PROGETTO WEST: CONTRO LA PROSTITUZIONE “INVISIBILE”.
L’attività della Giunta per contrastare il fenomeno. L’iniziativa
rientra nell’ambito del Programma Interreg III B Cadses.
La definiscono prostituzione “invisibile” perché sfugge
ad ogni tentativo di monitoraggio e di controllo. Per questo la Regione Marche
ha voluto studiare a fondo il fenomeno partecipando alla realizzazione del
progetto West, nell’ambito del Programma comunitario Interreg III B
Cadses. Obiettivo: analizzare l’impatto sulle comunità locali
dei Paesi dell’area Adriatico –Danubiana dell’immigrazione
clandestina costituita da donne e minori vittime della tratta a scopo di sfruttamento
sessuale. “L’iniziativa – ha spiegato Marco Amagliani, assessore
regionale ai Servizi sociali, intervenendo al seminario di Ancona in cui si
sono stati illustrati i risultati del progetto – conferma l’attenzione
del governo regionale nei confronti delle persone più umili ed emarginate.
Oltre a segnare la parte conclusiva di un percorso già avviato nella
scorsa legislatura, la ricerca – ha aggiunto - ne apre un altro finalizzato
alla verifica dei risultati finora conseguiti”. E i risultati del progetto
- durato due anni e mezzo e finanziato con un budget di 230 mila euro, di
cui metà dal Fesr e l’altra metà dal Fondo sociale europeo
– si sono rivelati molto interessanti: non solo per conoscere in maniera
più approfondita il fenomeno sommerso, ma anche per promuovere politiche
di inclusione sociale rivolte alle persone più emarginate e porre così
fine alla vergognosa tratta e allo sfruttamento sessuale delle donne e dei
minori provenienti dai paesi extracomunitari.
Lo studio ha evidenziato che il sesso a pagamento si pratica nelle Marche
soprattutto in appartamenti - fenomeno, appunto, poco visibile e sicuramente
più rischioso per le prostitute vittime dello sfruttamento –
e in strada, che resta il luogo più frequentato dalle ragazze di nazionalità
nigeriana, sudamericana e, di recente, anche dalle rumene, come ha spiegato
Orietta Lipponi, referente del progetto per la Regione Marche. Meno frequentati
i night e i club privati. Altro dato significativo emerso dalla ricerca è
l’intreccio tra la prostituzione esercitata nei locali e le attività
illegali, come il traffico di droga e il gioco d’azzardo. Per quanto
riguarda la provenienza, le organizzazioni criminali che sfruttano la prostituzione
sono prevalentemente di origine rumena, albanese, russa e ucraina.
La mappa regionale del sesso a pagamento si concentra in prevalenza sulla
costa, in particolare lungo la strada “Bonifica”, al confine tra
le province di Ascoli e di Teramo, lungo la statale adriatica, tra Porto Sant’Elpidio
e Civitanova Marche, e tra Montemarciano e Senigallia. Quasi impossibile però
quantificare con precisione il fenomeno. Secondo stime piuttosto attendibili,
si calcola che nelle Marche le donne che si prostituiscono siano almeno 8–900.
La percentuale dei clienti si aggira intorno al 10-15 per cento della popolazione,
un dato che non si discosta di molto da quello nazionale. Da una ricerca condotta
nel periodo 1998-2004 è emerso che il fenomeno della tratta è
circoscritto a una sessantina di casi.
“Lo studio relativo al progetto – ha precisato Paolo Mannucci,
dirigente del servizio politiche sociali della Regione – ha come obiettivo
il recupero della dignità umana delle vittime dello sfruttamento ed
è frutto della collaborazione tra organi istituzionali - Governo, Regione,
Province, magistratura - e soggetti operanti nel privato sociale, come le
associazioni On the road, attiva soprattutto nelle province del sud delle
Marche, e Free Woman, associazione presente in provincia di Ancona e di Pesaro.
Per il futuro l’impegno – ha concluso - è coinvolgere l’intera
comunità marchigiana, affinché il fenomeno dello sfruttamento
non sia più avvertito come un problema di mero ordine pubblico, ma
come una tragedia individuale e collettiva causate da bande di criminali e
di sfruttatori”.
Sociale, 2005-07-04