"L'amore ritrovato"
di Carlo Mazzacurati
Liberamente tratto dal romanzo "Una relazione" di
Cassola e co-sceneggiato
con Claudio Piersanti e Doriana Leondeff, l'ultimo film di Carlo Mazzacurati
("Il toro", "Vesna va veloce", "A cavallo della tigre")
ruota attorno ad un
uomo, ad una donna e alla più grande storia d'amore della loro vita.
Pieno
di tenerezza e delicatamente attento ai moti più intimi del cuore,
è un film
che conquista per la rappresentazione limpida di un sentimento che non ha
bisogno di troppi artifici.
Stefano Accorsi è Giovanni, trent'anni, impiegato in banca con una
moglie e
un figlio. Maya Sansa è Maria, trent'anni anche lei, la fidanzata di
quando
erano giovani e liberi di amarsi sul litorale di Livorno. I due si
rincontrano su un treno che sarà co-protagonista della storia e riscoprono
la passione. Vivono come marito e moglie quando lui è costretto a fare
il
corso di addestramento a Livorno, richiamato dalle forze armate alla vigilia
della guerra di Libia. E' l'Italia degli anni '30, le relazioni
extra-coniugali sono considerate clandestine e il Paese scopre le atrocità
del secondo conflitto mondiale.
Aiutato dalla splendida fotografia, il film mostra allo spettatore
l'irripetibile moto di due corpi all'interno del pianeta-amore. I personaggi
di Accorsi e della Sansa si lasciano, si ritrovano, si abbandonano, si
amano, si picchiano. E si guardano. "L'amore ritrovato" è
anche un film di
sguardi, qui eloquenti più di tante parole. Soprattutto gli occhi di
Maya
Sansa catturano la profondità di un sentimento che ha nella grazia
la sua
arma e il suo scudo. Con quegli occhi di innamorata tutto soccombe, nulla
ferisce.
Intervista a Stefano Accorsi
L'avevamo lasciato con la Coppa Volpi vinta a Venezia 2002 come
miglior
interprete per "Un viaggio chiamato amore" e alle prese con la curiosità
della stampa rosa per la sua love-story con Laetitia Casta. Ora, dopo due
anni di assenza, Stefano Accorsi torna sul grande schermo con l'ultimo film
di Carlo Mazzacurati, "L'amore ritrovato". Lo abbiamo incontrato
all'Odeon
Cinehall di Firenze in occasione dell'anteprima nazionale lo scorso 16
settembre.
P.L.: Allora, Stefano, come mai una pausa di due anni dopo la Coppa Volpi
del 2002?
S.A.: La pausa è stata una necessità, era qualcosa di cui avevo
assoluto
bisogno. Si era arrivati al punto che certi film si sarebbero fatti soltanto
se ci fossi stato io, sul mio nome si creava una responsabilità che
non mi
piaceva. Mi serviva davvero una pausa dal lavoro.
P.L.: "L'amore ritrovato" è stato presentato fuori concorso
a Venezia: che
accoglienza ha avuto?
S.A.: Il film è stato accolto sicuramente bene, sia dai colleghi, attori
e
registi, sia dal pubblico. Abbiamo ricevuto commenti positivi e poi ho
notato una grande attenzione in sala durante la proiezione. Se si entra
dentro il film, ci si lascia coinvolgere. Raccontiamo semplicemente una
storia d'amore, ma una storia d'amore è magica di per sé, non
c'è bisogno di
spettacolarizzarla troppo, e il pubblico ha capito.
P.L.: Parliamo della storia d'amore allora. I protagonisti del film si amano
nel corso degli anni, pur continuando a condurre ciascuno la propria vita,
lui addirittura è sposato e ha un figlio. Credi in una storia d'amore
del
genere e come la definiresti?
S.A.: Una grande storia d'amore, che valeva la pena di essere vissuta,
nonostante tutto. Oggi sarebbe diverso, lui probabilmente divorzierebbe e
potrebbe vivere col vero amore della sua vita, ma nel periodo in cui il film
è ambientato questo non era possibile, così Maria e Giovanni
sono costretti
alla clandestinità. Eppure la loro è una storia d'amore bellissima,
ognuno
diventa il centro dell'attenzione totalizzante dell'altro: quando si è
davvero innamorati questa è una condizione fantastica.
P.L.: Che rapporto hai avuto col romanzo di Cassola?
S.A.: Il romanzo di Cassola mi è subito sembrato molto interessante,
anche
se poi nel film molte cose sono diverse, a cominciare dai nomi dei
protagonisti, che sono invertiti. Ho continuato a rileggerlo durante le
riprese e vi ho preso molti spunti, per esempio la scena in cui mi faccio
la
barba lasciandomi la schiuma sui baffi l'abbiamo aggiunta dopo che avevo
riletto quel passaggio sul libro. Sono molto contento che, grazie al film,
sia stato ristampato, era diventato introvabile.
P.L.: Quali saranno i tuoi prossimi film?
S.A.: Tra poco uscirà "Ovunque sei" di Michele Placido e,
sempre con
Michele, inizieremo le riprese di "Romanzo criminale". Ho girato
anche un
film con un regista esordiente, Stefano Mordini, intitolato "Provincia
meccanica".
P.L.: Tra tutti i tuoi film ce n'è uno che, col senno di poi, ti sarebbe
dispiaciuto davvero se non lo avessi fatto?
S.A.: "Radiofreccia".
P.L.: E il teatro? L'hai abbandonato?
S.A.: No, anzi. A me il teatro piace molto, innanzitutto perché è
dal vivo,
poi perché si va in tournee e non è niente male. C'è
un progetto per l'anno
prossimo. E' molto bello e sono contento di essere stato coinvolto, ma non
voglio dire di più perché c'è poco di sicuro. Comunque
se il progetto andrà
in porto, inizieremo il prossimo autunno.
Pierluigi Lucadei
Recensioni - mercoledì 22 settembre 2004, ore 15.56