Marian Trapassi
“Marian Trapassi”

Ascoltata l’iniziale “Desideri” si ha paura di trovarsi di fronte a null’altro che a un clone di Ani Di Franco. Non è un caso che Marian nel ’96 si sia trasferita per un periodo a New York, immergendosi nell’humus creativo che ha germogliato le vicende artistiche di Susanne Vega e della stessa Di Franco. Già il secondo brano, però, chiarisce che Marian ha una propria personalità, ben strutturata e policroma, capace di far girare il tempo a tutto tondo (“siamo stati qui e là, siamo stati passato, siamo stati qui e là, siamo stati futuro”), di sputare caustica (“togliti gli occhiali che ci vedi benissimo!”) e di chiedere di più della piattezza che è ovunque d’intorno (“voglio avere qualcosa da perdonare, voglio avere qualcosa da riscattare”). “Storie”, il brano in questione, è uno dei meglio riusciti del secondo album di Marian Trapassi, palermitana recentemente premiata al Ciampi come “artista emergente dell’anno”. Forza e dolcezza si mescolano con sapienza anche nella bellissima “Help e Penny Lane”, carica di quella malinconia così pura che finisce per rigenerare, e in “Allontanarsi”, dove l’invito alla perdita di “allontanarsi è l’unica cosa per avvicinarsi ancora” fa il pari col “bisogna perdersi per ritrovarsi” di “Scatole cinesi”.
Marian Trapassi è folk e genuina come la Carmen Consoli del primo album. Le sue ballate, anche le più tristi, non sono mai melassa e hanno nella leggerezza la migliore chiave di lettura; prova ne è la conclusiva “La mosca”, divertita metafora della testardaggine più ostinata (“stupida mosca che sbatti sul vetro, non vedi che c’è una via d’uscita ad un centimetro da te”).

Tracklist:
1. DESIDERI
2. STORIE
3. LUNA FORTUNA
4. SCATOLE CINESI
5. L’IPOTESI ASSURDA 1
6. COSA C’è
7. PER ELISA
8. HELP E PENNY LANE
9. L’IPOTESI ASSURDA 2
10. ALLONTANARSI
11. ROSA
12. LA MOSCA


Pierluigi Lucadei

Recensioni – giovedì 9 dicembre 2004, ore 15.50