LA CRUS
"Dietro la curva del cuore"
(Mescal)

Racconta l'amore senza imbarazzo, distillando emozioni sentimenti passioni con spudorata sincerità. Si costruisce addosso pezzi di palpitante romanticismo. Mauro "Joe" Giovanardi porta i La Crus in territori nei quali mai così violentemente si erano arrischiati. Territori salubri e malsani allo stesso tempo, umidi di storie appena vissute, nei quali è anche possibile imbattersi , tra tanta fascinosa poesia, nel suono magico degli archi. Gli arrangiamenti di Cesare Malfatti fanno, infatti, da splendido controcanto alla voce di Giovanardi e rendono il tutto perfettamente consono a quell'idea di modernità discreta che non rinnega il passato. E quando la lancetta della bussola si ferma dalle parti del cantautorato genovese di venti-trent'anni fa, il legame dei La Crus con il passato diventa innegabile. Ed ecco che per il rock italiano si apre di colpo una nuova strada, non più fedele discepola dei maestri americani, ma capace di acquisire una connotazione insolita che, attraverso il recupero della nostra tradizione melodica, si rende riconoscibile ed apprezzabile anche a livello internazionale. Canzoni come "Le cose di ogni giorno", "L'uomo che non hai" e "Senza far rumore" sono splendidi esempi di questa via italiana al rock e rendono bene l'idea dell'eleganza languida di "Dietro la curva del cuore": un disco che pretende di essere ascoltato attentamente, ma che promette in cambio di regalare tutta la gioia e il dolore che un piccolo cuore può provare.

Pierluigi Lucadei