Joe R. Lansdale
“L’anno dell’uragano”

Ritorna Joe R. Lansdale. Lo scrittore texano considerato uno degli inventori di un genere letterario estremo come lo splutterpunk. Ritorna e lo fa a suo modo. Con un romanzo, “Big Blow”, che condensa temi a lui tanto cari quanto vicini: l’ingiustizia, la povertà, il razzismo. Temi che si esplicano attraverso storie semplici eppure emblematiche di un’esistenza (quella di Lansdale) vissuta sugli stessi ritmi, basate sulle stesse emozioni che albergano negli animi dei personaggi da lui descritti: dalla “Rossa”, prostituta che deve garantire al campione di boxe arrivato a Galveston, per combattere il “nero nemico”, una piacevole permanenza, alla giovane vergine prima sedotta e poi abbandonata, passando per il talento afro-americano della boxe, convinto che la sua forza riuscirà a portarlo lontano dalla sua condizione, dal suo essere africano in terra americana.
Piccole storie che fanno da sfondo a quel feroce uragano che in solo cinque giorni mette
ferro ignique la piccola cittadina del Texas. Che provoca morte e distruzioni, che porta via peccati e peccatori.
Chissà cosa penserebbe il grande Bob Dylan leggendo questo libro. Probabilmente ritornerebbe con la memoria ai tempi della stupenda “Hurricane”, come venne chiamato quel Rubin Carter, pugile di fama mondiale che venne incriminato per il semplice fatto di essere di colore.
“I miei fantasmi sono i ricordi delle cose brutte del passato, per esempio del razzismo, che ho visto quando ero piccolo. Le morti di JFK e Martin Luther King sono per me…il momento in cui scopri che il mondo non è come credevi: ma è così cattivo”. Questo il Lansdale–pensiero, che ottimamente riassume e rappresenta il contenuto del romanzo.
Un uragano dissolutore, quindi, ma allo stesso tempo pacificatore. Un uragano che, terminata la sua potenza distruttiva, pone i due pugili “a sei metri di distanza l’uno dall’altro” pronti a far valere la propria superiorità in uno scenario quasi apocalittico. Ma la fine è sorprendente quanto inaspettata. I due, di fronte ad un “bambinello inchiodato vicino alla sommità del palo” e graziato dall’uragano, sono mossi da pietas cristiana e da quel tanto di buon senso che li porta a mettere fine alle ostilità. L’uragano aveva fatto già troppe vittime.
Un messaggio quasi evangelico, quello che lo scrittore texano cerca di trasmettere. Un messaggio portato avanti con uno stile crudo che a volte arriva a sfiorare anche il comico, eppure molto simile a quello che ci hanno comunicato gente come JFK o Martin Luther King.


Simone Grasso


Recensioni – sabato 6 nov 2004, ore 14.55