“Million Dollar Baby”
di Clint Eastwood


Maggie Fitzgerald è una ragazza non più giovanissima che sbarca il lunario facendo la cameriera, mangia gli avanzi dei suoi clienti, ha una famiglia dissestata alle spalle e un grande sogno: diventare campionessa mondiale di pugilato. Per questo non dà tregua a Frankie, allenatore di talenti, finché questo non decide di prendersi cura di lei, farle da padre e da manager. Frankie, in realtà, si trova la strada spianata dal grande talento e dallo smisurato coraggio di Maggie. “Devi proteggerti sempre, continuamente”, non fa che ripetere alla ragazza, che intanto stende un avversario dietro l’altro con la velocità del Tyson dei bei tempi ed arriva presto all’incontro per il titolo, ignara della maledetta profezia nascosta nel consiglio del suo allenatore.
Dopo “Mystic River”, ancora un film amaro, durissimo, straziante, firmato Clint Eastwood, uno per cui l’età anagrafica evidentemente ha solo un significato numerico.
Qui il vecchio Clint ci mette anche la faccia (in “Mystic River” l’interpretazione del dramma era affidata a Sean Penn, Tim Robbins e Kevin Bacon), offrendo una prova magistrale di recitazione rugosa e pessimista, con la smorfia torva e la schiena piegata dai dolori della vita. Irresistibili i suoi duetti con Morgan Freeman, tutti sfottò e battute al veleno. E al di là delle interpretazioni, straordinari quanto Eastwood sono Freeman e Hilary Swank, che sembra nata per il ruolo di Maggie, sono le scelte di regia a fare grande “Million Dollar Baby”: il taglio classico, lo stile secco, il rifiuto della spettacolarità. Senza trionfalismi, senza una storia d’amore, “Million Dollar Baby” è una dolorosa parabola decadente che regala emozioni affilate come lame di rasoio ed avrebbe potuto essere girato in bianco e nero tanto è “antica” la sagoma della sconfitta che prende forma col passare dei minuti. Eppure non vediamo lacrime, ma sudore sì, come una battaglia verso il sogno, che, una volta agguantato, spazza via ogni possibilità di sconfitta. Non si perde più da un certo punto in poi, sembra dire Eastwood, perché si è perso troppo (è il caso Frankie) o perché si è infine riusciti a portare a casa la più piccola, insignificante ma bellissima vittoria (Maggie).
“Million Dollar Baby” non raggiunge la perfezione formale di “Mystic River”, la manca di poco così, ma consacra Clint Eastwood come l’autore più vero in circolazione, non ci sono Spielberg o Scorsese che reggano. Scorsese sembra aver perso lo stato di grazia dei suoi anni migliori, e se non ha vinto l’Oscar (ingiustamente) con “Taxi Driver” e “Toro Scatenato”, allora benvengano le bocciature dell’Academy per i poco convincenti “Gangs of New York” e “The Aviator”. E benvenga anche la pioggia di statuette per “Million Dollar Baby”: miglior film, miglior regia (Clint Eastwood), miglior attrice protagonista (Hilary Swank), miglior attore non protagonista (Morgan Freeman).

Leggi la recensione di “Mystic River”: http://www.ilmascalzone.it/re41.htm

Pierluigi Lucadei

Recensioni – giovedì 3 marzo 2005, ore 14.54