Chomski
“Chomski”
Etichetta: Stoutmusic
Brani: Sei ancora lì / Affondare / Com’è (solo) / A volte
manco io / Pietra / Il prestigiatore / Se cade il cielo
Produttori: Chomski & Marco Milanesio
Sono le sei del mattino e torno ciondolando a casa dopo un lungo
giro per i pub del centro e mi butto sul letto e ho nelle orecchie ancora
tutto il vociare e la musica da niente perduta prima ancora che ascoltata
e sta già albeggiando e io accendo lo stereo e metto a basso volume
il disco dei Chomski, quartetto torinese con oltre dieci anni di esperienza
in diversi gruppi (Bandamanera, Cletus, Honoffer…).
Il loro esordio è di quelli che al primo ascolto non ti lascia indifferente,
al secondo ti convince, al terzo non ti lascia scampo. Sette brani ad ‘andamento
lento’ che raccolgono i pensieri di una notte che non vuol saperne di
abbandonarsi al giorno o di mille notti di sbavo emozionale, mille notti tutte
insieme.
Qualche anno fa si sarebbe parlato di post-rock per un disco così,
oggi questa sigla non la usa più nessuno eppure i Chomski tirano fuori
urla e lacrime da chitarre e tastiere attraverso ballate elettroacustiche
che ipnotizzano e cullano. Gli strumentali occupano metà disco e su
tutti spicca “Affondare”, brano liquido e dolce che rimanda a
“Going under” di Patti Smith. Tra i pezzi cantati, “Com’è”
è un rock claustrofobico, dal colorito scurissimo, pessimista dal tramonto
all’alba, “Pietra” sembra rubata all’ultimo lavoro
dei Perturbazione, non solo per la presenza dell’inconfondibile voce
di Tommaso Cerasuolo: “accecata dalla luce non vorresti tornare giù…”
dice un ritornello che è impossibile non cantare nel sonno.
Col quasi-jazz de “Il prestigiatore” le emozioni si affacciano
al giorno senza inganni e fraintendimenti.
Mi alzo, mi lavo ed vado fuori nell’orrida domenica. Il disco dei Chomski
lo metto accanto all’ultimo dei Mogwai: li vedo sorridersi mentre esco.
Pierluigi Lucadei
Recensioni - domenica 3 aprile 2005, ore 16.55