BENESSERE E SALUTE
Dossier sole: i raggi solari

Il sole è la nostra fonte di calore, luce ed energia che, nonostante i suoi 5 miliardi di anni (ed è appena nel “mezzo del cammin” della sua vita), mantiene ancora in dose più che invidiabile. I suoi raggi accompagnano fin dall’origine della Terra, la vita animale e vegetale. La sua azione rigenerante la sentiamo in particolare quando, in spiaggia, ci lasciamo andare al suo caldo abbraccio. Ma durante un “bagno di sole” siamo consapevoli di ciò che realmente attraversa il nostro corpo? Per avere le idee più chiare analizziamo da vicino le tipologie di radiazioni solari e i loro effetti. I raggi solari che, in parte, giungono sulla terra (una buona parte viene bloccata nell’ozonosfera), sono composti dal 52% da raggi luminosi, dal 44% da raggi infrarossi e dal 4% da raggi ultravioletti. Essi emettono a seconda della loro lunghezza d’onda maggiore o minore energia. La lunghezza d’onda viene espressa in manometri (nm). Un nm equivale a un miliardesimo di metro. I raggi luminosi sono costituiti da luce visibile che a seconda della lunghezza d’onda (da 400 a 800 nm) assume una diversa colorazione. La loro azione influisce positivamente sull’umore mediante una stimolazione trasmessa dagli occhi e combattono la depressione stagionale. Gli infrarossi (da 800 a 1500 nm) sono invisibili e procurano la sensazione di calore che proviamo quando ci esponiamo al sole. Gli ultravioletti si distinguono in UVA che sono gli ultravioletti ad onda lunga (da 315 a 400 nm) in UVB che sono gli ultravioletti ad onda corta (da 285 a 315 nm) e in UVC (lunghezza d’onda da 100 a 285 nm) che non dovrebbero giungere sulla Terra perché filtrati dalla fascia di ozono. Ma in questi ultimi anni, a causa del problema del buco dello strato di ozono, le cose sono cambiate e parte di queste radiazioni non vengono più filtrate causando, in comune con gli altri raggi UV l’aumento dell’incidenza dei tumori cutanei e delle fitopatologie oculari (congiuntiviti, retiniti, cataratta ecc.). Difatti anche l’eccessiva esposizione ai raggi UVA e UVB è dannosa. E’ vero che ci fanno abbronzare (attraverso l’attivazione della produzione di melanina), che stimolano (in particolare gli UVB) il metabolismo del calcio e la sintesi della vitamina D3 (necessaria per lo sviluppo delle ossa) ma c’è anche il rovescio della medaglia. Gli UVA proprio perché penetrano in profondità nella cute, danneggiano le strutture elastiche provocando gradualmente l’invecchiamento della pelle oltre a favorire lo sviluppo dei tumori cutanei maligni. Mentre gli UVB, agendo in superficie, sono i principali responsabili di eritemi e ustioni e anch’essi, come già detto, nel tempo possono alimentare l’insorgenza dei tumori cutanei. Ma perché i raggi UV sono considerati tanto pericolosi per la salute? Perché dato il loro enorme potere energetico hanno la capacità di spezzare i legami chimici delle molecole sui tessuti esterni e modificare il Dna.
Le nuvole e il pulviscolo atmosferico influenzano i raggi UV, perché diminuiscono la quantità di energia solare che giunge al suolo. Per esempio: con nubi sparse l’intensità dei raggi ultravioletti si attenua appena del 10%, con cielo coperto l’attenuazione raggiunge anche il 70%. L’ombrellone filtra il 50% degli UV. I metereologi ricordano che ci sono grosse differenze fra il sole preso in montagna e quello che ci regala la tintarella al mare. Con l’altitudine la radiazione ultravioletta aumenta notevolmente perché è meno filtrata dal pulviscolo e dall’umidità: in estate a 3000 metri di quota la radiazione UV è quasi 4 volte più intensa che a 700 metri. Infine la radiazione UV può aumentare perché riflessa da particolari superfici: la neve riflette l’80% delle radiazione, l’acqua il 50% la sabbia il 20%, la battigia e le rocce il 25%.
E’ utile tener presente che sarebbe meglio evitare di esporsi al sole dalle 11,00 alle 15,00 quando il sole sta raggiungendo lo zenit e i raggi UV sono più intensi. Inoltre, in queste ore, l’emissione della radiazione UVB arriva al 50%. Un metodo veloce e pratico per capire quando ci si può esporre al sole contenendo i rischi arriva da oltreoceano. Dermatologi americani suggeriscono la “shadow rule” (“regola dell’ombra”) che prevede di ripararsi dal sole quando l’ombra del nostro corpo è più corta della nostra altezza perché significa che il sole è in prossimità dello zenit. Un’altra novità questa volta da casa nostra è la “mappa UV”. Per sapere il tipo di protezione da usare in un certo giorno e in un determinato luogo, basta collegarsi con www.eyesway.com/REF_frame.htm . Qui si trovano i dati, dalle previsioni meteo a quelle degli indici di irradiazione UV, forniti dal Centro Epson Meteo in collaborazione con la Commissione difesa vista. Selezionando la città che interessa (o quella più vicina) viene indicato il livello di raggi UV per la giornata e la luminosità; il tempo impiegato a scottarsi se non ci si protegge e il tipo di occhiali da sole necessario.

Nicoletta Amadio

Benessere e Salute, 2003-07-14