Marlene Kuntz
Ancona, 15 marzo 2003

 

C'era parecchia curiosità attorno al Senza Peso Tour dei M.K., c'era attesa per vedere se le nuove canzoni avessero reso dal vivo come su disco. "Senza peso", registrato a Berlino con Rob Ellis e Head, è album di atmosfere rarefatte, dove il quartetto cuneese ha messo da parte il furore noise degli esordi per approdare ad un suono limpido, sempre meno Sonic Youth, sempre più adatto a far da colonna sonora ad un film di Wenders. La tappa di Ancona ha dimostrato come la sfida dei M.K. di proporre uno show che avesse come cuore le ballate di "Senza peso" sia stata ampiamente vinta. Con buona pace degli integralisti del rumore e dei pogatori ad oltranza, Cristiano e soci aprono con "Danza", per poi proseguire con "Schiele, lei, me". Sono pezzi languidi ma affilati e sanguigni nella loro precisione estetica. Come "Notte" e "Ci siamo amati", che arrivano di lì a poco mostrandoci un gruppo decisamente a proprio agio nel ruolo di cantore della maleducazione sessuale della propria epoca.
Il puzzle della carriera dei M.K. viene costruito con l'immancabile squarcio d'amore dei tempi andati, "Nuotando nell'aria", con "Malinconica", che trova sempre spazio in scaletta a discapito di pezzi migliori, con "Un sollievo", purtroppo l'unico episodio da "Ho ucciso paranoia", ingiustamente trascurato. Ben tre sono, invece, le canzoni tratte da "Il vile": "Retrattile" e "Ape regina", belle bellissime obbligatorie, e "L'agguato", una sorpresa. Queste ultime vengono sapientemente mescolate con i pezzi più ruvidi dell'ultimo disco, "L'uscita di scena" e "A fior di pelle", che sembrano coinvolgere meno, ma forse è solo questione di tempo. Nei bis i M.K. tirano fuori due perle del recente passato, "Cara è la fine" e "La canzone che scrivo per te". Si chiude con "Sonica", che una volta, da queste parti, suonava come una dichiarazione d'intenti. Ora l'intransigenza ha lasciato spazio ad una strana forma di leggerezza, muta la forma ma rimane e si arricchisce di nuove sfumature la sostanza. I M.K. continuano a prendersi terribilmente sul serio. E continuano a fare bene.

Pierluigi Lucadei

Recensiomi - Musica - 16 mar 2003, ore 17.00