Storia straziante, montaggio taglia e cuci, fotografia livida, grandi interpretazioni
sono le cifre stilistiche di “21 grammi”, seconda regia del promettente
messicano Alejandro Gonzales Inàrritu, già autore del bellissimo
“Amores perros”.
Al professore universitario Paul (Sean Penn), cardiopatico, viene trapiantato
un cuore nuovo dopo che l’ex galeotto Jack (Benicio Del Toro) falcia con
la sua auto tre persone: padre e due bambine. Il cuore è quello dell’uomo,
irreprensibile genitore e marito innamoratissimo di Christina (Naomi Watts),
che reagisce al dolore della perdita chiudendosi in sé stessa e trovando
l’unico conforto nell’alcool e nella droga. Paul la rintraccia,
la avvicina e presto inizia con lei una relazione. Passa poco e Christina comincia
ad essere divorata dalla sete di vendetta nei confronti di Jack: è la
chiave di volta che porta al disperato ma affascinante finale, dove il desiderio
di redenzione dei tre personaggi si incrocia in modo drammatico.
Ingiustamente criticato per il disagio cui costringe lo spettatore per rimettere
nel giusto ordine gli eventi, Inàrritu si assume in realtà un
grosso rischio e, a conti fatti, vince la sua scommessa. Pur distruggendo la
narrazione e mischiandone i pezzi senza continuità temporale, il regista
dà la sensazione di non perdere il plot, che si svolge in maniera complessa
ma mai incomprensibile e fastidiosa come in molti hanno scritto. Merito anche
degli attori, che Inàrritu dimostra di saper dirigere con scrupolo, seguendoli
nei loro percorsi, spesso improvvisati, con la camera a spalla e lavorando molto
sui volti, aiutato in questo dal sapiente uso del colore. D’altronde c’è
il meglio della Hollywood non allineata a recitare per lui. Sean Penn è
inarrivabile, nessun altro attore oggi coglie il rovescio della vita meglio
di lui, la Watts, ormai richiestissima, interpreta magistralmente un personaggio
che è un pugno allo stomaco dello spettatore, e Del Toro ha una faccia
triste, ma così triste, che alla fine la sua recitazione rischia di apparire
monocorde.
Non un’opera presuntuosa dunque, né mero esercizio formalistico
(queste accuse si sono sentite con insistenza alla presentazione della pellicola
allo scorso Festival di Venezia); la pecca del film sta, semmai, negli ultimi
minuti, con la predichetta sulla vita, sulla morte, e su quei 21 grammi che
si perderebbero al momento del trapasso. Inutili.
Pierluigi Lucadei
ANTICIPAZIONI: il cinema di febbraio
RITORNO A COLD MOUNTAIN – Il nuovo film di Antony Minghella (“Il paziente inglese”, “Il talento di Mr. Ripley”) è la storia di Inman, un soldato Confederato che, durante la Guerra Civile Americana, intraprende un avventuroso viaggio per tornare a Cold Mountain, suo paese d’origine. Ottimamente interpretato da Jude Law, Nicole Kidman, Renee Zellweger (Golden Globe 2004 come migliore attrice non protagonista), Natalie Portman, Donald Sutherland, Giovanni Ribisi, uscirà nelle sale italiane il 20 febbraio.
BIG FISH (Le storie di una vita incredibile) – Dal romanzo di Daniel Wallace, la storia di Edward Bloom che, da giovane, compie un viaggio fantastico verso mondi incredibili, e, da vecchio, racconta le sue storie assurde e tutti lo ascoltano con meraviglia. Grande ritorno per Tim Burton (“Batman”, “Ed Wood”) che per l’occasione dirige un cast stellare (Ewan McGregor, Albert Finney, Jessica Lange, Billy Crudup, Helena Bonham Carter, Danny DeVito, Steve Buscemi). In uscita il 27 febbraio.
AGATA E LA TEMPESTA – Agata (Licia Miglietta) è una libraia quarantenne la cui vita viene sconvolta dalla scoperta che il suo amato fratello Gustavo è in realtà figlio illegittimo di una povera contadina che non poteva crescerlo. Ultima regia di Silvio Soldini, rivelazione di qualche stagione fa con “Pane e tulipani”. In uscita il 27 febbraio.
Recensioni – mercoledì 28 gennaio, ore 9.34