Si prova quasi imbarazzo addentrandosi nel quarto album
di Niccolò Fabi. "La cura del tempo" è una raccolta
di canzoni rigorosa, moralmente integra e, soprattutto, piena di calore.
Così intenso Niccolò non lo era mai stato e ci si sente
un po' voyeur mentre si analizzano le sue radiografie d'amore, come la
protagonista di "Nel centro", che la domenica mattina, nel mercato
dell'usato, "ad una ad una, sfoglia vite nei vestiti altrui".
Persa per strada l'elettronica, le undici tracce vanno a pescare il loro
suono direttamente negli anni Settanta (recuperando strumenti 'vintage'
come il mini-moog) e con arrangiamenti "a pastello" (s)confessano
il mondo interiore di un cantautore a suo modo rivoluzionario e in decisa
controtendenza rispetto agli altri esponenti del nuovo cantautorato nazionale.
Non c'è ombra qui delle massicce dosi d'ironia con cui Silvestri,
Bersani, Gazzè mascherano i loro sentimenti in musica. Niccolò
si lava di dosso manierismo e pudore e estremizza il suo sentire, esponendosi
senza mediazione alcuna.
"La cura del tempo" è l'esaltazione dell'attesa, della
pace meditativa che dilata le emozioni fino a renderle tutto, è
il bisogno di rallentare nel tentativo di raggiungere il ritmo di "dentro"
e il suo immobile eldorado ("solamente chi va senza fretta l'amore
sa come si fa"). "La cura del tempo" è il meritato
hic et nunc, la rivincita di un cuore paziente ("prenditi il tempo
per conoscere il mio tempo") che riceve la visita di Amore ("Amore
che ha scoperto dove mi nascondevo, mi fa sentire nato in questo istante").
Ma la bellezza di questo disco sta anche nella capacità di Niccolò
di dare sfogo, con leggerezza, ad un malessere che non può essere
taciuto, proponendo "a chi ha meno di cinquant'anni di spegnere adesso
la televisione" e chiedendo al nostro presidente del consiglio "se
un uomo ricco può governare".
Se partite per una gita fuori porta, in campagna magari, insieme ad un
buon vino, non dimenticate questo disco, che ben si addice alle fragranze
della natura e ben si confonde con la pace interiore che forse state cercando.
Pierluigi Lucadei
Recensioni - Musica - 04 mag 2003, ore 13.52
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