Questo è molto probabilmente il libro più bello di Irvine
Welsh, il "Celine degli anni '90", il "poeta della generazione
chimica", l'autore del formidabile "Trainspotting". Ancora
Scozia violenta, battuta, sfatta, ancora esistenze al limite, giovinezze
"truccate", fatte di effimere apparizioni di paradiso e di inferni
che più brutti non si può, ma stavolta anche molto di più.
La "colla" del titolo non si riferisce ad una sostanza usata
per sballarsi (a tal fine, nel libro, vengono usate grandi quantità
di ecstasy, anfetamine, cocaina e anche eroina) ma alla straordinaria
forza coesiva capace di tenere insieme quattro personaggi per tre decenni,
la forza dell'amicizia.
Andrew è il piccoletto del gruppo, ma con due occhi grandi così,
finito in galera per colpe altrui e subito sconfitto dalla droga pesante
e dall'HIV non appena uscito fuori.
Billy è uno sportivo, riesce ad acquistare rispetto e credibilità
negli ambienti che contano grazie al pugilato.
Carl ha la grande passione della musica, diventa un dj famoso col nome
di N-SIGN, ma è costantemente perso in un'eccitazione artificiale
fatta di techno e ecstasy.
Infine c'è Terry, quello che si suol dire uno sciupafemmine; si
arrangia con un furgoncino di bibite e con piccoli furti; non ha molte
qualità e praticamente nessun talento, se non quello di essere
il primo della classe quando si tratta di "inzuppare il biscotto".
Welsh segue i suoi antieroi con affetto, offrendoci dei ritratti nitidi
e appassionati, senza moralismi; nessuno scrittore oggi sa cogliere così
bene il rovescio della gioventù, il disagio e l'inadeguatezza,
l'estraniamento e l'alienazione. Pagina dopo pagina, Andrew, Billy, Carl
e Terry diventano così familiari che la loro disperazione finisce
col coincidere con la disperazione del lettore. Questi personaggi, c'è
da scommetterci, resteranno dentro per un bel po'. "Colla" è,
semplicemente, un libro che non si dimentica.
Pierluigi Lucadei
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