E' davvero un peccato che i Negrita non riescano a riportare
su disco l'incredibile energia che sono capaci di sprigionare dal vivo.
Anche "Radio Zombie", disco di difficile gestazione (due anni
di incertezze e ripensamenti), delude le attese. La band aretina sembra
non riuscire a staccare una volta per tutte il cordone ombelicale da mamma
America e le dodici tracce del disco fanno davvero poco per allontanarsi
da canoni che conosciamo fin troppo bene. Insomma, i Black Crowes ci sono
già, nessuno ha bisogno di cloni e forse, dopo i timidi tentativi
di sperimentazione del precedente "Reset", era lecito aspettarsi
che i Negrita procedessero su quella strada.
Non mancano dei passaggi interessanti, sia chiaro. "Hemingway",
dedicata a 'Papa' Ernest, è una bella canzone; "Non ci guarderemo
indietro mai" e "Welcome to the world" si ascoltano volentieri;
il singolo "Bambole" è cattivo al punto giusto. Il resto,
però, è poca roba.
Sappiamo tutti, d'altronde, che è la dimensione live che i Negrita
preferiscono. I loro dischi possono anche non convincere ma non ho mai
visto nessuno andare via scontento da un loro concerto. Il live-act dei
Negrita ha pochi rivali in Italia. La sezione ritmica è da paura,
le chitarre di Drigo e Cesare scolpiscono riff che non lasciano scampo,
e Pau è il miglior frontman in circolazione. Nell'ultima tournee
(durata quasi per tutto il '99) sono riusciti persino a trasformare una
canzone lustrachiappe come "Mama Maè" in una botta d'adrenalina
pari alle consolidate "Cambio", "Sex" o "Militare".
"Radio Zombie" va preso per quello che è: una raccolta
di canzoni di una band che tra le quattro pareti di uno studio sta decisamente
stretta. Perciò evitiamo di fare il broncio di fronte a questo
disco e teniamoci per noi la delusione, che, c'è da scommetterci,
non durerà a lungo. Basterà aspettare la nuova tournee,
che, come sempre, toccherà ogni parte della penisola, e magari
entro la fine dell'estate avremo visto suonare i Negrita almeno tre o
quattro volte.
E poi diciamo la verità: quando siamo in macchina e capita che
la radio italiota di turno la smetta come d'incanto di britneyspearsare
per passare "Bambole", è meglio di una boccata d'ossigeno
dopo cinque minuti di apnea.
Pierluigi Lucadei
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