Grazie al successo delle precedenti edizioni, è tornato di scena,
giovedì 11 marzo 2004, alle ore 21,00 presso la Sala Consiliare
del Comune di San Benedetto del Tronto, il corso di Educazione alla Salute.
Giunto ormai al nono ciclo, è stato organizzato, come ogni anno,
dal Comitato di Quartiere “Marina di Sotto” di San Benedetto
del Tronto, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale zona
territoriale n. 12 e con il patrocinio dalla Provincia e del Comune di
San Benedetto del Tronto. Coordinato dal dottor Francesco Bruni, Primario
dell’Unità Ospedaliera di Nefrologia dell’Ospedale
di San Benedetto del Tronto e presentato dal dr. Andrea Chiappini, Presidente
del Comitato di quartiere, il corso, interamente gratuito, si articolerà
in sei lezioni con cadenza settimanale e a coloro che ne avranno frequentato
almeno quattro, saranno rilasciati gli attestati di frequenza.
L’argomento di apertura è stato “La vecchiaia vincente
2” (seconda parte di un lavoro presentato lo scorso anno dal titolo
“La vecchiaia vincente”) ed il relatore, il dottor Domenico
Sabatini, Primario dell’Unità Ospedaliera di Geriatria dell’Ospedale
di San Benedetto del Tronto.
Cosa si intende per vecchiaia vincente? Basta avere in mente il nobel
per la medicina Rita Levi Montalcini che a 95 anni si dedica ancora a
tempo pieno alla ricerca presso il laboratorio di biologia cellulare,
oppure il grande psicoanalista Cesare Musatti (morto a 92 anni) per avere
la risposta. In realtà la vecchiaia vincente appartiene non solo
a persone così eccezionali ma anche a tutti coloro che hanno mantenuto
con l’avanzare dell’età quello che rappresenta uno
degli obiettivi delle politiche socio sanitarie ovvero “il più
alto livello possibile delle funzioni fisiche, mentali e sociali”.
In altre parole mantenere un buon standard di vita, qualora esso sia presente,
o al suo recupero, per quanto lo consentano le capacità residue,
nel caso in cui l’anziano si trovi già in una situazione
di difficoltà di ordine psichico, fisico o sociale al fine di mantenerlo
perfettamente integrato nel suo ambiente familiare e sociale. Perché
un anziano che si sente in piena vitalità è perfettamente
in grado di pensare, amare, desiderare, godere, gioire e comunicare, vivendo
pienamente la propria esistenza.
Una visione quindi assai lontana dall’immagine stereotipata che
vuole l’ultra-sessantenne ormai fuori dalla vita attiva e in pieno
e inarrestabile decadimento fisico. Con il suo intervento Sabatini ha
analizzato, in particolare, un aspetto o meglio un’espressione della
vita dell’anziano: la sua fisicità ovvero come egli sente
il suo corpo e come lo relaziona con l’ambiente e con le altre persone.
In una fase della vita in cui l’acutezza dei sensi diminuisce la
fisicità assume una valenza importantissima che si impregna di
contenuto emotivo. Quando l’età avanza essa si esprime attraverso
la donazione affettiva verso le persone vicine, i familiari, il partner
nei confronti del quale si rivela come “atto di autenticità
umana” ha affermato Sabatini “indipendentemente dalla frequenza
dei rapporti, dalle modalità di attuarli e dall’età
del coniuge”. La sessualità nell’anziano ha infatti
aspetti diversi che nel giovane (è più sentimento e meno
passione) ma proprio per questo non può essere negata. Sabatini
ha citato Cesare Musatti che a 78 anni scriveva “(…) noi siamo
sempre uguali con gli stessi desideri e le stesse voglie. La sessualità
da vecchi non è fantasia. Pensarla non è un’illusione,
è la verità. (…)Per esempio, i giovani sono sensibili
alle giovani donne, i vecchi lo stesso, ma non possono dirlo per non sembrare
depravati”. E ancora James Hillman, il 78enne eretico psicoanalista
americano che ha capovolto i luoghi comuni sulla vecchiaia mettendo in
guardia dalle false promesse della medicina e che ha scritto “Secondo
una tradizione che risale ad Aristotele, la vecchiaia è il periodo
della vita in cui la lussuria diventa più stravagante”. “Gli
anziani” ha continuato Hillman “cadono facilmente preda del
‘furor melancholicus’, una condizione della psiche che genera
creatività artistica, doti profetiche e un’esagerata instabilità
emotiva”. L’amore dunque non ha età e il suo linguaggio
è spesso segreto. A volte la sua espressione più alta può
essere un abbraccio. Abbraccio come contatto, come scambio di emozioni,
come bisogno, desiderio di comunicazione anche e soprattutto fisica. Per
dare e ricevere quella gioia che aiuta a guardare avanti con ottimismo
e che strappa un sorriso che fa bene alla salute e all’umore. Emerge
allora quell’aspetto della fisicità che diventa espressione
di comunicazione. In merito Sabatini ha ricordato uno studio di 15 anni
fa in cui veniva descritta l’importanza che aveva lo sfioramento
dell’avambraccio da parte degli infermieri per ottenere una buona
partecipazione dei pazienti dementi e disturbati durante il tempo del
pranzo e della cena. “Toccare, accarezzare sistematicamente queste
persone” ha spiegato Sabatini “significava comunicare con
loro e ottenere la disponibilità alla relazione, senza necessità
di ricorrere ai farmaci e ad alimentazioni forzate o artificiali”.
Lo stesso tipo di comunicazione si rivela particolarmente efficace anche
con gli anziani con i quali spesso le espressioni non verbali si rivelano
le più adeguate per comprendersi e stabilire un buon rapporto anche
nell’ambito delle relazioni con medici e altro personale addetto
alla loro cura e assistenza.
La lezione di giovedì prossimo, 18 marzo 2004, avrà per
titolo “Infarto del miocardio e sua prevenzione” e sarà
tenuta del dottor Guglielmo De Curtis, Primario dell’Unità
Ospedaliera di Cardiologia dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto.
L’appuntamento è per le ore 21,00 sempre presso la Sala Consiliare
del Comune di San Benedetto del Tronto.
Nicoletta Amadio
Benessere e Salute, 2004-03-13
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