BENESSERE E SALUTE
Le terme nell’impero romano,
dove insieme alla cura del corpo si tessevano amori, amicizie e trame politiche.

Le terme in una incisione ottocentesca

Profonda è la memoria storica sulle terme romane, dove insieme alla cura del corpo si tessevano amori, amicizie e trame politiche.
Il territorio italiano, con le sue acque e le sue straordinarie ricchezze, costituisce un immenso serbatoio di benessere, salute e bellezza. La civiltà Romana aveva già pienamente capito quale patrimonio si celava nelle fonti e nel sottosuolo della Penisola Italica, portando a perfezione un’organizzazione termale che ha fatto scuola in ogni tempo.
Già 200 anni prima che l'imperatore Agrippa creasse le prime terme nel 25 a.C., i bagni (balneum) erano molto frequentati dai romani; ma fu dopo Agrippa che gli imperatori romani fecero a gara per superare i loro predecessori con terme sempre più grandiose: in particolare Nerone nel 65 d.C., Tito nell'81 d.C., Domiziano nel 95 d.C., Commodo nel 185 d.C., Caracalla nel 217 d.C., Diocleziano nel 302 d.C. e Costantino nel 315 d.C.
Le ricostruzioni archeologiche ci forniscono precise indicazioni su come erano strutturati questi stabilimenti termali. Ogni locale, o serie di locali, aveva una specifica funzione: nello spogliatoio (Apotyderium) si svolgevano anche le sedute di massaggio; il tepidario (Tepidarium)era pervaso da vapori balsamici; la sauna (Sudatorium) favoriva un’intensa traspirazione; in una serie di stanze più piccole (Calidarium) generalmente costruite sui lati della sala da bagno principale si facevano bagni caldi. I trattamenti si concludevano sempre con un bagno molto caldo (Laconium) e un bagno freddo (Frigidarium).
I romani che conoscevano molte delle virtù terapeutiche dell’acqua termale, la quale era sinonimo di cura del corpo ma anche di piacere e divertimento, non conoscevano il sapone. Così per togliere lo sporco ed il sudore si spalmavano d'olio e poi lo grattavano via con una specie di raschietto chiamato "strigile", fatto d'osso oppure di metallo.
Le terme romane trassero la loro origine dalla fusione del ginnasio greco con il bagno a vapore egizio. L'Egitto in effetti, già dai tempi di Tolomeo, raggiunse il livello di conoscenze tecniche necessario per realizzare tali opere, come dimostrano dei reperti archeologici nel delta del Nilo formati da due locali circolari, chiaro precedente del laconium romano.



Per assicurare la loro popolarità, le tariffe di ingresso alle terme venivano tenute molto basse, se non gratuite. Così tutti romani frequentavano regolarmente le terme. Coloro che lavoravano terminavano nelle prime ore del pomeriggio e dopo si recavano alle terme, che aprivano a mezzogiorno, prima del pasto principale. Pertanto un pomeriggio alle terme poteva essere così immaginato: si iniziava con ginnastica in palestra, o attività sportiva in un campo esterno, dove di svolgevano giochi anche utilizzando piccole palle in cuoio, o gare di lotta. Successivamente ci si recava ai bagni attraverso tre delle suddette stanze, partendo da quella con l'acqua più tiepida fino a quella con l'acqua più calda. La prima stanza in cui si entrava era il Tepidarium, la più grande e lussuosa delle terme: qui si rimaneva un'ora e ci si ungeva con oli. Poi si andava nel Calidarium. Infine ci si recava nel Laconicum, la stanza finale più calda, riscaldata con aria secca ad altissima temperatura Dopo la pulizia del corpo e i massaggi, si faceva una nuotata nella piscina del Frigidarium.
I rituali potevano variare da provincia a provincia a secondo dei costumi locali, tuttavia il concetto generale era il medesimo: si trattava di un centro ricreativo polifunzionale. Infatti la maggior parte delle terme includeva centri sportivi, piscine, parchi, librerie, piccoli teatri per ascoltare poesia e musica e una grande sala per le feste, una città nella città insomma. Si trovavano anche negozi, ristoranti e locande per dormire o passare alcune ore in "piacevole" compagnia. Quelle di Roma erano ornate da marmi, mosaici e sculture, e avevano dimensioni colossali. Quelle di Caracalla potevano accogliere quasi duemila bagnanti; quelle di Diocleziano il doppio.



Le terme erano così frequentate da diventare i centri più importanti della vita pubblica e sociale.
Ogni centro termale offriva attrazioni specifiche: un paesaggio particolare, una magnifica libreria, un centro sportivo di alto livello, ma l'attrazione principale rimanevano sempre i bagni.
Le terme erano alimentate da grandi acquedotti, di cui restano notevoli rovine in tutto il mondo romano. Il calore era uniformemente distribuito attraverso muri cavi e pavimenti sovrapposti a vespaio, in cui circolava aria calda.
Le terme sorsero ovunque nell'impero, dalle sabbie del deserto alle Alpi. Oltre alle strutture termali nell’Urbe, che si avvalevano di formidabili opere di canalizzazione e riscaldamento artificiale delle acque termali, i romani costruivano terme vicino alle sorgenti stesse, luoghi di cura e benessere la cui valorizzazione è rimasta viva fino ai nostri giorni.
Durante l'ultimo periodo cristiano dell'impero fu proibito recarsi alle terme la domenica o nelle feste, mentre prima raramente venivano chiuse. Erano aperte a uomini e donne, ma in orari diversi. Talvolta uomini e donne prendevano i bagni insieme, ma tale usanza variava da periodo a periodo e da zona a zona.
In tarda epoca cristiana, forse per l'eccessivo costo di manutenzione, forse per i mutati costumi che tendevano a non accentrare nelle terme gran parte della vita sociale, le terme vennero via via abbandonate. La distruzione degli acquedotti da parte dei barbari ne interruppe definitivamente l'uso.

Nicoletta Amadio


Benessere e Salute, 2004-02-16