Sono ormai più di dieci anni che Neil Young organizza
concerti per raccogliere fondi destinati a "Te Bridge", fondazione
che si occupa di terapie di recupero per handicappati, per la quale il
"cavallo pazzo" del rock, insieme a sua moglie Peggy, ha profuso
ogni energia. Anche Neil e Peggy hanno avuto un figlio cerebroleso, e
da quel dramma hanno trovato il coraggio, nel 1986, di dar vita a "Te
Bridge" con lo scopo di dare un supporto non interessato a tutti
i bambini con problemi nella comunicazione e nel linguaggio, oltre che,
naturalmente, fisici. Raduno di grandi star, dunque, anche il 18 e 19
ottobre scorso nel North Carolina, date che sono state registrate e le
cui cose migliori sono finite in questo disco, contenente ben quindici
pezzi. In occasioni di questo genere, di solito, la qualità musicale
passa in secondo piano rispetto al fine primario, ma non è il caso
di "Te Bridge School Concerts", primo volume di quella che potrebbe
diventare una serie importante. Apre lo stesso Young con una straordinaria
versione di "i am a Child", dove canta: <<Sono un bambino,
duro un istante / ma la felicità nascosta nel mio sorriso nemmeno
la puoi concepire / Tu sei un uomo, tu sei quello che capisce / mi tiri
su e poi mi rimetti giù / Tu fai le regole, tu decidi cosa va bene
e cosa no / che spasso averti qui>>. Si continua con Tom Petty,
David Bowie, Don Henley e, accanto a questi, gente più giovane
come Beck, Tracy Chapman e Ministry. Le perle sono, però, "America"
di Simon & Gaarfunkel (vederli insieme di questi tempi è cosa
più unica che rara), la dolcissima "Alison" di Elvis
Costello, "People have the Power" della sempreverde Patti Smith
e "Nothingman" dei nipoti Pearl Jam, una delle band, assieme
a Social Distorsion e Sonic Youth, ad essere finita in questi anni sotto
l'ala protettrice dello "zio Neal". Anche l'incasso del disco,
come quello dei concerti, sarà devoluto, ovvio, in beneficienza.
Pierluigi Lucadei
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