affascinata dalla
figura un po' esotica del velista-marinaio, ma fatica a dargli una collocazione
nella realtà del lavoro perché istintivamente associa la barca
a vela al sogno della fuga, al modus vivendi "alternativo" di chi,
incapace di ritagliarsi una posizione sociale e poco avvezzo alla routine della
vita cittadina, aggira l'ostacolo mollando tutto e cercando altrove stimoli
ed emozioni che una vita "normale" non gli saprebbe offrire. Bene,
abbandoniamo questa visione un po' "naif" dell'andare in barca a vela
che, seppur affascinante, è lontana anni luce dall'attività agonistica
che la Coppa America ci impone e profondamente diversa nei tempi, nei modi e
soprattutto nelle responsabilità che ci si trova ad assumere.
Fare il regatante per lavoro significa vivere di sole barche e regate con le
implicazioni agonistiche di uno sportivo professionista, con obiettivi e risultati
da raggiungere in periodi di tempo più o meno lunghi e con le conseguenti
e necessarie riflessioni finanziarie.
Personalmente mi considero un privilegiato perché ho avuto la possibilità
nella vita di trasformare una passione in un lavoro e, vi assicuro, non capita
a molti, ma credetemi, ci metto ogni giorno la stessa dedizione e serietà
che ci metterei se stessi dietro una scrivania a fare l'avvocato invece che
sulla prua di un Coppa America a piegare un genoa.
I ragazzi di +39 sono persone normali con la grande fortuna di fare uno dei
lavori più belli del mondo ma, vi assicuro, sempre di un lavoro si tratta!!
Vi accorgerete leggendo le loro storie personali e i mille aneddoti che le accompagnano,
che molto spesso si tratta di persone speciali!
Quello che ci accomuna ai velisti della domenica e per diletto è invece
la stessa passione e curiosità infinita per il mare e per la barca in
ogni suo aspetto. E così, come il velista giramondo "naif"
di cui sopra, pur essendogli abbastanza lontani, abbiamo probabilmente avuto
tutti quanti una certa riluttanza ad una vita troppo "normale" e abbiamo
sempre sognato di fare qualcosa di speciale che ci permettesse di avere costantemente
quegli stimoli e quel pizzico di avventura che il tragitto casa-ufficio non
ci avrebbe saputo offrire!
E come i marinai di qualche secolo fa i velisti professionisti di +39 hanno
oggi le stesse ispirazioni e pulsioni e allo stesso modo si emozionano ogni
volta che stanno in mezzo al mare a respirare aria salmastra e a prendere spruzzi.
In spagnolo si chiamano "tripulantes" e la parola rende meglio che
in qualsiasi altra lingua, faticano e tribolano appunto. I tripulantes sono
i marinai del 2000, gli eredi (o superstiti) dell'età dell'oro della
vela, quella narrata da Melville. "Uomini, come diceva Conrad, difficili
da comandare, ma facili da ispirare"... ma, a differenza loro, noi facciamo
vita da atleti!
Buon vento, Corrado Rossignoli
da: americascup.com, mascalzonelatino.com, piu39challenge.it
Sport, 2005-09-13