La critica aspettava ansiosa il secondo capitolo targato
Verdena: perché un gruppo di giovanissimi che vende 40000 copie
con l'album d'esordio non può non generare dei sospetti. "Solo
un grande sasso" è un disco che può rincuorare i fan
e accontentare i critici, anche se è tutt'altro che perfetto. La
materia è quella nota: punk, psichedelica, fiumi di malessere giovanile,
il tutto rigorosamente distorto e rumoroso. I Verdena sono dei Nirvana
in miniatura, con tutti i crismi e i cliché che, dieci anni fa,
hanno fatto la fortuna del giunge; ma sono anche avvicinabili a band europee
come Mogwai e Motorpsycho, che non fanno del rock soltanto una questione
di rabbia. E in tal senso devono essere apprezzate le apparizioni fugaci
di tastiere e, addirittura, archi. Alberto Ferrari fa dei passi in avanti
per quanto riguarda la stesura dei testi, tuttavia ancora da limare e
troppo legati al significante più che al significato, e il fatto
che rinunci spesso al ritornello di facile presa fa pensare che il bombardamento
mediatico non sia tra gli obiettivi di questo disco, che allontana i Verdena
da Mtv ma li avvicina a vette artistiche più alte. "Solo un
grande sasso" offre dunque degli spunti di novità, ma questi
hanno il difetto di rimanere tali. I Verdena hanno una gran voglia di
dire e di fare, ma neanche Manuel Agnelli, che ha prodotto il disco, è
riuscito a convogliare tale abbondanza di idee verso un risultato compiuto,
e le tredici canzoni risultano alla fine ripetitive. Non è un caso
che il brano più riuscito sia quello in cui il gruppo rischia di
più: "Nel mio letto", posto nel mezzo dell'album, sembra
pensata da John Lennon in uno dei suoi voli lisergici.
Rispetto a tante altre rock-band nostrane, ai Verdena va doto perlomeno
atto di non scendere a compromessi, e di portare avanti un discorso, quello
del punk-rock, che molti vorrebbero relegare ai margini del panorama musicale.
Se pensiamo poi che i Verdena sono appena ventenni e che persino Dave
Grohl in persona ha parlato bene di loro, non possiamo che augurarci che
il prossimo capitolo ci consegni un gruppo più spregiudicato e
maturo.
Pierluigi Lucadei
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