NICK CAVE & THE BAD SEEDS
"Nocturama"

Nick Cave ha trovato la sua via alla leggerezza. Arrivato dopo tre album-capolavoro ("Murder Ballads", "The Boatman's Call", "No More Shall We Part"), intensi ma sofferti fino all'autolesionismo, "Nocturama" è un disco trasversale, "minore" se vogliamo, dove i momenti di luce superano, per una volta, quelli di buio. Cave l'ha scritto di getto, spesso improvvisando i testi in sala d'incisione e lasciando maggior spazio alla band. Il risultato ha dell'incredibile: le dieci canzoni di "Nocturama" svolgono la loro melodia in modo semplice e naturale; si accalcano al traguardo della notte, in quei minuti che precedono l'alba, quando la natura sta per svegliarsi, e con essa la vita; aspirano alla primavera del cuore. Pain, loss, sorrow sono parole che Cave frequenta con sempre minore assiduità. Disintossicato dal dolore, l'artista australiano sembra essere tornato ad una primordiale condizione di purezza che lo rende capace di stupirsi di fronte ad un fiore appena sbocciato o ad una silenziosa nevicata. Sarà un miracolo ma "Rock Of Gibraltar" è una light song in piena regola ed è proprio il re delle tenebre che canta "the sea would crash about us, the waves would lash about us, I'll be your Rock of Gibraltar". Sarà che sono rimaste preziose gocce dell'amore che si credeva irrimediabilmente perduto ("I say to the sleepy summer rain, with a complete absence of pain, you might think I'm crazy, but I'm still in love with you"), ma ogni cosa sembra dar forma a un sentimento di rinascita, ad un'inedita voglia d'ottimismo ("come on, admit it babe, it's a wonderful life"). C'è un germoglio in ognuna di queste canzoni, un germoglio accarezzato dal sole che racchiude una meraviglia, un bacio, un fiore. Il buio è rimasto nell'irresistibile "Dead Man In My Bed", dove i Bad Seeds sfogano la loro insalubre scelleratezza, e in quel titolo, "Nocturama" (come l'area degli zoo dove sono gli animali notturni), che suona come uno scherzo, messo lì, sotto la copertina più candida che Nick Cave ci abbia mai offerto.

Pierluigi Lucadei

Recensioni - Musica - 10 feb 2003, ore 13.55