BENESSERE E SALUTE
Storia della Cosmesi:
condanna dei cosmetici nella tradizione cristiana.

La tradizione cristiana cui interessava soprattutto la bellezza dell’anima e meno quella corporea fu responsabile, nel Medioevo, dell’involuzione della cosmesi in quanto condannò ogni tipo di preparato che potesse abbellire l’aspetto del corpo.
Si arrivò a condannare l’igiene intima perché implicava il toccarsi e ciò poteva procurare piacere.
Scrive P. Laslett (Il mondo che abbiamo perduto, 1965) “Le pratiche igieniche in questo periodo erano scarsamente diffuse. Ovviamente l’abitudine di lavarsi era meno rispettata nelle classi povere, i cui problemi vitali erano talmente assillanti da far loro trascurare quelli meno importanti come era, appunto il caso della pulizia personale”. Ciò testimonia del fatto che non era solo la rigida morale cristiana ad impedire la cura di sé.
Tra le classi ricche invece molte famiglie possedevano una bagnarola, seppure rudimentale, cosicché il contatto con l’acqua era un po’ più frequente. Tuttavia ad onor del vero non si eccedeva mai troppo.
Furono le crociate a rivelare, fra le altre cose, ai cavalieri, il gusto di un buon bagno.
Le donne della nobiltà, che erano considerate pulite, si lavavano le mani in media ogni otto giorni. Ma non trascuravano la cura della persona, alla quale dedicavano, nonostante i dettami cristiani, buona parte della giornata e lo facevano con una gamma abbondante di unguenti, belletti, profumi, tinture, e intrugli, di qualsiasi tipo. Molte erano le nobildonne che per lavarsi il viso, utilizzavano l’acqua in cui era stato cucinato un piccione con nel ventre una poltiglia di unguenti e vari prodotti chimici. Altre preferivano pulirselo con il vino bianco perché convinte che l’acqua rovinasse la pelle.

Nicoletta Amadio

Benessere e Salute, 2005-05-20