Tremenda delusione: La VictoriaLibertas Scavolini Pesaro scompare dopo 60 anni
Il presidente Amadio non firma l’iscrizione della squadra al Campionato

Per la storia, in un giorno non definito del 1938, un avviso dattiloscritto, confuso con tanti altri di moda in quell’era, venne affisso nella bacheca di un gruppo rionale, dove si dava convegno la gioventù Pesarese. L’invito testualmente diceva: “Tutti coloro che intendono praticare lo sport della palla a cesto debbono trovarsi alle ore 18 del mercoledì e venerdì nella palestra Carducci. Sarà presente un istruttore federale”.
Questo era l’inizio dei tempi della pallacanestro pesarese che in questi giorni, purtroppo, sembra essere arrivata al capolinea. E la Pesaro del basket che non c’è più ci porta via anche un po’ del nostro cuore, perché la maggior parte di noi marchigiani, quando pensiamo a questo sport, pensiamo alla Scavolini. O meglio pensiamo alla Vuelle (VictoriaLibertas) Scavolini Pesaro, a sottolineare un binomio indissolubile che tante soddisfazioni ha regalato alle Marche sportive.
Non è, però, solo una città o una regione a piangere la scomparsa per fallimento della squadra, ma anche gli amici e i nemici di tante battaglie. Ad esempio Dan Peterson. E’ stato forse il più acerrimo nemico della Scavolini. Ma oggi Dan Peterson è tra i più avviliti per la scomparsa della Vuelle. “Ho perso il mio nemico carissimo” mormora dalla sua casa milanese il "nano ghiacciato", il coach che negli anni Ottanta era alla guida dell’odiata Milano che tanti magoni fece ingoiare a Pesaro tra l’82 e l’87. Finché fu la Scavolini (ma Peterson non c’era più...) a trionfare nella finale scudetto dell’88.
Una domanda: perché Pesaro è fallita? Il presidente Enzo Amadio non ha firmato la domanda di iscrizione: una firma che avrebbe comportato per l'imprenditore abruzzese la copertura dei 490 mila euro ancora mancanti - dopo che Valter Scavolini aveva già da tempo, da parte sua, garantito 1 milione e 200 mila euro - e la garanzia di pagare i debiti pregressi della società accumulati in due anni di gestione. Debiti che ammonterebbero a circa 2 milioni e 800 mila euro.
Per il futuro le strade da percorrere sembrerebbero due. La prima porta alla fusione con la Virtus 1934 Bologna. La Federazione gradirebbe questa opzione, ma in città si sta cercando di arrivare alla soluzione attraverso un accordo tra Valter Scavolini e la famiglia Vellucci che guida la Spar, squadra di B1. Dal canto suo la famiglia Vellucci scioglierà a breve le riserve. Padre e figlio, Piergiorgio e Stefano, dopo essere stati ricevuti dal sindaco Ceriscioli nel tardo pomeriggio, si sono presi qualche ora di riflessione. In ballo, nella possibile unione con la famiglia Scavolini sotto la stessa bandiera, c’è una questione d’identità. Oltre al nome storico del club appena scomparso da recuperare più avanti insieme a titoli e trofei, anche il cambiamento dei colori sociali. “Ho esposto loro le questioni fondamentali: non si sono sbilanciati.” spiega Ceriscioli al termine di un meeting durato un’ora e mezza.
In ogni caso se la fusione dovesse fallire, esisterebbe una terza via: fondare nel giro di 48 ore una nuova società, magari con una denominazione che comprenda il nome Vuelle (ad esempio Vuelle 1946) e presentare rapidamente un’istanza al Consiglio federale per essere affiliati al campionato di B1. Ma a questo punto la parola passerebbe ai consiglieri. E tra questi figura il nome di Paccapelo, consigliere pesarese, che due anni fa votò contro l’affiliazione alla B1 della Virtus 1934. Gran caos! Ecco perché a Roma lunedì i vertici premevano per cercare di trovare una soluzione in casa pesarese, senza ledere i diritti di alcuno: eviterebbe polemiche e polveroni. Ma una deroga, forse, si potrebbe avere: l’anno scorso Trieste ebbe tempo per fare la fusione col Dueville (Vicenza) fino ai primi di agosto. Anche questo è un precedente che fa fede.
Ci sentiamo di unirci a Dan Peterson anche per un’altra affermazione che suona come qualcosa di più pungente di una frecciatina: “Dopo quello che è successo, ma in passato accadde alla Virtus e ad altre società, credo che debba essere il presidente della Lega, come negli Usa, a dare il suo benestare o meno all’ingresso di un nuovo proprietario, dopo una seria ricerca di informazioni. Un disastro così non deve più accadere”. Mai più, aggiungiamo noi!

Armando M. Corsi

Sport – Giovedì 21 luglio 2005 – 13:40