Marlene Kuntz
intervista

Conquistata nel corso degli anni una credibilità inattaccabile, i Marlene Kuntz sono oggi la più bella realtà del rock italiano. Vengono da Cuneo e dal 1994 hanno pubblicato cinque album, sfavillanti esempi di come il rumore possa avvicinare la melodia, e l'ultimo, intitolato "Che cosa vedi", ha ottenuto un successo degno della loro statura artistica. Abbiamo incontrato il cantante Cristiano Godano a Pescara, in occasione di una tappa del loro fortunato tour.
- Sono passati sette anni dall'uscita del vostro primo disco. Puoi fare un bilancio di questo periodo?
Posso dire innanzitutto che resistere facendo musica, in Italia, è molto difficile. Noi ci sentiamo molto orgogliosi di quello che ci sta accadendo, serata dopo serata ci scopriamo più bravi nel reinterpretare i nostri pezzi e sicuramente, rispetto agli esordi, siamo migliorati molto. In questi anni, poi, ci sono capitate cose che non scorderemo, come suonare prima dei Sonic Youth, una band che abbiamo sempre amato molto.
- I tuoi testi sono autiobiografici?
Nei miei primi testi c'è molto di autobiografico. Come ben sa chi ha un'esperienza di scrittura, quando si inizia a comporre si paerla sempre di se stessi. Ora mi piacerebbe molto più narrativo, cominciare a raccontare storie che non riguardino per forza me.
- Hai mai pensato di scrivere un libro?
A dire la verità, scrivere un libro è una cosa che mi spaventa un po'. Se decidessi di farlo, dovrei prendermi tre anni di pausa dal gruppo. Il primo anno mi servirebbe per trovare il coraggio, gli altri due per scrivere. Ho bisogno di concentrazione, d'altonde, da lettore amo gli autori complessi, il mio scrittore preferito è Nabokof, e se dovessi scrivere un libro, farei qualcosa di complesso e non di sciocco.
- Cosa ne pensi invece della tendenza ormai diffusa tra i musicisti rock di pubblicare libri, di uscire anche in libreria?
Mi sembra un po' una moda. Secondo me si scrive con troppa facilità e molte delle cose che vengono pubblicate sono buttate lì, senza troppa arte.
- Qual è il tuo rapporto con la solitudine?
Solo, veramente solo, non ci sono mai stato. Spesso mi piace starmene per i fatti miei, ma questa è un'altra cosa, la vera solitudine non posso dire di conoscerla. Anche nei confronti della cultura dark non ho molte fascinazioni.
- Chi è l'autore del video de "La canzone che scrivo per te", che ha avuto grande successo?
Il video è stato realizzato da un giovane regista anconetano, Beniamino Catena, secondo me molto promettente. Con lui abbiamo anche lavorato, come attori, in un cortometraggio che è stato presentato all'ultimo festival di Venezia.

Pierluigi Lucadei