De divisione mundi
C’è chi l’auto la compra con il cuore e chi la compra con
la ragione
Una delle caratteristiche intrinseche della natura umana è l’esigenza
di classificare, di ordinare il mondo secondo delle categorie che prendono corpo
all’interno della mente. In qualità di membro del genere umano
neanche chi vi scrive può esimersi da questo bisogno primordiale. Così
è, allora, che con il passare del tempo si è fatta forza in me
l’idea che il mondo si divida in coloro che pensano alle automobili come
quelle “scatole-con-quattro-ruote-che-devono-assolvere-al-trasporto-delle-persone”
e chi (come il sottoscritto) le ama in modo quasi viscerale.
Se appartenete alla prima categoria vi potete considerare fortunati. Risparmierete
al vostro cuore inutili ansie e palpitazioni e la vostra mammina e/o fidanzata
non vi tortureranno quando le accompagnerete a fare shopping durante il periodo
di saldi per farvi comprare quella canottiera di lana a mezze maniche che vi
farà stare belli caldi con frasi del tipo: “Vai piano, incosciente!!!”
o “Se ti azzardi a prendere ancora quella curva in quel modo, giuro che
scendo!!!”. L’altro lato della medaglia è che quando si parlerà
con voi del fascino di una “Continental GT”, di una “F430”,
o di una “SLR” sarà come indicare la luna, mentre voi starete
ancora a rimirare il dito…
Se invece appartenete o pensate di appartenere alla seconda categoria, sapete
già che cosa vi starò per dire. L’auto, per gente come noi,
è quasi come una donna. Ma non la donna-mamma o la donna-moglie, bensì
la donna-amante. Per Lei siamo disposti a fare di tutto. Le regaliamo gli oggetti
più preziosi e dedichiamo a Lei ogni momento libero che ci concede il
lavoro. Approfittiamo della pausa pranzo per incontrarla e raccontarle tutte
le nostre paure e le nostre speranze. E non è un caso che io abbia usato
sempre un articolo al femminile. Ciò non deriva semplicemente dal fatto
di seguire le regole della grammatica italiana, ma da un evento storico che
ha segnato le sorti dell’immagine dell’auto. Quando Gabriele D’Annunzio
ricevette in dono dal sen. Giovanni Agnelli una delle prime FIAT di serie (590
Cabriolet, ndr), lo ringraziò tramite una lettera in cui affermava che:
“l’auto è femmina. Ha la grazia, la snellezza e la vivacità
d’una seduttrice”. Non è un caso che Wolfang Egger (il papà
della futura Alfa Romeo “8C Competizione”) abbia dichiarato che
il disegno iniziale dei parafanghi della sua creatura sia stato ispirato dall’idea
delle gambe di una bella donna seduta su un sofà…
Anche noi quando guardiamo un’auto osserviamo innanzitutto il taglio d’occhi
per capire se sarà d’animo docile o aggressivo, poi le sinuosità
del corpo (sarà forse per questo che quando vediamo un passaruota molto
pronunciato ci emozioniamo di più???) e infine… il posteriore.
E c’è poco da fare. Ogni auto può essere bella quanto volete,
ma se osservandola da dietro si rimane delusi allora non ci innamoreremo mai
di Lei!!!
E allora, dopo averla osservata, proviamo a capire se possiamo avvicinarci a
Lei, anche solo per parlarci. Il cuore batte forte. Proviamo a rompere il ghiaccio
nei momenti iniziali. Poi nasce l’intesa, la complicità e quando
dopo un po’ si spinge più forte sull’acceleratore desideriamo
sentire se anche lei ci ama, se anche noi sappiamo farle battere quel suo fantastico
cuore da dodici cilindri. Poi vogliamo vederla danzare sinuosa come una pantera
quando le ruote aggrediscono i cordoli di una sequenza interminabile di sterzate
e controsterzate; ruggire come leonessa quando il motore sale di nuovo di giri
all’uscita di una curva e… wow!!!
Tant’è, però, che la maggior parte dei sogni si infrange
all’alba, così anche noi alla fine scegliamo la compagna di mille
avventure tenendo una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. Ma ogni
giorno che passa, aspettiamo che la notte scenda di nuovo per chiudere gli occhi
e ricominciare a sognare…
Armando Maria Corsi
Motori; 24/01/05; ore 19:35