Yo Yo Mundi
“La Banda Tom e altre Storie Partigiane”


Etichetta: Mescal
Brani: Tredici / The Partisan / Lamento per Aureliano / Festa d’Aprile / L’Ultimo Testimone

Ecco un disco che in questi tempi barbari è utile e prezioso anzichenò. Per capirci, noi riteniamo che tra i fondamenti della Repubblica Italiana ci siano anche gli ideali di quel movimento sul quale alcuni oggi si permettono addirittura di gettare fango, la Resistenza. Gli Yo Yo Mundi hanno realizzato uno spettacolo intitolato “Breve storia della resistenza” e per chi non ha avuto la fortuna di vederlo, hanno ora prodotto questo mini cd che lascia a bocca aperta.
Il pezzo d’apertura è canzone “storica” di rara bellezza: “Tredici” è dedicata alla Banda Tom, 13 partigiani trucidati dai fascisti a Casale Monferrato, il 15 gennaio 1945. Lo strazio è toccabile con mano soprattutto grazie a: la voce “da guerrilla”di Marino Severini dei Gang; la fisarmonica di Fabio Martino che, ogni volta che parte, rende il cuore uno straccio, zuppo di commozione e tremante di brividi; le parole di Paolo Enrico Archetti Maestri che si elevano con sacralità nell’acme-ritornello (“che a mezzanotte il campanile suoni tredici rintocchi/che al tredicesimo colpo le lacrime ad incendiare gli occhi/chi di voi avrà il cuore libero dall’odio e dal male/vedrà distintamente tredici nuove stelle brillare/nel cielo di Casale”).
“The Partisan” è la versione inglese, portata al succeso nel ’69 da Leonard Cohen, del brano “La Complainte du Partisan”; “Lamento per Aureliano” è una breve dedica ad un ragazzo di sedici anni, Aureliano Galeazzo, ucciso dai tedeschi nel 1944; “Festa d’Aprile” elabora alcuni stornelli mandati in onda, all’epoca, dall’emittente partigiana Radio Libertà.
In chiusura, “L’Ultimo Testimone”, altro brano che colpisce con la violenza di un pugno e stringe il cuore come un laccio mortale: il partigiano pronto alla fine scrive prima alla madre (“nella nostra famiglia c’è un filo che si spezza”) poi all’amore (“ho scritto al suo seno/non avrà i miei figli da allattare/ho scritto alle sue labbra/che non avranno i miei baci da colorare”) infine invita al canto (“ricorderai queste mie parole/e ne farai una canzone”).
Ah, altre due cose.
Uno: il disco ve lo accattate con sole diecimila lire del vecchio conio.
Due: non dimenticare mai.


Pierluigi Lucadei

Recensioni – martedì 8 febbraio 2005, ore 21.07