Gomez - In our gun

Superata la prova del terzo album i Gomez si confermano una realtà interessante, resta il rammarico di un album comunque piacevole, ma assolutamente non memorabile. “In Our Gun” segue la scia dei primi “Bring it on” e “Liquid Skin”: nessuna sostanziale novità, solo più elettronica e più fiati, tante idee e tanti suoni concentrati in tredici densissime canzoni. L’album stupisce per la varietà dei suoi generi: blues, rock, dub e funky si mescolano in un sound corposo e piacevole; le voci inusuali dei tre cantanti (Tom Gray, Ian Ball e Ben Ottewell) contribuiscono a disorientare l’ascoltatore. Il disco va avanti a suon di sorprese, con un alternarsi tra parti acustiche e altre in cui i cinque di Liverpool danno sfogo alle loro più insane voglie di sperimentazione. L’album è pervaso da un diffuso senso di ottimismo che trapela dall’uso frequente di termini come “light”, “sun” e “nice”. Si parte con una allegra e coinvolgente “Shot Shot”, singolo di lancio, si prosegue con “Rex Kramer”, forse la canzone più sperimentale dove tromba, trombone ed elettronica hanno ruoli da protagonista; “In Our Gun”, la title track, è sicuramente il brano più raffinato, con avvio lento ed acustico e scatenato finale elettronico. Apprezzabili anche “Even Song”, “Sound of Sound” e la conclusiva “The Ballad of nice and easy”. In definitiva “In our Gun” è un lavoro tutto sommato più che apprezzabile, con il quale i Gomez hanno dimostrato di essere un gruppo più avvezzo alla ricerca del virtuosismo musicale più che al singolo da Hit-Parade, ma ci hanno anche abituato a rimandare al prossimo album la senz’altro meritata consacrazione nel panorama musicale europeo.

Claudio Palestini

Recensione, 23 Novembre 2004