P.G.R. - Montesole
"E’ questo il suono del nostro tempo, per quanto detestabile possa essere questo tempo e questo suono" così veniva presentato “Linea Gotica”, l’album delle chitarre; "Montesole" è il disco delle voci, il suono è forse più apprezzabile ma il nostro tempo è rimasto inevitabilmente detestabile. "Occorre essere attenti per essere padroni di sé stessi" cantavano una volta i C.S.I. a cui oggi tristemente si aggiunge un "Mai come ora" molto attinente alla realtà. Correva l´anno 1996, la guerra era nei Balcani, oggi è in Iraq. Passano gli anni ma tematiche e spunti di riflessione rimangono, ahimè, inalterati e terribilmente attuali. Cambiano le sigle, i nomi e, soprattutto, i suoni, ma non cambia neanche l´abitudine del live commemorativo. "Live in Punkow" , "Maciste contro tutti" dei C.C.C.P., "In Quiete", "La terra, la guerra, una questione privata" dei C.S.I. ed ora questo "Montesole 29 Giugno 2001", non dei P.G.R., ma di Giovanni Lindo Ferreti, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali e Ginevra Di Marco, perché quella sera non erano ancora i P.G.R., quella sera, canzone dopo canzone, suono dopo suono, atmosfera dopo atmosfera, stavano nascendo i P.G.R.. E´ il 29 Giugno 2001, gli ex-C.S.I. sono chiamati a partecipare alla serata di commemorazione di Don Dossetti, la serata passerà alla storia come la resurrezione di Ferretti e compagni. Ne segue un disco ("P.G.R."), poi la registrazione di quella serata ("Montesole") e l´imminente tour teatrale. L´album è l´anello di giunzione tra passato e futuro, tra il prima e il dopo Zamboni, è il lavoro di vent´anni di attività rivisto in chiave minimalista. I suoni, infatti, si dilatano, l´elettronica si fa elemento essenziale, la chitarra di Canali si addolcisce, la batteria scompare, si esaltano il pianoforte di Magnelli, i sintetizzatori di Maroccolo e le voci splendidamente mescolate in un continuo rincorrersi tra la spigolosa teatralità di Ferretti e l´angelica luminosità di Di Marco. L´atmosfera che ne deriva è mistica, sacrale, i canti si alternano alle preghiere e alle letture. I temi trattati sono i soliti: la vita, la morte, la terra e la guerra, soprattutto. Un disco difficile come lo era stato quello di studio uscito qualche tempo fa: un disco assolutamente imperdibile, per menti aperte e palati fini. La track-list presenta due inediti ("P.C. - Popular Correct" e "1/365°"), due pezzi strumentali ("Stellare" e "Montagne fin quante ne vuoi"), una lettura di un brano di Elie Wiesle, poi le famose "Guardali negli occhi", "Campestre", "Madre", "Unità di produzione" , "Linea Gotica" e "Cupe Vampe", forse la traccia più intensa dell´intero lavoro. E proprio con un passo di quest’ultima canzone aspettiamo di farci catturare dalle trovate spiazzanti che Ferretti ha preparato per il live: "Cupe vampe, livide stanze / Occhio cecchino, etnico assassino / Alto il sole, sete e sudore / Piena la luna, poca fortuna / Ci fotte la guerra che armi non ha / Ci fotte la pace che ammazza qua e là / Ci fottono i preti, i pope e i mullah / L'ONU, la NATO, la civiltà / Bella la vita dentro un catino / Bersaglio mobile di ogni cecchino / Bella la vita a Sarajevo città / Questa è la favola della viltà ".
Claudio Palestini
Recensioni, 20 Luglio 2003