Funzione Sociale degli Oratori.
Ancona – intervento di D’Ambrosio sul convegno di S. Benedetto T. del 3 set.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE, VITO D’AMBROSIO, AL CONVEGNO SUGLI ORATORI PROMOSSO DALL’AZIONE CATTOLICA – SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 3 SETTEMBRE 2004 . La Regione Marche ha, tra le prime in Italia, scelto di collocare le politiche rivolte alle giovani generazioni all’interno di un quadro di programmazione delle misure rivolte a garantire i servizi alla persona, quelle che vanno sotto il nome di WELFARE. Infatti la Regione è dotata dal 1995 di una legge, la 46, intitolata “promozione e coordinamento delle politiche di intervento in favore dei giovani e degli adolescenti”. Questa legge è stata migliorata nel 1997, una modifica che va nella direzione del decentramento: si affidano alle province compiti relativi all’erogazione programmata dei finanziamenti regionali. La legge 46 è una vera e propria legge quadro, poiché prevede: - gli strumenti per la partecipazione dei giovani alla vita sociale delle proprie comunità, (associazionismo, integrazione di provenienze diverse, prevenzione delle devianze); - la definizione di un programma triennale di interventi, ora di competenza delle province, ma con sostegno di indirizzo e finanziamento regionale, che prevedono la costituzione e il successivo sviluppo degli informagiovani, la creazione di luoghi adatti al libero associarsi del mondo giovanile (i centri sociali autogestiti), la selezione, il finanziamento e la successiva verifica di progetti di natura socioculturale avanzati e realizzati dalle aggregazioni giovanili sorte sul territorio. La legge 46 è a tutt’oggi un punto di riferimento valido per gli enti locali che vogliono realizzare politiche per i giovani (le quattro province si sono da tempo datate di osservatori sulla condizione giovanile, allo scopo di rilevare bisogni e sollecitare progetti in tali direzioni) e tutti i comuni di una certa dimensione hanno oggi l’assessore alle politiche giovanili, lo sportello informagiovani e, cosa più importante, hanno sul territorio significative forme di associazionismo giovanile favorito proprio da politiche di sostegno non assistenziali ma tendenti a stimolare cittadinanza attiva. Il primo agosto 2003 il Parlamento ha approvato la Legge n. 206 "Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione dei loro ruolo"; una legge che "riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta nella comunità locale, mediante le attività di oratorio o attività similari, dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica, nonché dagli enti delle altre confessioni religiose". La legge indica che "le regioni possono riconoscere, nell'ambito delle proprie competenze, il ruolo delle attività di oratorio e similari" Nel ribadire che la funzione sociale ed educativa degli oratori è assolutamente importante e insostituibile anche nel territorio della regione Marche, l'amministrazione regionale ha scelto la strada di costruire un sistema integrato dei servizi sociali per l'infanzia e l'adolescenza in cui trovino spazio le realtà promosse e gestite dagli enti pubblici territoriali e, con pari dignità, le esperienze della società civile, dei terzo settore, dei volontariato, quindi anche le esperienze degli oratori. In questo senso la Legge regionale 13 maggio 2003, n. 9 "Disciplina per la realizzazione e gestione dei servizi per l'infanzia, per l'adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie..." ed il regolamento ad essa collegato individua una modalità operativa in cui gli oratori possono trovare riconoscimento, all'interno della tipologia di servizio "centri di aggregazione per bambini, bambine e adolescenti", che ha una definizione ampia, in grado di accogliere anche la specificità degli oratori in una quadro di sistema e di programmazione sociale territoriale partecipata e condivisa. La scelta della Regione si giustifica con la volontà, in coerenza con la L. 285/97 e con la L. 328/00, di non finanziare strutture o servizi in quanto tali ma in relazione alla loro volontà e capacità di dare un contributo qualificato e positivo al miglioramento della condizione dei "cittadini in crescita% dell'infanzia e dell'adolescenza in un territorio. Questa prospettiva è stata recentemente ribadita e approfondita con l'approvazione di una Delibera di Giunta regionale che ha approvato un Atto di indirizzo per il "Sistema dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Marche: sviluppo programmatico e organizzativo" dove si individuano in maniera complessiva: ? sia le modalità dei "governo dei sistema dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza" (a livello regionale e locale con la definizione delle forme di raccordo tra i due livelli e i modi di integrazione con il sistema sanitario, con il sistema educativo e con quanti sono impegnati verso i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, valorizzando sia la sussidiarietà verticale che, particolarmente, la sussidiarietà orizzontale ... ); ? sia le "funzioni dei sistema dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza” declinando le cinque funzioni individuate (promozione, accesso, accompagnamento/abilitazione, educazione, assistenza/cura) in una prospettiva territoriale, con particolare attenzione a definire obiettivi centrati sul minore, sia generali che specifici verso: la famiglia, la scuola, il territorio. In questa logica la L.R. 9/03 prevede l'autorizzazione e l'accreditamento dei "centri di aggregazione per bambini, bambine e adolescenti" e, quindi, anche degli "oratori", ma naturalmente, non di tutti (non sarebbe democratico e rispettoso della libera iniziativa personale e collettiva). Un "oratorio" può (e deve) chiedere l'autorizzazione se, oltre a spazi adeguatamente attrezzati, c'è attività continuativa verso i minori per il loro sviluppo psicofisico, con la presenza stabile di: animatori/operatori, regolamenti di funzionamento, progetti educativi e, soprattutto, richiesta e/o utilizzo di finanziamenti pubblici. In sintesi, quindi, la Regione ha basato la sua azione sul presupposto che non esiste una questione giovanile, ma che ne esistono tante quanti sono i giovani (L.R. 46/95), e perciò non è utile finanziare strutture, ma è necessario stimolare e sostenere progetti, nel maggior numero possibile, e, per logica conseguenza, non può esistere né unico modello, né un unico soggetto che valuti la validità dei modelli (“non è l’uomo fatto per il sabato, ma il sabato per l’uomo”). La conclusione è stata quella di riconoscere il massimo spazio al principio di sussidiarietà, sia quella verticale –il decentramento delle competenze in materia di finanziamenti (L.R.2/97)- sia quella orizzontale- offrendo opportunità a chiunque voglia contribuire ad affrontare la questione dei giovani costruendo risposte alle richieste e ai bisogni, ispirandosi a criteri e indirizzi di massima, sempre necessari quando siano da attribuire finanziamenti pubblici. In questa prospettiva, esistono tutti gli spazi per l’azione degli oratori, sia in generale, sia specificamente, come è accaduto in qualche esperienza provinciale (Macerata) o può accadere nel prossimo futuro (comune di Pesaro).

Vito D’Ambrosio
S.Benedetto del Tronto, 3 settembre 2004

Sociale, 2004-09-17