Vinitaly 2005: la classe non è acqua
Una kermesse di altissimo livello per un prodotto in continua crescita


Verona accoglie in modo sempre nuovo la rassegna internazionale di maggior pregio in campo enologico, che presenta anche per il 2005 (39^ edizione) tutto il meglio che i produttori italiani e internazionali offrono in un settore che non smette mai di sorprendere in quanto a qualità e mercati.
Circa 4000 espositori (di cui 288 esteri) distribuiti nei nove padiglioni del Centrofiere, già protagonista di Agrifood un mese prima. La differenza rispetto a quest’ultimo sta innanzitutto nello stile con cui sono stati allestiti gli spazi espositivi: la ricerca dell’originalità spazia da giochi di luce che esaltano i colori a bottiglie elegantemente sospese o messe su piedistalli che ne evidenziano le forme raffinate.
Attraversando gli stand si rimane affascinati da quale ruolo abbia raggiunto il marketing di un prodotto agroalimentare, e forse si ripensa alle parole di enologi controcorrente, che predicano un ritorno a “fare” il vino e non a creare l’immagine del vino.
Ma lo spettacolo cattura, del resto come non rimanere affascinati dalla vera e propria creazione di ville con salette private (Frescobaldi ndr.), a cui poter accedere però solo tramite invito. Nota positiva a riguardo è rappresentata da Banfi (Montalcino) che, nonostante la rinomata posizione d’elite, non crea barriere all’accesso al suo “castello” e all’assaggio dei suoi prodotti, tra cui spicca Cum Laude 2002 (Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese, Syrah), una delle migliori espressioni della cru di Toscana.
Le Marche offrono produzioni di sempre maggior pregio, e De Angelis (Castel di Lama) con il suo Anghelos 2002 (Montepulciano, Sangiovese) ne è eccellente conferma; assoluta novità è invece quella proposta da Belisario (Matelica), che recupera la tradizione romana di miscelare al vino miele creando il Melitites (Verdicchio di Matelica e miele di apicoltori matelicesi).
Lietissima scoperta per noi è Argiolas (Serdiana), che in verità da diversi anni rappresenta la massima espressione della viticoltura sarda: sia l’Is Argiolas (Vermentino) che il Turriga (Cannonau, Carignano, Bovale sardo, Malvasia Nera) sono un tripudio di aromi e sentori complessi che stimolano i sensi in modo unico e piacevolissimo.
Salta subito all’occhio, aggirandosi per gli espositori, la massiccia presenza di operatori del mercato asiatico e in particolar modo di quello cinese; ciò a testimonianza di come questo potenziale mercato rappresenti una opportunità (+ 131% solo nell’ultimo anno) per l’export nazionale, con la peculiarità però di dover adattare la strategia di marketing ad una cultura sociale profondamente diversa rispetto alla nostra o a quella tradizionalmente internazionale.



Francesco Serafini

Benessere e salute – lunedì 11 aprile 2005, ore 22.30