BENESSERE E SALUTE
Dossier sole: le lampade abbronzanti

Starsene spaparacchiati al sole è forse una delle cose più incantevoli che esistano. Eppure non sempre ci è concesso. Per mancanza di tempo, per problemi di salute o per colpa del buco di ozono (dal 2002, sembra si sia ridotto moltissimo rispetto agli anni immediatamente precedenti) che ha messo in crisi la tintarella all’aria aperta. Se è inevitabile astenersi dal sole non può assolutamente esserlo rinunciare all’abbronzatura. Ed allora le lampade abbronzanti sembrerebbero essere la soluzione migliore ed anche la più sicura.
Ma le cose stanno davvero così? Abbronzarsi artificialmente è davvero privo di pericoli per il nostro organismo, la nostra pelle, i nostri occhi? Partiamo con un po’ di storia. Le lampade che riproducono artificialmente le radiazioni ultraviolette esistono da tanto. Già all’inizio del secolo scorso venivano utilizzate per la cura di alcune affezioni della pelle (psoriasi, vitiligine, piaghe da decubito, ecc.). Ancora oggi le lampade solari sono largamente impiegate per uso terapeutico. Fu agli inizi degli anni ’80 che le aziende produttrici di attrezzature per centri estetici cominciarono ad immettere sul mercato lampade UV artificiali o solarium che avevano lo scopo di abbronzare il corpo. L’utilizzo cosmetico di queste lampade è stato dunque secondario a quello terapeutico scatenando nel corso degli anni un vero e proprio fenomeno sociologico e di costume. Oggi sono circa 13.000 i centri estetici e i centri solarium autorizzati all’uso di lampade abbronzanti ed un numero non trascurabile è attivo in palestre e parrucchierie. Ce ne sono davvero per tutti i gusti: dai solarium studiati per il viso (trifacciali) a quelli che abbronzano tutto il corpo in versione lettino o doccia solare (dove ci si abbronza rimanendo in piedi, ascoltando musica e anche ballando se lo si desidera) e con tempi di esposizione ormai ridottissimi (nei solarium di nuova generazione in 10 minuti ti ritrovi abbronzato). Inoltre esistono solarium ad alta e bassa pressione. Qual è la differenza? Quelli a bassa pressione sono costituiti da lampade fluorescenti da 25/40 watt per il viso e da 100/160 watt per il corpo con una potenza totale che può arrivare fino a circa 8.500 watt. Quelli ad alta pressione sono invece macchinari con lampade alogene da 1.400/2.400 watt che possono raggiungono una potenza totale pari a 19.500 watt. A pensarla in questi termini verrebbe da fuggire anche solo a sentirli nominare. In realtà sono macchine sicure che prima di essere commercializzate devono soddisfare i requisiti essenziali di sicurezza imposti dalle Direttive Comunitarie della Cee. Rimane comunque il fatto che potrebbero potenzialmente arrecare danni cutanei (esattamente gli stessi provocati dal sole) se usate impropriamente. Ricordiamo che i solarium a bassa pressione riproducono solo radiazione UVA quindi è quasi nullo il rischio di eritemi mentre quelli ad alta pressione irradiano anche una piccola percentuale di UVB con il vantaggio di ottenere più in fretta una soddisfacente abbronzatura ma con il piccolo rischio di avere una reazione eritematosa. Se però si considera che ogni seduta di bassa pressione è 4 volte più potente di un’esposizione solare mentre una seduta di alta pressione raggiunge una potenza 10 volte superiore ad un bagno solare si comprende la necessità di limitare le sedute di abronzatura artificiale. In Europa i ricercatori della British Photodermatology Group hanno identificato in 20 sedute il numero massimo di solarium agli inglesi, dopo una ricerca effettuata sugli scozzesi. Noi italiani siamo meno delicati ma la prudenza non è mai troppa. Inoltre è anche limitata la protezione che l’abbronzatura artificiale conferisce. Equivale ad un fattore di protezione 2/3 dunque non dispensa dall’utilizzare i filtri solari durante l’esposizione al sole naturale.

Nicoletta Amadio


Benessere e Salute, 2003-07-28