E' nelle librerie solo da un paio di settimane, ma profuma
già di classico. "Paz", questo il titolo del volume pubblicato
da Einaudi nella collana Stile Libero, è una preziosa antologia
di ciò che Andrea Pazienza ha fatto, scritto e disegnato nella
sua vita. Nato nel 1956 a San Benedetto, Pazienza è diventato ben
presto il simbolo del nuovo fumetto italiano, e non solo. In lui si è
rispecchiata una intera generazione, quella del DAMS bolognese persa tra
i mille dubbi degli anni settanta, cresciuta da un'epoca difficile, ma
animata da una follia lucida e dannata; ha dato una voce ai suoi coetanei,
i quarantenni di adesso, che tanto lo hanno ammirato e che ancora hanno
voglia di immergersi nelle sue storie. A loro è dedicato "Paz",
ma anche a tutti quelli che si sono lasciati sfuggire la sua genialità.
E, naturalmente, ai giovani che non l'hanno potuto conoscere. Pazienza
è scomparso prematuramente nel 1988 ma ha lasciato personaggi come
Zanardi, Pompeo, in cui anche i ventenni di oggi possono riconoscersi:
cambiano le generazioni ma i sogni restano gli stessi, si scopre così
che tra gli affannosi tentativi sociologici di decifrare l'universo giovanile,
il fantastico mondo dei fumetti può offrire un valido aiuto. Non
ci sono soltanto fumetti comunque. Curata da Vincenzo Mollica, "Paz"
è una raccolta davvero completa: poesie, ritratti, scritti (alcuni
dei quali introvabili) e anche un racconto di Stefano Benni che ricorda
l'amico scomparso.
"Disegno da quando avevo diciotto mesi, so disegnare qualsiasi cosa
in qualunque modo", dice Andrea Pazienza nell'introduzione al libro:
ed è proprio vero.
Pierluigi Lucadei
|