Rock ed elettronica: un mostro a due teste
Intervista ai N.A.M.B.
Tra le novità di questo 2005 appena iniziato e già ricchissimo
di uscite musicali va senz’altro segnalato l’omonimo esordio dei
N.A.M.B., quartetto piemontese dedito ad un sapiente cocktail di rock ed elettronica.
Per scoprire qualcosa di più sul misterioso acronimo e sulle passioni
musicali della band, abbiamo intervistato il cantante Davide Tomat.
Quando sono nati i N.A.M.B.?
I N.A.M.B. o meglio N.A.M.B. è nato circa due anni fa, dopo una serie
di esperienze maturate sotto forma di vari progetti (Superbudda, Modarte,
Mr Molotoff, ecc) abbiamo sentito la necessità di costruirci uno studio
su misura (Superbudda Studio di Torino), chiuderci dentro e dare sfogo al
100% all' esigenza di far musica in totale libertà ed autonomia.
C’è un comunicato stampa con decine di possibili significati
dell’acronimo N.A.M.B., alcuni molto curiosi (Nadia Annoiata Mescola
Besciamella…). Di chi è stata l’idea?
L’idea è stata nostra, cercavamo un nome che suonasse bene, che
avesse un bell’impatto visivo, che non ci identificasse con un preciso
messaggio e soprattutto che non significasse per forza qualcosa. Volevamo
un nome che ci permettesse di giocare, regalare dischi, sdrammatizzare con
esso e nello stesso tempo, se necessario, che ci permettesse di dire anche
cose serie. Ultimamente però l’acronimo che mi da più
soddisfazione è ”Nascere artisti, morire buffoni”.
Puoi descrivere il vostro rapporto con la musica degli anni Ottanta?
Posso dirti che effettivamente io non ho un grande rapporto con la musica
degli anni Ottanta, l’unico mio contatto è di tipo derivativo,
ho ascoltato gruppi che hanno fatto parte in passato di quel periodo o che
sono stati influenzati dagli anni Ottanta ma direttamente non li ho vissuti.
Anche quando ero piccolo, in casa non si ascoltava la radio, mio padre ascoltava
sempre i Pink Floyd. Sicuramente qualche altro componente del gruppo è
stato influenzato da John Foxx dei primi Ultravox, dai primi Depeche Mode
e anche dai primi Cure, dai Joy Division, mentre io questi gruppi li ho solo
scoperti successivamente, negli anni Novanta
E come mai avete scelto di reinterpretare una canzone dei Soundgarden?
Per riallacciarmi alla domanda precedente, “Black Hole Sun” fa
parte del periodo musicale che più mi ha condizionato. Mi sono formato
con la musica degli anni Novanta e anche con i gruppi di Seattle (Alice in
Chains, Pearl Jam, Mother Love Bone, Temple of the Dog, Soundgarden, ecc).
“Black Hole Sun” è uno di quei pezzi che ha formato la
colonna sonora della mia adolescenza, quindi la decisione di riprenderla è
stata una sorta di ritorno alle origini e, nello stesso tempo, deriva dalla
voglia di mettere in gioco la propria formazione musicale e stravolgerla con
la fobia del remix per ‘vedere cosa succede’. Alla fine siamo
stati tutti soddisfatti del risultato finale (uno strano mostro a due teste).
Spesso tra i componenti di una band ci sono gusti musicali tra i più
disparati. Voi avete dei gruppi su cui siete tutti d’accordo e che considerate
dei modelli?
Credo che in ogni caso le divergenze musicali in un gruppo siano positive,
perché obbligano a confrontarsi e a non accontentarsi mai di ciò
che si è fatto. Premesso ciò, chiaramente dei punti di contatto
ci devono essere altrimenti alla fine si litiga e basta. Credo che tutti i
N.A.M.B., chi più chi meno, apprezzino David Bowie, Nine Inch Nails,
Brian Eno, Pink Floyd, Depeche Mode, Cure, Soundgarden, The The, Faith No
More, Peter Gabriel.
Riguardo a te, quali cantanti ti hanno influenzato maggiormente?
Fra i cantanti che più mi hanno influenzato ci sono sicuramente Demetrio
Stratos degli Area, Dave Gahan dei DM, Robert Smith dei Cure, Mike Patton
e Trent Reznor.
Ascoltando il disco, viene voglia di vedere un vostro concerto. La
proposta musicale dei N.A.M.B. è di quelle che di solito rendono molto
dal vivo. Come sarà il vostro live-act?
Il nostro live-act sarà prettamente rock, l’elettronica verrà
suonata da noi quattro in tempo reale sul palco in modo che il tutto risulti
più naturale, caldo ed umano possibile. Noi speriamo di fare molte
date perché, come tu hai accennato, la dimensione live è quella
che più ci rappresenta e più ci soddisfa. Il bello del live
è che hai un’ora, un’ora e mezza, per buttare fuori le
sensazioni e gli stati d’animo che hai riversato nel disco nell’arco
di un anno e mezzo (nel nostro caso), quindi è tutto molto più
diretto ed appagante.
Tra le canzoni del vostro disco la mia preferita è “Un istante
un limite”. Tu hai una canzone a cui sei legato di più?
A dire il vero quasi ogni giorno mi sento legato ad una canzone diversa, nel
giro di poco tempo passo da un opposto all’altro (del tipo: ”Sai
Silvio, secondo me Chrysalis è proprio bella, la più bella del
disco”, e il giorno dopo: ”Sai Silvio, Chrysalis è troppo
corta, non rende, dovevamo farla almeno di 15 minuti”), sarà
che sono un po’ lunatico, quindi a seguito di questa riflessione posso
risponderti “Ogni giorno”.
Leggi la recensione del disco dei N.A.M.B.: http://www.ilmascalzone.it/re87.htm
Pierluigi Lucadei
Cultura e spettacolo – sabato 19 marzo 2005, ore 15.42